Negli ultimi anni un sempre maggiore numero di persone si è scoperto essere intollerante al glutine, o in altre parole celiaco. Ciò non significa che sia una “moda” passeggera, o una tendenza degli ultimi anni. Significa solo che i sintomi prima erano difficilmente collegabili a questa intolleranza, e perciò la malattia non veniva diagnosticata (con conseguenze anche molto forti). Ma cosa significa essere celiaci? E perché il glutine è così mal sopportato da tante persone?

Il glutine e la celiachia, tutto ciò che c’è da sapere: una guida semplice ed esaustiva per capire come il grano sia davvero pericoloso per alcune persone, la storia, il perché e come comportarsi

Innanzitutto, è bene fare un excursus storico per capire appieno l’intolleranza al glutine. L’uomo ha iniziato a coltivare il grano solo 10.000 anni fa. Prima era un cacciatore, e all’agricoltura è passato solo recentemente, selezionando i semi grezzi e giungendo al grano che abbiamo oggi nei nostri campi. Di conseguenza, il grano coltivato oggi è frutto di modifiche e cambiamenti che hanno reso la sua struttura genetica estremamente complessa.

Le versioni precedenti del grano erano più povere in glutine (la proteina complessa presente in frumento, segale e orzo), mentre quella a cui l’uomo è giunto ora è più ricca, appunto, di glutine e di amido, ha semi più grandi ed è più semplice da trebbiare. Il problema è che questo cambiamento è stato repentino (si è arrivati a questa quantità di glutine solo in un paio di secoli), e ciò a cui l’organismo umano è stato abituato per decine di migliaia di anni si è modificato. Ecco perché molte persone ancora non lo tollerano, ed ecco da dove nasce la celiachia, una infiammazione cronica dell’intestino tenue scatenata da questo glutine, una malattia autoimmune che distrugge e atrofizza i villi intestinali (le piccole particelle adibite all’assorbimento dei nutrienti - per questo a volte uno dei sintomi è l’anemia derivante da carenza di ferro).

Dolore addominale, dissenteria, forti dimagrimenti, stanchezza, vomito, ma anche ritardo della crescita nei più piccoli e dolori ossei e articolari: i sintomi sono diversi e non univoci, e per questo la celiachia è diagnosticabile solo attraverso un esame del sangue e una biopsia della mucosa duodenale. Per prima cosa, quindi, vengono somministrati al paziente degli anticorpi anti-gliadina (AGA) e degli anticorpi anti-tranglutaminasi tissutali (tTG), e se ne osserva il comportamento. Dopodiché la diagnosi procede attraverso, appunto, il test biopico, che viene effettuato tramite una gastroscopia.

Naturalmente non esiste solo la celiachia, ma anche un’intolleranza più lieve, che tuttavia è bene non trascurare, cercando di eliminare il glutine dalla propria dieta. Nel caso invece di soggetti celiaci, questa eliminazione del glutine è tassativa e obbligatoria, poiché l’unica terapia è proprio questa, e cioè la totale assenza di glutine dalla dieta. E quando si parla di totale assenza, purtroppo, vogliamo intenderla davvero in modo drastico: chi soffre di celiachia, infatti, non può nemmeno ingerire alimenti che sono stati a contatto con il glutine. Per questo è pericolosissima anche solo la contaminazione!

In casa, quindi, se è presente qualcuno con la celiachia abbiate sempre cura di non contaminare nulla, evitando di spargere farina sui taglieri e di utilizzare le stesse pentole per diversi tipi di cibi che potrebbero contenere glutine. Attenzione anche ai cucchiai di legno e ai matterelli, ma anche ai tostapane (su cui potrebbero rimanere briciole e impercettibili residui di pane). Meglio sempre utilizzare zone divise per le preparazioni gluten-free e per quelle “normali”, etichettando anche gli strumenti di lavoro e gli avanzi in frigorifero (così come le preparazioni in freezer).

È necessario poi stare davvero attenti quando si comprano i propri alimenti. Solitamente, si può andare sul sicuro scegliendo carne, pesce, frutta e verdura, latte, burro e bibite come il vino, il caffè e il tè, ma per tutto il resto è doveroso controllare sempre le etichette, che dovranno avere la dicitura e il marchio gluten-free (il simbolo della spiga sbarrata, quello ufficiale della AIC, Associazione Italiana Celiachia).

Mangiare fuori, poi, può sembrare un’impresa. Basta tuttavia fare un pochino di attenzione, e non esitare a chiedere alla cucina la sicurezza effettiva degli alimenti, che non devono essere stati contaminati. Ormai i ristoranti sono abituati, e se lo chiederete con gentilezza anche loro saranno esaustivi e gentili! Le uniche preparazioni e gli ingredienti a cui fare attenzione sono le fritture (poiché nell’olio la farina ci naviga e se non hanno pentole separate potrebbe essere pericoloso), le spezie e la frutta secca (poiché spesso vengono tenute in contenitori che vengono utilizzati per stivare differenti alimenti). In ogni caso, chiedete sempre allo chef, senza timore, se ha preso misure preventive per evitare queste contaminazioni.

Detta così, naturalmente, può sembrare difficilissima, e in effetti la celiachia non è una passeggiata, soprattutto per chi prima amava pasta, pane e carboidrati in generale. Tuttavia non abbattetevi, e sappiate che ci sono moltissime ricette e preparazioni che vi soddisferanno, senza farvi sentire la mancanza del glutine (anzi, una volta diagnosticata la celiachia e iniziata la nuova dieta vi sentirete subito meglio, e certamente sarete un pochino grati alla diagnosi). Anche noi di mammapretaporter vogliamo venirvi incontro, e per questo sul nostro sito tra pochissimo potrete trovare moltissime ricette apposta per i celiaci e gli intolleranti al glutine!

In generale, comunque, cercate di non vivere la malattia come una privazione costante, ma piuttosto vedetela come un miglioramento della qualità della vostra vita. E trovate le vostre alternative perfette.

Ad esempio, a colazione, al posto delle fette biscottate potrete prepararvi muffin con farine gluten-free, o yogurt e smoothie bowl guarniti con frutta fresca, succhi di frutta ed estratti o, alla inglese, uova strapazzate. A pranzo potrete gustarvi della quinoa o della pasta di grano saraceno, mentre a cena perfette saranno le zuppe o delle omelette, così come delle bistecche ai ferri o del petto di pollo alla griglia, accompagnati da una buona insalata condita.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Il pianto del bambino è il suo principale strumento di comunicazione. O meglio. Quello più immediato e riconoscibile. Ma se in effetti capiamo al volo che vuole dirci qualcosa, più difficile è il capire “cosa” in particolare. Vi avevamo già quindi parlato di quali sono i differenti tipi di pianto, come si riconosce il pianto da fame, quello da sonno, di come esistano posizioni in grado di prevenire il pianto inconsolabile e di cosa questo significhi realmente.

Ora però arriva un’altra tecnica. Una tecnica in realtà antichissima, la cui efficacia sulla sua capacità di calmare il pianto dei bimbi (che fanno impazzire i genitori, che non dormono più...) è stata dimostrata proprio recentemente. Parliamo dell’agopuntura, studiata in relazione al pianto dei bambini da un team svedese.

Contro il pianto del bambino è efficace l’agopuntura: uno studio svedese dimostra come l’antica tecnica orientale aiuti contro le crisi di pianto dei neonati

Essendo moltissimi i bambini che soffrono di pianti serali dovuti a coliche o ad altri motivi più reconditi, ed essendo che questi pianti sconvolgono le vite di molti genitori (che non riuscendo a dormire o a rilassarsi ne sentono tutto il peso), cercare una soluzione al problema sembra doveroso. Ma un team di ricercatori svedesi ha scoperto che questa soluzione non era da cercare in qualcosa di nuovo o in tecniche innovative. La risposta era dietro l’angolo, ed era una tecnica conosciuta da secoli.

Naturalmente, questo studio non voleva trovare una soluzione totale al pianto, poiché questo, come accennavamo, è l’unico segnale di comunicazione che possiedono i bambini, e di conseguenza azzerarlo è deleterio e non auspicabile. L’obiettivo, quindi, era quello di trovare una soluzione blanda ed efficace al problema in quei bambini nei quali le crisi di pianto sono effettivamente lunghe, frequenti ed esasperanti (più di tre ore al giorno).

L’agopuntura, insomma, non è una tecnica utilizzabile solo dagli adulti, ma anche dai più piccoli, che possono trovare sollievo a questo problema la cui causa risiederebbe nella presenza di piccole bolle di gas nell’intestino, difficili da individuare e davvero insidiose.

Quattro centri di salute infantile in Svezia sono stati quindi coinvolti nello studio, che ha visto porre il focus su 147 bambini colpiti da colica del lattante, tutti facenti parte della fascia d’età 2-8 settimane di vita. Divisi per gruppi, i bambini hanno così sperimentato come l’agopuntura praticata per due volte a settimana per due settimane (con pressioni per 2-5 secondi su un solo punto di applicazione il primo gruppo, per 30 secondi su 5 punti di applicazione il secondo) - oppure non praticata per niente - avesse conseguenze su questo pianto.

Come fisiologicamente ci si aspettava, al temine delle due settimane di trial per tutti i bambini il pianto diminuiva a prescindere che fossero trattati con agopuntura o meno (poiché le coliche tendono a diminuire con il passare del tempo), ma il dato significativo si è verificato proprio durante la seconda settimana di analisi, periodo nel quale i bambini trattati con l’agopuntura smettevano già di piangere, a differenza dei coetanei non trattati.

L’altro dato significativo si poi verificato una volta concluso il trial. Nei giorni successivi, infatti, i bimbi che avevano beneficiato dell’agopuntura tendevano a piangere meno dei loro “colleghi”, per i quali le crisi di pianto persistevano in maniera più massiccia.

Da dove proviene, quindi, questa efficacia? L’agopuntura, nello specifico, prevede l’applicazione di aghi su alcuni punti corporei e lungo determinate linee fisiche che, a seconda della patologia da trattare, toccano punti nevralgici adibiti alla produzione di endorfine. E queste agiscono spesso come antidolorifico (in questo caso sull’intestino del bambino). Per questo motivo, però, il trattamento sarà efficace probabilmente solo su quei neonati che effettivamente soffrono di coliche, e non di altri disturbi meno riconoscibili (come possono essere la difficoltà di comunicazione, il sonno o il bisogno di contatto).

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Quali sono i migliori tipi di tè nero

Lunedì, 30 Gennaio 2017 08:55

Dopo avervi parlato del tè verde, di cui esistono una decina varietà, ecco che oggi vi vogliamo parlare di un altro tè tra i più bevuti al mondo, e cioè quello nero, prodotto per la maggior parte in India e dal contenuto più alto in teina (ma ha anche lui le sue buone proprietà!). Ricco in flavonoidi (antiossidanti e quindi alleati della giovinezza e della prevenzione dei tumori), il tè nero riduce il rischio di ictus e aiuta moltissimo la circolazione.

Ma quale scegliere? Ecco la nostra guida.

Quali sono i migliori tipi di tè nero: una guida alla scelta del proprio tè nero preferito, con le caratteristiche e il gusto di ognuno

Il tè Darjeeling: prende il nome dalla regione indiana in cui è coltivato (anche se poi varia da raccolto a raccolto - in base alle prime foglie o alle ultime) ed è considerato dai più il migliore tè nero in circolazione. Ed effettivamente è il più bevuto. Delicato, fruttato, floreale e leggero: forse per questo piace moltissimo, ed è perfetto per essere consumato senza zucchero.

Il tè Ceylon: stavolta andiamo in Sri Lanka, terra le cui alture limitano le coltivazioni di tè ma che produce questa varietà di tè nero corposa, ricca e forte, che tende a sapere di cioccolato e spezie. Molto comune, il tè Ceylon è alla base di molti Earl Grey. Quindi, anche se consideriamo quest’ultimo molto british, in realtà è super esotico.

L’Earl Grey: parliamo quindi dell’Earl Grey, alla cui base tra spesso il tè Celyon. L’Earl Grey prende il nome dall’omonimo primo ministro inglese, il primo che, nel lontano 1830, ricevette in dono questa miscela agrumata. Già, perché è una miscela, e non una foglia, l’Earl Grey. Questa miscela è fatta di diverse varietà di tè e soprattutto dall’aroma di bergamotto, aggiunto attraverso il suo olio essenziale.

Il tè Yunnan: lo Yunnan è una provincia cinese nella quale, appunto, viene coltivato e prodotto l’omonimo tè nero. La particolarità sta nel fatto che le foglie vengono lasciate parzialmente fermentare, e per questo il tè Yunnan acquista un sapore forte, speziato, dolce e dalle mille sfumature.

Il tè Assam: viene dall’India, e più precisamente da una regione a Nord Est. L’Assam è alla base dell’English Breakfast Tea, e tende a sapere di malto, in maniera corposa e gustosa. Spesso è accompagnato, per il suo gusto potente, da un un goccio di latte, ma non serve zucchero perché è naturalmente dolce. E il retrogusto è sorprendentemente fresco! State però attenti: i veri intenditori sanno che il miglior tè Assan è quello derivato solo dalla seconda raccolta dell’anno.

Il tè Keemun: è un altro tipo di tè cinese, e tra quelli provenienti dalla Cina è considerato il migliore. Rispetto agli altri tè neri, che solitamente sono forti, questo è più leggero, con un aroma fruttato e un retrogusto quasi affumicato. Ricorda un po’ il cioccolato non zuccherato, quello amaro, e per questo piace agli amanti del cacao. E’ molto corposo e fluido e il profumo ricorda quello delle orchidee.

Il tè nero keniota: esatto, keniota. Perché non sono solo India e Cina ad esportare, ma anche il Kenya. Non è una produzione esagerata, ma comunque importante. La pianta più diffusa è quella del tè Assamica, che produce foglie più rossastre che nere (ma la varietà è comunque tè nero). Corposo e dal sapore forte, il tè keniota tuttavia è meno amaro degli altri tè neri, e quindi è possibile berlo anche senza zucchero o dolcificanti.

Tutti questi tè possono essere combinati insieme, magari anche con aromi e spezie, a formare i vari “breakfast tea” e le miscele più comuni. Ma di questo vi parleremo un’altra volta: iniziate a gustarvi le foglie nella loro naturalezza!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Nei nostri soggiorni estivi in montagna a Bardonecchia non manca mai la tappa nella mia amata Briancon: generalmente andiamo soli io e mio marito per concederci qualche ora di relax senza bimbi e per goderci un pranzetto tipico in un posticino tipico francese che noi adoriamo. Camino acceso, sapori autentici della montagna e un vino rosso che delizia. 

Un must have di questo pranzetto è un'insalata incredibilmente buona che almeno una volta al mese preparo anche a casa, sopratutto nei mesi di freddo. 

E' l'insalata francese con formaggio di capra su crostino caldo: la salade au chévre chaud, un'insalata buonissima perfetta per i mesi invernali 

 

 

Quando sei troppo stanca per fare la mamma

Domenica, 29 Gennaio 2017 06:30

Ci sono momenti nella vita in cui si è esauste. E nella vita di una mamma questi momenti a volte sono davvero molti. Esatto: a volte tutto, davvero tutto, si somma e la vita nel caos sembra esplodere: il bambino che ha deciso che da un mese a questa parte non si dorme la notte, l’altro che sembra rifiutarsi di mangiare quello che ha nel piatto, quella scadenza al lavoro che non ti fa chiudere occhio, e il tutto nella settimana in cui sei così impegnata da non riuscire nemmeno a farti una doccia completa, con conseguenti capelli da Maga Magò. Tranquille. Capita. Ma è anche normale sentirsi non capite.

Quando sei troppo stanca per fare la mamma: se lo stress sembra sopraffarti non buttarti giù, perché è assolutamente normale

Esatto, è normale. Capitano a tutte i periodi così, e non c’è da vergognarsi se in terra si crea qualche gatto di polvere, se i piatti si accumulano nel lavandino, se i bambini per una settimana sono costretti a mangiare tè senza biscotti o barrette snack spazzatura a colazione perché, beh, non hai nemmeno il tempo di fare la spesa.

Spesso le mamme si sentono sopraffare dalla situazione (temporanea, ve lo assicuriamo) di caos casalingo e personale. E l’imbruttirsi inevitabile che ne consegue (capelli spettinati all day long, borse sotto gli occhi, bambini con i vestiti spaiati perché le lavatrici sono in stallo…) rende tutto più pesante, più inaccettabile. Pensateci: se in casa e nella routine settimanale ci fosse il caos, ma voi foste in ordine, pettinate e con le gambe depilate a dovere, non ci sentireste meglio? Probabilmente sì. Ma è difficilissimo.

A tutto questo si somma il senso di colpa, per non saper fare tutto a dovere, per stressare i famigliari, per disturbare vostro marito, che, non gli si può fare nessuna colpa, è bravissimo a svegliarsi la notte dandovi i turni ma che non potrà mai capire come vi sentite in questo momento.

Perché questo momento è proprio “bleah”, “fa schifo”, proprio come quella frase che proibite di dire ai vostri bambini davanti alla cena ma che stavolta ci sta proprio e allora potete legittimamente dirla, ve lo assicuriamo.

Come far sì allora che questo schifo passi? O che almeno possa essere accettato un po’ più a cuor leggero? Perché in questo sta la soluzione, nel prenderlo più serenamente. Semplicemente, accettate il fatto di essere troppo stanche per fare le mamme. O almeno per fare le mamme perfette.

Ora, focalizzatevi. Siamo sicure che anche voi stiate saltando quelle lunghe docce con trattamento capelli (lavandovi a pezzi) perché avete paura che lasciare per un secondo da soli i bambini possa trasformare la casa in un campo di battaglia, con le Lego sparse a terra mescolate ai cereali della colazione. Perché è molto probabile che succeda, no?

Tuttavia non dovreste rinunciare a questa doccia, che metaforicamente rappresenta il tempo per voi. Sì, tempo per voi che potrebbe essere letto come egoismo. Ma a questo punto al diavolo tutto, e siate un po’ egoiste! Solo così ridurrete lo stress e solo così l’armonia potrà tornare. Perché lo stress è come l’acqua che riempie goccia goccia un vaso, e quest’acqua prima o poi straborderà. E non sarà peggio?

Esatto, siate un po’ egoiste, e pensate che se quel pupo che amate alla follia può farvi ascoltare la stessa canzone per 56 volte di fila, se può lanciarvi addosso la pappa che non gli piace con sguardo provocatorio (anche i bimbi più gentili ogni tanto sbroccano), se può disegnare con i pastelli a cera sulle pareti di casa appena tinteggiate, allora voi, se Dio vuole, potete prendervi un’oretta per voi!

Approfittatane naturalmente quando vostro marito torna a casa, o quando la nonna viene a trovare i cuccioli. Non nascondete la vostra stanchezza: ditelo, che siete esauste, e che avete bisogno di un bagno rilassante con piega ai capelli come si deve per tornare in riga, per tornare ad essere una mamma non-perfetta ma almeno non-stressata.

Fa benissimo, rilassarsi: una mamma, per natura, non si ferma mai, fisicamente e mentalmente, ed è quindi un diritto prendersi questo tempo. Un tempo che vi aiuterà a distendere i nervi, a fare chiarezza in testa, a scollegare un attimo l’udito dal caos di casa, riprendendo le energie necessarie per tornare ad essere divertenti, per affrontare con il sorriso una quotidianità che non è perfetta come speravamo.

Insomma, in conclusione, non vergognatevi di essere stanche di fare le mamme: esserlo significa anche questo, ma non per questo dobbiamo soccombere allo stress!

Gli involtini sono divertenti, no? Siamo sicuri che quando andate al giapponese o al cinese ai bimbi piace prendere quelli primavera. A noi piace quindi sfruttare questa forma per fare mangiare ai bambini le verdure di stagione, avvolgendole dentro a verdissime foglie di verza, crucifera tra le più benefiche.

Gli involtini di verza ripieni di verdure: la nostra ricetta semplicissima per ottimi involtini di verdure che piaceranno ai bambini

 

Chi l’ha detto che l’avventura è solo all’aperto? Anche se noi di mammapretaporter sosteniamo sempre il gioco nella natura e all’aria aperta, ci sono giorni in cui stare in famiglia tra le mura di casa ci piace moltissimo: è coccoloso, è intimo e fa bene al cuore. E ci sono un sacco di elementi che è possibile portare in casa per rendere tutto più divertente e attivo! Noi ve ne proponiamo 7, tra i nostri preferiti!

Le avventure in casa come all’aperto: 7 idee di arredamento per bambini per rendere la casa più avventurosa

  • Il primo gioco che permetterà di rendere anche lo stare in casa avventuroso è l’altalena, un elemento tipicamente esterno che però, quando si hanno spazi adeguati, diventa super divertente anche all’interno.

(foto 1 https://decordemon.blogspot.it/2015/10/a-house-with-great-soul-by-krista.html)

  • Lo stesso vale per le scale, le pertiche e gli anelli: se ai bambini piacciono i percorsi vita, con pochi elementi in legno potrete rendere la cameretta un posto adatto all’attività fisica divertente, quella che rende forti giocando.

(foto 2 http://www.minimalisti.com/home-fitness-design/05/kids-gym-home-gym-for-kids.html)

  • Per bambini sportivi e sempre attivi, l’elemento più bello per rendere lo stare in casa avventuroso è la parete per arrampicata: ci sono diverse aziende che ne costruiscono di sicure, apposta per le pareti delle camerette, e installarne una significa dare la possibilità ai bambini di esercitarsi sempre, ma soprattutto di divertirsi giocando allo sport.

(foto 3 http://www.architecturaldigest.com/gallery/brigette-and-mark-romanek-family-home-los-angeles/all?crlt.pid=camp.kqCtEYU4ljco)

  • Come in ogni film di spionaggio che si rispetti, non può mancare la camminata tra i laser. Solo che stavolta i laser saranno di lana! Il vostro corridoio si trasformerà così in un vero percorso ad ostacoli. Dotate ogni filo di campanellino, però: solo in questo modo vi accorgerete dei più agili e di chi, invece, non riuscirà a non toccare le corde!

(foto 4 http://craftthatparty.blogspot.it/2014/04/spy-birthday-party.html)

  • Ricordate il divertimento dello sguazzare nella vasca delle palline? Bene. Perché allora non farne una, piccola, in casa? Questa è fatta con tubi da idraulico in plastica e rete morbida, quindi è possibile crearla anche DIY senza spendere una fortuna!

(foto 5http://thenorthwestmomma.com/diy-pvc-pipe-ball-pit/)

  • Un classicone sempre in voga è il fortino di cuscini: utilizzate tutti quelli che avete in casa, da quelli del lettone a quelli enormi del divano, sfruttate qualche lenzuolo e realizzate il vostro fortino nel quale rifugiarvi tutti insieme, magari per guardare poi un cartone animato con dei pop corn fatti in casa.

(foto 6 http://www.nytimes.com/2012/04/19/garden/lessons-in-the-art-of-pillow-fort-construction.html)

  • E infine il fortino di cuscini portato all’ennesima potenza, e cioè il castello in casa: un angolo perfetto per nascondersi, per giocare al medioevo o semplicemente per leggere. Se poi è come questo a due piani i bambini si sentiranno davvero in una torre magica dalla quale uscire e rientrare ogni volta che vogliono.

(foto 7 https://it.pinterest.com/pin/491807221792207972/)

8 ricette con il riso nero

Giovedì, 26 Gennaio 2017 21:11

Non ha bisogno di troppe spiegazioni per essere riconosciuto, perché il suo nome rimanda già alla sua caratteristica principale, e cioè il colore del chicco: il riso nero, o riso Venere, è una varietà particolarissima del cereale che oltre alla sfumatura cromatica porta con sé un gusto tutto suo, rustico ed elegante allo stesso tempo.

Il riso nero è un cereale integrale, e per questo presenta grosse quantità di amido e fibra alimentare, e al contempo è povero di acidi grassi e proteine (e naturalmente è adatto anche a chi soffre di celiachia). Tra le vitamine contenute ricordiamo invece il grosso apporto di vitamine B e B1, fondamentali quando si segue una dieta povera in derivati animali.

Un’altra caratteristica è il fatto che il riso nero, per sua consistenza, si presta molto bene ad essere bollito e non risottato, e di conseguenza le ricette sono davvero semplicissime (unica nota: il tempo di cottura varia, ma solitamente è molto lungo, almeno 25 minuti!).

Ecco quindi 8 ricette con il riso nero: i modi per cucinare e gustare il riso Venere, cereale integrale italiano dal gusto particolarissimo

  • Partiamo dalla prima abbinata, quella che spesso si trova quando si parla di questo cereale: il riso nero con zucchine e gamberi è davvero gustoso, ma anche bello da vedersi. Partite dalla cottura del riso, che andrà bollito in acqua salata secondo i minuti riportati sulla confezione. Nel frattempo, grattugiate due zucchine e mettetele a rosolare in padella con uno spicchio d’aglio, poi toglietele dal fuoco. Pulite qualche gambero, irroratelo con olio, sale e pepe e fatelo saltare in padella per un paio di minuti (non di più). Scolate il riso, mettetelo in una ciotola con le zucchine, mescolate e servite guarnendo con i vostri gamberi.
  • Per variegare questa ricetta basterà realizzare una ottima salsa al curry e aggiungerla al riso, in superficie, una volta impiattato: in un pentolino cuocete con un filo d’olio d’oliva 2 cucchiaini di curry (o di più se vi piace molto il sapore) con 100 millilitri di latte vegetale e amalgamate tutto con una frusta.
  • Buonissima l’abbinata riso Venere con melanzane e menta: come al solito bollite il vostro riso, quindi fate saltare in padella due melanzane tagliate a dadini con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio. Quando sono pronte, aggiungete un ciuffo di menta in foglie e fate saltare ancora un attimo. Unite il riso e servite.
  • Cuocete il vostro riso nero bollito, e nel frattempo tagliate a dadini una zucca pulita. Mettete i dadini a cuocere in una pentola con un filo d’acqua, un pizzico di sale e del rosmarino, quindi dopo quindici minuti scolatela e frullatela bene, aggiustando sale e pepe. Servite il vostro riso nel piatto aiutandovi con un coppapasta, quindi versateci sopra la crema. Ed ecco pronto il vostro riso nero con crema di zucca!
  • Se amate il gusto dello zenzero, un piatto semplicissimo è il riso nero allo zenzero, con pochissimi ingredienti (grazie al fatto che il riso nero è già molto gustoso di suo). Fate bollire il vostro riso, e nel frattempo fate rosolare in padella con un filo d’olio una cipolla tagliata fine. Una volta dorata, grattugiateci sopra due centimetri di radice fresca di zenzero, e quando il riso sarà cotto unite il tutto.
  • La stessa ricetta la si può realizzare con la curcuma, da completare con qualche verdura e un filo di succo di arancia. Bollite il riso, quindi fate rosolare mezza cipolla e una carota tagliate fini in un filo d’olio, aggiungendo un cucchiaio di curcuma quando doreranno. A metà cottura aggiungete il succo di mezza arancia. Quando il riso sarà cotto fatelo saltare nella stessa padella del sughetto, quindi servite.
  • Il riso nero al radicchio rosso è un altro pian semplicissimo ma d’effetto. Bollite il vostro riso e nel frattempo pulite due radicchi, togliendo le foglie esterne e lavando il resto. Tagliate il radicchio a striscioline, quindi buttatelo in padella con un filo d’olio e una cipolla rosolata. Dopo dieci minuti, quando sarà appassito, aggiungete un filo di salsa di soia (la quantità varia a seconda del vostro gradimento) e lasciate stufare ancora un attimo. Una volta che il riso sarà cotto basterà farlo saltare in padella con il suo radicchio insaporito alla soia.

La zuppa di porri è un classico delle vellutate, ma stavolta non frulleremo completamente il piatto, in modo da preparare una via di mezzo tra la crema e il minestrone. Calda e avvolgente, con l'energia data anche dal pane, questa zuppa è perfetta per l'inverno!

La zuppa di porri con pane fatto in casa: la ricetta della calda zuppa invernale a base di porri, pomodori e pane

 

Partendo dalla ricetta della nostra base per torta salata senza latte e senza uova possiamo realizzare ricette vegetariane davvero gustose e ricche di nutrienti. D'inverno, quando sono di stagione, noi amiamo abbianre i carciofi alle patate e ai pomodorini secchi, per una torta salata che piace a tutti e che permette di mangiare le verdure in maniera più sfiziosa.

Torta salata ai carciofi senza formaggio: la ricetta vegetariana che abbina carciofi, patate e pomodori secchi per una torta salata super gustosa e nutriente

 

Sara

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Cecilia

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