Essere una neomamma significa passare molto tempo a casa. Essere una neomamma a tempo pieno idem. Essere un papà a tempo pieno? Lo stesso. Essere genitori, insomma, spesso rende difficile fare sport, muoversi, tenersi in forma... Eppure muoversi è importante, non tanto per la forma fisica o per dimagrire, ma per la salute, anche quando il nostro lavoro è sedentario e quando i figli ci prendono così tanto tempo da annullarci tutte le piccole possibilità di esercizio.
Ritagliarsi un'oretta o due è sempre consigliato per il proprio benessere fisico e mentale, ma quando non ci si riesce proprio (lo sappiamo, è difficile!) ci sono piccoli trucchetti che possono aiutare a tenersi in movimento.
Eccone sette.
È vero: perché un'attività aerobica sia efficace bisogna stare in movimento per almeno 20-30 minuti (a seconda dell'attività). Ma ogni movimento del corpo è importante: ecco perché anche cinque o dieci minuti possono fare la differenza. Cammina per casa mentre aspetti che la lavatrice finisca, solleva due bottigliette di acqua (come dei pesi!) mentre aspetti che bolla l'acqua, fai un quarto d'ora di yoga leggero mentre il bebè dorme... Approfittane, insomma.
Invece di sederti, durante una telefonata alzati in piedi e cammina. È incredibile la distanza che si percorre!
Quando puoi, evita gli ascensori e scegli le scale. Un consiglio banale? No, perché nonostante lo abbiamo in testa, continuiamo semrpe a scegliere l'ascensore.
Invece di usare l'automobile per andare al lavoro o agli appuntamenti, scegli di andare a piedi (se puoi) o in bicicletta, o in alternativa scegli i mezzi pubblici: non sono solo ecologici, ma ti permetteranno di fare movimento dal momento che un po' di camminata è sempre presente.
Ritagliarti un attimo solo per te è impossibile? Porta con te il bambino, nel marsupio o nel passeggino.
Ogni tanto, durante il giorno, invece di lavorare alla scrivania solita sposta il pc su una mensola o su una libreria bassa, cercando di averlo ad altezza braccia: potrai così lavorare in piedi (fa molto bene!).
Se i bambini sono già grandicelli (e stanno in piedi da soli!) proponi come attività in casa un po' di ballo scatenato, con musica alta e movimenti liberi. Naturalmente, unisciti a loro!
Tuo figlio non mangia. Tua figlia non mangia. Non amano niente. In qualche caso hanno un piatto preferito e mangerebbero solo quello: latte con i cereali (cola-cena ogni giorno!), spaghetti in bianco, pizza, pastina in brodo... Ogni bimbo ha il suo piatto preferito e da quello non si sposta.
Altro fatto: davanti al piatto, non vogliono proprio mangiare, e più insistiamo, più si ritraggono. Piuttosto non mangiano, vanno a letto senza cena.
Sono i cosiddetti "picky eaters", i bambini schizzinosi che non mangiano. Che non vogliono mangiare. Che ci fanno disperare!
Ma ecco alcuni trucchetti che la Mayo Clinic, uno degli ospedali più importanti degli Stati Uniti, ha svelato, per far sì che i bambini che non mangiano siano meno schizzinosi e per assicurare loro tutti gli elementi nutrizionali di cui hanno bisogno.
Come sempre, le routine sono fondamentali per i bambini (come ad esempio quella della buonanotte o quella dei compiti). Avere punti fissi lungo la giornata è per loro davvero benefico a livello fisico e mentale. Anche sul cibo, quindi, cerchiamo di trovare una routine, che può essere diversa per tutti. Magari certi bambini saltano il pranzo sostanzioso ma poi mangiano due snack nel pomeriggio; oppure altri bambini è meglio che evitino gli snack altrimenti non mangiano a cena. L'importante è trovare la routine adatta e soprattutto offrire sempre snack o pasti sani e nutrienti.
Lo sappiamo: a volte è più semplice cedere e preparare un pasto apposta per il bambino schizzinoso, altrimenti non mangia. Ma sarebbe meglio resistere! Insegniamo ai bambini a mangiare ciò che hanno davanti (o almeno ad assaggiare). Piano piano, eviteranno di chiedere sempre qualcosa di diverso (soprattutto quando ci siamo già seduti tutti a tavola).
I bambini sono bambini e a volte puntare sul gioco è una buona idea. Quando un cibo non gli piace, proviamo a renderlo più giocoso: aggiungiamo la salsa che adorano, ritagliamolo in forme strane...
Se il bambino proprio non ha fame, non forziamolo. Viceversa, se ha fame evitiamo di negargli il cibo. Nei bambini schizzinosi e con meno appetito questo renderebbe i pasti un momento ansioso. Troviamo quindi una soluzione, come ad esempio servire porzioni più piccole, o spezzare la giornata, oppure evitare snack se questi causano poi inappetenza... Conosciamo, insomma, l'appetito dei nostri figli e rispettiamolo (per quanto possibile).
I nuovi sapori non sono mai semplici, nemmeno per noi adulti. Proponiamo quindi nuovi piatti piano piano, accanto a cibi che già sappiamo piacere, e proviamo a descriverli, a disegnarli, a prendere confidenza con essi...
Al mercato o al supermercato, chiedere ai bambini di aiutarci (soprattutto sui cibi sani e non sugli snack!) è molto utile: chiediamo loro di scegliere la frutta più bella, quella che gradirebbero mangiare; parliamo dei bellissimi colori... A casa, poi, facciamo lo stesso: chiediamo aiuto nel lavare la verdura (magari con la centrifuga per asciugarla!), nell'impiattamento...
Come sempre, l'esempio è sempre la prima educazione. Mostriamo quindi ai bambini che noi per primi mangiamo variegato, che assaggiamo, che mangiamo sano... Non è una regola granitica o standard, ma i bambini con genitori che mangiano sano hanno più probabilità di farlo a loro volta.
Non c’è scampo: l'era digitale è in pieno svolgimento! Tutti, indipendentemente dalla loro età, possiedono o hanno accesso a smartphone, tablet, computer, laptop, TV digitale e altri dispositivi tecnologici progettati per informare, intrattenere e rendere la vita un po' più facile. Certo, anche i bambini: i piccoli utenti sono oggi esposti alla tecnologia non solo nelle loro case ma anche a scuola. Questa “sovraesposizione” fa sì che i genitori si preoccupino ancora di più dell’eventualità che i loro figli possano utilizzare la tecnologia in modo irresponsabile.
Se sei anche tu preoccupato dal binomio “bambini/tecnologia”, ti diamo subito un’ottima notizia: attraverso un uso consapevole e ragionato della tecnologia, è infatti possibile crescere bambini sani e felici. Sì, anche in un’epoca fortemente digitalizzata come quella che stiamo vivendo! Ciò significa insegnare ai nostri bambini ad utilizzare la tecnologia in modo intelligente e sano. In che modo? Continua a leggere il nostro articolo: ti sveleremo trucchi, segreti e consigli per far sì che la tecnologia possa essere un’alleata preziosa nella crescita dei tuoi figli.
La tecnologia dovrebbe migliorare la vita quotidiana e familiare, non ostacolarla e renderla più difficile. Per raggiungere questo obiettivo, è importante stilare un piano per definire come, quando e dove tutti i membri della famiglia dovrebbero usare la tecnologia a casa. Puoi partire da Google Family Link per genitori, la preziosa app di Google che ti permette di gestire e monitorare l’uso dei dispositivi digitali da parte dei tuoi figli. Attraverso quest’app, puoi impostare una pianificazione per l'utilizzo del tablet oppure assicurarti che nessuno usi lo smartphone durante la cena e che lo spenga un'ora prima di andare a dormire.
Nel momento in cui usi Family Link per creare questa importante pianificazione, stai coinvolgendo tutta la famiglia. È comunque importante assicurarti che tutti capiscano perché stai impostando questo piano. Ti consigliamo di consultare i membri della famiglia, adulti e bambini, in modo da tener conto anche delle loro opinioni e preferenze.
Lo sappiamo: è difficile restringere l'accesso alla tecnologia dei tuoi figli in età scolare. Non sarebbe nemmeno giusto: la tecnologia, le app educative e le numerose opportunità che il mondo digitale offre costituiscono un volàno impagabile per la crescita dei tuoi figli! Nonostante ciò, dovresti comunque proteggere i tuoi figli di età inferiore ai cinque anni dall’uso eccessivo degli schermi.
Gli studi dimostrano che un tempo eccessivo trascorso davanti al tablet può interrompere il normale sviluppo cerebrale dei bambini piccoli. E allora, per garantire lo sviluppo sano dei tuoi bambini, cerca di evitare l’uso indiscriminato dei dispositivi digitali dai 18 ai 24 mesi.
Per i bambini dai due ai cinque anni, sarebbe consigliabile limitare l'uso dello schermo (sia piccolo che grande) a solo un'ora al giorno di programmazione educativa. A tal scopo, potresti guardare programmi di alta qualità pensati per la loro crescita oppure usare un'app educativa insieme a loro.
Niente può sostituire i discorsi divertenti ed i ragionamenti che fai con i tuoi figli. Ecco perché è essenziale intrattenere discussioni aperte con i tuoi figli, ogni giorno. Oltre a chiedergli come è stata la loro giornata o cosa stanno imparando attualmente a scuola, parla loro dell'utilizzo dei media digitali in modo responsabile e intelligente. Spiegagli i pericoli che possono nascondersi sul web, sii onesta e i tuoi figli impareranno, fin da subito, ad utilizzare nella maniera più corretta i social media e i giochi online.
Inoltre, programma con regolarità attività all'aperto da soli oppure in compagnia degli amichetti. Visita musei insieme a loro, gioca con i tuoi bimbi al parco, divertiti ad insegnargli uno sport. In questo modo, li aiuterai a bilanciare e a mettere in equilibrio l’uso del digitale con la vita reale.
Che i tuoi figli siano già attivi sui social media o meno, mantieni sempre alto il loro senso di autostima.
“Mi piace”, commenti, numero di follower e altri indicatori faranno parte della vita digitale dei tuoi figli. È importante che essi non si basino su questi indicatori per valutare la loro popolarità o la loro autostima. Aiuta i tuoi figli a evitare questo problema promuovendo in loro un forte senso interno di autostima. Incoraggia attività e hobby che diano loro un senso di realizzazione.
Prima di iniziare a diventare troppo severo sull'uso dei dispositivi da parte dei tuoi figli, esamina prima le tue abitudini. Se sei sempre incollato allo smartphone o guardi troppa TV, inizia prima di tutto a frenare queste abitudini malsane. Quando i tuoi figli vedranno che non sei ossessionato dai giochi online oppure dai social media, allora si renderanno conto che non hanno bisogno di trascorrere molto tempo davanti al tablet. Ciò li incoraggerà a ridurre significativamente il tempo sullo schermo.
In definitiva, sii aperto al dialogo, disponibile (non solo fisicamente ma anche mentalmente) per i tuoi figli: ciò manterrà sempre viva la connessione con loro aiutandoli a rimanere sani, felici ed equilibrati anche in questa “folle” era digitale!
Il mal di pancia è qualcosa di tipico, nei bambini. Si parte dalle colichette nei primi mesi di vita ai veri e propri mal di pancino che i nostri figli ci comunicano quando sanno parlare.
In alcuni casi, tuttavia, i mal di pancia, i mal di testa e i disagi fisici in generale sono sintomo di altro. In altre parole: i bambini, dicendoci che provano quel dolore, stanno tentando di comunicarci altro. Ma come fare a sapere quando il mal di pancia è reale o quando il dolore non è fisico ma solo un "capriccio"?
La prima regola è evitare di classificare i dolori fisici "non reali" come "capricci". I dolori possono indicare qualcos'altro, ma esistono, i bambini li provano. E se anche il mal di pancia si rivelerà solo paura o stress, il bambino in quel momento lo percepisce.
Anche se non lo percepisse, non si tratterebbe comunque di capriccio. I capricci sono lamentele fini a se stesse, che spesso i bambini utilizzano per testare i limiti. In questo caso, invece, esprimere dolore dove non c'è vuol dire provare a comunicare che qualcosa d'altro non sta andando come dovrebbe. Che, in altre parole, il bambino sta provando un disagio di qualche tipo.
L'altro aspetto importante è cercare di capire se il dolore sia vero: i genitori, strada facendo, capiranno quando il bambino ha davvero mal di pancia o mal di testa o quando si tratta di altro, facendo caso anche agli altri sintomi: ci sono diarrea, febbre, situazioni precise che fanno ricondurre il problema a qualcosa di fisico? Oppure il mal di pancia, ad esempio, si presenta sempre in concomitanza con certi eventi, come ad esempio una verifica o la visita dei nonni?
Importante, quindi, è rivlgersi al pediatra, anche quando si è in dubbio, cercando di capire piano piano a cosa ci si trova di fronte.
I bambini, soprattutto, prima di una certa età (8 anni) non hanno gli strumenti adatti per comunicare le proprie sensazioni. A volte, quindi, possono confondere l'ansia (che prende la bocca dello stomaco) con il mal di pancia, lo stress con il mal di testa... Dialogare, quindi, è necessario: chiediamo al bambino dove sente il dolore, facendocelo indicare con le dita; lasciamo che ce lo descriva nel dettaglio, anche con analogie; cerchiamo di capire se possa essere un dolore fisico oppure uno stato ansioso.
In ogni caso, è sempre da evitare l'utilizzo di antidolorifici e analgesici, soprattutto quando non sappiamo a che problema ci troviamo di fronte: se non si trattasse di vero dolore, sarebbero controproducenti perché è sempre sbagliato abusare dei farmaci; se invece il problema fosse fisico, nasconderebbero un sintomo importante per la diagnosi.
Proviamo, quindi, a parlare subito al medico curante del problema, andando in pronto soccorso se il bambino non riuscisse più a sopportare il dolore.
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Siete alle prese con l'organizzazione del battesimo del vostro bambino e la scelta delle bomboniere vi sta mettendo in crisi? Il tempo stringe e non sapete proprio cosa donare agli invitati per lasciare loro un bel ricordo e nel contempo evitare di sprecare denaro inutilmente?
Fortunatamente negli ultimi anni hanno preso piede alcuni trend di bomboniere particolarmente interessanti perché originali e poco dispendiosi. Vediamo dunque insieme le idee migliori per delle bomboniere per battesimo carine e significative.
La tendenza degli ultimi anni è proprio questa: quella di regalare ai propri invitati delle bomboniere solidali per battesimo dal grande valore simbolico. Di cosa si tratta? Di portaconfetti, spesso confezionati in modo molto carino, che si presentano come tutti gli altri ma che nascondono un significato davvero enorme. Il ricavato delle bomboniere solidali, infatti, viene devoluto in beneficenza o utilizzato per finanziare progetti umanitari importanti: fornire, insomma, un aiuto concreto a chi è meno fortunato e ne ha un reale bisogno. Ecco perché al giorno d'oggi in moltissimi preferiscono le bomboniere solidali. Visto che i soldi si devono comunque spendere, in questo caso si può avere la certezza che vadano a sostegno di famiglie che vivono in povertà.
Un'alternativa alle bomboniere solidali, ugualmente carina e molto gettonata nelle occasioni come i battesimi, sono i vasetti di miele. Naturalmente però non basta acquistarli e donarli agli invitati: è fondamentale confezionarli in modo carino, aggiungendo un tocco personale e di stile in modo da renderli accattivanti e simpatici. Si possono aggiungere ad esempio dei nastrini, un bigliettino con una dedica particolare e via dicendo. I vasetti di miele sono un'alternativa interessante, perché difficilmente si tratta di un regalo che non viene utilizzato o che rischia di essere accantonato in un cassetto.
Un'idea dolce e originale, che però non è detto apprezzino tutti gli invitati al battesimo, è quella di realizzare delle bomboniere con dei portachiavi a forma di orsetto. In questo caso si spende un po' di più, anche perché l'ideale sarebbe personalizzarle in qualche modo aggiungendo la foto del piccolo o almeno il suo nome.
Se vi piace mettervi alla prova con il fai da te, allora potete provare a realizzare delle bomboniere per la biancheria, riempiendo alcuni sacchettini di stoffa con della lavanda e renderli dunque dei profumatori per i cassetti e per gli armadi home made, originali e simpatici. Anche questa è un'idea da prendere in considerazione, perché realizzarli vi porterà via un bel po' di tempo dunque non sottovalutate questo aspetto. Se il battesimo sarà a breve e siete già in ritardo con la tabella di marcia, meglio scegliere qualcosa di diverso, più facile e già pronto da consegnare!
250 euro per figlio: questo l’ammontare dell’assegno unico per i figli, un contributo pensato per le famiglie che potranno usufruirne a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al ventunesimo anno di vita del figlio a carico. Ma come funziona? E da quando si potrà usufruirne? Ecco tutto ciò che dovete sapere sull’assegno unico per i figli 2021.
La misura introdotta dal’INPS sarà operativa dal 1 luglio 2021 solo per i disoccupati e i lavoratori autonomi (ovvero coloro che non accedono agli assegni familiari); chi lavora come dipendente, invece, dovrà attendere il 2022 (l’1 gennaio, per la precisione), quando l’assegno unico per i figli sarà esteso a tutti i lavoratori e a tutti i genitori.
L’assegno si chiama “unico” perché andrà ad inglobare e sostituire misure già in atto, ovvero: l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori di 18 anni; l’assegno di natalità; il premio alla nascita o all’adozione; il fondo di sostegno alla natalità; le detrazioni fiscali; e infine l’assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari. Sarà quindi un assegno unico, unitario e univoco, universale, e a gestirlo sarà probabilmente l’INPS.
Le famiglie con figli a carico, quindi, potranno richiedere all’INPS fino a 250 euro a figlio, fino ad un massimo di 1056 euro a nucleo familiare e fino a 674 euro a figlio (in caso di maggiorazioni per determinate condizioni). Cosa significa? In base all’ISEE, le famiglie potranno fare domanda per ricevere un assegno unico in forma di credito d’imposta (una somma di denaro mensile) per ogni figlio a carico, con importo variabile in base al reddito e in base all’età dei figli.
Potranno accedere all’assegno unico 2021 per i figli i cittadini italiani (o chi è cittadino di uno Stato membro dell’Unione europea, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale); chi paga l’imposta sul resisto in Italia; risiede con i figli a carico in Italia per tutta la durata del beneficio; è stato o è residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, o ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di almeno due anni.
In caso di divorzio, separazione, affido condiviso o affido esclusivo dei minori, l’aiuto sarà concesso a chi detiene la responsabilità genitoriale, e quindi al genitore affidatario nel caso in cui non ci sia un accordo, oppure verrà ripartito equamente nel caso di affido condiviso e di presenza di accordi.
Una ricetta così semplice? Difficile da trovare. Perché in realtà non si tratta di vero strudel, ma di mini strudel semplificati alle mele. E potete scegliere di prepararli partendo da una base di pasta sfoglia vegana già pronta oppure prepararla in casa voi.
Ecco la ricetta.
È scritto nel nostro DNA: abbiamo bisogno di mantenere legami duraturi con la nostra famiglia e i nostri amici, anche quando sono lontani e specialmente in un periodo difficile come la pandemia da Covid-19. Del resto, non dobbiamo dimenticare che la qualità della nostra salute mentale e fisica è direttamente correlata alla nostra capacità di mantenere queste relazioni. Ridere e chiacchierare con la famiglia e gli amici promuove il rilascio di ormoni e neurotrasmettitori di benessere come l'ossitocina e la dopamina.
Insomma, come essere umani siamo programmati per connetterci, quindi mantenere quei legami - specialmente con la famiglia e gli amici che vivono a migliaia di chilometri di distanza - è fondamentale. Colmare questa distanza non è sempre facile: per fortuna, la tecnologia viene in nostro aiuto! Scopriamo allora insieme quali sono i 6 modi più creativi per rimanere in contatto con la famiglia quando i parenti sono lontani.
Birra, patatine, pizza e il tuo computer sono gli elementi chiave di questa fantastica esperienza che puoi condividere con la tua famiglia. Sì, anche se vive lontano! Come? Con i giochi da fare in videochiamata su Zoom che ti permetteranno di trascorrere una serata all’insegna del divertimento e del calore familiare, anche se sei fisicamente da solo in casa. Accendi il pc, collegati a Zoom e il divertimento è assicurato!
Anche se vivono in fusi orari diversi, i nonni, le zie, gli zii e i cugini possono fortificare il legame con i nipotini lontani usando la tecnologia. Tuo nipote adora ascoltare la favola della buonanotte prima di andare a dormire? E allora leggigli una storia in collegamento su Zoom: in questo modo, sarai vicino a tuo nipote e condividerai con lui un momento importante della giornata. E se abitate in zone con fusi orari diversi? Puoi sempre registrare un video in cui leggi un libro per bambini facendo attenzione a mostrare le pagine e le illustrazioni della storia.
Condividevi con i tuoi cugini la passione per il cinema ma hai cambiato lavoro e ora vivete a migliaia di chilometri di distanza? Niente paura: puoi organizzare una “serata cinema” da remoto e continuare a condividere la passione per i film. Lo sappiamo, non è come essere seduti l’uno accanto all’altro nella sala del cinema, ma per il momento puoi accontentarti!
Hai numerose opzioni tra cui scegliere per organizzare una serata cinema online. Se vuoi utilizzare Zoom, devi essere titolare anche di un abbonamento allo streaming per poter condividere lo schermo con il tuo “partner di cinema”. Ovviamente, la qualità delle immagini non sarà eccezionale.
Una buona opzione è invece Netflix Party, in grado di funzionare con i profili condivisi su Netflix. In questo caso, la qualità del video sarà migliore e potrai anche scambiare messaggi con la tua “controparte” grazie ad una chat di testo.
Avviare un club del libro “online” con la tua famiglia o i tuoi amici ti “costringerà” a mettere giù il telefono per tornare a leggere. Si tratta di un’idea davvero molto valida che ti permetterà non solo di leggere nuovi libri ma anche di conversare in videochat con la tua famiglia su temi sempre diversi. Avviare un club del libro online è molto semplice: chiedi a tutti di scegliere un libro e iniziate a leggerlo.
Se sei un lettore veloce e possiedi numerosi libri, puoi anche avviare un “club del libro itinerante”. In questo caso, dopo aver letto il libro, potrai spedirlo alla persona successiva. Quindi, una volta che tutti avranno finito, potrete discuterne insieme su Zoom.
Cosa c’è di più bello che condividere quella fantastica foto che hai scattato al lago con la tua famiglia o gli amici che abitano lontano? Oppure: hai appena avuto un bimbo ma i tuoi genitori non vivono nella tua stessa città e non possono ammirarlo ogni giorno? Ebbene, la soluzione per sentirsi “meno lontani” esiste e si chiama Google Foto. Questo programma ti permette di condividere foto e ricordi con i membri della famiglia. Una volta impostata la condivisione con un membro della tua famiglia, Google Foto gli invierà tutte le foto che gli scatti (e viceversa). Google Foto è disponibile su iPhone e telefoni Android.
Un’ottima idea per rimanere in contatto con la famiglia quando sono lontani è quella di organizzare una cena virtuale. Rendilo un appuntamento fisso: ad esempio, puoi decidere di organizzare la cena una volta al mese oppure una volta alla settimana.
Prepara la cena, apparecchia la tavola, sistema il pc sulla tovaglia ed inizia la videochat con la tua famiglia. Questo appuntamento potrà essere il modo non solo per condividere il pasto ma anche per raccontarsi la giornata e le ultime novità delle vostre vite.
Il test di gravidanza è positivo. Felicità, confusione, spavento... Le emozioni provate sono innumerevoli, e non ce n'è una giusta o una sbagliata. Se ci mettiamo anche gli ormoni, tutto si scombussola ancora di più. E dopo i mesi iniziali, quelli delle paure e della sicurezza che tutto stia andando bene, arriva anche il momento in cui c'è da dare la notizia al lavoro.
Dire al datore o alla datrice di lavoro che si è in attesa di un bebè non dovrebbe essere un problema. Non dovrebbe fare paura. Ma purtroppo non viviamo ancora in un mondo ideale, in un mondo nel quale i diritti sono sempre rispettati, ed è ancora normale temere quel momento. Perché sono ancora troppi i colloqui che cominciano con un bel "Ma hai intenzione di fare figli?". Quando l'esordio è questo, è chiaro che comunicare la bella notizia sul luogo di lavoro non dev'essere semplice, perché da bella notizia rischia di diventare un motivo di pericolo.
Cosa puoi fare per dire al capo che sei incinta? Prima di tutto, concentrarti su te stessa, sui tuoi diritti e sulla tua vita che cambia. E poi, mettendoti nei panni di chi hai di fronte, parlarne con chiarezza e rispetto. Ecco qualche consiglio.
La prima cosa da fare è entrare nel giusto mood mentale, ovvero tenere bene a mente che la maternità è un tuo diritto. Sia che tu sia incinta, sia che ti sia stata comunicata la notizia di un abbinamento per l'adozione, dire al tuo datore di lavoro o alla tua datrice di lavoro che devi entrare in maternità è un tuo SACROSANTO DIRITTO. Punto. Certo, a volte è difficile! Ci sono ambienti in cui ci si sente protetti da questo punto di vista e altri che mettono paura. Il succo non cambia. È un tuo DIRITTO!
La legge italiana tutela la donna (e il congedo parentale tutela i genitori, in generale, anche se i papà non hanno diritti estesi come quelli delle mamme, purtroppo). Il congedo di maternità obbligatoria prevede l'astensione dal lavoro da parte della madre per cinque mesi a cavallo del parto (da qualche anno è possibile prenderli tutti anche esclusivamente dopo il parto, lavorando per tutti i 9 mesi della gravidanza). Dopodiché, è possibile allungare il congedo con la maternità facoltativa, ma è una scelta, appunto, non obbligatoria.
Quindi, consapevole di questa tutela e dei tuoi diritti, quando te la senti prendi coraggio e parlane con il tuo o la tua responsabile.
L'annuncio? Che tu tema la reazione o che tu sia sicura che colleghi e capi prenderanno la cosa positivamente, dai la notizia con il sorriso. Avrai un bambino, diventerai mamma, e questo non dovrebbe essere d'impiccio per la tua carriera. Le due cose non si escludono!
Detto questo, per un secondo solo mettiti nei panni di chi hai davanti. Perché le aziende temono le gravidanze? Quando una donna resta incinta, i mesi di maternità che può prendere (tra quelli obbligatori e quelli volontari) sono diversi e i capi e i responsabili pensano subito al periodo in cui perderanno la forza lavoro, sostituendola o comunque riassettando il personale. Non è semplice, è vero. Ma di nuovo, la legge è dalla parte della maternità, per fortuna.
Anche per questo motivo, durante l'annuncio è bene mettere le cose in chiaro: dì con fierezza al tuo capo che sei incinta, ma spiega anche che il tuo lavoro è importante e che, pur diventando genitore, non lo prenderai sottogamba. Non ne "approfitterai", insomma, e cercherai di bilanciare le due cose in maniera rispettosa.
Un altro consiglio è quello di programmare fin da subito: mostrando al datore o alla datrice di lavoro che hai i programmi già bene chiari in testa (per quanto possibile! La maternità è fatta anche di imprevisti), farai capire che ci tieni, che la tua maternità non sarà un problema e che a livello pratico e responsabile siete affidabili come sempre.
In questo modo, il capo o la capa diventeranno degli alleati, e non dei nemici. Bilancia, quindi, diritto e responsabilità, sempre fiera della gravidanza e della maternità e allo stesso tempo consapevole di come il lavoro si modificherà.
Siamo negli anni Venti del nuovo millennio ed essere gay non è più, per fortuna, un tabù. Ma fare coming out, ovvero dichiarare la propria omosessualità, è ancora necessario. E per quanto un genitore sia aperto e tranquillo, quando a fare coming out è il proprio figlio o la propria figlia (che sia omosessuale, transessuale o non binary) ci si chiede, giustamente, cosa fare per supportarlo o supportarla al meglio.
Anche se la prima cosa che vien da pensare, spesso, è “Me lo aspettavo” o “Già lo sapevo”, ciò non toglie il fatto che a tuo figlio abbia richiesto molto coraggio uscire allo scoperto. Meglio, quindi, fargli capire che lo ammiri molto, ringraziare della fiducia e fare capire apertamente che avrà il tuo supporto.
E se invece non ce lo si aspettava per niente, beh, mettersi in ascolto è sempre una buona idea, ascoltando davvero ciò che nostro figlio o nostra figlia ci sta comunicando.
La prima cosa da fare è mostrare sempre l’affetto: sembra scontato, ma nella nostra società la paura di non essere accettati, di essere allontanati o di essere visti in maniera diversa è reale perché i casi di discriminazione e non accettazione violenta in famiglia sono all’ordine del giorno.
Ascolta poi tuo figlio o tua figlia chiedendogli i dettagli della sua identità sessuale: si tratta di amare persone dello stesso sesso? Di non riconoscersi nel proprio genere di nascita? Di essere non binari? Con quali pronomi preferiscono essere chiamati? Non sono dettagli da trascurare: è anche attraverso queste attenzioni che si mostra l’accettazione piena e il rispetto.
Comincia, poi, a non passare oltre quando senti parlare male dell’omosessualità, della transessualità o dell’identità di genere e sessuale in generale (senza attaccare nessuno ma spiegando con tranquillità perché è meglio rispettare!): anche così contribuirai a creare un mondo sereno per tuo figlio o tua figlia (e per tutti in generale).
Comportati poi come sempre, nella quotidianità. Fai attenzione a ciò che dici (ad esempio, passa dal “allora ti piace qualche ragazzino?” al “ti piace qualche ragazzina?”), ma in generale mostra a tuo figlio o tua figlia che ciò che è e chi ama non cambia assolutamente nulla!
E infine dimostriamo (a parole e con i fatti) di amare la loro diversità, il loro essere, perché ognuno è bello e meraviglioso per ciò che è. Anche così saremo degli alleati, non dicendo “siamo tutti uguali”, ma “siamo tutti diversi, e questo è stupendo”.
Se stai leggendo questo articolo perché ancora non accetti la sessualità di tuo figlio, perché hai paura o perché non senti di poterlo ancora supportare del tutto, cerca di guardarti dentro, ragionare, ascoltare le persone attorno a te, leggere libri, guardare film… È normale avere paura quando non si conosce la situazione che si ha di fronte. Conoscere è importantissimo.
Anche perché fare coming out in un ambiente giudicante e discriminante, in generale non pronto, è davvero pericoloso per i ragazzini e le ragazzine, che sentiranno sulle spalle una fatica immane che potrebbe lasciare cicatrici profonde.
Quindi il nostro consiglio è quello di provare ad informarti sia personalmente (libri, film, siti, influencer…) sia tramite un aiuto professionale (i consultori e gli sportelli di supporto esistono e sono molto comodi!), quindi, soprattutto, di ascoltare tuo figlio o tua figlia chiedendogli con sincerità di parlarti di ciò che prova, di cosa sente, di cosa significa per lui o lei… Il confronto è TUTTO. Basta farlo apertamente.
Ci si può spaventare, quindi: è normale. Ma da questo spavento ci si può riscoprire come genitori e come persone.