Mangiare pesce una volta a settimana è molto consigliato, se non seguiamo una dieta vegana o vegetariana, poiché ci permette di assumere le giuste quantità di acidi grassi Omega3. Spesso però non lo facciamo, o ripieghiamo sui bastoncini fritti, perché pensiamo che cucinare il pesce sia difficile e disordinato, o lungo e laborioso. Niente di più falso!
Basta infatti acquistare del filetto di salmone e il più grosso è fatto! Scegliamolo fresco, senza lische e senza pelle, e lasciamo che il forno a microonde faccia tutto il lavoro. In SEI MINUTI!
La frustrazione è normale: quando un bambino non segue i nostri “no” è legittimo che salga la rabbia. C’è poi chi sa gestirla, richiamando tutta la pazienza di questo mondo, e chi invece sbotta. In ogni caso, la pazienza ad un certo punto può terminare.
Come prendere in mano la situazione? Come fare per cambiare le carte in tavola e far sì che i bambini seguano le regole che impostiamo per il loro bene?
Quando parliamo di “no” non intendiamo il “no” per partito preso. Siamo dell’idea che sia meglio evitare questa parola, soprattutto nei primi anni di vita del bambino, sostituendola invece con altre frasi. Al posto di “non correre”, preferiamo “cammina”; al posto di “non mordere gli altri bambini!”, preferiamo “mordere fa male, usa più gentilezza!”. E così via. Detto questo, qualche “no” qua e là fa di certo bene, e in ogni caso quando diciamo “come far sì che i bambini ascoltino i nostri no” intendiamo dire: “Come far sì che i bambini seguano le nostre regole”. Perché in fin dei conti è questo che vogliamo, no? Che i nostri figli ci ascoltino, e che quando prendiamo una decisione o diamo un ultimatum seguano quanto detto, senza storie e senza sfidarci all’estremo.
Bene. Come fare, quindi, per far sì che i bambini ascoltino i nostri no? Non importa se i bambini hanno due (i terribili due!), tre, sette o dieci anni. Perché se non ci ascoltano, la pazienza ad un certo punto si esaurisce.
Mettiamoci nei panni dei genitori che hanno figli che non ascoltano i no. Significa che quando chiedono “Mangiamo un gelato per pranzo?” e mamma e papà rispondono “No, non si può”, tengono il broncio o addirittura aprono il freezer sfidandoli. Significa che quando mamma o papà dicono “Ora scendi dai giochi che andiamo a casa”, poi passa almeno un’altra mezz’ora. Significa che quando si impostano regole come il “Dobbiamo sempre dire grazie e per favore”, i bambini non le seguono, con impertinenza e aria di sfida, oppure semplicemente con indifferenza.
Innanzitutto, cerchiamo di capire perché i bambini si comportano così. Solitamente, stanno sfidando i genitori, testando i loro limiti e i limiti delle regole, spingendo allo stesso tempo mamma e papà al loro, di limite. Cercano, insomma, di capire fino a dove questo “no” non si spezza. I bambini lo fanno, è normale, chi più chi meno. E lo fanno perché ad un certo punto della loro vita capiscono di poter avere influenza sui genitori.
Quando continuano a comportarsi in questo modo, tuttavia, è perché forse hanno notato che imporsi in questa maniera porta a dei risultati vantaggiosi per loro. In altre parole, se troppe volte i genitori cedono, allora i bambini capiscono che possono avere il potere nelle loro mani. Ecco l’insistenza nel non seguire il “no”. Ecco la loro testardaggine.
Capiamo, quindi, che anche se ci sembra di recitare la parte dei “cattivi”, mettere dei paletti e insistere nel fare rispettare le regole è importantissimo. È un atto d’amore (perché l’educazione è amore) nei loro confronti, anche se ci fa sentire cattivissimi nel momento in cui ci impuntiamo.
Meglio, quindi, esercitare un po’ di autorità nei momenti giusti, bilanciandola comunque con l’empatia. Perché spesso a volte basta l’autorevolezza della nostra decisione per fare capire che il “no” è davvero “no”, mentre a volte questo non è sufficiente.
In quel caso, meglio indagare da dove arriva la non voglia del bambino: se non vuole andare a letto, magari è la paura del buio? Se non vuole scendere dai giochi al parco, è perché a casa lo attende qualcosa di noioso che non ama?
Scendere a compromessi, in questo caso, può essere utile, ma è utile soprattutto il dialogo e lo scambio. Parlare, parlare, parlare: sembra un consiglio troppo semplice e ripetitivo, ma la chiave sta nel 99% dei casi proprio lì!
Da noi mattina fa rima con semplicità. Questo significa che puntiamo spesso su dolci o ricette veloci, ma genuine. La maggior parte delle volte prepariamo insieme, nel weekend, una torta o dei biscotti, spesso riciclando ciò che abbiamo in dispensa e cercando ricette per non sprecare, in modo da avere poi la colazione pronta per tutta la settimana!
Anche questo è un caso di colazione-anti spreco genuina, poiché nei giorni scorsi avevo in casa un sacco di mele biologiche e delle uova della gallina della mia vicina. Il risultato è un plum cake alle mele con un pizzico di golosità in più (data dalle gocce di cioccolato fondente!). Davvero delizioso, morbido e ideale per cominciare la giornata!
Le fazioni sono due, senza sfumature: c’è chi la odia (“Oddio, che schifo, non potrei mai usarla”) e chi la idolatra (con la conseguenza di fare proselitismo tra tutte le amiche, anche con insistenza). Ma la verità, come spesso accade, sta nel mezzo: la coppetta mestruale, infatti, è uno strumento intimo davvero favoloso per alcune persone, mentre davvero scomodo per altre.
In generale, sono più i benefici rispetto agli svantaggi, questo è innegabile. Ma se qualcuno non la trova comoda, beh, non significa essere sbagliati: ogni persona è diversa e ogni vagina è diversa!
Ma come capire se la coppetta mestruale può fare per noi? Ecco qui una piccola, breve ed essenziale guida che vi introduce ai vantaggi della coppetta, valutando i pro e i contro e capendo così se può fare al caso vostro.
Innanzitutto, la coppetta mestruale è ecologica. Dura fino a 10 anni, ma anche cambiandola ogni 3 anni riduciamo i rifiuti e risparmiamo nettamente sull’acquisto degli assorbenti usa e getta. A fronte di 1000 assorbenti (tra esterni e interni) usati in quattro anni, quindi, possiamo utilizzare una sola coppetta.
Il secondo beneficio sta nel fatto che è molto comoda. Non le prime volte, questo no (e questo è un contro: non è così immediata come gli assorbenti). Servono 3 o 4 cicli mestruali per prendere confidenza appieno con la coppetta. Ogni vagina, infatti, è diversa, e soprattutto ogni cervice è diversa. In base a questo e grazie all’uso ripetuto capiremo quale coppetta è più adatta a noi (partendo generalmente da una distinzione: se abbiamo avuto figli useremo la taglia più grande, se non abbiamo partorito quella più piccola), e capiremo soprattutto quali movimenti eseguire per inserirla al meglio evitando le perdite.
Piccole perdite, soprattutto all’inizio, sono infatti normali. Piano piano, tuttavia, si acquisisce una manualità tale da evitarle del tutto. I primi tempi, quindi, è consigliato utilizzare, soprattutto nei giorni di flusso abbondante, dei salvaslip (magari lavabili come questi, per evitare quelli usa e getta).
A volte a frenare sono semplicemente due idee: lo “schifo” che provano alcune persone pensando di toccare il sangue (cosa che non avviene se inseriamo bene la coppetta) e la scomodità dell’inserire qualcosa di così “grosso” nel canale vaginale. E, in generale, a frenare è il tabù che c'è attorno alle mestruazioni.
In realtà, se già si usano i tamponi interni non c’è molta differenza. Rispetto a questi, tuttavia, la coppetta mestruale è decisamente più igienica (se la utilizziamo seguendo le regole). I tamponi, infatti, assorbono il flusso, che ingloba anche ossigeno, mentre la coppetta lo raccoglie nella sua “ventosa”. L’ossigeno, quindi, non viene a contatto con il sangue, che rimane così privo (quasi del tutto) di batteri fino a che non estraiamo la coppetta. Questo riduce anche il rischio di TSS, o sindrome da shock tossico.
Inoltre non assorbendo, rispetto ai tamponi interni la coppetta lascia anche la vagina più idratata e meno secca.
Per inserirla, poi, non serve niente di più rispetto ad un tampone interno senza applicatore. La coppetta si inserisce infatti piegandola a “C” o a stelo, diventando poco più grande di un tampone, e sistemandola un attimo con le dita per assicurarsi che sia in posizione corretta.
Inoltre, la coppetta può diventare uno strumento davvero utile per quelle persone che amerebbero avere rapporti sessuali durante il ciclo ma solitamente non amano l'idea. Con la coppetta, infatti, è possibile ricevere sesso orale senza problemi, o comunque avere rapporti non completi (senza quindi la penetrazione) senza paura di sporcarsi. Per avere rapporti penetrativi, invece, ideale è il disco mestruale, che tuttavia in Italia si trova ancora con difficoltà. È una sorta di diaframma, ma che raccoglie il flusso mestruale al posto di diventare barriera contro gli spermatozoi.
Una domanda ricorrente, tuttavia, è questa: ma come può essere igienico usare la coppetta? Come facciamo nei bagni pubblici? Semplicemente, la coppetta va svuotata nel water e risciacquata con acqua corrente. Solitamente, nei bagni troviamo anche un rubinetto, ma se non lo abbiamo a disposizione possiamo utilizzare una bottiglietta di acqua, oppure delle salviettine usa e getta fatte apposta (come queste, confezionate singolarmente e quindi molto comode) o, ancora, semplicemente della carta igienica, lavando poi la coppetta sotto acqua alla prima occasione. L’importante è lavarsi sempre la mani prima di toglierla e inserirla (abitudine igienica normale e sacrosanta).
Contiamo, poi, che per le persone con un flusso nella media non serve cambiare la coppetta così spesso come un assorbente o un tampone. Questo ci porta all’ennesimo beneficio, perché significa che possiamo tenerla inserita fino a 12 ore, evitando di svuotarla nei bagni pubblici e togliendola una volta nel nostro bagno.
Possiamo poi fare il bagno, nuotare, fare sport... Proprio come un assorbente interno. Con il vantaggio di non doverlo cambiare ogni 3-4 ore e di non avere il classico cordoncino che penzola. Un beneficio, questo, anche per gli uomini transessuali, che spesso la preferiscono agli assorbenti interni perché più discreta (dà anche la sensazione di avere meno flusso!), allentando anche la disforia di genere.
Alla fine delle mestruazioni, quindi, basterà lavarla bene con acqua e sapone, sterilizzandola prima dell’inizio del ciclo successivo, bollendola in acqua per cinque minuti o usando i contenitori per sterilizzazione in microonde.
Quale coppetta acquistare, dunque, se stiamo pensando di abbandonare gli assorbenti una volta per tutte?
Per cominciare, possiamo provare con una coppetta mestruale “base”, come la Organicup, tra le più famose. La troviamo nella taglia A/piccola e nella taglia B/grande.
Ci sono poi quelle più ergonomiche, come questa, e quelle senza taglia, adatte a tutte.
I vantaggi e i benefici, quindi, sono moltissimi (come abbiamo visto). Il consiglio è quindi quello di provare la coppetta mestruale, capendo concretamente se fa al caso nostro oppure no, con la consapevolezza che, una volta non gettata la spugna, la soddisfazione ecologica, economica e personale può essere davvero altissima. E se non troviamo faccia al caso nostro? Beh, nessun problema. Non siamo tutti uguali, e il mondo è bello per questo!
Barbecue fa estate, è proprio vero. Ma è altrettanto vero che non tutti mangiano carne, e che altri vorrebbero evitare le abbuffate di derivati animali tipiche delle grigliate estive.
La verità, tuttavia, è che possiamo fare delle pazzesche grigliate vegetariane a base di alimenti di origine naturale che non hanno nulla da invidiare ai classici barbecue di carne! Ecco quindi una selezione di alimenti da grigliare al posto dei tradizionali hamburger di carne, bistecche e spiedini.
Semplici e colorati, basta tagliarli a metà e pulire l’interno, grigliandoli bene e condendoli con sale e olio.
Classiche e intramontabili, le zucchine grigliate e le melanzane grigliate sono ottime sia da sole che come accompagnamento. Tagliamole a fette non troppo sottili, così avranno una bella polpa succosa!
È uno strappo alla regola ed è adatto solo ai vegetariani, non ai vegani, ma il formaggio sulla griglia è qualcosa di strepitoso! Meglio usare del formaggio duro, con crosta, in modo da farlo cuocere lentamente e a lungo, oppure delle fette spesse di formaggio nostrano.
Esatto, le pesche! Sono deliziose, acidule e dolci al punto giusto, e con la bruciacchiatura del barbecue acquisteranno un sapore ancora più irresistibile. Tagliamole a metà e appoggiamole sulla griglia, lasciando che si “righino” con il calore.
Idem l’avocado: tagliamone uno non troppo maturo a metà, ancora con la buccia, e cuociamolo sulla griglia così, senza nient’altro. Possiamo poi condirlo e mangiarlo con un cucchiaino.
In America sono abituati, noi un po’ meno, ma sono deliziose: basta pulirle bene, tagliare le estremità e lasciarle sul fuoco finché morbide e ben colorate.
Al posto dei classici hamburger di carne, basta scegliere quelli veg, come quelli di ceci (di cui trovate una ricetta qui) o di broccoli, sempre buonissimi e dal sapore curioso.
Naturalmente con tutto possiamo fare degli spiedini, mettendoci ciò che più amiamo (zucchine a rondelle, melanzane a cubetti, pesche, pezzetti di peperoni…) e grigliandoli sul barbecue con un po’ di marinatura.
Camminare con i bambini è una delle attività più consigliate in assoluto. Lo si può fare fin da quando sono piccolissimi, è economico ed ecologico, fa bene alla salute, ci dà lo stimolo per muoverci e ci dà l’opportunità di visitare luoghi ogni volta che vogliamo, spostandoci di pochissimo da casa. E poi abituando fin da piccoli i bambini (alle camminate in città come alle camminate in montagna, daremo loro la possibilità di diventare adulti amanti delle camminate e della natura.
Ma come fare per rendere fin da subito le camminate divertenti e stimolanti anche per quei bambini che apparentemente non le amano proprio? Ecco 10 attività da svolgere mentre siamo intenti a camminare con i bambini, per coinvolgerli, divertirli e stimolarli!
Classica e senza tempo: la caccia al tesoro è un must, e quando camminiamo possiamo renderla più semplice e immediata. Come? Prima di partire stampiamo un elenco (come questo, che potete salvare e stampare), portiamo con noi una matita e spuntiamo ogni volta che troviamo uno degli elementi elencati. Vince chi trova tutte le cose per primo!
Che sia vicino a casa quando camminiamo dopo il lavoro o in montagna in estate, proviamo a rendere più speciale l’attività uscendo con il buio e le torce (e l’abbigliamento adatto, ovvero con dei catarifrangenti che segnalino la nostra presenza!): sarà un’avventura!
Se stiamo camminando in città per la camminata serale, se i bambini preferiscono lasciamo che ci seguano con il loro monopattino o con i pattini, o con la loro bicicletta. Insomma, ogni forma di movimento è eccellente!
Perché non rendere speciale la camminata? Soprattutto quella quotidiana: per renderla diversa dal solito, scriviamo con i bambini dei bigliettini dedicati a quelle persone alle cui case passeremo accanto camminando, lasciando poi la sorpresa affettuosa nella cassetta della posta!
Sia vicino a casa che in montagna, portiamo con noi un bel libro dedicato agli animali e alle piante e cerchiamo di capire il tipo di flora e fauna che circonda i luoghi che visitiamo o in cui abitiamo.
Pietre, foglie, fiori di campo, rametti… Di volta in volta scegliamo un elemento e raccogliamone più che possiamo, studiandoli poi una volta a casa o utilizzandoli per i nostri lavoretti.
Ma facciamolo insieme ai bambini, rendendolo così più interessante e coinvolgendoli, facendoli sentire “responsabili”: in questo modo avranno molta più voglia di fare la passeggiata!
Portiamo con noi la macchina fotografica e lasciamo che i bambini sperimentino il lavoro del reporter!
Raccogliamo non solo sassi e rametti, ma anche insetti morti, fiori, foglie cadute… Una volta a casa potremo usare la lente d’ingrandimento o il microscopio per studiarli!
Solitamente - ed è assolutamente normale! - tendiamo a tenere sempre le stesse rotte. Nella camminata serale, tendiamo a fare sempre lo stesso giro del vicinato o ad andare sulla solita ciclabile, e in montagna tendiamo ad andare sui sentieri che conosciamo. Cerchiamo, invece, di variare sempre, tenendo sempre alti l’attenzione e il divertimento!
Sotto l'ombrellone o all'ombra di un grande albero montano, oppure durante la siesta pomeridiana a casa o la sera nel letto: l'importante è leggerli! Ecco una selezione di libri per bambini imperdibili, perché tradizionali, coinvolgenti, divertenti e indimenticabili, da divorare in un pomeriggio d'estate o da gustarsi per tutta la vacanza.
Perché? Perché è una storia tradizionale e magnifica, da leggere ad alta voce con i genitori o per la prima volta da soli, seguendo le avventure del piccolo burattino che vuole diventare bambino. E poi è appena uscita la versione illustrata dai MinaLima (insieme alla Bella e la Bestia), che è un gioiello da tenere in libreria.
Chi l'ha letto lo sa: ne cominci uno e poi non smetti più per tutta la saga! Perché Angelo Petrosino parla di una bambina classica nella quale tutti si possono rispecchiare, e in ogni libro della serie sono affrontati i vari problemi della vita con leggerezza, serietà e simpatia. Valentina piace un sacco a tutti! Il primo libro della serie è questo.
Per i bambini amanti dell'avventura, dei misteri e delle sorprese, e per chi vuole mettere alla prova il proprio istinto, ecco Sherlock: un classico della tradizione crime adatto anche ai ragazzi, soprattutto in questa versione.
Purtroppo Luis Sepulveda ci ha lasciato a causa del Coronavirus. Quest'estate 2020, dunque, è perfetta per ricordarlo nel migliore dei modi: leggendo il suo libro per bambini più famoso al mondo. Ci sono un sacco di insegnamenti!
Il GGG, ma anche "Le streghe", o "La fabbrica di cioccolato". Insomma, tutti i libri di Roald Dahl! Lo scrittore inglese è tra i preferiti dei bambini, e un motivo c'è: basta leggere uno dei suoi libri per capire che è impossibile, poi, staccare gli occhi dalle pagine.
Quale periodo migliore per cominciare una saga che sappiamo ci terrà incollati alle pagine per tantissimo tempo? L'estate è fatta apposta per appassionarsi al mondo del maghetto. Qui trovate il primo volume con la copertina "vecchia", quella originale di quando uscì negli anni Novanta.
Per le ragazzine e i ragazzini (sì, anche loro!) che vanno verso le scuole medie, consiglio "È tutto un ciclo", una graphic novel bellissima che parla del tabù delle mestruazioni e dei rapporti tra i ragazzi alla scuola media, sempre così delicati e paurosi!
Sempre per i ragazzi in vista delle scuole medie, perfetto è "Diario di una schiappa", che parla proprio delle difficoltà del cambiamento, con ironia, disegni, divertimento e serietà allo stesso tempo!
Quella del selvaggio e ribelle Huckleberry Finn in viaggio sulla zattera con Jim è una delle storie più avventurose ed entusiasmanti di tutti i tempi, perfetta per un'estate appassionante!
Tutti i bambini che lo leggono ne restano affascinati, e del resto Daniel Pennac è uno degli scrittori per adulti e per ragazzi più bravi di sempre. L'occhio del lupo parla di un lupo che viene dall'Alaska e di un ragazzo che viene dall'Africa, e delle loro storie incredibilmente intrecciate.
Alcuni faranno fatica a crederci, ma ogni donna incinta sa che una di queste frasi prima o poi ce la si sente rivolgere. Non sono rare, quindi, ma, anzi, diffusissime! Che fare per cambiare la situazione? Semplicemente evitarle, sfoggiando invece il buon vecchio tatto, il buon vecchio buon senso e la buona vecchia discrezione.
Ecco quindi le 10 frasi più inappropriate da evitare quando si parla con una donna in dolce attesa.
Ecco, questa è una domanda da non fare a nessuna donna, soprattutto quando non siamo certi al 100% che sia in dolce attesa. Perché la pancia pronunciata potrebbe derivare da mille motivi, non solo da un bambino nell’utero! Evitiamo questi commenti spiacevoli e usiamo invece tatto, empatia, buon senso e discrezione.
Questa frase solitamente esce, nel 99,9% dei casi, da una bocca maschile. No, NON È LA STESSA COSA! No uterus, no opinion.
Le zie Ignazie del mondo amano queste previsioni, e le snocciolano con una sicurezza tremenda, come avessero in tasca la verità. Carine, eh, ma ad un certo punto basta…
Sì, gli ormoni provocano anche (ma non sempre) sbalzi d’umore e cambiamenti emotivi, ma nessuno dà il diritto di farlo notare. Anche perché se gli ormoni stanno davvero facendo il loro lavoro, la donna incinta in questione potrebbe sbranarvi, e con tutto il diritto!
Sì, alcune persone lo chiedono. E la frase non ha bisogno di commenti, no?
Questo è solo un esempio dei tantissimi consigli non richiesti che possono anche aumentare le ansie inutilmente! Lasciamo che le mamme raccontino la loro esperienza, se vogliono, ma evitiamo commenti di questo genere.
Really? Nel 2020?
Really? Nel 2020?
Mah, saranno affaracci della coppia, no?
Non ci sono tette giuste, sbagliate, troppo piccole o troppo grosse, ma cervelli troppo piccoli sicuramente sì.
I bambini hanno infinite risorse, e lo sappiamo: cerchiamo sempre di tenerli al sicuro, ma il mondo è difficile, la vita è difficile. Ma non per questo i bambini soccombono, anzi. Hanno una resistenza e una resilienza incredibili, e ce ne rendiamo conto ogni giorno. Soprattutto in questo periodo: non capita a chiunque di vivere in un periodo di pandemia mondiale. E per quanto cerchiamo di proteggere i nostri bambini dalle notizie e dal clima che si respira, stanno vivendo anche loro il coronavirus.
Sentono le notizie, percepiscono il cambiamento, rispettano le regole, si adattano alle nuove abitudini stravolte… Spesso con il sorriso. Ma capita, e non bisogna vergognarsene o preoccuparsi eccessivamente, che certi bambini vivano questo periodo con ansia e paura. È normale, è fisiologico. Soprattutto nel momento in cui si rendono conto del pericolo.
Che fare? Cosa dire? Ecco alcune frasi e alcuni consigli per aiutare i bambini a vivere la pandemia da Coronavirus con serietà ma senza eccessiva ansia e preoccupazione.
Innanzitutto, cosa sanno i bambini del Coronavirus? Se percepiamo che si sentono preoccupati e che hanno dubbi, la prima cosa da fare è indagare e dialogare. Sediamoci con i bambini, creiamo un ambiente tranquillo e confortevole in casa, quindi chiediamo loro cosa sanno di questa situazione.
Anche se non ne parliamo apertamente e crediamo che i bambini non sappiano cosa stia accadendo, o che ne sappiano lo stretto necessario, anche i più piccoli captano, ascoltano e percepiscono ciò che sta attorno a loro, e di conseguenza sanno molto più di quello che crediamo. Meglio, quindi, cercare di capire cosa sanno, cosa credono, cosa hanno sentito. C’è verità? La loro mente ha ingigantito o ridotto la cosa? Certe notizie false hanno raggiunto anche loro?
In questo modo possiamo fare chiarezza, parlare con sincerità e insegnare ai bambini le cose vere e le cose false, rimediando alla mala informazione che potrebbero avere assimilato. Essere informati è anche il primo passo verso la tranquillità: sapere è potere, anche sulle emozioni. E per sapere ancora meglio, possiamo affidarci agli strumenti per bambini, come questa guida.
Il secondo passo è insegnare ai bambini a focalizzarsi su ciò che possiamo fare in prima persona. Spesso la paura è data dall’imprevedibilità della situazione e dal non sapere cosa accade. Ma per arginare il contagio possiamo noi per primi metterci in gioco: lavarsi benissimo le mani, indossare la mascherina, non toccarsi la faccia, non toccare gli altri anche quando giochiamo, cercare di proteggere i nonni… In questo modo possiamo prendere in mano la situazione, e farà meno paura, perché faremo ciò che è in nostro potere per lasciare il virus fuori dalla porta!
Infine, cerchiamo di capire cosa fa paura in concreto ai bambini. La loro paura di certo è diversa dalla nostra. Parliamone. Ci sono bambini che hanno paura della malattia, o di attaccarla a qualcuno, e in quel caso il punto precedente è ottimo per far fronte alla preoccupazione. Ci sono invece bambini che temono più di tutto la distanza sociale dagli amici e dai compagni. In questo caso, via libera a videochiamate e a ristrette uscite con gli amichetti, sempre in sicurezza (magari all’aperto, dove possiamo stare distanti). E chi invece teme lo stravolgimento delle abitudini e che non si torni più alla vita di prima, cerchiamo di mantenere il più possibile le abitudini precedenti e le routine consolidate, concedendo un po’ di più gli “sfizi” confortevoli.
In questo modo possiamo fare chiarezza, parlare con sincerità e insegnare ai bambini le cose vere e le cose false, rimediando alla mala informazione che potrebbero avere assimilato. Essere informati è anche il primo passo verso la tranquillità: sapere è potere, anche sulle emozioni. E per sapere ancora meglio, possiamo affidarci agli strumenti per bambini, come questo libro, “Virus e altri guai” di Silvia Bergonzoli e Marco Giusfredi.
Si tratta di un libro scritto “con gli occhi dei bambini e le parole dei grandi”, pensato per i bimbi a partire dai 3 anni e per i loro genitori (ma anche per gli insegnanti e gli educatori!) per parlare in maniera schietta e con il loro linguaggio delle minacce dei piccoli virus che si aggirano tra noi. La pandemia è di fatto un evento traumatico, non dimentichiamocelo e non sottovalutiamolo! E questo libro aiuta davvero a superarlo e soprattutto ad affrontarlo, ascoltando le nostre emozioni e raccogliendo le informazioni che ci servono.
Sarà capitato a tutti di chiedersi “Ma perché?!”. Perché i bambini fanno certe cose? Perché sono così strani? Ma saranno solo i miei così bizzarri?
No, non sono solo i vostri! E le loro stramberie sono davvero carine!
Ad esempio… Perché ridono sempre? Anche quando è PALESE che non hanno capito la battuta? Perché, diciamocelo, a volte ci escono battute tra noi adulti che è impossibile capiscano, eppure loro si sbellicano davvero!
E poi, a chi non è mai capitato di trovare i propri figli addormentati sul pavimento? Senza cuscini, senza coperte… Eppure non sembrano dormire in maniera paradisiaca, come se fossero su letto di piume?
Fantastico, poi, quando stanno facendo qualcosa di veramente, ma veramente carino e coccoloso, o divertente. Ma basta prendere in mano il telefono per registrarli che, puf!, magicamente lasciano perdere ciò che stavano facendo. E non lo rifanno mai più.
A volte mi chiedo anche cosa abbiano lavatrice, asciugatrice e lavastoviglie, per i nostri bambini… Quando osservano questi elettrodomestici sembrano degli scienziati!
Parliamo poi della forza disumana che hanno. Una forza che sfoderano essenzialmente quando tentiamo di tirargli fuori qualcosa dalla bocca, o durante il cambio pannolino, solitamente quando fanno quella liquida che arriva fino alla schiena…
E quando gli compriamo giocattoli su giocattoli, e loro si ostinano a giocare SOLO con la scatola vuota dei cereali o con la confezione delle salviettine igienizzanti?
Ci sono poi bambini che adorano portare con sé borse e marsupi. Ma a che vi servono?! Avete un portafoglio? Un cellulare? Dei documenti importantissimi da portare con voi?!
Ricordate, poi, nei primi mesi, quando il vostro bambino ha imparato a tossire per finta? Sì, per finta! Perché è chiaro come il sole che quella tosse è fasulla! Ma in realtà è qualcosa di positivo: nostro figlio ci sta “ingannando”, e ridere gli farà capire che c’è riuscito! Sono i primi approcci sociali, insomma.
Non parliamo, poi, di quei bambini che farebbero girotondo per tutto il giorno, facendoci venire la nausea a forza di girare! Qui la ragione sta nel senso dell’equilibrio e nel loro sistema vestibolare, che cercano di stimolare e regolare.
E di quelli che annusano tutto? Non solo i cibi, ma soprattutto i peluche, i vestiti e i nostri capelli! Che teneri… In quel caso, stanno richiamando alla mente sensazioni di pace, perché l’olfatto è uno dei sensi più potenti per le emozioni!
I vostri figli, poi, si spoglierebbero dappertutto? A volte si tolgono tutti i vestiti e stanno nudi in casa, anche facendo i compiti…
E che buona l’acqua della vasca da bagno! Sì, anche io mi preoccupavo, ma a quanto pare è impossibile evitarlo del tutto…
Per finire, parliamo di quel libro che leggono, e rileggono, e rileggono ancora, e imparano a memoria fino a che non lo sappiamo a menadito anche noi? Non si stufano mai, e noi non possiamo nemmeno azzardarci a cambiare titolo!