Se anche questo venderà quanto i suoi libri “normali”, potremo dire che Dan Brown è lo scrittore di bestseller davvero per tutti. Che piaccia o no, i suoi thriller sono tra i più letti al mondo (e come sempre, noi di mammapretaporter siamo convinte di una cosa, ovvero: se fanno leggere, che male c’è? Non ci sono libri di serie A e libri di serie B). E a settembre scopriremo se la sua penna saprà avvicinare anche i bambini alla lettura.
Per Rizzoli, infatti, uscirà “La sinfonia degli animali”, il primo libro per bambini di Dan Brown. E ora vi sveliamo ciò che già si sa.
Non servirebbero presentazioni, ma le facciamo lo stesso: Dan Brown è l’autore del “Codice da Vinci” e di “Angeli e Demoni”, è lo scrittore che ha venduto nel mondo oltre 220 milioni di copie di libri, è praticamente una rock star della letteratura.
Da sempre appassionato di musica (e musicista in prima persona), lo scrittore americano ha deciso ora di dedicare un libro all’infanzia, prendendo ispirazione dai classici più classici (come Pierino e il Lupo) e facendo interagire musica e parole. E proprio per questo i libro sarà interattivo e multimediale, perfetto per questa nuova generazione di lettori nativi digitali.
Al libro “La sinfonia degli animali”, illustrato dall’artista ungherese Susan Batori, si accompagnerà dunque anche un’opera musicale, composta proprio da Dan Brown, un album di musica classica per rendere completa la fruizione di quest’opera di lettura musicale (apprezzabile tanto dai bambini quanto dagli adulti).
Ma come si ascolterà e leggerà questo libro? In maniera molto semplice e smart. Innanzitutto, ci sarà l’opera “tradizionale”, ovvero il libro cartaceo da sfogliare, esattamente come un libro normalissimo. E ci sarà poi un’app interattiva da scaricare gratuitamente per il proprio smartphone, che permetterà di ascoltare le composizioni musicali (che saranno una per ogni animale protagonista del libro) mentre leggiamo le pagine.
Il libro, che comprenderà quindi lettere, arte visiva (perché le illustrazioni sono altrettanto interessanti e coinvolgenti) e musica per un’esperienza che coinvolgerà più sensi contemporaneamente, arriverà nelle librerie italiane per Rizzoli in contemporanea con tutto il mondo (il titolo originale è “Wild Symphony”), ovvero l’1 settembre 2020.
La storia parlerà del maestro Mouse, un simpatico direttore d’orchestra che con la sua bacchetta iconica porterà i bambini a conoscere tutti gli animali del libro, tutti musicisti, trattando temi come la pazienza, il rispetto e la compassione, la fiducia e la mindfulness, le responsabilità e la società. Il tutto condito con indovinelli degni del “papà” di Robert Langdon (interpretato al cinema da Tom Hanks).
Chissà perché, quando i bambini vengono abituati fin da piccoli alla montagna, poi tendenzialmente mantengono questa passione anche in età adulta. La montagna affascina: o la ami, o la odi. Ma si può anche imparare ad apprezzarla pian piano, con i propri tempi, e i benefici sono moltissimi. Soprattutto per i bambini, che possono stare a vero e stretto contatto con la natura, imparando anche a rispettarla, e che mettono in moto tutto il loro corpo in maniera armonica, stimolando al contempo la creatività che la vita all’aria aperta stimola in maniera automatica.
Primo: è un’attività che possiamo svolgere in famiglia e che ci permette di legare. Secondo: è uno sport gratuito, praticamente. Terzo: ci immerge nella natura più vera. Ecco perché camminare in montagna con i bambini è altamente raccomandato!
Innanzitutto, non sottovalutiamo il potere fisico del camminare in montagna. L’OMS parla chiaro (come spiegano anche sul sito del Ministero della Salute): anche i bambini hanno bisogno di attività fisica, non importa quanto piccoli. Si parla, ad esempio, di almeno tre ore di attività fisica giornaliera per i bimbi tra uno e due anni, e di tre ore di attività fisica di cui almeno una di forte intensità per i bimbi tra i due e i quattro anni.
La montagna, dunque, può diventare un’ottima attività fisica (che non significa solo “sport”, ma soprattutto movimento), affiancata al classico sport che i nostri bimbi praticano settimanalmente. E non si tratta di strappare altro tempo: il weekend è infatti perfetto per le gite fuori porta.
Entrando nello specifico, come spiegano anche su Uppa la camminata in montagna è davvero benefica per adulti e bambini, è alla portata di tutti, attiva i muscoli della respirazione, favorisce l’ossigenazione dell’organismo e migliora il sistema cardiocircolatorio. È un toccasana per tutto il corpo, quindi.
E poi fa benissimo alla mente, soprattutto nel caso dei bambini, che se avvicinati all’ambiente-montagna fin da piccoli ne potranno trarre tutti i benefici fin da subito. Come tutti i luoghi naturali, infatti, la montagna favorisce il benessere psicologico, scaricando lo stress e le tensioni (anche a livello ottico, con la vista che corre lontano dagli schermi!) e ascoltando l’ambiente attorno e ciò che abbiamo dentro.
A livello più “sportivo”, il bello della camminata in montagna per i bambini è che è sì un’attività fisica che richiede sforzo e impegno, ma in maniera non competitiva. La competizione, anzi, è più “personale”, con i bimbi che si trovano a migliorare ed alzare l’asticella di camminata in camminata.
Infine, ciò che la montagna insegna è senza prezzo, anche a livello educativo. Per camminare in montagna, infatti, serve sempre il senso di responsabilità, che i bambini alleneranno fin da piccoli osservando i genitori. Anche per le escursioni più semplici, infatti, è necessario fare sempre attenzione, preparare il percorso prima della partenza sapendo già dove si andrà, seguire i sentieri (scegliendo sempre quelli adatti al proprio livello), essere preparati con acqua, cibo, vestiti puliti, protezione per la pioggia, bussola e mappe, guardare sempre dove si mettono i piedi, non strappare i fiori e gli arbusti, non gettare i rifiuti a terra ma portarli a valle, rispettare la natura…
Per divertirsi in montagna con i bambini ci sono moltissime possibilità e attività. Possiamo semplicemente organizzare camminate nei luoghi vicino a casa, cercando i rifugi o preparando un pranzo al sacco (controlliamo però prima sempre il livello di difficoltà dei sentieri! Ce ne sono per tutti, inesperti ed esperti, e soprattutto con i bambini è fondamentale scegliere quelli più adatti a noi).
Oppure possiamo organizzare delle ciaspolate nel bosco in inverno, sui sentieri più piani e tracciati (solitamente li troviamo vicino alle piste da sci di fondo).
L’attrezzatura? Non serve molto: degli scarponcini pensati per essere anche impermeabili (in modo da essere pronti anche alla pioggia), che siano perfetti sia per l’estate che per l’inverno (come questi, ad esempio). Dell’abbigliamento sportivo, con pile e giacche pesanti ma traspiranti (nel caso di camminate invernali). E delle racchette da trekking, una borraccia, dei guanti e uno spolverino impermeabile.
Nel caso delle ciaspolate o delle camminate nella neve, anche i pantaloni e la tuta da sci andranno benissimo!
In questi giorni di starnuti, tosse, tamponi e paura, un sorriso vorremmo comunque strapparvelo, dandovi allo stesso tempo qualcosa di carinissimo da leggere: il 27 febbraio 2020, infatti, uscirà in libreria “I raffreddori”, libro illustrato con poche parole di André François che fa sorridere grandi e bambini giocando sul doppio senso di tutte le espressioni che utilizziamo per descrivere il raffreddore.
“Il raffreddore si prende”, ed ecco un disegno di una macchia a forma di essere umano che prende per la coda un’altra macchia zoomorfa, proprio come se il raffreddore fosse un cane che ci fa compagnia.
“Il raffreddore è passeggero”: ed ecco che il raffreddore si trasforma in un vero e proprio passeggero a bordo della nostra automobile!
“Bisogna far passare il raffreddore”. E a questo punto, è d’obbligo un educato “Dopo di lei!”, per farlo passare davanti a noi, no?
Tutte le illustrazioni di “I raffreddori” (Orecchio Acerbo) sono così: simpaticissime, semplici e sdrammatizzanti, per parlare del raffreddore come di una malattia sì fastidiosa, ma anche inevitabile. E per ridere, soprattutto, quando siamo bloccati a letto proprio con un malanno stagionale insieme ai bambini, per fare passare le ore e per sorridere insieme interpretando le metafore e i modi di dire.
La trama è semplicissima: il Raffreddore di questo libro (che ha 84 pagine a colori e sarà in vendita al costo di 10 euro - acquistabile qui) è un animale assolutamente non in estinzione. Anzi! Lo si vorrebbe evitare e seminare, ma continua a tornare ogni inverno. Ci sono i Raffreddori belli e i Raffreddori brutti, quelli che passano il loro tempo a letto con le persone e quelli che si fanno dare un passaggio…
Il bello di questo libro sta nell’intelligenza e l’eleganza con le quali tratta un argomento quotidiano ma che a volte fa paura, senza tirare in giro nessuno ma sfruttando i doppi sensi. L’autore, non a caso, è uno degli artisti più eclettici e fantastici del secolo scorso, André François, pittore, scenografo, scultore, cartoonist, illustratore, incisore… Sin da giovanissimo, questo artista dal tratto grafico surrealista ha realizzato locandine per le famose Galeries Lafayette, opere grafiche per l’Esposizione Universale del 1937, ha scritto libri che lo hanno reso famoso in tutto il mondo come “Les larmes de crocodile”, disegnato copertine per Vogue, Le Nouvel Observateur e il New Yorker…
Questo libro, quindi, è un ottimo modo per avvicinarsi alla sua opera, ridendo e facendo passare il tempo anche quando siamo bloccati a letto (con un Raffreddore ovviamente!), contagiando tutti con la sua ironia e la sua genialità.
La pelle del sederino è tra le zone più sensibili del corpo. Soprattutto nei bambini, la cui pelle è più delicata della nostra e la cui zona intima, ahinoi, è continuamente stimolata a causa del pannolino. Ecco perché le dermatiti, gli arrossamenti e le ragadi sono un pericolo costante.
Le regole da seguire per evitare di sollecitare troppo la pelle sensibile e per arginare il rischio di incorrere in dermatiti e compagnia bella sono semplici, ma è bene seguirle. In primis, eseguire sempre una detersione leggera e delicata della zona intima, con saponi non troppo aggressivi; poi, utilizzare la pasta protettiva solo in caso di effettiva necessità (e quindi quando la cute è davvero arrossata); asciugare sempre la zona molto bene, anche nelle pieghe, per evitare la proliferazione dei batteri; e, infine, scegliere i pannolini giusti. Come i pannolini Lillydoo.
Prima regola: meglio evitare profumi e lozioni, che, sì, rendono più “piacevole” il momento del cambio pannolino (anche se è impossibile coprire gli odori!), ma rendono anche più irritata la pelle, dal momento che spesso sono proprio i profumi a provocare reazioni sulla cute. Idem le lozioni, che spesso contribuiscono ad inumidire una zona che dovrebbe stare il più asciutta possibile.
La cellulosa che compone i pannolini, poi, dovrebbe essere priva di cloro, sostanza tossica utilizzata per sbiancare i tessuti ma che andrebbe davvero evitata.
I pannolini Lillydoo sono quindi perfetti per i bambini con pelle sensibile. Sono al 100% privi di profumi e di lozioni e la cellulosa che li compone è 100% priva di cloro (EFC), oltre che essere derivata da foreste gestite in modo responsabile (qualità che ci piace molto).
Altra regola, è scegliere pannolini che siano definiti “per pelli sensibili”, ma che siano in questo senso controllati e certificati.
Per essere certi che i pannolini siano il più possibile tollerati dai bambini con cute sensibile e soggetti a dermatiti, Lillydoo affida i test sui pannolini all’Istituto Hohenstein, che verifica la delicatezza dei tessuti sulla pelle e il minimo rischio allergico dei prodotti. Per farlo, applicano i materiali che compongono il pannolino sulle cellule della pelle per oltre 24 ore, monitorandole. Il risultato è la dicitura (controllata e verificata!) “Per pelli sensibili” e “Ipoallergenici”, poiché, appunto, i materiali non causano reazioni sulla pelle né allergie.
Anche le certificazioni internazionali sono un buon indicatore di qualità. E in questo senso, i pannolini Lillydoo sono di nuovo super affidabili, perché i primi al mondo ad aver ottenuto la certificazione MADE in GREEN di OEKO-TEX, essendo testati per le sostanze nocive secondo i criteri di sostenibilità delle linee guida OEKO-TEX. Questa certificazione certifica che i pannolini sono testati per sostanze nocive, ma non solo: ci rassicura anche sul fatto che vengono prodotti in stabilimenti ecosostenibili.
E tutto questo coniugando la sicurezza e la delicatezza con la comodità: i pannolini Lillydoo, infatti, arrivano direttamente a casa grazie ad un abbonamento mensile flessibile e personalizzabile, che permette anche di risparmiare e di evitare di uscire migliaia di volte ad acquistare i pannolini rischiando di rimanere senza nei momenti più sconvenienti. Per provare la qualità e la comodità di Lillydoo, è possibile anche ricevere un pacchetto prova con i loro pannolini e le salviette umidificate all’acqua, pagando solamente le spese di spedizione!
Una critica che è stata mossa attorno al tema della legge salva-bebè sui dispositivi antiabbandono, che vuole tutelare i bambini riducendo il rischio di dimenticarli in automobile, ha riguardato il lato economico. Ovvero: non essendo spese leggere, perché tutti devono essere obbligati a cambiare i seggiolini che già hanno incorrendo in altre spese, enormi?
In realtà, non è necessario cambiare il seggiolino auto dei bambini acquistandone uno che sia “antiabbandono”. Esistono infatti in commercio molti dispositivi antiabbandono, ovvero dei sensori da applicare ai seggiolini che già abbiamo in uso. E da oggi è possibile anche chiedere un contributo statale del valore di 30 euro, proprio per acquistare uno di questi device contro l’abbandono dei bambini in automobile.
Dal 20 febbraio 2020 è possibile fare richiesta per un contributo statale di 30 euro per l’acquisto dei dispositivi antiabbandono, che sono dal 7 novembre 2019 obbligatori per legge se trasportiamo in automobile bambini fino ai 4 anni di età. Dal 6 marzo 2020 saranno in vigore anche le multe: chi non sarà in regola riceverà una multa dagli 83 ai 333 euro (che si riducono a 58 e 100 euro se si paga entro cinque giorni) e la sottrazione di 5 punti dalla patente. E se l’infrazione verrà commessa nuovamente entro due anni, allora scatterà la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi.
Per richiedere questo contributo statale basta visitare il sito dedicato del Mit (il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), Bonus Seggiolino, e registrarsi nell’area dedicata. Per farlo, tuttavia, è necessario avere le credenziali SPID (il Sistema Pubblico di Identità Digitale).
Dopo la registrazione e la richiesta, il contributo di 30 euro per l’acquisto del dispositivo anti abbandono sarà ricevuto dal richiedente in forma di un buono-spesa elettronico associato al codice fiscale del bambino per il quale sarà acquistato il device (e infatti il contributo può essere richiesto per più bambini, ma al massimo uno per bambino). E questo buono spesa elettronico ricevuto potrà essere speso entro un mese dalla sua emissione.
La scelta del dispositivo sarà poi a discrezione dell’acquirente. E non essendoci ancora specifiche omologazioni, basterà sceglierne uno venduto con un certificato di conformità del produttore, che certificherà le caratteristiche che per legge, per ora, devono avere i dispositivi. Ovvero: devono avere segnali che si attivano automaticamente ad ogni utilizzo (senza quindi doverli attivare ad ogni accensione dell’automobile); devono avere segnali visivi e acustici e di vibrazione; e infine devono avere segnali visibili e ascoltabili sia dall’interno che dall’esterno dell’automobile.
Qualche tempo fa vi avevamo consigliato iSave, un dispositivo anti abbandono davvero semplice da utilizzare e molto sicuro, da applicare a qualunque tipo di seggiolino già in uso.
E per chi già aveva acquistato un dispositivo antiabbandono prima di questa notizia? In questo caso, è possibile fare richiesta di rimborso, sempre sulla stessa piattaforma, entro sessanta giorni a partire dal 20 febbraio 2020, allegando una copia della fattura o dello scontrino fiscale. Entro 15 giorni, poi, si riceveranno i 30 euro di rimborso.
"Baci polari", baci freddissimi, ghiacciati, nordici. Ma che parlano a tutti, perché non hanno nemmeno una parola!
Il nuovo libro di Janik Coat edito da L'Ippocampo è bellissimo. E non solo perché è un libriccino dalla dimensione simpatica e dalla copertina ruvida color pastello davvero stupenda, ma perché attraverso disegni semplici e quasi infantili parla a tutti, grandi e bambini, dell'amore. Con una semplicità disarmante e necessaria.
"Baci polari" è un libro da tenere sul tavolino in salotto. Primo: perché è proprio bello da vedere. Secondo: perché lo si può leggere e rileggere trovandoci cose nuove ogni volta. Perché non avendo parole (se non i titoli di ogni pagina), possiamo dare un'interpretazione e una lettura differenti ogni volta che lo sfogliamo.
Il libro, illustrato da Janik Coat, ha moltissime pagine, e ogni doppia pagina racconta attraverso la semplicità dei disegni la fase di una storia d'amore. Praticamente, è una meravigliosa cronologia illustrata di una storia romantica. In questo caso, tra due animaletti, Nina e Clotario.
Si parte dalla parte della "solitudine", ovvero della vita prima dell'incontro. Si passa quindi dall'incontro all'innamoramento, fino al distacco e al ritrovarsi. Ma non in maniera banale: Janik Coat parla di cucina, di sentimenti, di quotidianità, abitudini... Solo con una parola e con un'illustrazione.
Piano piano, quindi, i bambini possono capire cosa accade quando ci si innamora di qualcun altro, dei sentimenti che possono invaderci, di come la quotidianità cambi quando si è in due... E possono, altrettanto, seguire la storia di Nina e Clotario con suspance, perché alla fine di un racconto si tratta!
In tutto questo, però, dobbiamo dire una cosa: ogni descrizione in qualche modo banalizza questo libro, che fino a che non lo hai tra le mani non puoi capire cosa sia. Il consiglio è quindi quello di scoprirlo da soli, leggendoci ciò che si vuole, ciò che si sente, e sfruttandolo nelle maniera più diverse, anche educativamente. Perché grazie alla non-verbalità, "Baci polari" diventa davvero preziossimo!
Si parla tanto dell’adolescenza, e ci sta: è un periodo così delicato e denso di cambiamenti, tensioni ed emozioni che è giusto parlarne, sfogarsi, analizzare e cercare di navigare insieme in quelle acque difficili. E della preadolescenza ce ne dimentichiamo?
Se gli adolescenti non sono più ragazzini e non sono ancora adulti, i preadolescenti si trovano in un limbo ancora meno definito: non più bambini, non sono ancora teenager. Non sono ancora grandi abbastanza per prendere decisioni, per sentirsi più autonomi, per conoscere a fondo i propri sentimenti, ma non sono nemmeno così piccoli da poter ignorare i cambiamenti del proprio corpo, le emozioni nuove e i sentimenti che impauriscono.
Insomma: per noi sarà difficile, certo, ma nemmeno per loro sarà una passeggiata.
Preadolescenza: che significa? Con questo termine si indica la fase di sviluppo che precede la pubertà, e che sta, solitamente, tra i 10 e i 14 anni. In questo periodo, i ragazzi e le ragazze assistono ad un repentino accrescimento somatico e ad un aumento delle pulsioni sessuali. Ma come si manifesta?
Innanzitutto, per far sì che la preadolescenza non sia un disastro per la famiglia (aiuto, che fatica!), è bene immedesimarsi nei nostri ragazzi: ricordate la fine delle scuole elementari e l’inizio delle medie? Quando tutto era nuovo, quando gli altri ragazzi parlavano di cose di cui mai avevamo sentito parlare e ci sentivamo esclusi? Di quando la “stupidera” caratterizzava noi e i nostri amici? Di quando ogni piccola cosa riguardante il nostro corpo ci faceva sentire a disagio? Di quando le prime vere cotte ci scombussolavano sul serio, profondamente? Ecco, quella è la preadolescenza, e per quanto a noi adulti sembri qualcosa di normale e passeggero, per un ragazzo che ci sta passando è davvero qualcosa di enorme. E oltre a immedesimarci, è bene tenere a mente che i tempi sono cambiati, e che in ogni caso la loro preadolescenza sarà molto diversa dalla nostra.
La preadolescenza, quindi, è quel periodo che dondola tra l’infanzia e l’emancipazione, la dipendenza dai genitori e la voglia di autonomia, il tutto condito dall’insicurezza nei confronti di qualunque cosa ci si trovi di fronte. È quel periodo in cui i nostri bambini sembrano così sicuri di sé da spaventarci, quando in realtà dentro sono super confusi. È quel momento in cui si omologano, si tagliano i capelli come tutti gli altri e vogliono i vestiti più gettonati, mentre dentro combattono per differenziarsi e per capire chi sono.
Come capire, tuttavia, che quella che stanno passando è proprio la fase della preadolescenza? Innanzitutto, lo vedremo dal corpo dei nostri figli che comincia a cambiare. Ma anche e soprattutto dagli atteggiamenti e dai comportamenti. Ogni ragazzo e ogni ragazza è a sé, è chiaro, ma ci sono segnali pressoché uguali per tutti: la scontrosità con i familiari, la voglia di solitudine e di conseguenza il chiudersi in camera, l’abbassamento delle prestazioni a scuola (più per sfida e non voglia), le prime cotte e i primi baci…
Una volta appurato che si tratta di preadolescenza, ciò che dobbiamo tenere presente è che non sarà un periodo facile, proprio come l’adolescenza. E che sarà lungo. Perché i mutamenti che avvengono nei preadolescenti sono graduali ma enormi, a livello psicologico e fisico, con nuove pulsioni, nuovi pensieri e nuove emozioni.
Oltre a questo, in questo periodo i nostri figli cominciano a guardare a sé stessi in autonomia, con una mano tesa al passato e una al futuro, cercando di capire la propria identità slegandola dalla famiglia.
Insicurezza, ansia, paura… Tutto questo li porterà ad esplorare il loro nuovo essere (fisico e mentale) cercando, ogni tanto, rassicurazioni in ciò che erano. Sarà normale, quindi, vedere atteggiamenti di regressione (come voglia di coccole o il ritorno ad abitudini passate) unito a più frequenti atteggiamenti di sfida e di ricerca di sé.
Che fare, quindi? Come sempre, esserci. E anche parlare potrebbe essere utile, ma sappiamo che parlare sarà difficilissimo, perché i nostri figli ci ignoreranno o, più probabile, rifiuteranno il dialogo.
I nostri figli cambiano, e noi dobbiamo un po’ cambiare con loro. Osserviamo, ascoltiamo, facciamo capire che ci siamo. Diamo esempi concreti. Vigiliamo, ma non invadiamo. Lasciamogli un po’ di agio, lasciamo che sbaglino, ma poi interveniamo nel momento del bisogno. E sì, ci saranno anche le trasgressioni. Di nuovo, osserviamo e vigiliamo, interveniamo quando i confini superati sono troppo importanti. Ma capiamo, anche, che fa tutto parte di una ricerca d’identità davvero enorme, paurosa ed emozionante.
Genitori che continuano a lavorare subito dopo la nascita del bambino; mamme in casa da sole che vogliono avere la casa in ordine, oltre che il bimbo nutrito e cambiato; genitori che, semplicemente, vogliono concentrarsi e approfittarne: essere produttivi quando c’è un neonato in casa non è impossibile.
Bisogna però focalizzarsi, ottimizzare tempi e spazi e non rinunciare a prendersi cura di sé, ricordandosi tuttavia che il protagonista ora è il nostro bambino, e non noi.
Il marsupio, innanzitutto, è la soluzione a moltissime situazioni. Portando il bambino in fascia o nel marsupio, infatti, possiamo spolverare, spazzare, piegare i panni, lavorare al computer… Certo, più lentamente e con più delicatezza, ma almeno possiamo unire la produttività all’intimità, dal momento che al bambino fa davvero molto bene stare a contatto con il genitore il più possibile (e no, non è un vizio).
Spesso prendersi cura di un neonato è estenuante sia a livello mentale che fisico, e sembra che tutto ci sopraffaccia. Ecco perché è necessario rifocalizzarci, tenendo bene a mente le cose che dobbiamo fare . Scriviamo quindi una lista di micro-cose da completare nella giornata e di macro-cose da fare entro la settimana, spuntandole piano piano, senza strafare e senza fare tutto insieme (perché il multitasking può essere davvero faticoso e controproducente).
I neonati dormono moltissimo durante il giorno, ma spesso, tra cambio pannolino, ruttino e cose varie, riusciamo a rilassarci solo per mezz’oretta. Sfruttiamo però queste finestrelle al meglio: se abbiamo bisogno di relax, non sentiamoci in colpa e chiudiamo gli occhi. Se invece sentiamo di doverci muovere e fare, facciamo, lavoriamo, facciamo esercizio. Di nuovo, senza sentirci in colpa: ascoltare il nostro corpo è una priorità.
Mail, messaggi, messaggi su whatsapp, notifiche dei social… Ormai il cellulare non è solo per chiamare e ricevere telefonate. Mettiamo quindi per un po’ il silenzioso, quando dobbiamo essere produttivi, e in questo modo avremo moooolte meno distrazioni.
Se il “lavoro di un bambino” è il gioco e se il nostro lavoro si svolge da casa (ormai sono tantissimi i genitori che sfruttano lo smart working da remoto), possiamo creare una postazione per noi e una per il bambino (come le working station montessoriane), lasciando che i bambini si concentrino e lavorando vicino a loro.
Ad un certo punto, le routine con un neonato e con un bambino diventano chiare, e le giornate saranno scandite dai tempi della poppata, del cambio, del gioco, del lavarsi i denti, del mangiare… Seguiamo quindi naturalmente queste routine, infilando ciò che dobbiamo fare nei tempi morti, ovvero quelli dei pisolini (soprattutto con un neonato) e del gioco o dei compiti (con i bimbi più grandi).
Appunto perché molti genitori lavorano da casa, perché non creare un ambiente che sia perfetto per un adulto che lavora e per un bambino che vuole rilassarsi? Scegliamo un angolo della casa e mettiamoci una scrivania con un laptop e una piantina (che rilassa, ossigena e fa sempre bene!), e vicino mettiamo una culla o un lettino, un tappeto gioco, dei peluche, dei giocattoli, dei libri e tutto ciò di cui un bambino potrebbe avere bisogno mentre sta accanto a noi.
Greg Heffley non è solo simpatico. Ha avuto il merito di aver avvicinato una generazione intera alla lettura (come prima di lui hanno fatto Harry Potter, i Piccoli Brividi, Geronimo Stilton e compagnia bella). Greg è infatti il protagonista di “Diario di una Schiappa”, la serie di romanzi per ragazzi nati dalla penna di Jeff Kinney (“Diary of a Wimpy Kid”).
Ora, però, la palla passa a Rowley: il migliore amico di Greg sarà infatti l’autore della nuova puntata dello spin off “Diario di un amico fantastico”, che uscirà in Italia a maggio 2020 e che si intitolerà “Le avventure di un amico fantastico”. La novità? L’ingresso della saga nel mondo del fantasy!
Lo scorso anno, a maggio 2019, uscì in Italia “Diario di un amico fantastico”. Si trattava del primo spin-off derivato da “Diario di una schiappa” di Jeff Kinney (in Italia edito da Il Castoro), ovvero un de-tour rispetto alla serie di romanzi narrati dal punto di vista del protagonista Greg. In questo caso, a raccontare le vicende era il migliore amico di Greg Heffley, Rowley Jefferson, già conosciutissimo e molto amato dai piccoli lettori, trasformatosi in “biografo” di Greg.
Dopo il successo di questo spin-off che fa scoprire ai bambini il punto di vista di Rowley, ecco che a maggio 2020 ne uscirà un altro: si intitolerà “Le avventure di un amico fantastico” e sarà nuovamente narrato dal punto di vista dell’amico di Greg, che tuttavia stavolta si trasformerà in “Rolando”. Negli Stati Uniti il romanzo uscirà ad aprile e si intitolerà “Rowley Jefferson’s Awesome Friendly Adventure”.
Il libro (che sarà stampato in 100.000 copie e che è già possibile preordinare su Amazon a questo link) racconterà le vicende di “Rolando il Gentile” e di “Grog il Barbaro”, migliori amici che si ritrovano a dover abbandonare il proprio villaggio per salvare la madre di Rolando dal terribile Stregone Bianco. Un fantasy, insomma, inventato proprio da Roland.
La notizia del romanzo già favolosa di per sé (quanti bimbi lo stanno già aspettando??) si correda però di un’altra sorpresa: in occasione dell’uscita del volume Jeff Kinney sta infatti organizzando l’Awesome Friendly Adventure Tour, un tour a sorpresa in giro per gli Stati Uniti. Nessuno sa dove andrà (nemmeno lo stesso Jeff Kinney!), e librari, bibliotecari, insegnati e lettori se lo ritroveranno accanto a sorpresa! Per non lasciarselo sfuggire, tuttavia, c’è un bellissimo sito: i fan della Schiappa potranno infatti seguire il tour e conoscere le tappe di giorno in giorno sul sito wimpykid.com/AwesomeFriendlyAdventureTour.
Quando il Carnevale si avvicina, anche le regole vengono un po’ piegate. E se a Carnevale ogni scherzo vale, vale anche qualche strappo alla regola in cucina. Ed è bello concedersi i classici dolci della festa in cui i nostri bimbi si mascherano (e noi con loro!), soprattutto quando troviamo delle versioni più leggere delle classiche, dal momento che frittelle and co. sono davvero belle pesantucce e super zuccherate.
Ecco quindi una selezione di ricette per il Carnevale da cui prendere spunto per festeggiarlo golosamente ma con un po’ meno sensi di colpa!
Le frittelle forse sono il dolce più tipico e più atteso del Carnevale. E in effetti sono deliziose, per quanto pesanti! Eh sì, perché sono fritte. Ma questa ricetta prevede la cottura delle frittelle al forno, rendendole più leggere ma altrettanto gustose.
Cenci, bugie, lattughe, frappe, maraviglias… Solitamente sono fritte e contengono burro, ma questa ricetta è leggermente più salutare, con olio di semi e zucchero di cocco.
Non ha niente a che vedere con il sanguinaccio, e il nome dipende solo dal colore! Si tratta di una crema dolce a base di cacao e cannella e la si prepara così: uniamo in una ciotola 200 grammi di zucchero di canna integrale con due cucchiaini di cannella, 40 grammi di maizena e 70 grammi di cacao amaro, quindi versiamo 500 grammi di latte di mandorla mescolando con una frusta il tutto. Facciamo addensare in un pentolino il composto e una volta caldo aggiungiamo 80 grammi di cioccolato fondente a pezzetti e 30 grammi di margarina, mescolando e facendo sciogliere bene. Trasferiamo in una tazza e facciamo riposare in frigorifero per un paio d’ore prima di servire.
Sono irresistibili e bellissimi da vedere, e possiamo prepararli con i bambini, che si divertiranno a tirare la pasta e a tagliare i cerchi che serviranno per formare i ravioli, ripieni di marmellata o di crema di cioccolata! La ricetta è questa (e sono al forno!).
Simili alle chiacchiere, i crostoli sono un dolce tipico toscano e veneto e si tratta di fragili rettangoli leggeri da mangiare proprio in questi giorni di Carnevale. La ricetta è questa, nella nostra variabile non fritta.
Anche i bomboloni (simili ai krapfen) si mangiano tutto l’anno ma sono un dolce tipico del periodo di Carnevale. Anche in questo caso, per rendere la ricetta più leggera possiamo scegliere una versione al forno. La nostra ricetta vi permetterà di preparare i bomboloni al forno, e soprattutto vegan (e quindi senza burro).
A Napoli è il classico dolce di Carnevale: parliamo del migliaccio, dolce a base di semolino. Qui trovate la nostra ricetta, perfetta per la colazione e la merenda di questi giorni.
In molte regioni d’Italia la torta di riso viene preparata proprio in questi giorni. È a base di riso (sì, proprio riso!), latte, uova e scorze di agrumi, ed è buonissima (e potenzialmente farcibile con della deliziosa crema!). La ricetta? Eccola.