Imparare a scrivere non è una questione di sola coordinazione occhio mano e di nozioni: un ruolo importante lo svolge anche l'impugnatura della penna e della matita. Sapete cos'è l'impugnatura disfunzionale?
Ecco tutto ciò che c'è da sapere riguardo al modo in cui i bambini tengono la penna o la matita quando scrivono, con i nostri consigli per assicurare un'impugnatura corretta evitando le conseguenze negative dell'impugnatura disfunzionale.
Quando un bambino o una bambina impugnano la matita o la penna nella maniera sbagliata si parla di impugnatura disfunzionale, ovvero di un modo di tenere la penna tra le dita decisamente errato rispetto a quello più "fisiologico". C'è addirittura chi tiene la penna tra l'indice e il medio, chi la appoggia su tutte e cinque le dita... Quando un'impugnatura è sbagliata lo si nota subito: le dita non si appoggiano armoniosamente sul fusto della matita o della penna, il bambino o la bambina assumono pose innaturali quando scrivono, si formano calli sulle dita e la scrittura ne risente.
Purtroppo l'impugnatura disfunzionale ha delle consguenze negative. Soprattutto quando i bambini imparano a scrivere, assumendo la posizione errata delle dita e abituandosi a quella sbagliata.
Oltre a rendere faticosa la scrittura, l'impugnatura errata della matita la rende più disordinata e meno "bella". Ci sono però conseguenze ancor più negative.
Prendiamo ad esempio la schiena: scrivere impugnando male la penna fa assumere posture sbagliate ai bambini (e agli adulti!), andando a pesare sui muscoli della schiena e della spina dorsale, che soprattutto negli anni della crescita potrebbero andare incontro a conseguenze irreversibili.
Non ultimo, le capacità grafico-motorie, la coordinazione e la motricità dei bambini e delle bambine potrebbero risentirne.
L'impugnatura corretta della matita è semplice, ma va allenata e supportata. La matita dovrebbe essere tenuta tra l'indice e il pollice, appoggiando sul medio, con anulare, mignolo e lato del palmo della mano che diventano piano d'appoggio.
Quando le dita sono troppo vicine o troppo lontane dalla punta, o quando la matita si appoggia su dita diverse, di parla di impugnatura disfunzionale.
Per imparare a tenere la matita o la penna nella maniera corretta ci sono quindi alcuni semplici esercizi ed abitudini. In aggiunta, un consiglio è quello di scegliere penne, matite, pennarelli e strumenti per la scrittura che siano pensati per facilitare l'impugnatura corretta fin da subito. Ad esempio Carioca, marchio che è sininomo di qualità e affidabilità, per i bambini che cominciano le elementari ha pensato alle matite jumbo con superficie triangolare e non tonda, più confortevole e in grado di alleggerire le tensioni dei muscoli della mano e del braccio. La superficie triangolare, infatti, aiuta le dita ad appoggiarsi istintivamente nel modo corretto sulla matita.
Anche il fatto che siano jumbo non è un caso (e non è nemmeno un solo fatto estetico!). Quando imparano a scrivere, i bambini e le bambine dovrebbero infatti usare matite e penne con diametro maggiore, spesso. Solo in un secondo momento si passerà alla matita e alla penna sottili, quando la scrittura e l'impugnatura, ormai affinate, risulteranno più semplici.
CHE COS’É UN FILE ODT
Il file ODT si é diffuso nel 2006 ed é anche denominato OpenDocument é una tipologia di file universale, una sorta di file libero e aperto, ovvero qualunque persona puó creare delle applicazioni che leggono o scrivono dei file ODT senza pagare i diritti d’autore.
Questo formato universale di scrittura non ha limiti di utilizzo, se ne puó usufruire in forma gratuita e non ci sono vincoli specifici in tutto il mondo.
Notoriamente viene utilizzato per inviare documenti digitali ufficiali.
COME APRIRE UN FILE ODT
Tra i programmi a disposizione per aprire un file ODT ci sono LibreOffice o OpenOffice, anche loro si sono diffusi insieme a questa estensione e sono idonei per leggere e modificare questo formato.
Il formato ODT pur essendo molto diffuso non é facilmente reperibile in alcuni dispositivi.
Per aprire un file ODT con Ms Word La procedura é molto intuitiva, andando sulla scheda del file, cliccando con il tasto destro del mouse su “Apri” poi “Sfoglia”, Accanto alla casella file nell’estensione selezionare soltanto *.odt Poi fare soltanto doppio clic su apri.Per saperne di piú possiamo leggere la procedura in questo articolo ben dettagliato che spiega come aprire un file ODT con Ms Word:
Anche su Mac si puó aprire un file ODT con TextEdit, generalmente riesce sempre ad aprire questo formato e anche di esportarlo. C’é anche la possibilitá di salvere un file ODT, bisogna sempre verificare che sia attiva la possibilitá di convertire in formato RTF.
Molte volte siamo un po titubanti nell’installare nuovi programmi nel nostro PC, in questo caso possiamo andare direttamente nel browser e cercare una dei tanti servizi del web che normalmente sono gratuiti, come ad esempio:
In sintesi un file ODT puó essere aperto da MAC, IOS, Web, Linux, Windows, in maniera dettagliata si puó consultare questo articolo molto utile ed interessante che spiega come aprire un file ODT:
COME CONVERTIRE UN FILE ODT in PDF
Per convertire un file ODT in PDF per prima cosa andare sulla cartella dove si trova il file, selezionarlo con il tasto destro del mouse cliccare su “Apri”, ricordarsi ed assicurarsi sempre di salvare il file in un percorso facilmente ricordarbile per poter rintracciare agevolmente il file.
Aprendo il menú a tendina sempre con il tasto destro del mouse selezionare “Converti” e poi scegliere PDF, dopo pochi secondi il file sará trasformato.
Essendo tutto gratuito, la procedura é un po piú laboriosa, ma stiamo parlando sempre di pochi secondi per poi fare il download del file.
É fondamentale la conversione in PDF soprattutto quando si utilizza ad esempio Google Drive e le persone che ricevono il file condiviso non hanno la stessa applicazione di elaborazione testi del mittente. Nonostante il destinatario possa aprire e lavorare sul file, alcune applicazioni ODT possono presentarsi in maniera divergente sia per il formato che per la presentazione.
Per una procedura piú dettagliata, potete leggere questo articolo che spiega molto bene come convertire un file ODT in PDF:
Oltre ad aprire i file ODT, LibreOffice ed OpenOffice permettono anche di convertire questa estensione in PDF.
Il piú utilizzato sembrerebbe essere Open Office per la sua semplicitá in quanto si puó convertire il file direttamente dalla barra del menú. Normalmente l’icona PDF si trova accanto al simbolo di stampa.
La provenienza dei file ODT é quasi sempre da OpenOffice o da LibreOffice. Se abbiamo a che fare con un file di questa estensione sul nostro Computer ci sará quasi sicuramente installata di default uno di questi due servizi ed il codice sorgente é il medesimo quindi permettono di esportare o convertire un file ODT in PDF.
Per convertire il file in PDF innanzitutto é necessario aprire il file ODT cliccando due volte con il tasto destro del mouse sull’icona oppure dal menú selezionare la voce “Apri” poi esporta nel formato PDF dal menu File in alto a sinistra.
Con gli strumenti a disposizione nella schermata che si aprirá sará possibile settare tutti i parametri del file PDF che andrete a scaricare. Si puó anche scegliere quali pagine convertire ad intervallo o tutte quelle del documento semplicemente spuntando le pagine che vogliamo esportare. Nella sezione “Sicurezza” si puó impostare anche una password per proteggere il file PDF da accessi non autorizzati o anche scegliere chi puó modificare o stampare il documento.
Se invece si ha la necessitá di convertire piú file simultaneamente, esiste un programma che si chiama Online2PDF. Anche questo servizio non ha costi e non richiede nessuna iscrizione per usufruirne, si possono anche trasformare 20 files insieme fino a 100 megabytes. Sembra che sia compatibile con i vari browser piú rinomati, inoltre per rispetto della privacy di chi lo utilizza i file vengono cancellati dopo che l’utente li ha scaricati, vengono eliminati dal server del sito entro un paio d’ore.
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Viaggiare è bellissimo. Apre moltissimo la mente, permette di staccare e di rilassarsi, fa respirare aria nuova... Che sia al mare, in montagna o in città. Ma viaggiare e fare vacanze è anche un po' inquinante, soprattutto se manteniamo quelle abitudini di un tempo (siamo figli e figlie degli anni Novanta!) che lasciavano dietro di noi un'impronta per niente green.
Dal momento che il viaggio in nave, aereo o automobile a benzina e diesel inquina - per forza! -, possiamo provare, nel nostro piccolo, ad adottare semplici abitudini molto comode e parecchio green per ridurre la nostra impronta.
È davvero molto più comodo, sia in aereo sia per altri tipi di viaggio: sta comodo comodo nel beauty ed è senza plastica! La soluzione plastic-free perfetta per la famiglia che viaggia.
Lo stesso vale per il sapone viso e corpo. Per abitudine, siamo portati a scegliere i detergenti doccia liquidi, ma pensiamoci: lo stesso lavoro lo fa una saponetta, molto più green e molto più piccola nel beauty. E poi non si rovescia e, come lo shampoo solido, evita l'impiccio dei 100 ml di liquidi in aereo.
Come può essere un telo mare sostenibile? Prima di tutto, se è vintage. Non importa che sia rovinato: un asciugamano fa sempre il suo dovere. Che senso ha comprarne di nuovi? In alternativa puoi scegliere un telo in tessuto sostenibile, come il cotone, o addirittura riciclato. Ci sono infatti tessuti ricavati proprio dalle plastiche recuperate dai mari e dagli oceani.
Per le persone che attendono il ciclo durante le vacanze, la coppetta mestruale è ideale: la puoi tenere fino a 12 ore, si sciacqua sotto acqua corrente e si riutilizza, senza produrre rifiuti indifferenziabili e inquinanti. Qui tutto ciò che c'è da sapere sulla coppetta.
A causa di certi elementi contenuti nelle creme solari che abbiamo utilizzato per decenni, le barriere coralline si stanno sbiancando e stanno morendo, destabilizzando tutto l'ecosistema marino. Scegliamo, quindi, delle creme protettive che siano ocean-friendly, come queste.
Invece di acquistare ogni giorno bottiglie d'acqua, portate con voi una semplice borraccia (una per ogni componente della famiglia). La si può riempire con acqua fredda al mattino e riporla proprio come le altre bottiglie nello zaino o nella borsa frigo. Niente più spreco di plastica! E poi la plastica al sole non è per niente consigliabile.
Lo sappiamo: i fiori sono bellissimi e la sabbia delle spiagge sarde è favolosa. Ma lasciamoli al loro posto! Soprattutto la sabbia: a furia di "souvenir" le spiagge si stanno svuotando. Quindi evitiamo di portarla a casa e, anzi!, puliamoci bene i piedi e il corpo prima di uscire dalla spiaggia in modo da lasciare i granelli al loro posto. Un'esagerazione? No.
Vogliamo proprio portare con noi qualcosa? Perché non proviamo a pulire il nostro tratto di spiaggia? Ci stupiremo di quanta plastica e rifiuti raccoglieremo. E con i pezzetti di vetro levigato, invece, potremo fare dei lavoretti quando torniamo a casa.
Ci sono genitori estasiati dai figli. Ci sono genitori che li amano più della loro vita. Ci sono genitori che ripongono l’orgoglio nei loro bambini e nelle loro bambine. Giustamente. E sono tutte bellissime cose! Probabilmente è questo il sentimento più diffuso tra le mamme e i papà.
Ci sono, dall’altra parte, genitori che non ritengono che essere mamma o papà sia la loro principale prerogativa. Che non credono che i figli siano la loro priorità assoluta nella vita. Che non sentono quella felicità impregnante e totale che la maggior parte della gente — genitori e non genitori — associano all’avere figli.
Non c’è nulla di sbagliato nella seconda situazione, così come nella prima. Il problema è la narrazione societaria che si fa della maternità e della paternità. Come sempre, quando una narrazione si impone come “normale” e “diffusa”, rischia di fare sentire le persone che non si allineano sbagliate e confuse. Sfatiamo quindi un mito: avere figli non rende più felici. Rende felice chi vuole figli, chi sente che quel ruolo gli appartenga. Ma rende felici tanto quanto altre cose che rendono felici e che appagano, che riempiono e che emozionano. E che per un genitore non per forza corrispondono con i figli.
Normalizziamo, quindi, i genitori che non si sentono appagati. Che si sentono in difficoltà. Che non percepiscono l’amore smisurato che la narrazione esterna impone loro. Non siete strani: siete esseri umani.
Il primo mito da sfatare è quello relativo alla felicità associata alla genitorialità. I media, ma anche i semplici conoscenti con cui si parla, propongono una visione a senso unico, ovvero quella dell’appagamento dato dall’avere figli. “I genitori sono persone complete e soprattutto felici, perché i figli portano felicità”. Verissimo, per carità. Ma non assoluto.
A conferma di ciò ci sono addirittura alcune ricerche scientifiche, come quella condotta da Angus Deaton e Arthur A. Stone presso la Princeton University nel 2013. Lo studio “Evaluative and hedonic wellbeing among those with and without children at home” (“Il benessere valutato ed edonistico tra persone con e senza figli in casa”) rivela che il livello di soddisfazione tra le persone che sono anche genitori e le persone senza figli è suppergiù identico.
La maggior parte della gente, spiegano i ricercatori, è convinta che i figli rendano la loro vita migliore. Tuttavia, gli studi dimostrano come chi non ha bambini valuti la propria vita più soddisfacente rispetto ai genitori. A livello quotidiano, pare che la gioia e lo stress vissuti siano più intensi nel caso dei genitori, ma questo non cambia le cose: per i genitori che scelgono di essere genitori e i non genitori che decidono di non avere figli la felicità e la soddisfazione non cambiano. Il discrimine, quindi, non sono i figli, ma come si vive la propria vita.
Allo stesso tempo, è bene sottolineare come non sempre diventare genitori — anche quando voluto e desiderato! — sia inteso come fonte di felicità assoluta. Capita: diventi mamma, diventi papà, e non senti quella scintilla devastante che ti farà mettere per sempre al primo posto i tuoi figli. Che ti farà sentire appagato per il solo fatto di essere il loro genitore. Che ti farà sentire bravo o brava e in grado di fare tutto.
Questo, però, non ti rende meno mamma o meno papà.
La morale di questo articolo? Non vogliamo di certo sminuire l’amore per i figli. Ma è giusto de-costruire la convinzione societaria che impone la felicità assoluta di un essere umano in quanto mamma o in quanto papà. Non sempre è così. Non sempre si mettono i figli al primo posto. Non sempre si affida la propria felicità alla loro.
Non è sbagliato. È umano, e non c’è bisogno di sentirsi in colpa.
"Mango, papaya, kiwi", recitava una vecchia canzone di un gruppo ska che andava negli anni Novanta. Forse anche per questo motivo i tre frutti tropicali per eccellenza sono diventati questi tre! Certo, i kiwi sono ormai un frutto "italiano" (come Paese siamo tra i primi produttori - anche se negli ultimi anni diversi problemi hanno abbasato purtroppo i numeri), mentre il resto rimane "tropicale", ovvero proveniente da zone dal clima più caldo e umido.
Il loro consumo dovrebbe essere quindi consapevole (non possiamo seguire la stagionalità, in questo caso). Dall'altra parte, non è nemmeno giusto privarsene: la papaya, infatti, è un frutto delizioso e molto amato a tutte le età, spesso anche dai bambini e dalle bambine più schizzinosi, ed è davvero ricchissimo di benefici.
Ecco quindi le proprietà e i benefici della papaya, il dolce frutto tropicale perfetto in estate.
A livello nutrizionale, la papaya contiene - ogni 100 grammi - circa 28 calorie, di cui la maggior parte carboidrati (il 90% suppergiù), e per il restante proteine e lipidi. Composta per la maggior parte da acqua, oltre a proteine e lipidi la papaya contiene zuccheri solubili e fibre, insieme a molte vitamine e minerali.
Su tutte troviamo la vitamina C: l'acido ascorbico è presente nella papaya in grandi quantità, dal momento che mangiandone 100 grammi se ne ricavano 60 mg. Contiene poi niacina, tiamina e vitamina A.
A livello di sali minerali, trovano spazio potassio, calcio, fosfoto e sodio.
Contenendo queste vitamine e questi sali minerali ed essendo ricca di fibre, la papaya è essenzialmente antiossidante e protegge quindi sia dall'invecchiamento cellulare, sia dallo stress ossidativo. Alcuni esperti concordano inoltre che la papaya abbia un ruolo nella prevenzione, in particolare delle malattie cardiovascolari e del cancro al colon (grazie all'alto numero di fibre).
Ha, inoltre, un effetto antinfiammatorio ed è quindi ottima nel caso delle allergie stagionali. Infine, questo frutto supporta il sistema immunitario e il suo corretto funzionamento. Via libera alla papaya, quindi, non solo in estate, ma anche nei periodi dei malanni stagionali.
Il modo migliore e più semplice per mangiare la papaya è a cubetti, ma possiamo gustarla in diversi modi. Nei centrifugati e negli estratti, ad esempio, ma anche negli smoothie: dopo averla sbucciata e privata della parte centrale, tagliamola a cubetti e mettiamola in freezer. Una volta ghiacciata, togliamola dal congelatore e dopo dieci minuti frulliamola insieme ad altra frutta per un frullato vellutato e fresco ideale in estate.
Infine, possiamo usarla anche per la skin care, sfruttando le vitamine e i minerali contenuti: questa, ad esempio, è la ricetta della maschera esotica per fare splendere la pelle.
Un tempo ce le scattavano con la macchina fotografica a rullino, stampandole poi qualche giorno dopo e sperando che qualcuna fosse decente. Oggi le facciamo con il telefonino, ma l'intento è lo stesso: immortalare il primo giorno di scuola è un must evergreen! Non importa il decennio: varcare per la prima volta la soglia della scuola elementare o delle scuole medie è un traguardo importante e un momento significativo, attesissimo tanto dai bimbi e dalle bimbe quanto dalle mamme e dai papà.
In questa carrellata di foto e consigli possiamo dunque trovare l'ispirazione perfetta per scattare la foto del primo giorno di scuola dei nostri figli e delle nostre figlie cercando di immortalare il momento con tenerezza, lungimiranza e affetto.
Innanziatutto: nessuno vieta di scattare una foto al primo giorno di scuola di ogni classe (e se ci pensiamo è molto carino comparare poi la crescita di anno in anno!), ma l'importante è non dimenticare di farlo il giorno in cui i bimbi e le bimbe vanno per la prima volta in prima elementare o in prima media. Telefono alla mano (o macchina fotografica!) e via.
La foto del primo giorno di scuola più classica e gettonata - perché effettivamente bellissima e d'effetto! - è quella davanti a casa, quando i bambini sono appena usciti con il loro zaino sulle spalle. È lì che possiamo immortalare il sorriso eccitato e impaurito! Sì, impaurito: c'è sempre un nonsoché di timoroso nel loro sguardo che sta già immaginando l'ingresso nella nuova classe.
Se abbiamo dimenticato di fotografare l'emozione fuori casa, possiamo ancora rimediare! Scattiamo appena prima di entrare a scuola, nel contesto scolastico. Sarà ancor più azzeccata!
Non sempre è possibile, perché tendenzialmente le scuole hanno la regola dell'attesa fuori dal perimetro dell'edificio. Ma se per qualche ragione ci trovassimo dentro, una foto nel corridorio, con quell'atmosfera scolastica un po' retro, uscirà benissimo!
Se all'ingresso le bambine e i bambini si mostrano tutti timorosi e pacati, all'uscita potremo immortalare il loro sollievo e la loro felicità: solitamente - si spera! - il primo giorno di scuola non riserva spiacevoli sorprese e l'uscita dalla classe è piena di racconti, sorrisi, felicità... Un'idea, quindi, è quella di scattare anche all'uscita di scuola, mettendo poi l'uno accanto all'altro i due scatti!
Ricordiamo che non serve cercare di far mettere i bambini e le bambine in pose elaborate, o di costringerli ad outfit che pensiamo adatti al primo giorno di scuola. Lasciamo che siano loro a decidere cosa indossare (noi al massimo consigliamo!) e, per immortalare questo giorno, scattiamo un semplice ritratto in primo piano: racchiuderà, nel loro sguardo, un sacco di emozioni.
Un'altra idea ancora? Scattiamo una foto rubata, mentre interagiscono con amici e amiche!
La cucina greca è davvero deliziosa: mediterranea, ha molti punti in comune con quella italiana. Se la amate, di certo conoscete la salsa Tzatziki, a base di yogurt e cetrioli.
Un'altra ricetta imperdibile è quella dell'insalata greca, da preparare con alcuni degli ingredienti "greci" per eccellenza: le olive nere, la feta e i cetrioli. Ecco la ricetta base di questa insalata greca, da modificare a vostro piacimento e a seconda della stagionalità! Perché l'insalata greca non è solo estiva: è buona tutto l'anno (anche se la sua freschezza la rende perfetta per i giorni più caldi dell'anno).
No, non sei egoista: prenderti del tempo per te è LEGITTIMO. E pure benefico. Non solo per te, ma per tutta la famiglia. Dedicarsi a se stessi, ritagliandosi spazi solitari e tranquilli, non rende un genitore meno genitore. Anzi: rilassandosi, si rilascia molto dello stress che andrebbe altrimenti a finire sui rapporti con il proprio partner e con i propri figli.
Prima regola, quindi, è non sentirsi in colpa. Al contrario: pretendere del tempo per sé dovrebbe essere obbligatorio per il benessere della famiglia!
Seconda regola: trovare delle strategie per prendersi DAVVERO quel tempo. Perché alla fine è facile rinunciarvi, o ridimensionarlo, o ricadere nel circolo vizioso dei sensi di colpa. Ecco quindi i consigli per prendersi davvero il tempo per sé, senza figli e senza partner, coccolandosi per coccolare la famiglia.
Non serve, come un tempo, trovare scuse per nascondere ai bambini che ci stiamo prendendo del tempo per noi. Non è giusto nei loro confronti, ma nemmeno nei nostri. Spieghiamo, piuttosto, che le mamme e i papà hanno bisogno di dedicare del tempo al proprio benessere per poter spendere il tempo insieme in maniera più piena e rilassata. In questo modo i bambini capiranno che non c'è nulla di egoistico in questo, comprenderanno l'importanza del self-care (che in futuro dovranno sfruttare a loro volta!) e vedranno che in realtà i benefici ricadono su tutti, anche su di loro.
Un buon modo per assicurarsi il tempo per se stessi è ritagliare degli attimi fissi. E non solo relativamente ad un componente della famiglia: tutti dovrebbero avere il loro momento "solitario". Inserendo questi spazi nella routine, diventeranno una sana abitudine per tutti.
Parlare in famiglia dello stress e dell'ansia e di come si possano ridurre queste sensazioni è molto importante, per due motivi. Il primo riguarda i genitori: se i bambini sono consapevoli dell'efficacia del self-care e di come questo influisca positivamente sulla qualità del tempo passato insieme in famiglia, non percepiranno l'assenza temporanea come uno sgarbo nei loro confronti, ma come qualcosa di necessario per stare bene tutti insieme. In secondo luogo, daremo in questo modo ai nostri figli gli strumenti per sopravvivere in maniera armoniosa all'età adulta (e anche all'età che stanno vivendo: le ansie, le paure e lo stress non hanno età anagrafica!).
Cosa rilassa, quindi, mamma e papà? Leggere, fare un bagno, passeggiare in montagna... E cosa rilassa loro? Le stesse cose oppure altre attività?
Rispetto al passato, ciò che ci tiene ancorati alla realtà quotidiana e allo stress è l'aggeggio che teniamo sempre tra le mani. Sostituiamolo con un bicchiere di vino, un libro, un ebook: spegnendolo, il tempo preso per noi non sarà disturbato da niente. È un piccolo gesto inestimabile.
I bambini, per crescere e imparare, hanno bisogno tanto di interagire con noi, quanto di giocare per conto loro. Spesso però tendiamo a supervisionare tutto in maniera costante e pressante. Se, invece, i bambini imparano a svolgere le attività senza il nostro aiuto, non solo ci libereranno dall'incombenza di avere sempre un occhio lì, ma otterranno in cambio autonomia, capacità di problem-solving, indipendenza mentale e capacità logica.
Il caffè è una delle bevande calde più amate nel mondo. E non solo per la caffeina contenuta, un eccitante naturale che, tuttavia, non fa per niente bene se ingerito in alte quantità. Il sapore amaro e la corposità lo rendono piacevole a moltissimi palati.
C'è chi, però, non lo digerisce bene, provocandosi anche del fastidioso bruciore di stomaco. La buona notizia è che, da qualche tempo, si sta diffondendo un nuovo tipo di caffè che promette di essere più digeribile e adatto a tutti gli stomaci: si tratta del caffè decerato, e qui ti spieghiamo di cosa di tratta.
Esatto, "decerato" deriva esattamente da "cera". Il caffè decerato viene infatti privato dello strato di cera che ricopre naturalmente ogni chicco di caffè (nello specifico, una patina di elementi cerosi espressi come 5-idrossi-triptamidi C-5-HT).
Queste cere sono lipidi che non sono facilmente assimilabili e che spesso lo stomaco fatica a digerire, soprattutto quando chi beve il caffè ha già problemi digestivi. Sono queste cere, insomma, che irritano la mucosa gastrica. Il processo che le elimina, di conseguenza, serve a ridurre l'acidità del caffè conservandone allo stesso tempo l'aroma.
Il caffè per essere decerato deve essere sottoposto ad un processo per decomporre le cere, che possono venire parzialmente decomposte durante la tostatura (per essere "decerato" un caffè non deve contenere più del 30% di queste cere). Questo avviene con l'utilizzo di un solvente organico (l'unico consentito), ovvero il diclorometano. Questo toglie, allo stesso tempo, anche un po' della caffeina, ed è per questo che il caffè decerato risulta sia più digeribile, sia più leggero.
I benefici più noti e immediati sono naturalmente legati alla digeribilità e allo stomaco, dato che rinunciando alle cere il caffè risulta più delicato sui succhi gastrici.
C'è poi la leggerezza in termini di eccitazione: per chi non ama la caffeina, il caffè decerato (decaffeinato o meno) può essere una valida alternativa.
A questo si uniscono i benefici del caffè (bevuto in quantità limitate): questa bevanda infatti non è solo alleata della concentrazione e dell'energia, ma è anche antiossidante.
Si comincia a pochi mesi dalla nascita, per finire quasi dopo i due anni. È allora, infatti, che spuntano gli ultimi molari, che sono anche i più dolorosi.
In generale, la dentizione dei bambini è un passaggio fastidioso e difficile, che provoca dolore a bambino, che non fa dormire, che rende nervosi e che scombussola tanto i bambini quanto i genitori.
Come riconoscere la dentizione in atto? Le gengive si arrossano e si infiammano; può comparire della febbre; le guance si gonfiano; potrebbe comparire un'irritazione sul viso; i bimbi e le bimbe si strofinano le orecchie, salivano molto più del solito e cercano di masticare in maniera innaturale anche quando non stanno mangiando nulla. E anche il sonno spesso ne risente!
Che fare? Ecco i rimedi naturali più semplici ed efficaci per alleviare i dolori della dentizione a tutti i bambini e bambine, da quando spuntano gli incisivi fino alla comparsa degli ultimi molari da latte.
Ci sono giocattoli di gomma fatti apposta, oppure animali come Sophie la Giraffa (pensata per stimolare i neonati in moltissimi modi e non solo a livello dentale): i bambini possono masticarli alleviando il dolore e il prurito e stimolando allo stesso tempo l'uscita dei dentini. Semplice ed efficace.
Ci si può credere o non credere, ma le collane con chicchi d'ambra sono ritenute antinfiammatorie e calmanti, grazie all'acido succinico che contiene questo fossile. Se ne trovano in commercio molte e basta farle indossare ai bambini per tutto il periodo della dentizione.
Con le dita ben pulite, possiamo massaggiare le gengive dei bambini, delicatamente: darà loro molto sollievo.
Ghiaccioli, ma anche giocattoli da raffreddare e ciucci messi in frigorifero: lasciare succhiare e masticare qualcosa di freddo. Il freddo anestetizza e sfiamma in maniera naturale e rapidamente.
Se i bimbi vogliono masticare, possiamo assecondarli, soprattutto dopo lo svezzamento: diamo loro carote o pezzetti di mela che possano addentare e strofinare, approfittando anche dei nutrienti e delle vitamine della frutta e verdura fresche.
La distrazione spesso fa miracoli: cerchiamo di giocare il più possibile con i bimbi e le bimbe che stanno mettendo i denti. In questo modo, si concentreranno su altro al di fuori delle loro gengive, tirando un respiro di sollievo per qualche tempo. Più il bimbo è ingaggiato, meglio è!