La cucina italiana non è solo saporita e variegata (una caratteristica ottima per quanto riguarda la salute, dal momento che è consigliato variare sempre gli alimenti assunti), ma è anche sostenibile perché spesso, proveniendo i piatti tradizionali dalla storia povera e contadina, permette di riciclare ingredienti e piatti senza sprecare nulla. Prendiamo ad esempio la pasta al forno, per dare un nuovo tocco alla pastasciutta del giorno prima. Oppure la panzanella, una ricetta per riciclare il pane raffermo che dal centro Italia si è diffusa in tutta la penisola. 

La panzanella è infatti un piatto toscano nato per riproporre il pane raffermo, una sorta di insalata ricca a base di pane e prodotti della terra. Di solito la si prepara con il pane toscano, che è quasi azzimo, ma è buonissima anche con il pane più classico che si prende tutti i giorni.

Ecco dunque la ricetta della panzanella, il piatto povero toscano per riciclare il pane raffermo.

Panzanella, la ricetta tradizionale di un piatto povero e saporito: come prepararla con pochi e semplici ingredienti

 

Dal 2014 Mamma Prét-à-porter vuole essere il vostro punto di riferimento per restare sempre aggiornate e aggiornati sull'educazione naturale, la genitorialità inclusiva e l'apprendimento rispettoso. Da oggi non sarà solo la parola scritta a farlo: Mamma Prét-à-porter diventa Genitori Prét-à-porter, un piccolo podcast da ascoltare in macchina, correndo, cucinando o riposando, per mamme e papà sempre in movimento e sempre desiderosi di nuove informazioni utili per crescere figli felici e per godersi la propria famiglia appieno!

Dove lo trovate? Sulle principali piattaforme per l'ascolto dei podcast, come Spotify, Apple Podcast, Google Podcast o Spreaker!

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Seguiteci dove preferite per non perdere nessuna puntata!

Intanto ecco qui il trailer: un piccolo teaser in cui vi presentiamo il progetto. Stay (letteralmente) tuned!

4 lavori per persone empatiche

Giovedì, 10 Febbraio 2022 15:08

Le persone empatiche si possono considerare fortunate, in quanto possiedono una capacità davvero rara: quella di riuscire a mettersi nei panni degli altri e di comprenderli nel profondo. Si tratta di una qualità non indifferente, che solo poche persone hanno e che andrebbe valorizzata al massimo, specialmente in ambito professionale. Esistono infatti dei mestieri che sono proprio perfetti per gli empatici e parliamo perlopiù di lavori per aiutare le persone, ma non solo. Scopriamo insieme quali sono. 

#1 Assistente alla persona

Una professione che possiamo considerare perfetta proprio per le persone dotate di grande empatia è quella dell’assistente alla persona, che ha a che fare con l’ambito del care giving. Il ruolo dell’assistente alla persona è infatti quello di aiutare e supportare coloro che sono in difficoltà: dagli anziani ai disabili ai tossicodipendenti e che necessitano di un certo tipo di assistenza. Questa è una figura professionale sempre più richiesta negli ultimi anni, dunque le prospettive occupazionali sono molto interessanti e non è certo difficile trovare lavoro come assistente alla persona. Per diventarlo basta seguire un corso professionalizzante come quello proposto da CORSICEF, che permette di apprendere tutte le competenze necessarie per svolgere al meglio tale lavoro. 

#2 Assistente all’infanzia

Le persone empatiche hanno una grande capacità di comunicare e di comprendere i bisogni dei bambini, che spesso non riescono a comunicarli in modo esplicito. Per tale ragione, un altro lavoro decisamente adatto è quello dell’assistente all’infanzia, che può operare in contesti molto differenti: dagli asili privati alle ludoteche, dai centri estivi alle strutture d’accoglienza. Questa figura professionale può anche mettersi in proprio, lavorando direttamente a domicilio presso le famiglie dunque le opportunità occupazionali non mancano di certo nemmeno in questo caso. 

#3 Consulente d’immagine

Un’altra figura professionale sempre più richiesta e sicuramente adatta alle persone empatiche è quella del consulente d’immagine. Il suo compito è quello di offrire consigli mirati e personalizzati ai propri clienti per quanto riguarda tutta la sfera dell’apparire. La consulente d’immagine però non si limita a fornire suggerimenti sull’outfit giusto da indossare o sul look migliore: aiuta il cliente anche a porsi nel modo giusto per raggiungere i propri obiettivi. È dunque una figura a tutto tondo, che necessita di una buona dose di empatia per riuscire ad avere un grande successo in campo professionale. 

#4 Educatore cinofilo

C’è poi un altro lavoro perfetto per le persone empatiche, che però questa volta ha a che fare con gli animali. Coloro che infatti sono in grado di mettersi nei panni altrui, solitamente riescono anche a comprendere ed interpretare al meglio i bisogni degli amici a quattro zampe che non hanno la possibilità di comunicarli in modo verbale. Le persone empatiche che dunque hanno una passione per gli animali, dovrebbero prendere in considerazione anche l’opzione di diventare educatori cinofili. Questa è una figura professionale molto richiesta al giorno d’oggi, il cui compito è quello di approcciarsi con gli amici a quattro zampe e fornire suggerimenti ai padroni sul metodo giusto per approcciarsi a loro. L’empatia è una dote che aiuta senz’altro moltissimo. 

La canzone di Achille di Madeline Miller questa settimana è al quarto posto dei libri più letti in Italia. Non è una novità in libreria, non è stato scritto quest'anno (in America uscì nel 2011 e quando Marsilio lo pubblicò in Italia nel 2013 non ebbe particolare successo perché aulico e ritenuto troppo colto), eppure è tornato in cima alle liste, inaspettatamente.

La copertina probabilmente l'avete bene in mente, sia che frequentiate le librerie, sia che buttiate l'occhio nei TikTok dei vostri figli (o nei vostri! La piattaforma ormai non è più solo della Gen Z): gli account che divulgano il piacere della lettura si sono moltiplicati, hanno attirato l'attenzione degli utenti e i trend libreschi sono ormai virali. Tanto che, anche in Italia, le classifiche dei libri più letti e venduti non sono esenti dalla tendenza: non è un caso se La canzone di Achille, come anche Una vita come tante di Hanya Yanagihara (libro del 2015 oggi tra i più letti proprio grazie a TikTok) siano tornati in cima alle classifiche nononstante non siano più novità. I due libri sono solo un esempio dei numerosi titoli che le book-star di TikTok stanno consigliando, rendendo di fatto virale la loro lettura.

Ma TikTok, quindi, fa anche qualcosa di buono?

I trend sulla lettura

Se su Instagram i consigli di lettura sono lasciati ai virtuali club del libro (come @lasettadeilibri o @leragazze.bookclub) o ai book influencer, su TikTok i creatori e le creatrici di contenuti si concentrano più sulle sensazioni. Cosa significa? Che ormai il trend è quello di consigliare "Libri che mi hanno fatto piangere", "Libri che parlano d'amore", "Libri che ti sconvolgono".

"Libri che", insomma. Non male, come intuizione. Perché è diretta, semplice ed efficace: le ragazze e i ragazzi trovano in questa maniera consigli su misura, relatable, in cui si sentono rappresentati e di cui sentono di potersi fidare. 

Facendo una velocissima ricerca (inserendo "books" nella barra) sono numerosissimi i video di consigli.

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Addirittura, il video "Libri per i quali venderei la mia anima per poterli leggere di nuovo per la prima volta" di Amy Jordan Jennings ha più di dieci milioni di visualizzazioni. Quali titoli consiglia? La canzone di Achille, obv (che parla della storia d'amore tra Achille e Patroclo e che è al top per quanto riguarda gli hashtag e i contenuti), ma anche I sette mariti di Hevelyn Hugo di Taylor Jenkins Reid, Persone normali di Sally Rooney e Mille splendidi soli di Khaled Hosseini.

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Leggere ciò che piace, non ciò che si deve

Ma cosa significa tutto questo? Noi lo diciamo sempre e non smetteremo mai di ribadirlo: la lettura è qualcosa che si coltiva, che si trasmette e che non si impone. La passione per la lettura non la si costruisce obbligando a leggere capolavori. E se i ragazzi disdegnano Dante, Manzoni e Verga, non significa che non siano lettori. Esistono libri che piacciono davvero (anche se insospettabili), libri disprezzati perché "mainstream" o "adolescenziali", libri rirenuti non all'altezza. Eppure si tratta di libri che appassionano, e che - volenti o nolenti! - avvicinano le persone alla lettura. Soprattutto i ragazzi e le ragazze. Perché tutti abbiamo avuto la fase Tre metri sopra il cielo, Piccoli brividi o Twilight, e non c'è da vergognarsene: come la vita, anche la lettura è composta da fasi.

Su TikTok l'hanno capito, e hanno anche capito che per fare diventare la lettura cool è necessario seguire le regole dell'adolescenza, quelle tacite che rendono figo qualcosa solo perché l'ha consigliato qualcuno di figo, o perché la persona particolamente popolare fa quella cosa.

Ben vengano i trend aesthetic che tanto spopolano, ben vengano i consigli di lettura, ben vengano le liste di "Libri che...": avvicinano i giovanissimi alla lettura mostrandola come un piacere e non come un dovere, ed è qualcosa di estremamente positivo.

Sara Polotti

Le citazioni e gli aforismi sull'amore non mancano mai: l'affetto romantico muove da sempre il mondo e sono numerosissimi gli scrittori, le scrittrici e i personaggi che hanno speso belle parole su di esso. Leggerle è quindi sempre piacevole, ma è anche utile poterle sfruttare: a San Valentino, ad esempio, per riempire di affetto sincero i biglietti di auguri per la propria dolce metà.

Ecco dunque una lista delle più belle frasi di San Valentino brevi e lunghe da copiare sul biglietto d'auguri che vogliamo inviare a chi amiamo: parole d'affetto graziose e piene di sentimento che possiamo prendere in prestito dalle più grandi autrici e dagli autori più apprezzati, frasi d'amore lette nei libri, stralci di poesie emozionanti e versi indimenticabili.

Charles Bukowski 

Sappi che sceglierei te. Sceglierei te mille volte. Che fosse per me, sarai già lì ad abbracciarti per tutta la notte. O tutta la vita

Alda Merini

All’amore non si resiste
perché le mani vogliono possedere la bellezza
e non lasciare tramortite anni di silenzio.
Perché l’amore è vivere duemila sogni
fino al bacio sublime.

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Virginia Woolf

Mi piace guardarti quando nessuno ti vede, mi piace la persona che sei solo con me.

Paul Auster

Il vero amore è quando ricavi altrettanto piacere dal dare piacere che dal riceverlo.

Pablo Neruda

E da allora sono perché tu sei,
e da allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo.

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Samuel Beckett

Se non mi ami tu, non sarò mai amato.
Se non amo te, non amerò mai.

Chimamanda Ngozi Adichie

Io penso che quando ami qualcuno, quando ami davvero qualcuno, cominci a vedere il mondo attraverso i suoi occhi.

Khalil Gibran

Gli altri uomini vedono in te una bellezza che dileguerà più veloce dei loro anni. Ma io vedo in te una bellezza che non svanirà, e nell'autunno dei tuoi giorniquella bellezza non avrà timore di guardarsi nello specchio, e non ne riceverà offesa. Solo io amo in te ciò che non si vede.

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Antoine de Saint Exupery

In generale, tutto "Il piccolo principe" offre citazioni d'amore intramontabili e piene di sentimento. Qui ne trovi una selezione, per parlare di amore e di amicizia in maniera profonda, sincera e semplice.

Frida Kahlo

Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza… L’amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia. Sai, cielo mio, tu sei come la pioggia ed io, come la terra, ti ricevo e accolgo.

Ultimamente stanno spopolando su Internet: parliamo dei pancake coreani, delle frittelle a base di verdure che in lingua si chiamano pajeon e che, scoperta la ricetta, si possono gustare anche a casa e non solo nei ristoranti orientali.

La ricetta è ideale per due motivi: permette di fare mangiare le verdure in maniera sfiziosa e diversa anche ai bambini e alle bambine più reticenti e, in secondo luogo, è ottima per riciclare le verdure rimaste in frigorifero e gli avanzi (come le foglie o i gambi degli ortaggi), evitando lo spreco alimentare.

Ecco quindi la semplicissima ed ecosostenibile ricetta del Korean Pancake, o pancake coreani, con tante verdure e tantissimo gusto.

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Korean pancake: la ricetta dei pajeon coreani a base di verdure

 

Per i bambini lavare i denti è una di quelle attività "da capriccio". Sono molte le bambine e i bambini che si lamentano dell'igiene orale, un'abitudine quotidiana che va insegnata fin da piccolissimi per prevenire problemi e mantenere un cavo orale sano e forte.

Non basta però cercare di far superare loro le reticenze: accanto all'insegnamento delle buone abitudini, c'è da controllare che lo spazzolamento dei denti avvenga nella maniera corretta. Perché se le bimbe e i bimbi non si lavano bene i denti, i problemi rimangono. "Piuttosto che niente è meglio piuttosto", recita un detto popolare; ma purtroppo non possiamo applicarlo all'igiene orale: dedicarsi al lavaggio dei denti in maniera superficiale e scorretta non è sufficiente.

C'è però un piccolo trucco per capire se i bambini si lavano bene i denti: lo rivela Ansa, che ha riportato le parole di Elise Sarvas, professoressa associata di odontoiatria pediatrica all'Università del Minnesota.

Perché è importante lavarsi i denti a fondo

Non basta spazzolare in maniera leggera per pochi secondi, sciacquarsi e sputare. L'igiene orale e la routine del lavaggio dei denti sono importanti, e quest'ultima va eseguita in maniera precisa. Grazie al movimento dello spazzolamento associato al potere del dentifricio, infatti, si rimuovono la placca, lo zucchero residuo, il tartaro e i batteri responsabili di carie e problemi del cavo orale, come la caduta dei denti (anche da latte), le gengiviti, le afte e la corrosione dello smalto.

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Quando trascuriamo l'igiene orale, le conseguenze sono inevitabili e importanti: i batteri si depositano e diventano un problema non solo per i denti da latte, ma anche per quelli permanenti. Ecco perché è fondamentale lavare i denti ai bebè fin da subito e procedere sin dai primi anni di vita con l'insegnamento del corretto spazzolamento (chiedendo consiglio al proprio o alla propria dentista), utilizzando spazzolini con setole morbide e dentifrici adatti ad ogni età.

L'igiene orale passa anche dall'alimentazione

Ciò che è importante sapere è che l'igiene orale non passa però solo dalla routine dello spazzolamento con dentifricio (da eseguire mattina, sera e dopo ogni pasto) e dal filo interdentale: anche l'alimentazione gioca un ruolo essenziale per la salute dei denti. Le merendine e gli snack, soprattutto, vanno scelti con criterio: meglio optare per prodotti con pochi zuccheri, sani e fatti in casa.

Soprattutto, le mamme e i papà dovrebbero controllare anche l'idratazione dei bimbi e delle bimbe: bere molta acqua idrata l'organismo e rafforza i denti, ed è sempre preferibile ai succhi (che sono ricchi di zuccheri).

Il trucco per capire se i denti sono stati lavati bene

Ma come capire, quindi, se i bimbi si sono lavati bene i denti oppure se non hanno spazzolato abbastanza? La dottoressa Sarvas sugegrisce di sfruttare il potere dei biscotti di cioccolato. Potrebbe sembrare strano, ma i genitori possono utilizzare un cookie al cacao proprio per individuare eventuali falle nello spazzolamento.

Basta fare mangiare un biscotto di questo tipo al bambino o alla bambina, facendogli poi lavare i denti: se dopo il lavaggio restano visibili dei residui di cioccolato, c'è bisogno di affinare la tecnica, guidando i bambini.

Nel titolo diciamo di non chiamare il gioco delle perline "carino!", ma - anche se non dovrebbe essere necessario specificarlo! - è bene anche non definirlo "da femminucce". Primo: "femminucce" sminuisce il femminile. Secondo: non esistono giochi da femmine e giochi da maschi, e continueremo a ribadirlo fino a che nei negozi di giocattoli ci saranno le corsie divise in rosa e blu (orrore!).

Bene. Ciò detto, relegare il gioco delle perline nella casella dei giochi "da femmina" non è nemmeno intelligente. In questo modo, ai bambini maschi verrebbe preclusa un'opportunità davvero unica: crescere meglio. Perché infilare le perline per creare braccialetti, collane e bijoux è estremamente educativo a livello psicofisico. A partire dai 3 anni di età, quando i bambini e le bambine sono in grado di capire l'importanza del non infilare in bocca i piccoli pezzi, lasciamo quindi che ci giochino in liberta.

Perché giocare con le perline ha tantissimi benefici. Eccone qualcuno.

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È ottimo per la coordinazione occhio mano

Durante i primi anni di vita, i bambini e le bambine sviluppano i propri movimenti, affinandoli sempre di più. Fondamentale in tutto questo è la collaborazione tra gli occhi e le dita, detta coordinazione occhio-mano, che i bimbi più piccoli sperimentano con oggetti grandi e fatti per le loro manine, fino ad arrivare ad elementi piccoli piccoli, come i ciondoli: infilare le perline sui fili è particolarmente challenging da questo punto di vista e la coordinazione ne esce rafforzata, facendo qualcosa che piace.

Allena la precisione e la scrittura

Conseguenza diretta della coordinazione occhio mano è la precisione: più i bambini e le bambine maneggiano con sicurezza le piccole parti, più diventano precisi in quello che svolgono. Una competenza che sarà fondamentale per tenere in mano matite e penne per quando si comincerà a scrivere e disegnare piccoli dettagli sempre più minuziosi.

Fa bene per le competenze cognitive

Sembra un'attività semplice, che non richiede praticamente sforzo mentale, ma per i bimbi e le bimbe non è così: realizzare una collana o un braccialetto richiede logica, memoria e pianificazione. Non si infilano infatti le perline a caso, ma si segue un pattern definito, scelto personalmente oppure copiato. In ogni caso, non si tratta di meri artefatti artistici, ma di veri e propri progetti che stimolano anche le capacità di problem-solving (per esempio, trovando soluzioni quando si terminano le perline oppure quando il pattern finisce a metà quando termina il filo).

Mette in circolo la creatività

Soprattutto quando i bimbi e le bimbe inventano i braccialetti che andranno a comporre, fantasia e creatività sono stimolatissime.

Stimola la coordinazione bilaterale

Da una parte c'è da infilare le perline nel filo, tenendolo bene in modo che non sfugga dalle dita provocando la perdita dei pezzetti già collocati; dall'altro c'è da scegliere le perline che andranno infilate in successione. Si tratta, quindi, di un'attività che va svolta con due mani che si occupano di compiti diversi. Moltissime attività quotidiane lo prevedono: scrivere al computer magari usando il mouse o il trackpad, cucinare, ritagliare, infilare un chiodo... Tutto, quindi, va a beneficio dell'autonomia.

"Hai mai chiamato gli occhi di una bambina coccinelle? O le sue dita polipetti? Per quanto mi riguarda pene e vagina vanno benissimo": qualche tempo fa Claudio Rossi Marcelli, giornalista, ha risposto su L'Internazionale a una domanda sul "come chiamare i genitali con i bambini" e la risposta è stata tra le più precise, azzeccate e puntuali. 

La risposta continuava così: "Tanto più che un’amica americana sempre in prima fila nella lotta alla criminalità mi ha informato che secondo studi recenti i pedofili sono inibiti dai bambini che chiamano i genitali con il loro nome corretto".

Niente di più vero. E il discorso non si applica solo alla pedofilia e alla criminalità, ma anche alla crescita armonica psicofisica dei bambini e delle bambine. Ecco perché, quindi, dovremmo smetterla di chiamare "farfallina", "pisello" e compagnia bella le parti intime: meglio togliere ogni tabù, dando il giusto significato, peso e rispetto alle parole.

"Farfallina", "pisellino": perché non usiamo i termini corretti

È normalissimo: siamo cresciuti così ed è normale portare avanti l'abitudine. La maggior parte dei genitori, insomma, utilizza termini vezzeggiativi per indicare (con i bambini ma anche con se stessi) le parti intime. Spesso si tratta di immagini che ricordano in maniera più soft l'organo a cui ci si riferisce: la farfalla per la vagina (oppure il biscottino, la patatina), il pisello per il pene (o il pistolino).

Quest'abitudine sembra innocua e addirittura carina, gioiosa e simpatica, ma in realtà è insidiosa. E deriva da secoli di stigma: il sesso, e gli organi ad esso connessi, sono sempre stati un tabù, una vergogna e un peccato, ma fortunatamente oggi la sfera sessuale viene vissuta con una libertà maggiore (che non significa libertinaggio) e soprattutto con una consapevolezza imporante, fondamentale sia a livello affettivo, sia per quanto riguarda la sicurezza dei rapporti.

Le immagini sono importanti anche per la crescita

Non dimentichiamo che le parole portano con sé immagini e celano significati. E che quando una parola diventa un tabù, con lei diventa "indicibile" tutto ciò che indica. Vivere una sana vita sessuale, consapevole e sicura, può diventare molto difficile quando si conoscono solo i vezzeggiativi.

Insomma: usare parole bizzarre e buffe sminuisce l'argomento e allo stesso tempo continua a perpetuare lo stigma attorno ai genitali, facendoli percepire ai bambini come qualcosa di cui vergognarsi, di cui non parlare apertamente. Eppure basta usare semplicemente e con naturalezza "pene", "vulva", "vagina", "ano" o "testicoli" per rendere il discorso più aperto, armonioso, salutare e positivo

Non dimentichiamo poi che, usando un linguaggio più corretto e aperto, i bambini e le bambine saranno più inclini a parlarne, facendo domande sui propri dubbi e intavolando così in maniera più semplice e naturale l'educazione sessuale, che diventa - più che un momento specifico - un insegnamento costante, sempre adatto all'età.

A beneficiarne, infine, è anche la salute. Quando i bambini possiedono un vocabolario preciso riguardo ai loro organi sessuali, quando qualcosa non va sono in grado di descrivere meglio ciò che provano agli adulti (genitori o medici), che possono a loro volta comprendere più facilmente la situazione.

Perché usare i giusti nomi anatomici è un'arma contro i pedofili

Ma torniamo al discorso fatto in apertura. A confermare il fatto che l'utilizzo di termini come "vagina" e "pene" siano un deterrente per le persone pedofile è anche il Graduate Center del John Jay College of Criminal Justice, che in un'intervista alle professoresse Elizabeth Jeglic e Cynthia Calkins spiega bene come sia importante per i genitori essere consapevoli dei pericoli della violenza sessuale, e di come ci siano piccoli accorgimenti che aiutino a prevenirla.

Tra questi, l'utilizzo dei corretti termini anatomici relativamente alle parti intime: usare "pene" e "vagina" per indicare gli organi sessuali a partire dalla prima infanzia è per loro importantissimo perché uno studio a cui fanno riferimento ha rilevato come i sex offender siano meno inclini ad abusare di un bambino o di una bambina quando questi conoscono i nomi corretti delle loro parti intime. Il motivo? Probabilmente, per i violentatori è un indizio di bambini "svegli" e abituati ad esprimersi, che potrebbero parlare con i propri genitori portando all'identificazione del reato e del criminale.

Essere bilingue è davvero un dono: imparare da piccoli una lingua è semplice e immediato, ed è per questo che molte famiglie puntano sul bilinguismo con i propri bimbi e bimbe, fin da quando sono neonati.

E non si tratta solo delle famiglie internazionalmente miste, ovvero quelle formate da genitori che parlano una lingua madre diversa. Anche le mamme e i papà che parlano principalmente entrambi l'italiano vorrebbero insegnare ai propri bimbi e bimbe una lingua diversa sin dai primi anni di età.

Soprattutto, capita nel caso di mamme e papà che parlano una seconda o una terza lingua, che leggono libri non solo in italiano e che guardano la tv in lingua originale. Quando arriva un bambino in famiglia, è normale mantenere queste abitudini. Ma non basta: se, infatti, ai bambini non viene insegnata la seconda lingua, ci si ritrovera molto spesso a tornare indietro, proponendo libri e tv in italiano perché i bimbi non capiscono. Da qui la scelta: parlare nella seconda lingua fin dai primi mesi è un'ottima idea per non stravolgere le routine, dando allo stesso tempo la possibilità ai bimbi di imparare un idioma che sarà loro utile per tutta la vita.

Ecco quindi qualche trucco per rendere il bilinguismo con i bambini più semplice, ovvero piccoli consigli per crescere bambini bilingue adottando routine e abitudini familiari per parlare una seconda lingua senza difficoltà.

Parlare nella seconda lingua dividendosi i compiti

Questo riesce facile ai genitori che parlano come lingua madre un idioma diverso dall'italiano. Il genitore che parla la seconda lingua può utilizzare con i bambini esclusivamente quest'ultima, lasciando l'italiano all'altro genitore.

Lo stesso consiglio vale anche per le famiglie che parlano di base l'italiano: uno dei due genitori può cercare di parlare sempre nella seconda lingua, almeno con i bambini. In questo modo, si creerà una sorta di "divisione" che toglie confusione (anche se la confusione non deve fare paura! I bambini non imparano meno l'italiano perché sono bilingui!) e soprattutto risulterà più semplice trovare il tempo per parlare nella seconda lingua. Non basta infatti dire "ok, gli parliamo in inglese, o in spagnolo". Se non ci si dà delle regole, non si agisce con costanza. Dare a uno solo dei due genitori il compito di usare la seconda lingua è stimolante anche in questo senso.

Guardare la tv in lingua originale

A seconda della lingua che volete insegnare al bambino, cercate di guardare i film e le serie tv sempre in originale. Anche riguardando i cartoni animati più volte: è un metodo indiretto davvero utile ed efficace. E poi, in questa maniera, non stravolgerete le abitudini se già siete soliti guardare i programmi non doppiati.

Ascoltare le canzoncine

Sì, le classiche filastrocche in inglese: un consiglio banale? No, perché grazie alla musicalità e alle allitterazioni le canzoni e le filastrocche permettono di imparare divertendosi.

Leggere i libri in lingua

Anche questa può essere una delle attività che si svolgono prettamente nella seconda lingua: i libri, almeno nei primi anni, possono essere prevalentemente in inglese, in spagnolo, in hindi, in ghanese...

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Scegliere una o un babysitter che parli la lingua

Se il bimbo o la bimba passano molto tempo con una tata o un babysitter, approfittatene: assumete una persona che parli la lingua che parlate come secondo idioma in famiglia e chiedete di parlare sempre quella.

Frequentare amici internazionali

Altro consiglio è quello di approfittare delle amicizie internazionali: frequentate amici e amiche che parlino un'altra lingua, magari con bimbi piccoli anche loro, organizzate uscite, telefonate, giochi...

Ascoltare gli audiolibri

In macchina è bellissimo e stimolante: invece della radio, scegliete degli audiolibri per bambini in lingua. Non è solo un'occasione per ascoltare il linguaggio e impararlo meglio, ma è piacevolissimo e divertente, stimolante e coinvolgente.

Sara

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Cecilia

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