Bimbo che dorme, genitori felici. Per due ragioni: dormire bene è fondamentale per il benessere, e sapere che il bebè sta bene è quanto mai importante. Secondo: se lui o lei dormono, è probabile che anche le mamme e i papà dormano.
Ma cosa fare quando il bambino non riesce a dormire? Un metodo che molti genitori scoprono in autonomia, spesso per caso, è utilizzare il phon. No, non per asciugare il neonato! Semplicemente, quando c'è il phon acceso i bimbi sembrano addormentarsi più facilmente e velocemente. Ma sarà vero o è solo una suggestione?
Essendo quello del phon acceso un rumore bianco, una verità di fondo c'è. Ecco dunque tutto ciò che c'è da sapere sul potere dell'asciugacapelli che calma i neonati: i pro e i contro, ma anche le evidenze scientifiche.
Come per molti adulti, anche i bambini e le bambine - soprattutto neonati - trovano i rumori bianchi rilassanti. La ragione non è stata ancora del tutto chiarita, ma potrebbe essere una questione di semplice abitudine: se i suoni quotidiani, infatti, distraggono i bambini dal sonno, perché si è abituati a reagire ad essi, i rumori bianchi aiutano a mascherare questi suoni. Come, per esempio, quelli del traffico fuori dalla finestra, oppure quelli dei lavori all'aperto se si vive in campagna.
Alcuni rumori bianchi, tuttavia, risultano più universalmente efficaci di altri e sono considerati più rilassanti. Prendiamo le onde o i rumori della foresta pluviale: sono effettivamente calmanti in maniera pressoché unica.
Anche i bebè, quindi, non sono immuni al potere magico del relax causato dai rumori bianchi. Quello prodotto dal phon è uno di questi rumori, insieme alla lavatrice e alla lavastoviglie: essendo un suono costante e vibrante, provoca un senso di rilassamento nei neonati, che si addormentano così più facilmente.
Il potere dei rumori bianchi sui neonati potrebbe tranquillamente essere ritenuto reale anche solo osservando i propri bebè; ma se vogliamo essere puntigliosi, anche la scienza lo conferma.
È del 1990 uno studio che ha effettivamente cambiato le carte in tavola affermando che esistono effettivamente alcuni specifici suoni che favoriscono il sonno dei bebè. Si tratta della ricerca White noise and sleep induction condotta da J.A. Spencer, D.J. Moran, A. Lee e D. Talbert, pubblicata negli Archives of Disease in Childhood. I ricercatori hanno preso in considerazione 40 neonati tra i due e i sette giorni di vita; l'80% di loro si è addormentato in solo cinque minuti, quando "cullato" dai rumori bianchi selezionati (gli altri si sono addormentati spontaneamente prima). La conclusione degli studiosi è che questi rumori potrebbero aiutare i genitori che si trovano a dover fare i conti con neonati e neonate che fanno fatica a dormire.
Sfruttare il potere calmante dei rumori bianchi per fare addormentare meglio e più velocemente i neonati non è sconsigliato: è effettivamente efficace e, quando i bambini faticano a dormire, può essere uno strumento per rendere la nanna più profonda e rilassata. Un beneficio per l'organismo, insomma, dal momento che dormire male è deleterio (causa stress, nervosismo, iperattività e altri problemi legati direttamente alla mancanza di sonno).
Dall'altra parte, è bene non esagerare e soprattutto usare i rumori bianchi in maniera consona e intelligente.
Primo: non serve tenere acceso il phon per ore e ore, rischiando anche di farsi male, di scottarsi e di provocare guasti elettrici. Meglio optare per i suoni bianchi delle white noise machine o quelli disponibili su YouTube e Spotify.
Quando usiamo le macchine per i rumori bianchi o le playlist, ricordiamoci poi di tenere il volume basso, non superando mai i 50 decibel e tenendo il suono ad almeno due metri di distanza dal bebè.
Infine, sarebbe opportuno alternare i rumori bianchi alla loro assenza, cercando di fare addormentare i bambini anche senza. Se abituati a sentirli sempre, infatti, potrebbero diventarne dipendenti e potrebbe diventare un problema soprattutto quando, più grandicelli, avranno bisogno di adattarsi quando cambiano abitudini.
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Chi l'ha detto che le ricette della tradizione non possono essere rese veg? Scegliere di evitare di mangiare la carne non significa rinunciare al gusto e non c'è assolutamente niente di male nel trasformare alcuni piatti tradizionalmente "carnivori" in vegetariani. Come, per esempio, le classiche polpette al sugo. La ricetta della nonna prevede il macinato di carne, ma in questo caso la base sono le verdure.
Il risultato? Un piatto ricco e gustoso, tradizionale e confortevole, ma più leggero del solito e soprattutto vegetariano. Ecco le polpette al sugo della nonna in versione veg!
I classici della letteratura per l'infanzia? Imprescindibili, certo. Ma viviamo nel 2022 e non possiamo limitarci ad essi. Perché, esattamente come la letteratura "dei grandi", anche loro contengono pregiudizi, stereotipi e narrazioni superate. Leggiamoli, quindi, ma proviamo ad allargare il bacino di lettura: consapevoli che la rappresentazione sia importantissima per capire la propria identità, perché non proponiamo ai bambini e alle bambine libri più aperti e inclusivi fin dai primi anni di età?
Ecco, dunque, una lista dei migliori libri LGBTQIA+ per bambini e bambine, per mostrare loro sin da piccoli che la "normalità" non esiste. E che, anzi, esiste qualcosa di diverso rispetto alla "normalità" mainstream proposta dai media generalisti.
Si tratta di libri LGBT per bambini che parlano di famiglia, identità, amicizia, amore. Senza pregiudizi, e soprattutto includendo rappresentazioni varie, diverse, non stereotipate e semplcissime nella loro moderna normalità.
Il formato ricorda i vecchi libri di favole, come quelli di Esopo o LaFontaine, ma basta aprirlo per capire che il mondo rappresentato è diverso da quello a cui ci hanno abituato i libri di una volta! Disegni meravigliosi, storie semplici: alla fine rimane un messaggio bellissimo, che riguarda la non-perfezione di ogni famiglia e la bellezza degli affetti in tutte le forme.
I bimbi e le bimbe più piccoli possono scoprire le famiglie arcobaleno anche sfogliando un altro libro che è ormai un classico: "Piccolo uovo", scritto Francesca Pardi e illustrato da Altan, parla di - appunto! - un piccolo uovo che non sa ancora dove nascerà. Prima di schiudersi, decide di intraprendere un viaggio durante il quale scoprirà la bellezza e le particolarità di tutte le famiglie.
Di nuovo Francesca Pardi, di nuovo un libro riccamente illustrato (da Desideria Guicciardini) che parla ai bambini più piccoli. Protagonista qui è la separazione di mamma e papà, ma soprattutto del mistero che avvolge la vita di quest'ultimo. Cos'ha da nascondere? Semplicemente l'uomo che ama. E anche se Giulio, suo figlio, è preoccupato perché i compagni di classe usano "gay" come un insulto, si capirà ben presto che si tratta di un amore alla pari di tutti gli altri!
A partire dai 3 anni possiamo proporre ai bimbi e alle bimbe questo libro: parla di Zaff, maschio che vuole vestirsi da principessa e non da meccanico, e della sua compagna di classe che non vuole essere una principessa ma una portiera di calcio.
Pur con moltissimi difetti (segnalati dalla stessa comunità Trans), questo romanzo può essere un primo approccio alla transessualità: si tratta di un libro per ragazzi e ragazze (dalle medie in poi) che permette di immedesimarsi tanto in una persona che soffre di disforia di genere, tanto nei familiari che vivono il cambiamento. Qui trovate la nostra recensione.
Esattamente come la serie tv su Netflix, questo libro presenta la sessualità in maniera sana e inclusiva. Ricordiamolo sempre: l'educazione sessuale è IMPORTANTISSIMA, e questo libro per ragazzi e ragazze (dalle medie in poi, ma ogni famiglia valuta da sé quando è giusto proporlo) è uno dei diversi approcci che possiamo adottare. Anche e soprattutto perché non parla come al solito solo della classica relazione ragazzi/ragazze, uomo/donna, ma include la sessualità in tutte le sue sfaccettature.
Idem: anche questo libro di educazione sessuale scritto da Juno Dawson propone finalmente una sessualità diversa da quella classica. I ragazzi e le ragazze non scelgono il proprio orientamento, quindi non preoccupatevi: leggendo questo libro non diventeranno gay! Se non lo sono, scopriranno cose in più; se lo sono, finalmente si vedranno rappresentati e rappresentate e avranno qualche strumento in più per affrontare la vita e gli affetti. Se volete scoprire qualcosa di più, vi consigliamo questo articolo. Ah, è uscito anche la versione per ragazzi e ragazze transgender! Si intitola "Questo libro è trans". E il discorso è lo stesso.
Le arachidi sono i frutti secchi di una pianta (Arachis hypogaea) appartenente alla famiglia delle Fabacee. Di essi mangiamo il seme (una volta tostato), che non è solo molto gustoso ma che è anche una fonte preziosa di proteine vegetali e niacina, o vitamina PP. Da noi si consumano tutto l'anno, ma in particolare troviamo le arachidi sulla tavola durante le festività natalizie e di capodanno.
In generale, se mangiate in moderate quantità le arachidi sono uno snack sano e nutriente, molto energico. E se vi piacciono, non potrete fare a meno di questi biscotti: si tratta di frollini alle arachidi davvero gustosi e semplici da preparare, per una colazione saporita e golosa. E sono anche un ottimo modo per smaltire le arachidi avanzate, evitando così uno spreco inutile! Quando lasciate aperte per troppo tempo, infatti, le arachidi invecchiano, acquisendo un sapore stantio.
Ecco quindi una ricetta semplice per riciclare le arachidi nei biscotti.
L'inverno non è la stagione della confortevolezza in casa. Lo è, certo, ma è tanto altro! Perché uscire con il freddo non è pericoloso né sconsiderato. Basta vestirsi adeguatamente, coprendosi bene, e la natura invernale diventa il luogo perfetto per divertirsi!
Ecco dunque le più belle attività in inverno da svolgere in famiglia, uscite invernali o giochi al chiuso per godersi al meglio la stagione, senza spendere nulla, imparando molto e sfruttando al meglio il bello di questa stagione fredda, eterea e affascinante!
La montagna in inverno non è fatta solo per sciare. Quando non nevica, si possono scegliere escursioni semplici per famiglie in mezzo ai boschi (in Trentino Alto Adige ce ne sono moltissime, ma tutta Italia ne offre di magnifiche), e quando i sentieri sono bianchi e innevati è consigliato provare percorsi di lieve difficoltà, sempre per famiglie, per provare l'emozione della neve che scricchiola sotto gli scarponi (mi raccomando! Che siano impermeabili e ben strutturati sulla suola!) o addirittura sotto le ciaspole.
Sempre quando nevica, un'attività divertentissima è il bob: potete noleggiarlo o usare quello che avete in garage, o addirittura riciclare dei sacchi neri di plastica da sistemare sotto il sedere come si faceva una volta. Basterà poi trovare una pista per slittini all'aperto e il gioco è fatto!
In estate si fanno i castelli di sabbia? In inverno ci sono quelli di neve! Basta usare gli stessi giocattoli che si portano in valigia per le vacanze estive.
Quest'attività è perfetta in ogni stagione: serviranno solo un foglio e una matita per scoprire la bellezza dei pattern naturali che ci circondano. E alla fine si possono realizzare anche dei quadretti: basta incorniciare il lavoro.
Il giardinaggio non ha stagioni: ogni periodo dell'anno ha le sue caratteristiche per quanto riguarda la flora, quindi anche l'inverno è perfetto per coltivare bulbi e fiori insieme ai bambini. Qui trovate qualche idea per fare giardinaggio invernale in famiglia.
Hai mai pensato di avvicinare i bambini alla fotografia? Può essere l'occasione per uscire all'aria aperta immortalando le bellezze algide dell'inverno: l'idea è organizzare una scampagnata (ben coperti!) con le macchine fotografiche al collo, chiedendo ai bimbi e alle bimbe di scattare foto alla natura, artistiche e creative. Sì, anche al mare: il mare d'inverno è incredibilmente poetico.
In Svezia c'è una tradizione: quando nevica, oltre alla classica battaglia di palle di neve si costruiscono delle lanterne davvero magiche, che rendono il cortile un luogo misterioso e unico!
Anche le città in inverno non sono male, no? E quando fa freddofreddofreddo una buona e piacevolissima idea è rifugarsi nel calduccio dei musei. Spesso la collezione permanente è visibile semplicemente con un biglietto gratuito. E, se vogliamo, possiamo anche prenotare le attività per famiglie. Si comincia così ad avvicinare i bambini e le bambine all'arte: abituandoli fin da piccoli.
Ma non qualcosa a caso: i piatti più invernali che ci sono! Pasta e fagioli, per esempio, oppure la polenta e i funghi.
Bella la neve, vero? E belli i cappotti, le muffole e i berretti pelosi. Ma quanto è bello, alla fine, entrare in casa, accendere i caloriferi o il camino e stare al calduccio? Alla sera, niente di meglio di uno strappo alla regola con qualche popcorn sul divano scegliendo un film tutti insieme.
Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry non ha bisogno di presentazioni: il romanzo breve dell'autore francese (che era anche aviatore!) pubblicato nel 1943 è ormai un classico dell'infanzia. I motivi sono diversi: racchiude concetti importanti e preziosi per la vita (come l'importanza della cura delle amicizie) e attraverso metafore semplici e magiche restituisce lezioni fondamentali.
Leggerlo ai bambini e con i bambini è quindi un must. L'avete già fatto? Sia che conosciate a menadito Il piccolo principe, sia che vogliate avvicinarvi piano piano a questa piccola opera letteraria che ha fatto la storia della letteratura per l'infanzia, ecco le più belle frasi estratte dal libro di Saint-Exupéry, che, attraverso parole e acquerelli dello stesso autore, racconta le avventure del principe arrivato nel deserto del Sahara per raccontare a un viaggiatore precipitato con il suo aereo della sua vita insieme a una piccola rosa, sul suo piccolo pianeta abitato solo da lui e da tre vulcani.
Ecco dunque le frasi d'amore del Piccolo Principe, le frasi sull'amicizia e gli aforismi sulla crescita e sull'essere bambini, indimenticabili poesie dense di magia e verità.
E infine, la più (giustamente) nota:
Ma non bisogna dimenticare nemmeno la dedica del Piccolo Principe: in essa si racchiude moltissima poesia.
A Leone Werth.
Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino.
Tutte le frasi sono tratte da Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry (Oscar Mondadori)
Nel 2023 li ascolteranno 1 miliardo di persone almeno una volta al mese: i podcast (libera fusione di iPod e broadcasting, «radiodiffusione») si stanno ritagliando una fetta sempre più importante delle nostre giornate.
Non solo argomenti leggeri: sono sempre più comuni i podcast di Edutainment (educazione + intrattenimento). Per questo motivo Babbel - prima app al mondo per l’apprendimento delle lingue - ha creato l’infografica “Cosa può insegnarti un Podcast?”, che racconta il fenomeno globale del momento tra curiosità e dati, proponendo anche una serie di consigli utili per imparare le lingue... ascoltando podcast.
L’Italia si inserisce in pieno nel trend mondiale: Spotify ha comunicato la crescita dell’89% del catalogo nostrano nel 2021. Dal primo podcast di Jacopo Fo del 2004 ai 25mila podcast in italiano online, oggi sono molti quelli da consigliare (e da ascoltare): da “Da Costa a Costa”, di Francesco Costa, vicedirettore de “Il Post” sugli USA a “Scientificast”, per gli appassionati di scienza. Per chi vuole imparare nuove lingue, “Famous Last Words” di Babbel rappresenta un vero e proprio viaggio linguistico accompagnati da esperti tra storia, tradizione e locuzioni particolari.
Sono difatti molti i vantaggi educativi dovuti all’ascolto di podcast di Babbel: presentano e introducono elementi culturali rilevanti, oltre ad aiutare - tramite l’ascolto - nella pronuncia e nella conversazione, spiegando nuove forme linguistiche proprie del parlato.
Pronto a mettere le cuffie e premere “Play”?
Recentemente si è tornati a parlarne: le tagesmutter sono sempre più richieste, probabilmente per la situazione pandemica con le scuole sempre chiuse o in forse. A Genova, addirittura, le richieste di Tagesmutter sono schizzate a tal punto da non poter soddisfare il 30-40% delle famiglie, riferiscono ad Ansa i responsabili della Cooperativa Tagesmutter Arcobaleno che gestisce queste figure sul territorio (che sono circa venti). Eppure nel resto d'Italia non sono molti a conoscere le "mamme di giorno": vediamo insieme chi sono queste professioniste preziose quando non si hanno a disposizione nidi, nonni o persone vicine per prendersi cura dei figli piccoli quando si torna al lavoro.
Si tratta di figure specializzate, una sorta di ibrido tra la madre, la tata e la maestra d'asilo nido, e non è nulla di improvvisato: "tagesmutter" in tedesco significa "mamma di giorno" ed è esattamente ciò che fa questa professionista. Accudisce, infatti, circa quattro o cinque bambini tra le mura della propria abitazione, permettendo così a moltissime famiglie una conciliazione più flessibile della vita privata e del lavoro.
Chi vuole diventare Tagesmutter, tuttavia, non può semplicemente aprire le porte di casa sua e accogliere i bambini: le mamme di giorno, per farlo, devono ottenere un riconoscimento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, dopo aver seguito un corso di circa 200 ore e aver sostenuto un tirocinio di 50.
Rispetto all'asilo, l'asilo in casa di una tagesmutter (o di un tagesvater: ci sono anche professionisti uomini) è più flessibile. La tagesmutter concorda con i genitori dei bambini gli orari durante i quali accudirà i figli; le mamme o i papà, poi, pagheranno in base alle ore in cui i bambini sono stati effettivamente a casa della mamma di giorno.
Non c'è, poi, la classica "aula" per la classe di bambini, ma un ristretto gruppo di infanti e bambini fino ai 14 anni (massimo cinque, appunto) che trascorrono il tempo perlopiù insieme, socializzando tra loro sotto la supervisione della tagesmutter.
L'ambiente, quindi, è più familiare e domestico, e i bambini sono seguiti più da vicino, ma è altrettanto stimolante: le mamme di giorno propongono attività, percorsi e giochi, e preparano un ambiente accogliente ed efficace dal punto di vista psicopedagogico. Spesso seguite da una cooperativa o da un'associazione a cui i genitori possono rivolgersi per trovare la propria tagesmutter, e sono quindi sempre aggiornate.
Rispetto all'asilo, potendo scegliere gli orari le mamme e i papà (ma soprattutto le mamme che vogliono tornare al lavoro, e che non trovano soluzioni flessibili e regolamentazioni concilianti!) possono trovare nelle tagesmutter e nei tagesvater una modalità di accudimento dei propri bambini più elastica ed economica. Allo stesso tempo, saranno certi di mettere i piccoli nelle mani di persone premurose e referenziate (basta sempre passare tramite le cooperative e le associazioni) e in un ambiente stimolante e accogliente.
Dolce, saporita e confortevole: la zuppa di cipolle non a caso fa parte di diverse cucine tradizionali, da quella francese a quella toscana. Piatto povero ma ricco di gusto, sostanze e nutrimento, è semplice da preparare e il risultato dona sempre grande soddisfazione.
Questa versione unisce i passaggi di ricette diverse per ottenere una zuppa di cipolle facile facile, una sorta di vellutata di cipolle e patate da preparare con pochi ingredienti (che probabilmente ci sono già in casa!) per scaldare il cuore e la pancia nelle serate più rigide.
Appena prima dell'autunno, mi sono fatta una promessa: consapevole di quanto l'industria della moda e dell'abbigliamento sia poco sostenibile, ho deciso di provare a non acquistare nuovi capi (se non biancheria intima e accessori imprescindibili) da grandi catene di fast fashion e negozi poco green. Una bella sfida, soprattutto perché non ho la possibilità economica di rivolgermi a brand ecosostenibili o di nicchia, spesso (giustamente) più costosi di quelli classici. Eppure ce l'ho fatta. E tutto grazie alla nuova tendenza al reselling e al second hand.
Vendere i propri capi e cercare di vestirsi solo attraverso il seconda mano sembra faticoso e difficile, ma non è così. Basta cambiare per un attimo mentalità, lasciare da parte le vecchie abitudini e vedere i nuovi strumenti di vendita e acquisto come ad un'opportunità. Io ho scovato dei tesori inestimabili a prezzi ragionevoli, capi unici e accessori vintage da abbinare e alternare a jeans e vestiti di tutti i giorni, e mi sono praticamente rifatta il guardaroba a costo (quasi) zero. E ora vi do i miei consigli.
No, non ci si deve vergognare: raccimolare qualche soldino vendendo capi ancora buoni è del tutto normale, accettato e pure figo. L'economia circolare è proprio questo: evitare di acquistare cose nuove e di buttare oggetti o capi ancora utilizzabili, scegliendo di dare nuova vita a qualcosa di vecchio, nonostante i piccoli difetti.
Al momento del cambio armadi, quindi, è utile fare una selezione: cosa porto e cosa no? Cosa è ancora bello e cosa invece va buttato? Dopo aver selezionato i capi che vuoi donare (anche la donazione è una scelta sostenibile e virtuosa!), osserva l'armadio e rifletti su ciò che davvero porti e sui vestiti che invece non hai mai indossato. Invece di tenerli a prendere polvere, fotografali bene e mettili su Vinted (la più conosciuta e usata al momento), Depop, Wallapop, Vestiaire Collective (per i capi luxury) o le altre app di scambio e vendita. Puoi scegliere tu il prezzo, abbassandolo o alzandolo all'occorrenza, e il processo di spedizione all'acquirente è super semplice (basta stampare l'etichetta che ricevi via mail, impacchettare e portare al punto di ritiro).
Il bello è che con il gruzzolo ottenuto potrai acquistare a tua volta nuovi capi, senza spendere praticamente soldi nuovi.
Sulle stesse app, quindi, puoi trovare nuovi capi. Ma non lasciarti scoraggiare! È vero: a una prima occhiata il feed può sembrarti confusionario e disordinato, e i capi per niente appetibili. Ma basta che adotti una tua personale strategia: cerca i tuoi marchi preferiti (magari quelli che in negozio sarebbero più costosi, e che qui trovi a metà prezzo o a prezzi ancor più stracciati), inserisci la tua taglia, cerca capi vintage... Non fermarti quindi alla sola homapage, ma fai una ricerca più dettagliata, trova i tuoi venditori preferiti e crea un feed personalizzato.
Gonna e borsetta sono regali vintage: un outfit a bassissimo costo, abbinando i pezzi con capi nuovi
Io, in questo modo, vendendo e acquistando sulla stessa piattaforma ho venduto una valigetta ventiquattrore nuova, una gonna che non mi andava più, un abito leggero, un abito di una collezione speciale H&M, un dolcevita, una borsetta vintage, un tappeto e altri capi d'abbigliamento ben tenuti che tuttavia non portavo più, e con il budget ottenuto mi sono coccolata con un nuovo basco di lana in stile francese, un abito con stampa animalier super elegante, un mini abito anni Sessanta con maniche a sbuffo, diversi pezzi vintage (come un maglione in mohair con spalline imbottite, pazzesco e lavorato a mano!), un vecchio secchiello Trussardi e un paio di stivaletti con tacco di un marchio andato fuori produzione (e che invece su Vinted va fortissimo!), oltre ad una maglia nera che cercavo da tempo e a un paio di jeans a zampa. Il tutto assolutamente ben tenuto. Basta guardare molto bene le fotografie e chiedere informazioni aggiuntive agli utenti!
I mercatini sono un altro scrigno di meraviglie. E non parlo di quelli nelle grandi città o quelli famosi che arrivano una volta al mese nelle piazze, ma anche dei charity shop che punteggiano i paesi, i piccoli negozi di beneficienza in cui puoi sia portare i tuoi capi ancora in buono stato, sia acquistarne di nuovi a prezzi stracciati. Stracciati. Perché, d'altronde, sono prezzi simbolici.
Cappotti vintage, maglioni di lana, borsette sfiziose, mobiletti di modernariato... Il bello è che si tratta di oggetti e vestiti "di una volta", e quindi di ottima fattura. Per esempio, recentemente mio marito si è comprato un vecchio completo di Valentino, un cappotto oversize in lana tirolese elegantissimo e qualche giacca anni Settanta da abbinare a dolcevita e magliettine a girocollo. Il tutto a meno di 20 euro (in totale!).
Questo maglione in lana arriva probabilmente dall'armadio di un elegante signore perbene: noi l'abbiamo acquistato ad un prezzo simbolico in un negozio di beneficenza
Basta, anche qui, allenare l'occhio e non lasciarsi scoraggiare dal caos. In mezzo a tante cose meno belle, ce ne sono di stupende e intramontabili.
La camicia "Bristol": la chiamiamo così perché l'ho scovata in un charity shop inglese
Ti ricordi quell'amica che ti aveva detto che le piaceva un sacco il maglione che portavi quel giorno? E quando quell'amico aveva commentato con entusiasmo la camicia che portavi? Quando ti accorgi di non indossarli da tempo, proponi loro di regalargliegli, se fa loro piacere. Si innescherà un meccanismo si scambio davvero armonioso e proficuo, una sorta di swap party senza per forza organizzare una festa. Gli armadi saranno più in ordine e, vicendevolmente, guadagnerete nuovi capi.
I tuoi genitori dove tengono i vecchi abiti? E i tuoi nonni? E le tue zie? Naturalmente, prima chiedi! Ma spesso chi lascia gli abiti in garage o in soffitta non è molto contento che questi prendano polvere. Magari si tratta di indumenti che non gli stanno più, o che non sono adatti alla loro età, e che tuttavia avrebbero piacere indossassi tu. I tesori che si scovano sono, anche in questo caso, inestimabili: pezzi vintage di ottima fattura, cappotti di qualità altissima, abitini con spalline da rendere moderni con una semplice cintura in vita, blazer dei nonni che possiamo indossare over...
Questo cappotto in cachemire l'ho trovato in garage: l'aveva cucito la nonna di mio marito, eccellente modista
Una volta che si entra in questo loop con l'ottica giusta, tutto risulta più semplice. Qualche consiglio in più? Cercare capi evergreen che stiano sempre bene con tutto (come i cappotti, i blazer, i maglioni, i loden...), concedersi qualche marchio di lusso (si trovano pezzi vintage leggermente rovinati, ma utilizzabilissimi e a prezzi abbordabili!) e non fermarsi alla prima apparenza.