Se ci pensiamo, dare il cognome del padre ai propri figli e alle proprie figlie perché così si fa non ha senso. Anzi, un senso ce l’ha, ma è un senso esclusivamente patriarcale. Una consuetudine maschilista (perché così è, e non possiamo negarlo!) che andrebbe superata e guardata per quello che è: sessismo. Disparità di genere. E a dirlo non siamo noi, ma la Consulta e la Corte Costituzionale.
Anche se una vera legge non c’è, le recenti dichiarazioni delle istituzioni fanno ben sperare. Perché, vien da chiedersi, per quale motivo una famiglia non potrebbe decidere diversamente? Perché non si può dare il solo cognome della madre anche quando il padre riconosce i figli e le figlie?
La risposta è semplice, per quanto sbagliata. Perché il cognome del padre è ritenuto superiore. Perché il cognome paterno pesa di più. È giusto? Secondo noi (e secondo gli organi che ci rappresentano) no.
In Italia, in realtà, il cognome della madre ai figli e alle figlie può essere dato (grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale di qualche anno fa). Ma solo in alcuni casi: quando il padre non riconosce i figli o le figlie, quando non è presente nella situazione familiare o quando diamo il doppio cognome. In quest’ultimo caso, tuttavia, il cognome materno è sempre inserito come secondo. Il primo, insomma, quello di default è sempre quello paterno.
Così come nel caso del cognome unico. Quando si tratta di figli e figlie riconosciuti, il cognome che viene attribuito è quello patronimico, ovvero quello della famiglia paterna.
A dirlo non è una legge specifica, ma una serie di consuetudini attuate in seguito alla lettura e all’interpretazione di alcune disposizioni legislative del codice civile. Come spiegano da diritto.it: “Il Codice civile (art. 262 c.c.) sul cognome del figlio nato fuori del matrimonio, dice che assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento viene effettuato nello stesso istante da entrambi i genitori il figlio assume il cognome del padre. Da un lato sociale, il cognome è la parte del nome che indica quale sia la famiglia di appartenenza. Siccome la maternità è sempre sicura, l’attribuzione del cognome paterno rappresenta il riconoscimento formale della paternità. Secondo la legge, siccome per i figli nati in costanza di matrimonio c’è la presunzione di paternità a favore del marito della madre, il bambino nato da coppia sposata porterà il cognome del padre”.
A ben vedere, il sessismo è presente anche nella possibilità di dare il doppio cognome (così com’è prevista oggi dalla legge italiana). I genitori, infatti, possono aggiungere il cognome della madre solo dopo quello del padre, e solo con una dichiarazione scritta del padre che deve dirsi d’accordo. Deve, insomma, “dare il permesso”.
La questione, che è già stata discussa più volte, è tornata alla luce recentemente quando una coppia di Bolzano ha chiesto di poter dare al figlio solo il cognome della madre. Per legge, questo non è possibile. Ma i giudici del Tribunale di Bolzano hanno ripreso in mano una sentenza del 2016 in cui si erano già espressi a questo proposito, sottolineando nuovamente come l’articolo 262 (quello che regola l’assegnazione del cognome ai figli, intendendo quello paterno come regola primaria) sia “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” di “una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”. Addirittura, la Consulta dubita della legittimità di tale legge riguardo al patronimico, sollevando questioni di parità, dignità ed equilibrio.
La legge, in altre parole, contiene disparità e squilibri, in quanto ritiene di regola il cognome maritale come quello più importante.
Anche la ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti è d’accordo: “Penso sia venuto il momento che il legislatore si faccia pienamente carico e porti a compimento il percorso necessario sul tema del cognome materno, e quindi della possibilità della scelta di consegnare alla storia in qualche modo il nome delle donne”. In una recente dichiarazione ha continuato: “A febbraio 2021 la Corte Costituzionale aveva sottolineato come ormai il cognome del padre fosse un retaggio patriarcale”. Non solo: la ministra ha ricordato come siano stati già effettivamente depositati alcuni DDL (Disegni di Legge) su questo tema, DDL che si impegnerà a sostenere, accelerandone anche la discussione in Parlamento.
Un piccolo passo, che fa sperare in una direzione davvero paritaria. Che non tenga in conto i desideri e i bisogni delle sole coppie eterosessuali, ma anche di tutte le famiglie arcobaleno i cui figli e figlie, mamme e papà, putroppo, non si vedono riconosciuti gli stessi diritti di tutte le altre famiglie. A partire dal cognome e dal riconoscimento della genitorialità.
Ad aprile 2022, finalmente la Corte Costituzionale si è espressa ancor più a favore del cognome materno. Dal momento che il Parlamento non si sbilanciava e non arrivava a nessuna legge in merito (nonostante le interrogazioni di numerosi gruppi parlamentari), la Corte ha dichiarato illegittimo l'automatismo del cognome paterno, dichiarando le norme incostituzionali. Quella nuova, approvata dalla Corte, prevederebbe invece la possibilità di attribuire ai figli il solo cognome materno, il solo cognome paterno o entrambi i cognomi (nell'ordine preferito).
Ora il Parlamento dovrà legiferare (si spera in fretta) per far sì che questa sentenza diventi legge effettiva, ma è già un primo passo.
Come hanno dichiarato gli avvocati Giampaolo Brienza e Domenico Pittella, che hanno rappresentato la famiglia lucana che ha portato la richiesta riguardante il cognome materno davanti alla Corte Costituzionale, "è uno storico risultato. La pronuncia della Corte Costituzionale sul cognome del nato rappresenta una piccola rivoluzione. Da oggi i genitori potranno scegliere il cognome della madre o del padre o di entrambi e, in mancanza di accordo, il nato avrà il cognome di entrambi".
La scuola non è importante solo per le nozioni che si acquisiscono. La scuola è fondamentale anche per la salute mentale. La routine scolastica, infatti, è un confortevole appiglio quotidiano (al di là di "come si va a scuola") che, quando manca, può avere effetti davvero negativi. Di conseguenza, si capisce quanto la chiusura delle scuole e la didattica a distanza possano avere arrecato danni ai nostri bambini.
La pandemia da Covid-19 ha stravolto le routine quotidiane, che sappiamo essere di vitale importanza per il benessere psicologico dei bambini, che grazie ai punti fissi lungo la giornata beneficiano dell'armonia e dell'ordine. Dalla primavera del 2020, tuttavia, queste routine si sono viste ribaltarsi completamente, sia in casa sia fuori casa. Anche la scuola ha subìto questo stravolgimento (che era purtroppo necessario), e si stima che circa un miliardo e mezzo di studenti più o meno giovani si sono trovati senza istruzione o con un'istruzione completamente stravolta, lontani dalle aule scolastiche.
La direttrice generale dell'UNESCO Audrey Azoulay aveva dichiarato che lo stravolgimento educativo in corso non aveva precedenti, in fatto di velocità di diffusione su scala globale.
Aveva ragione. E gli effetti si faranno sentire.
Per i bambini e gli adolescenti con disagio psicologico la scuola è un ambiente importante, molto più che per i ragazzi che non hanno disturbi mentali. A livello mentale, infatti, la scuola è percepita come un luogo sicuro (nella maggior parte dei casi), uno spazio-àncora fisso e stabile. Quando questo manca, il sostegno crolla e la sensazione potrebbe essere quella di ricadere nei meccanismi mentali deleteri e pesanti da affrontare.
Non a caso, una ricerca condotta dall'associazione YoungMinds ha portato alla luce come per l'83% dei ragazzi inglesi con una storia di disagio mentale alle spalle la pandemia abbia, secondo loro, aggravato la loro situazione. Non solo per l'importanza dell'ambiente e delle routine, ma anche per il fatto di non poter più accedere come prima a sportelli di supporto e all'aiuto professionale che si trovava a scuola, così come ai gruppi di sostegno.
A livello immediato, le conseguenze si sono potute vedere direttamente. In alcuni casi, i bambini e gli adolescenti si sono trovati ad affrontare disagio e depressione senza i soliti pilastri solidi, ricadendo in circoli viziosi come l'isolamento, gli scoppi di rabbia, l'alimentazione disordinata e compulsiva... In altri casi, sono stati addirittura costretti a stare chiusi in casa con le famiglie abusive e violente, che erano esattamente la causa dei disturbi mentali, aumentando di moltissimo lo stress, la paura e l'ansia.
Purtroppo, gli esperti non si sbilanciano ancora: gli effetti a lungo termine dell'isolamento da Covid-19 e della chiusura delle scuole, con conseguenti mesi di didattica a distanza, potrebbero essere diversi e potranno riguardare non solo la popolazione scolastica affetta da disturbi psicologici, ma tutti i ragazzi. Ciò che è certo è che quasi sicuramente l'impatto psicologico si farà sentire, soprattutto perché la pandemia ha riguardato un numero di bambini e adolescenti senza precedenti e su una scala larghissima, mondiale, senza confini geografici. La chiusura delle scuole, il distanziamento sociale e gli effetti del Covid-19 di per sé saranno quindi quasi certamente importanti e infliranno sul benessere psicologico degli adulti di domani, come riferisce uno studio pubblicato su The Lancet, rivista specializzata nella salute di bambini e adolescenti.
Le bugie bianche, quelle innocue e leggere, le diciamo tutti. Soprattutto ai nostri figli e figlie. Ammettiamolo: quando diciamo loro che dobbiamo pulire la sommità del Cornetto Algida perché è sporca (per mangiare noi le noccioline); quando fingiamo che l'orsacchiotto sia andato dai suoi amici (mentre è in lavatrice); quando convinciamo i bimbi e le bimbe ad andare dal dottore altrimenti quel dito cadrà... Ci vengono spontanee e a volte fanno anche ridere, ma sono comunque bugie! Menzogne!
Ok, non condanniamo nulla (lo facciamo tutti!), ma se vogliamo crescere figli sinceri dobbiamo provare noi per primi ad esserlo. Un luogo comune? No: a dirlo è la scienza.
Uno studio condotto presso la Nanyang Technological University di Singapore e dal titolo "Children told lies by parents subsequently lie more as adults, face adjustment difficulty" dice proprio questo. Ovvero: i bambini a cui da piccoli sono state dette bugie, diventano adulti che mentono di più". Il sommario è chiaro: "Una bugia che molti genitori usano per far sì che i bambini si comportino bene è "Se non fai il bravo, chiamo la polizia". E anche se queste bugie sortiscono un effetto nel breve termine, un recente studio psicologico suggerisce che abbiano conseguenze dannose sulla crescita".
La ricerca ha coinvolto 379 giovani adulti di Singapore, a cui è stato chiesto se i genitori mentissero quando erano bambini. Le altre domande riguardavano le bugie dette ora, da adulti, e la facilità o difficoltà ad adattarsi alle sfide dell'età adulta. I soggetti che hanno dichiarato di avere avuto genitori particolarmente affezionati alle bugie si sono rivelati adulti più inclini a dirle a loro volta, con la tendenza a ritenere le situazioni dell'età adulta (sociali e psicologiche) più difficili da affrontare.
Questo studio ci dice una cosa semplicissima che tuttavia è bene ribadire, ogni tanto: l'esempio è la prima forma di educazione. La coerenza, quindi, deve essere la nostra guida in quando genitori. Perché è proprio la scienza a dirci in semplicissime parole che se mentiamo ai nostri figli, allora mentiranno anche loro. E a quel punto non possiamo lamentarci, no?
Usare qualche stratagemma-bugia ogni tanto naturalmente non è una tragedia. Ma a un certo punto possiamo svelare ai bambini ciò che abbiamo combinato: rideranno anche loro e la sincerità prevarrà.
Prima di tutto, è bene ricordare che il cervello dei bambini non lavora come quello degli adulti. Le bugie, quindi, sono per loro qualcosa di diverso (quando sono piccoli). Se per noi le bugie hanno giustamente una connotazione negativa, per loro, inizialmente, non si tratta di mentire, ma di giocare, infilando questioni a loro care in qualcosa di ludico e ipotetico. Le bugie, poi, potrebbero rivelarsi anche un modo per esprimere i desideri. È bene quindi capire quando si tratta di bugie ludiche e necessarie alla crescita e quando (da più grandi) di menzogne intenzionali per raggirarci.
Quando i bambini sono abbastanza grandi (dai cinque anni in poi) è bene ricordare sempre quanto dire le bugie sia sbagliato, chiedendo sempre sincerità e mostrandosi aperti. In particolare, è consigliato non prendersela immediatamente quando i bambini ammettono una colpa, dimostrando prima di tutto comprensione, gratitudine per aver detto la verità e rispetto. Solo a quel punto sarà utile spiegare i motivi che rendono un gesto sbagliato.
Naturalmente, quando le bugie diventano frequenti, pesanti ed elaborate, è consigliato rivolgersi ad una figura professionale.
Se qualche anno fa dicevi "olio di ricino", a balzare immediatamente in mente erano solo i rimedi della nonna (contro la stipsi, ad esempio!). Ma come sempre, i rimedi della nonna si rivelano portentosi, poiché fondati, essenzialmente e quasi inconsapevolmente, sulla fitoterapia, ovvero sul potere naturale delle piante, che non è omeopatia, ma la scienza che studia il potere benefico e guarente delle piante medicinali.
Ma perché l'olio di ricino è tornato in trend? Per i suoi benefici su capelli, ciglia e sopracciglia, che grazie all'utilizzo dell'olio di ricino escono rafforzati, nutriti e più folti.
Ecco quindi tutti i benefici dell'olio di ricino e come utilizzarlo al meglio per allungare le ciglia, allungare e rafforzare i capelli e rendere più folte le sopracciglia.
L'olio di ricino è un olio leggermente giallo ottenuto dalla spremitura dei semi del ricino, una pianta erbacea dalle numerose proprietà. I benefici sono davvero per tutti i tipi di capelli: quelli ricci (che saranno più idratati e meno crespi), quelli grassi (dal momento che è seboregolatore e fa benissimo alla cute), quelli lunghi con doppie punte, quelli con forfora...
L'olio di ricino tiene lontani i funghi, e questa è una delle sue caratteristiche principali. Cosa c'entra con peli e capelli? C'entra, perché utilizzandolo spesso aiuta a mantenere la cute sana e pulita e a prevenire e combattere anche la forfora.
Come sempre, gli antiossidanti sono alleati dell'organismo e della bellezza poiché aiutano le cellule a contrastare l'invecchiamento e il naturale stress ossidativo. I benefici sono quindi moltissimi: elasticità, corpo, idratazione...
Se il tuo obiettivo è rendere più folte le ciglia e le sopracciglia oppure rafforzare e migliorare l'aspetto dei tuoi capelli (che cresceranno anche più in fretta), l'olio di ricino è quello che fa per te. Le sue proprietà altamente idratanti e antiossidanti, infatti, stimolano la crescita dei peli e dei capelli, e allo stesso tempo li nutrono dando loro luminosità, corpo e vitalità.
In commercio esistono flaconi di olio di ricino puro che puoi utilizzare sulle ciglia con uno scovolino ogni sera prima di andare a dormire. Lo stesso vale per le sopracciglia: qualche goccia prima della nanna aiuterà a renderle più folte giorno dopo giorno.
Per i capelli, invece, sono consigliati degli impacchi da eseguire così: distribuisci l'olio di ricino sulla cute con uno spray, massaggia bene e distribuisci l'olio in eccesso sulle lunghezze. Lascia agire per mezz'ora con una cuffia da doccia in testa (con un turbante-asciugamano o una cuffia di lana sopra per intensificare l'effetto grazie al calore), quindi lava come consueto i capelli.
L'olio di ricino non ha particolari controindicazioni, ma tende spesso a scurire peli e capelli. Anche se l'effetto è temporaneo e tende a scaricare presto, è da tenere a mente per evitare spiacevoli sorprese.
Proteggersi dai raggi UV è una regola imprescindibile e da qui non ci si scappa. Ma se pensate che utilizzare un filtro solare non faccia abbronzare, vi sbagliate. Evitate, quindi, l'associazione "crema solare"="non abbronzarsi" e proteggete sempre la vostra pelle! Si abbronzerà lo stesso, in maniera più sana, graduale e duratura, senza scottature e diminuendo di moltissimo i rischi legati ai raggi UV sulla pelle, che causano melanomi.
Oltre ad utilizzare la crema protettiva solare potete però stimolare l'abbronzatura anche attraverso l'alimentazione: alcuni cibi, infatti, contengono elementi che aiutano ad attivare la melanina, responsabile della tintarella. Altri, invece, intensificano l'abbronzatura intensificandone il colore.
Ecco dunque quali cibi mangiare per abbronzarsi meglio e mantenere la tintarella più a lungo.
Sono già conosciute per questa loro funzione, ma non sono l'unico ortaggio che ci fa abbronzare meglio. Ma perché le carote fanno abbronzare? La responsabilità è del betacarotene, che in realtà non aiuta ad attivare la melanina (che viene trasformata dall'organismo in vitamina A), ma ad intensificare il tono, rendendolo più intenso e ambrato. Questa molecola, infatti, quando è assunta in quantità notevoli si accumula nello strato adiposo appena sotto la pelle, donandole quell'aranciato che visivamente rende più intensa la tintarella.
Contengono molta vitamina C e sono stagionali estivi: aiutano la pelle con l'abbronzatura favorendo la sintesi del collagene e mantenendola così elastica e tonica.
Come i pomodori, stimolano la produzione del collagene e grazie al licopene contenuto proteggono dall'azione dei raggi UV (aiutando anche a prevenire le scottature).
In generale, la pelle beneficia moltissimo degli antiossidanti contenuti nei frutti rossi ed è quindi utile farne incetta nei mesi estivi, contribuendo ad una pelle sana, tonica ed elastica.
Per lo stesso motivo (ovvero l'alta presenza di antiossidanti) il tè verde (anche in versione Matcha) è una bevanda perfetta per l'estate e per la tintarella.
Anche il melone, arancione come le carote, contiene carotene ed è quindi ideale per intensificare il colore dell'abbronzatura.
L'alga spirulina, come la soia, è un alimento che aiuta l'organismo a produrre la melanina a partire dalla tirosina, amminoacido che il corpo sintetizza dalla fenilanina, contenuta solo in certi alimenti. L'alga spirulina e la soia, quindi, sono tra i cibi che stimolano la produzione di melanina.
Come tutti i cibi ricchi di Omega3 (e quindi anche il salmone e i semi di lino), le mandorle hanno proprietà antiossidanti e vitamina E e stimolano quindi la rigenerazione dell'epidermide, proteggendola e mantenendola elastica (assicurando così un'abbronzatura uniforme e duratura).
L'estate è per molti bambini un periodo per giocare e basta. Per altri arriva l'incubo dei compiti delle vacanze che "rovinano" le giornate. E ci sono anche moltissimi bambini che amano passare le giornate sotto il sole leggendo un buon libro, e non solo quelli consigliati da maestri e maestre.
Se volete qualche spunto per letture estive per bambini, l'ispirazione può arrivare dal Premio Andersen, il premio letterario dedicato ai libri per bambini più importante in Italia, promosso dalla rivista Andersen dedicata all'illustrazione e letteratura per bambini.
Ecco quindi i libri per bambini da leggere quest'estate. Una sfida? Spuntarli tutti!
Un libro illustrato da Marianna Balducci per parlare delle girandole emotive e di come serva sempre un ramo su cui posarsi.
Per bimbi dai sei anni, la storia dello yeti Murdo e dei suoi desideri, in un gioco di suoni e lettere per creare paesaggi immaginari.
Un romanzo per bimbi dagli 8 anni su un bimbo che vuole dare una degna sepoltura al proprio cane. Ma niente va come dovrebbe!
Un altro romanzo per bambini e bambine dagli 8 anni che parla della gorilla macchinista Sally Jones e delle sue avventure disastrose!
Un romanzo su bullismo, solitudine e scuola, ma anche sulla forza per rialzarsi. Dai 13 anni.
Camilla Pintonato illustra questo viaggio illustrato per conoscere l'animale da cortile più amato di tutti, la gallina.
Un libro di fotografie per giocare al gioco della forma delle nuvole, ma espandendo l'esperimento a tutti gli aspetti della vita.
Un romanzo bellissimo per scoprire uno dei maestri del cinema. Per ragazzi e ragazze dagli 11 anni.
Per bambini dai 4 anni, il libro racconta di una bimba a passeggio con suo papà e dei fiori che raccoglie, per apprezzare le piccole cose.
Girotondo di Sergio Rossi e Agnese Innocente è il miglior fumetto secondo Andersen e racconta l'intreccio di amori, amicizie e avventure nella Bologna contemporanea, raccontando la vita vera di ragazzini e ragazzine.
Un romanzo perfetto dai dieci anni che parla di Jess e del suo nonno, a cui vuole regalare un ultimo desiderio: tornare nel paese della sua infanzia per portare a termine un dipinto misterioso, "Il ragazzo del fiume". Un romanzo misterioso e pieno di amicizia, memoria e affetti.
La scrittrice racconta ai bambini dai cinque anni la storia e il significato di questo canto di resistenza e ribellione che ha fatto e continua a fare la storia.
La Niacinamide, il fluido degli dei a cui ci rivolgiamo per contrastare la pelle grassa. Funziona? Sì. Anche perché le controindicazioni sono pochissime e la sua funzione non si limita al regolamento del sebo cutaneo.
Conosci tutti i benefici della Niacinamide? Ecco tutto ciò che devi sapere su questa vitamina preziosa per la pelle, a cui ormai nessuno può più rinunciare.
La Niacinamide fa parte delle vitamine del gruppo B, ed è chiamata anche vitamina B3. Si tratta di una vitamina molto antiossidante che supporta i processi cellulari e che il nostro corpo non produce naturalmente. Una dieta equilibrata che contenga vitamine del gruppo B, quindi, è la prima buona scelta quando si tratta di salute della pelle. Ma allo stesso tempo è possibile applicare la Niacinamide direttamente sulla pelle, beneficiando delle sue proprietà in maniera mirata.
La niacinamide, infatti, è davvero benefica per la pelle: non regola solo il sebo, ma la stimola e la nutre prevenendo le rughe e riparando dai danni e dalle macchie.
Inizialmente ad utilizzare la Niacinamide erano solo le persone con una pelle grassa, dal momento che la vitamina B3 sulla cute è conosciuta proprio per la sua funzione sebo-regolatrice. Ma le pelli grasse, unte e soggette a brufoli non sono le uniche a poter beneficiare della Niacinamide.
Essendo un antiossidante molto potente, la Niacinamide è ottima anche per contrastare e prevenire le rughe e i segni del tempo, supportando la pelle e mantenendola più polposa.
È anche fotoprotettiva e antinfiammatoria, ed è quindi ideale per molti tipi di cute e per ridurre i danni dovuti ai raggi ultravioletti sulla pelle.
Chi ha sofferto di acne, poi, può sfruttare la sua funzione riparatrice, schiarente ed illuminante per attenuare le cicatrici sul viso e sul corpo.
Infine, il film lipidico che la Niacinamide ristabilisce permette di mantenere l'idratazione adeguata in maniera naturale.
Il siero Niacinamide più conosciuto è certamente la Niacinamide The Ordinary, ma non è la sola. Anche BioEarth, ad esempio, la commercializza, così come altri diversi marchi. L'importante è sceglierla di qualità, che abbia un prezzo adeguato (intorno ai 10-20 euro, di solito).
Per quanto riguarda la percentuale, dipende dalla propria pelle. Ma è bene sapere che concentrazioni più elevate potrebbero avere qualche controindicazione nel caso della pelle più sensibile, causando una leggera irritazione. Se l'epidermide è quindi sensibile, meglio orientarsi su una Niacinamide all''1 o 2%. Le pelli più forti e sebacee, invece, possono arrivare anche al 10-11% (la Niacinamide Bioearth, ad esempio, è all'11%). Non ha, infatti, particolari controindicazioni conosciute, al di là della leggera irritazione di cui parlavamo.
La Niacinamide si presenta in piccole ampolle con contagocce: ne bastano un paio di gocce alla mattina e alla sera sul viso pulito, prima di passare gli altri sieri e la crema idratante, tenendola quindi come base della skin care routine.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Quest’anno saranno moltissime le famiglie che decideranno di passare le vacanze a casa (la pandemia non è ancora terminata! Non abbassiamo la guardia!); e in generale scegliere di passare le ferie a casa (o essere obbligati a farlo: non tutti riescono e non ci si deve vergognare) è sempre più diffuso.
Certo, staccare la spina e cambiare orizzonte fa sempre bene, mentalmente, ma anche stare a casa ha i suoi benefici. Soprattutto se proviamo a rendere le vacanze a casa divertenti e stimolanti. Anche perché ormai le ferie domestiche hanno un nome: staycation! E per far sì che la staycation sia piacevole e bellissima, ecco qualche ispirazione.
Il campeggio al mare, in montagna o al lago può spostarsi in città o in paese: con i bambini possiamo infatti costruire tende e cassotti in casa (ricordate le istruzioni Ikea per costruire fortini?!) oppure piantare la tenda in giardino o nel prato dietro casa, per un’avventura vicina ma estremamente stimolante.
Se vivete in una zona montana, potrebbe darsi che a pochi chilometri da casa vostra ci siano sentieri e percorsi sconfinati e davvero interessanti. Cercate le mappe e ideate delle gite in famiglia a due passi di distanza!
Magari non avete il mare vicino, quindi che si fa? Si scelgono laghetti, fiumi tranquilli, ma anche piccole piscine in giardino, parchi comunali, terme… Provate a Googlare queste attività associando la vostra zona di residenza: vi stupirete di quante attività esistono!
Bastano un piccolo quadernetto bianco e delle matite colorate, uno zaino e una borraccia. Dopodiché, uscite così attrezzati insieme ai bambini come foste degli esploratori che documentano ciò che trovano sulla loro strada: sassi, fiori, adesivi, piante…
Un’idea per rendere le vacanze a casa più divertenti è organizzare una discoteca serale all’aperto in famiglia. Qualche lucina, della buona musica e tanta voglia di ballare sono le uniche cose che serviranno.
Come per i sentieri e i corsi d’acqua, cercando in Internet delle informazioni sulla vostra città scoprirete moltissime buone attività da svolgere, luoghi sconosciuti, ambienti storici interessantissimi… Mettetevi quindi nell’ottica di essere turisti nella vostra stessa città ed esploratela con un nuovo punto di vista.
Quando tutta la famiglia è a casa per le ferie, una cosa divertente e coinvolgente da fare tutti insieme è andare al mercato rionale: lo fanno in tutti i paesi e in tutte le città! E oltre alla frutta e alla verdura per la settimana si può comprare anche il pranzo al sacco, perfetto per…
Non serve andare lontano: il picnic è un modo di mangiare diverso e divertente che piace moltissimo ai bambini! Fatelo in giardino, o in casa: bastano una coperta a terra e tanti cibi gustosi.
Nove mesi senza ciclo mestruale; altri mesi senza mestruazioni (durante l'allattamento!); ma quando arriva, quindi, il ciclo dopo che abbiamo partorito? E come cambiano le mestruazioni in base al tipo di allattamento? Come fare a capire quando arriveranno di nuovo o se si trattava di una falsa avvisaglia? Ecco tutto ciò che c'è da sapere sulle mestruazioni dopo il parto.
Le prime mestruazioni dopo che i bambini sono nati si chiamano innazitutto capoparto. Il capoparto è la prima mestruazione dopo il parto, ovvero superati i nove mesi di gravidanza e, nel caso dell'allattamento al seno, i mesi pre-svezzamento del bambino, quando gli estrogeni e il progesterone, ormoni a livelli molto alti in gravidanza, mettono in pausa il ciclo, bloccando le mestruazioni.
Dopo il parto, chi non allatta potrebbe vedersi tornare il ciclo circa 8-10 settimane dopo; chi invece allatta al seno, potrebbe vedere tornare le prime mestruazioni anche 18 mesi dopo il parto.
I primi tempi si tratterà di cicli irregolari, più o meno abbondanti (e più o meno riconoscibili: a volte si tratta di semplice spotting), ed è per questo importante tenerne traccia. Dopodiché, piano piano si regolarizzeranno. Se così non fosse, è bene rivolgersi al ginecologo.
Il capoparto, quindi, ritarda se c'è in corso l'allattamento al seno. Questo avviene perché nei mesi di allattamento il corpo della mamma produce prolattina, l'ormone responsabile della lattazione che, allo stesso tempo, ha il compito di bloccare il ciclo mestruale.
Più frequentemente si allatta e più sono abbonanti le poppate, meno probabilità ci saranno che il ciclo torni; cominciando invece con lo svezzamento e riducendo frequenza e intervallo tra le poppate, la prolattina scende e, viceversa, potrebbero tornare le mestruazioni.
Una volta arrivato e stabilizzato, il ciclo potrebbe tuttavia non essere uguale a prima. Nella vita di una persona le mestruazioni, infatti, variano, si modificano, si allungano o si accorciano, così come il ciclo stesso, ed è normale che il ciclo post parto sia diverso dal ciclo pre parto.
Se dopo il parto hai indossato assorbenti grandi e grossi o mutande assorbenti fatte apposta per i giorni successivi, per le mestruazioni dopo il parto (quelle che arrivano qualche settimana o mese dopo) non serve ricorrere ad essi. Si tratta, infatti, di un nuovo ciclo mestruale "normale" (anche se sappiamo che un ciclo mestruale non è mai uguale ad un altro, varia da persona a persona!) e quindi è possibile utilizzare tranquillamente assorbenti, tamponi, coppette o dischi mestruali.
Se hai avuto un parto vaginale (ma anche se il tuo bebè è nato con il cesareo arrivando a termine) è molto probabile che dovrai cambiare la taglia della coppetta che usavi prima di rimanere incinta (se è il tuo primo figlio biologico!). Il canale vaginale, infatti, con il parto si modifica. Alla prima mestruazione, quindi, puoi provare con la vecchia coppetta, passando ad una un po' più grande al ciclo successivo se questa risulta scomoda.
Soprattutto in estate, e in generale durante le giornate senza scuola, è normale che i bambini incappino in momenti di noia, che puntualmente riempiono con la tivù, i videogiochi o i tablet. È normale e non sta a noi demonizzare la cosa! Sappiamo che a volte è un male necessario (basta utilizzare la tecnologia in maniera positiva!), ma l'eccesso è sempre rischioso.
Gli anni della crescita sono infatti fondamentali: sono le basi su cui si fonderanno i pilastri della vita adulta. E per far sì che queste basi siano solide, è bene puntare su attività benefiche e stimolanti.
Allo stesso tempo lo sappiamo: a volte staccare dallo schermo i bambini è impossibile. Ipnotizzati, fanno qualche capriccio e quando spengono restano comunque imbronciati. Avete mai provato a proporre, in alternativa, una di queste attività? Si tratta di proposte semplici e quotidiane, ma spesso sono davvero utili ed efficaci!
Ai bambini spesso basta dire che un compito è particolarmente importante per far sì che ascoltino e si impegnino, perché sentire di avere una responsabilità li rende più attenti. Non serve puntare sulle faccende domestiche: provate a chiedere di fare un disegno per la sorella, di inventare una canzone per la nonna, di raccogliere i fiori per il papà... Dicendo, però, che è importantissimo farlo! Immediatamente, ci metteranno molto più impegno.
Se stanno guardando un cartone, chiedete loro di disegnarne e inventarne uno tutto loro con pastelli, pennarelli e gessetti. E se stanno giocando a un videogioco, cambiate soggetto: perché non provare ad inventare un videogioco con un personaggio e la sua storia?
E non solo nelle faccende scomode, ma anche in quelle più divertenti o che richiedono responsabilità. Cucinare, ad esempio, ma anche fare le commissioni (dando qualche compito specifico ai bambini)...
Avete già realizzato il vostro barattolo della noia di famiglia? Basta pochissimo e può essere perfetto per distogliere l'attenzione dalla televisione per cominciare a dedicarsi ad attività più divertenti e stimolanti!
Le giornate con gli amici, fateci caso, i bambini non le passano quasi mai davanti alla tele: a volte, quindi, basta questo trucchetto per incoraggiarli a giocare.
Spesso i bambini optano per i cartoni animati perché sono soli e perché si annoiano. Proviamo invece a coinvolgerli anche se stiamo facendo altro, magari con un gioco ad alta voce che devono seguire con attenzione. Uno semplicissimo è quello degli animali o dei nomi: si parte dalla lettera A e si elencano tutti i nomi o gli animali che cominciano con quella lettera. Perde chi molla per primo!
I podcast sono delle specie di audiolibri e sono quindi una narrazione alternativa. Rispetto alla tv, i bambini ascoltano e possono quindi nel frattempo costruire con i mattoncini, muoversi, cucinare con noi... Qui trovate i nostri podcast per bambini preferiti.
Se lavorate da casa, o se avete l'attività sotto casa, potete approfittarne e, mentre lavorate, mostrate nel dettaglio ai bambini cosa state facendo. Li intratterrete, stimolerete la loro curiosità e la loro intelligenza e potrete allo stesso tempo continuare a lavorare (con dei piccoli aiutanti!).
Prendete una scatola o una cesta di vimini e riempitela di giocattoli interessanti ed educativi: puzzle, costruzioni, strumenti musicali... Proponetela, quindi, ogni volta che si spegne la tv. I bambini troveranno sicuramente qualche gioco che li incuriosirà e che li terrà occupati per ore!
Se i bambini sono piccoli, preparatela voi e proponetegliela; se i bimbi sono grandicelli, possono invece inventarne una loro durante la giornata, per giocare insieme a tutta la famiglia non appena tutti sono a casa la sera!