Essere genitori di un bambino piccolo è una fatica. Lo sappiamo, ed è normale. Un bambino, dalla nascita fino almeno alle elementari, ha bisogno di costante supervisione, di attenzioni, di cure, soprattutto nei primi anni di vita, e quando questo piccolo non dorme mai durante la notte o quando i genitori hanno anche altri pargoli già più grandi a cui badare il compito che si chiede di svolgere è molto, molto più duro.

Se tuttavia noi non ci facciamo caso, questa fatica influenza in realtà moltissimo come ci poniamo ai figli, anche se ci sforziamo di essere sempre educati, gentili e pacati. Volete sapere nel dettaglio come queste due cose sono relazionate?

Quando la stanchezza mette in secondo piano l'educazione: una ricerca mostra come essere mamme stanche ci rende molto meno gentili ed educate con i figli, anche senza volerlo

La ricerca di cui parliamo è stata pubblicata sul “Journal of Child and Family Studies” e si intitola “La fatica materna influenza il controllo verbale sotto stress con i bambini?”. I ricercatori hanno preso in considerazione 34 mamme, e hanno dato loro un’istruzione: durante un compito che implicava “pazienza” (e cioè non fare toccare per 8 minuti un determinato giocattolo al loro bambini”) dovevano utilizzare uno dei 6 approcci che proponevano loro.

Questi approcci erano: quello “educato” (chiedere al bambino di evitare quel comportamento); il “suggerimento” (suggerire al bambino di cambiare o di smettere di utilizzare quel comportamento); la “valutazione positiva” (lodare il bambino per continuare a fare qualcosa); la “contrattazione” (e cioè suggerire un altro giocattolo al posto di quello che non si può toccare); l’”empatia” (mostrare di essere in sintonia con i sentimenti del bambino); e infine la “valutazione negativa” (rimproverare o castigare il bambino per ciò che sta facendo).

I ricercatori hanno così indagato qual era la relazione tra questi tipi di approcci e il grado di fatica della mamma, stanca per il lavoro o per la privazione del sonno. Il risultato può sembrare scontato, ma è bene metterlo nero su bianco: più una mamma era affaticata e stanca, meno era incline ad utilizzare gli approcci positivi come il suggerimento, l’educazione o la valutazione positiva.

Lo studio è quindi continuato, e si è provato a dare una risposta a questa correlazione. E la risposta è molto dura, e ci fa pensare: la fatica, fisicamente, è un po’ come la depressione, e per questo una mamma stanca tende ad essere meno responsabile e più irritabile nei confronti del suo bambino.

Non bisogna tuttavia prendere questo studio e questa conclusione come un dito puntato contro i genitori, o come una sentenza che afferma che un genitore stanco è un cattivo genitore. Assolutamente no. Ma se gli studi sulla depressione (ad esempio) correlata alla genitorialità sono molti, quelli sulla fatica presa da sola non esistono, e possono servire per aggiustare il tiro e trovare soluzioni.

Purtroppo essere sempre irritati e rispondere verbalmente male, sempre in maniera negativa, sappiamo che influenzerà la vita del bambino. Ecco perché è importante sapere che anche la fatica, come la depressione, può portare a questo!

Il lavoro della mamma e del papà è durissimo, e non è solo un argomento da battutine o da gif sui social network. Certo, è giusto riderci su, e anche noi lo facciamo. Ma è importante anche non sottovalutarlo, ed è ancora più importante renderci conto quando le cose stanno sfuggendo di mano o ci stanno sopraffacendo. Se sei stanco non sei positivo, e se non sei positivo l’educazione che stai proponendo a tuo figlio non sarà davvero istruttiva.

Ecco allora che bisogna fermarsi, fare un respiro, accettare di essere stanchi e cercare di rilassarsi, prendersi un po’ di tempo per sé. Senza sentirsi egoisti! Pensate “tempo per me”, ma sappiate che in realtà sarà “tempo per i figli”, poiché solo così potrete assicurargli un’educazione davvero positiva!

Le coliche sono un problema per moltissimi bambini e genitori. Si parla del 10% circa dei neonati, che prima del compimento dei quattro mesi soffrono di questi dolori addominali che faticano a passare, e che causano pianti inconsolabili che scoraggiano moltissimo i genitori, che si sentono impotenti.

Non ci sono farmaci o soluzioni definitive, poiché queste coliche gassose non hanno una causa univoca, ma possono essere riconosciute se osserviamo bene il comportamento del bambino. Solitamente, queste coliche (e il conseguente pianto, improvviso, acuto e seguito da corpo irrigidito, schiena inarcata, volto paonazzo e gambe sollevate verso l’addome) arrivano nel tardo pomeriggio, o comunque dopo mangiato, per protrarsi fino a sera. Spesso l’emissione di gas e feci dà un po’ di sollievo, ma è solo temporaneo. E per diagnosticare la colica del lattante c’è bisogno della regola del tre. E cioè: il bambino deve avere crisi di pianto per più di tre ore al giorno per almeno tre giorni a settimana e per tre settimane consecutive.

Ma allora cosa fare quando il pianto inconsolabile non sembra cessare? Dall’Oriente e dalla sua cultura arrivano tre tecniche davvero efficaci, fisiche e non medicali, che sapranno sicuramente aiutarvi, prevenendo e curando coliche e stipsi. Provatele tutte e tre: capirete da soli quale è la migliore per vostro figlio, che ne sentirà i benefici dopo poche e costanti applicazioni.

3 tecniche dall’Oriente per diminuire le coliche: dall’Asia ecco i massaggi pensati per la diminuzione della stipsi e delle coliche nel lattante, con movimenti delicati ma mirati ed efficacissimi

La prima tecnica è un semplicissimo massaggio al pancino. Esso è delicato e davvero molto piacevole per il bambino, e per questo lo consigliamo almeno una volta al giorno. Bastano cinque minuti, i movimenti sono facili facili e oltre ad essere benefico per l’intestino del bimbo è perfetto poiché crea un contatto tra mamma/papà e lattante. Basterà provare per una volta e poi tenere a mente il nome dei movimenti, nome che richiama proprio la forma che disegneranno le dita sulla pancia del piccolo: Sole, Luna, Passeggiata, Allunghi, e così via…

La seconda soluzione arriva dalla Cina, paese nel quale la medicina tradizionale è davvero molto antica, ma soprattutto nel quale i massaggi sono da sempre elemento fondante del benessere. Ecco quindi il Tuina, il massaggio cinese pensato proprio per i bambini, il cui nome significa “spingere (Tui) e afferrare (Na). Questo massaggio si basa sui principi della manipolazione di certe zone o di punti particolari del corpo, una manipolazione volta a combattere le malattie.

Come per il massaggio al pancino, anche il Tuina ha il vantaggio di rafforzare il legame genitori-figlio, e allo stesso tempo riesce a rimettere in circolo, attraverso la manipolazione, l’energia nell’organismo. I movimenti sono semplici, basta impararli una volta, ed essendo indolore (anzi, piacevole) e senza effetti collaterali è consigliato ogni volta che si vuole.

Nel caso delle coliche e dei dolori addominali, i movimenti del Tuina saranno pensati apposta per toccare e stimolare i punti dell’agopuntura che agiscono sull’apparato digerente, ma anche per stimolare direttamente la pancia (dal momento che la frizione effettuata scalda un po’ la zona, aiutando la peristalsi intestinale e calmando i dolori): con i polpastrelli di indice, medio e anulare, massaggiate in senso orario e lievemente la zona attorno all’ombelico, partendo da esso e allargandovi piano piano. Oppure, restate anche solo attorno all’ombelico, in questo caso utilizzando solo il dito indice.

(foto 1 http://www.associazionelancora.it/2014/03/17/il-massaggio-per-i-bambini/)

Terza tecnica è la riflessologia plantare, e cioè l’antica disciplina orientale che vuole stimolare le zone dei piedi collegate direttamente a parti specifiche dell’organismo. In parole povere, sotto alla pianta dei piedi stanno tutte le terminazioni nervose che corrispondono a specifici organi e aree del nostro corpo, e massaggiando i vari punti possiamo guarire e stimolare queste aree. Nel caso dei bambini ancora di più, poiché i loro piedini sono molto sensibili e le ossa ancora morbide.

Prima di tutto, sarà bene conoscere le regole base, e cioè: utilizzare una pressione delicata ma comunque decisa e fare attenzione se il bambino non vuole essere toccato (meglio rimandare, poiché quando malato i punti riflessologici sono particolarmente sensibili, e non è mai bene insistere o forzare). Dopodiché scegliete il momento migliore per eseguire il massaggio plantare, e cioè quando il bimbo dorme oppure mentre è in fascia o durante il bagnetto. Per quanto tempo? Se le coliche sono croniche, provatelo per almeno una volta al giorno per tre o quattro settimane.

Come dicevamo, ogni organo ha un suo specifico punto sotto al piede, e nel caso delle coliche a dover essere stimolata è quindi la zona collegata all’apparato digerente.

Prima, però, preparate il bambino e il suo piede al massaggio: accarezzate le gambe partendo dalle anche e arrivando ai piedini, quindi, pian piano, iniziate a stimolare con il pollice tutta la pianta, dalle dita al tallone. Solo allora concentratevi sull’area interessata, alternando le frizioni e utilizzando il pollice con movimenti circolari e picchiettii.

Quando si tratta della cura dei nostri bambini, noi ci affidiamo sempre a Miniland, nostro partner per il “progetto salute” dedicato ai più piccoli. I loro prodotti coniugano la sicurezza con la tecnologia più avanzata per i nostri figli, e noi non possiamo più fare a meno, oltre che dei termometri e dei baby monitor, dell’app eMyBaby, il modo più veloce e semplice di monitorare lo stato di salute dei piccoli di casa! La potete scaricare sia per i vostri device IOS sia per gli smartphone Android: non ve ne pentirete!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Anna, Lucio e Gaia: una famiglia come tante. Eccetto che loro hanno scelto una via diversa da quella “normale”, “solita” e “tradizionale”. In parole spicciole, Anna e Lucio hanno deciso di educare la loro bambina a casa. Non mandandola a scuola. Ma entrando più nello specifico la loro esperienza non è così spicciola, anzi. È una scelta profonda, vera e illuminante. Ecco perché dopo aver girato “Unlearning” esce ora il loro documentario “Figli della libertà”.

“Figli della libertà”, il film sulla vera educazione naturale in Italia e in Europa: un documentario bellissimo che racconta cosa significa non mandare i propri figli a scuola

“Io e mio marito Lucio abbiamo scelto l’educazione naturale per nostra figlia, per capire come il bambino possa imparare e crescere senza obblighi, senza stare seduto per così tante ore e senza avere un percorso delineato dall’adulto”: Anna Pollio, insegnante e mamma dell’ottenne Gaia, ha spiegato così alle telecamere di Repubblica la sua scelta di educare a casa la sua piccola.

La cosa interessante, però, non è tanto sentire la sua singola esperienza, quanto quella di tutti quei genitori in giro per l’Italia che hanno fatto la stessa scelta. Anna e il marito Lucio Basadonne, regista, hanno infatti girato un bellissimo documentario per mostrare a tutti le vere implicazioni, senza luoghi comuni e con tanta verità e tanta buona volontà.

Non è il loro primo documentario: qualche anno fa girarono “Unlearning”, con un’impostazione simile a “Figli della libertà” (questo il titolo del nuovo lavoro) ma concentrato sulla testimonianza di famiglie italiane che hanno scelto una vita più sostenibile e comunitaria. Più naturale, insomma. E ora si sono concentrati quindi sull’aspetto scolastico, quello che forse fa più paura quando si parla di vivere naturale, guardando a tutta Europa. Perché se è semplice pensare di vivere in maniera più sostenibile, più difficile è pensare di disiscrivere i propri figli da scuola, anche a causa dei luoghi comuni e dei pregiudizi che aleggiano attorno a questo argomento.

“Figli della libertà” smonta tutte le credenze negative. E lo fa attraverso la verità e l’esperienza concreta di chi davvero non manda i figli a scuola, educandoli in maniera più naturale. Non sono quindi solo congetture, ma testimonianze vere, dirette.

Queste testimonianze le hanno cercate in tutta Europa, e l’hanno fatto per un’esigenza di indagine. Se infatti l’educazione a casa è eccellente sulla carta (anche se per molti è invece una piaga), Lucio s’è trovato a chiedersi, dopo aver notato un disallineamento della figlia rispetto ai suoi coetanei, se alla fine questa educazione a casa possa essere in futuro davvero efficiente. Insomma: sua figlia Gaia imparerà tutto ciò che deve imparare? Avrà una vita difficile o difficoltosa?

Per rispondere alle domande Anna e Lucio hanno chiesto non solo a coloro che stanno seguendo lo stesso percorso, ma anche a quanti questa strada l’hanno già affrontata, a chi, insomma, in giro per l’Europa, è cresciuto educato in casa.

Ma cosa significa educare a casa? Semplicemente chiedere al proprio plesso di competenza il permesso per l’educazione parentale, non delegando l’istruzione dei figli alla scuola ma occupandosene direttamente, seguendo i tempi naturali del bambino, le sue inclinazioni, le sue curiosità e le sue modalità. Senza compiti, senza voti.

“Figli della libertà” è un documentario indipendente. Anna e Lucio l’hanno girato con le loro forze, ma credono fermamente che la gente ci tenga. Ecco perché hanno aperto un crowdfunding, disponibile fino al 13 febbraio 2017 (potete donare qui), per far sì che le persone possano aiutarli a finanziare il progetto, in modo da fare uscire entro fine anno il loro prezioso film (che verrà proiettato in molte città italiane il 7 marzo - qui le proiezioni - , ma che vorrebbero rendere disponibile poi su piattaforme online).

“Che cosa diventerà un bambino che non viene interrotto nel suo gioco? Non per una giornata. Ma per quarantacinque anni”. Se lo chiedono nel documentario, e se lo chiede chi è interessato a questo approccio. Ecco perché questo documentario è così importante. Non perché dà risposte granitiche. Ma perché dà moltissimi spunti assolutamente curiosi.

Solitamente i messicani li mangiano a colazione, ma questi huevos rancheros sono così saporiti ed energetici che vanno benissimo anche a pranzo. A noi piace molto questa ricetta sfiziosa, ed è perfetta anche per gli intolleranti al glutine!

Ecco gli huevos rancheros, ricetta senza glutine: le uova fritte messicane adatte a pranzo e cena, adatte anche ai celiaci

 

7 ricette con il miglio

Venerdì, 03 Febbraio 2017 10:29

Il miglio è davvero benefico, e se decorticato è perfetto anche per i celiaci, poiché non contiene glutine! Tra gli altri benefici troviamo poi la ricchezza di sali minerali, la sua azione energetica, per i suoi carboidrati e gli amminoacidi essenziali, le vitamine del gruppo B, le fibre insolubili (che aiutano la regolarità intestinale) e la presenza di acido silicico, elemento indispensabile per la salute di unghie, capelli e pelle.

Solitamente è utilizzato per l'alimentazione dei bambini (nelle pappe durante lo svezzamento) e per l'alimentazione degli anziani, poiché è molto digeribile. Nonostante ciò, è così buono e semplice che dovremmo riscoprirlo e reinserirlo nella dieta quotidiana di tutta la famiglia, per fare incetta di fibre, vitamine, sali minerali e gusto. Anche perché è molto versatile, e questa carrellata di ricette ve lo confermerà.

Ecco quindi 7 ricette con il miglio, cereale benefico: salati o dolci, i modi migliori per consumare questo cereale adatto anche ai celiaci

Il miglio bollito e condito

La cottura base del miglio permette varie ricette, proprio come la pasta: basterà poi condire con il sugo o le verdure preferite. Iniziate mettendo a tostare in un pentolino il vostro miglio (circa 80 grammi a persona), senza acqua e senza olio, e quando inizia a profumare aggiungete il doppio del peso dell’acqua. Portate a bollore, abbassate la fiamma e fate cuocere per venti minuti. Dopodiché procedete al condimento, preparando, ad esempio, una buona insalata di miglio con feta, menta, zucchine e semi di zucca!

Miglio con i broccoli

Utilizzando sempre la cottura base, condite il vostro miglio con dei broccoli sbollentati e fatti saltare in padella con olio e aglio. Una ricetta semplice ma davvero ottima, che vi assicurerà tutti i benefici sia delle crucifere sia di questo cereale.

Le polpette di miglio

Per delle polpette miglio e verdure procedete in questo modo: dopo aver cotto il vostro miglio, versatelo in una ciotola e lasciatelo raffreddare. Nel frattempo, fate soffriggere mezza cipolla rossa con due carote tagliate a dadini e 100 grammi di pisellini in padella con un filo d’olio, salando e pepando quanto basta. Togliete l’aglio e versate le verdure nel miglio, insaporendo con un po’ di curcuma e curry. Mescolate bene e formate delle palline con le mani e rotolatele nel pangrattato. Infornatele quindi su una teglia coperta da carta forno a 180 gradi per circa 20 minuti, alzando alla fine il grill per dorarle.

Hamburger vegetale di miglio

Se queste polpette le schiacciate a forma di medaglione invece che a forma di palline, con la stessa cottura, otterrete degli ottimi hamburger vegetariani per imbottire panini. Ai bambini piacerà moltissimo perché, si sa, anche l’occhio vuole la sua parte! Se li impastate molto bene, compattandole al meglio, potete fare saltare i medaglioni in padella con dell’olio, senza ricorrere al forno.

Porridge di miglio salato

Con il miglio è possibile anche ottenere un porridge, salato o dolce, adatto anche ai celiaci, poiché senza avena. Per quello salato con i funghi, fate tostare 200 grammi di miglio, quindi aggiungetelo a 100 ml di latte vegetale bollente e salato, abbassando poi la fiamma e lasciando cuocere 20 minuti. Nel frattempo, cuocete 50 grammi di funghi in padella con un filo d’olio e del prezzemolo. Alla fine unite il porridge di miglio con i funghi trifolati.

Porridge di miglio dolce per la colazione

Il porridge dolce è molto, molto buono anche a colazione. Il procedimento sarà lo stesso (fate tostare 100 grammi di miglio e aggiungeteli a mezzo litro di latte vegetale bollente, quindi aggiungete 20 grammi di zucchero di canna integrale). Alla fine servite in una coppetta e guarnite con della frutta fresca...

Porridge di miglio e frutta secca

Oppure con della frutta secca, come ad esempio prugne e mandorle, oppure mele, bacche di Goji e semi di zucca e di girasole.

La scuola varia da paese a paese. Ognuno ha i suoi programmi, le sue regole, ma solitamente c’è una base comune, e cioè lo studio per materie con verifiche ed esami finali per monitorare l’apprendimento. Ma se queste materie fossero eliminate, stravolte, a favore di argomenti più ampi? Cosa accadrebbe? In Finlandia (paese già normalmente all'avanguardia per quanto riguarda il sistema scolastico) lo stanno già facendo. Ed ecco come si presenta quindi la proposta per la nuova buona scuola.

Nella scuola in Finlandia non più materie, ma argomenti: una riforma scolastica porterà le scuole finlandesi a eliminare le “materie” in favore di “argomenti” e gruppi di lavoro trasversali

Alcune scuole in Finlandia da qualche anno hanno iniziato, appunto, un processo di miglioramento che vede al centro dell’attenzione la diminuzione delle consuete materie, come matematica, italiano o storia, in favore di “argomenti”, chiamati nella loro lingua “fenomeni”. Questo insegnamento basato sui “fenomeni” al posto delle materie per ora deve essere introdotto almeno una volta all’anno per alcune settimane, e gli studenti possono scegliere i loro “argomenti facoltativi”. E già il 70% degli insegnanti ha ricevuto una preparazione adeguata per insegnare tutte queste nuove tematiche. Questo programma dovrebbe essere quindi adottato da tutte le scuole entro il 2020.

Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

In sostanza, per alcuni periodi di tempo limitati durante l’anno scolastico, molti licei del paese nordico stanno accantonando le materie per concentrarsi su “argomenti” quali l’”Unione Europea”, oppure il “servizio al bar”, temi, insomma, attuali e sociali, utili nella vita quotidiana. Ciò non significa non insegnare più le nozioni base delle materie, sia chiaro. La matematica, la statistica, la geografia, la storia, le lingue e compagnia bella vengono infatti insegnate durante queste lezioni, che integrano nei temi i concetti necessari.

Durante le lezioni di Unione Europea, ad esempio, si studiano le storie dei paesi e delle popolazioni, ci si approccia alle lingue, alle costituzioni e alla geografia. Nel Servizio al Bar si studiano, di nuovo, le lingue con cui comunicare con i clienti, ma anche la matematica e la contabilità.

L’altra rivoluzione sono poi le lezioni, che non sono, come ci hanno abituato, frontali, e cioè con il professore alla lavagna che spiega agli alunni seduti nel loro banco. Il nuovo approccio, che tuttavia è molto più sperimentato già di base nei paesi nordici (a differenza nostra), prevede la creazione in classe di piccoli gruppi di lavoro che oltre a studiare si cimentano nel lavoro comune, sperimentando così la risoluzione dei problemi e la comunicazione sociale.

Le critiche, come normale, non mancano, e ci sono insegnanti vecchia scuola che non approvano questo nuovo insegnamento. Tuttavia i primi dati confermano l’effettiva efficacia, dal momento che sia gli insegnanti che i ragazzi dichiarano di non voler tornare indietro, ma anche per il fatto che il rendimento scolastico è già migliorato.

Tutto questo si inserisce in un paese già alto nelle graduatorie dei migliori sistemi scolastici del mondo, la Pisa (Influential Programme for International Student Assesment), ch emisura il livello di competenze linguistiche e matematiche degli studenti: la Finlandia è superata solo da alcuni paesi dell’Estremo Oriente!

In conclusione, il livello sembra continuamente aumentare, affermando l’efficienza di un sistema scolastico che non vuole tanto indottrinare gli studenti, quanto fornire loro i migliori strumenti per vivere nella vita reale e per entrare preparati nel mondo del lavoro.

Tra le ricette provenienti dall'India che preferiamo sicuramente ci sono i samosa, piccoli triangolini fritti ripieni di tutte le verdure che ci piacciono. La ricetta, anche se è un po' lunga, è davvero molto semplice, e il risultato è strepitoso! E poi ai bambini piacciono sempre, quindi una volta ogni tanto sono perfetti per fare lo strappo alla regola dei fritti!

I samosa di verdure: la ricetta indiana dei triangolini fritti ripieni di verdure, semplice e gustosa

 

Una casa minimal significa mamme felici!

Giovedì, 02 Febbraio 2017 13:59

Giocattoli per terra, giocattoli negli scatoloni, coperte che viaggiano per casa, pile di piatti, libri sparsi di qua e di là... Il disordine non fa bene. Anche se, è normale, un po’ tutte lo siamo, chi più chi meno.

Fare però ordine nella propria vita è davvero un toccasana. Psicologico, non solo per gli occhi. Ecco perché bisognerebbe rendere la propria casa un po’ più minimal, facendo spazio in testa, guadagnando tempo e beneficiandone in salute!

Una casa minimal significa mamme felici: ecco perché vi consigliamo di svuotare le vostre case per fare spazio all’ordine mentale!

Prima di tutto: pensate a quanto sono belle quelle case pulite, ordinate, bianche (come quelle nordiche, insomma!). Quelle in cui c’è tutto il necessario, senza eccedere e senza accumulare. Se siete (come noi, ops!) mamme disordinate, allora vi sembrerà un sogno, oppure una pazzia, oppure un’inutilità modaiola. Ma pensateci: non sarebbe più semplice avere sempre tutto sotto controllo?

Il disordine, infatti, non aiuta la calma. I bambini giocano e lasciano tutto nel caos, causando urla e rimproveri; le pentole sono così tante che non sapete mai dove trovare quella che vi serve in quel momento; i trucchi nella trousse e i prodotti da bagno straboccano dai cestini... E la conseguenza è uno stress mentale, conscio o inconscio, che rende tutti più nervosi.

Non è un caso se in questi anni sta andando di moda il libro di Marie Kondo, “Il magico potere del riordino”. Spiegato alla buona, il libro vuole aiutare a capire come possediamo troppe cose, come le nostre case sono diventate un rifugio della qualunque, come l’eccesso è deleterio, e, soprattutto, come fare per sbarazzarci del superfluo per vivere finalmente più tranquilli.

Basta poco, e tutto cambierà. Innanzitutto, prendetevi due o tre giorni, magari con tutta la famiglia, per selezionare ciò che davvero utilizzate e ciò che invece è lì da anni in attesa di essere buttato. Vestiti, giocattoli, soprammobili, le migliaia di coperte, le pentole che avete usato (forse) una volta, i libri doppi...

Passate poi ai mobili, e pensate a quelli che vi servono davvero, e non solo per la loro bellezza o la funzione sociale. Ad esempio, quel tavolino su cui non c’è appoggiato nulla, o la sedia abbandonata là nell’angolo...

E via così. Sapete quali saranno poi i vantaggi?

Primo: meno disordine significa meno stress. Se ci sono meno giocattoli, i bambini ne metteranno in disordine la metà, e alla fine del gioco sarà per loro più semplice sistemare. Gli strumenti da cucina saranno subito a portata di mano, così come i cosmetici, le creme, i farmaci, i libri... Tutto!

Secondo: questo minore stress mentale si rifletterà positivamente sui vostri rapporti familiari. Non solo perché voi, mamme in carica di tutto, sarete meno pressanti e meno impegnate a sistemare tutto, ma anche perché il sorriso è contagioso.

Terzo: c’è meno da pulire! Provate a immaginare una casa piena, zeppa di soprammobili, con oggetti ovunque. E provate ora a figurarvi una casa, al contrario, più sgombra. Quale sarà più semplice da riordinare, spolverare e pulire? Esatto!

Quarta conseguenza, direttamente collegata all’ultima: vi si libereranno ore preziose per passare del tempo in famiglia. E, quinta, sempre collegata: non sarete mai prese alla sprovvista quando avrete ospiti, perché basterà pochissimo per dare una sistemata veloce, che in una casa minimal significa “tutto pulitissimo in un battibaleno!”.

Sembreranno conseguenze piccole, o stupide. Ma vi assicuriamo che il benessere mentale e del cuore che ne verrà fuori ne vale davvero la pena. Non servono stravolgimenti, davvero. Potete anche arrivarci piano piano. Ma alla fine una casa sgombra, soprattutto se soffrite il vostro disordine e vi sentite sempre arrabbiate o sull’orlo, significherà mente sgombra, più tempo, meno fatica e più gioia per tutti!

La Vitamina D, alleato contro i tumori

Giovedì, 02 Febbraio 2017 10:07

La Vitamina D è uno degli elementi più importanti per la nostra salute. Vi avevamo già parlato di come la Vitamina D sia fondamentale per lo sviluppo osseo, per il sistema immunitario, per la pressione sanguigna, le allergie e le dermatiti. Ora però è ora di sottolineare come questa vitamina sia imprescindibile anche quando si parla di lotta contro il cancro!

La Vitamina D, alleato contro i tumori: come la vitamina D può prevenire il cancro, aiutando l’organismo a proteggersi

Prima di addentrarci nello specifico della spiegazione su come la vitamina D sia fondamentale per prevenire i tumori, argomento trattato molto bene dall’Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate (ARTOI), è bene sottolineare l’importanza di una giusta esposizione al sole. Non vogliamo naturalmente spingervi a prendere il sole e abbronzarvi senza regole. Tuttavia fate attenzione anche al contrario, e cioè a non esporvi mai al sole. La vitamina D, infatti, la si prende proprio dai raggi solari, e chiudersi in casa o non uscire mai può fare altrettanto male.

Purtroppo la carenza è ormai un dato di fatto, e quasi tutta la popolazione ne soffre, soprattutto in certe zone del globo, come noi che stiamo al di sopra del trentacinquesimo parallelo. Aumentando la latitudine, infatti, i raggi ultravioletti faticano a produrre questa vitamina ed è quindi più difficoltoso reperirne. Da novembre a marzo, poi, i raggi non ne producono proprio, e anche in estate rischiamo di non prenderne, poiché la protezione solare annienta la vitamina quasi completamente (una protezione 15 elimina il 99% della vitamina D).

Proteggetevi quindi sempre, questo è chiaro, ma non evitate troppo il sole, seguendo questa regola: esponete il 25% del vostro corpo (mani, braccia e gambe inferiori) per il 30-50% di tempo che sarebbe necessario alla pelle per arrossarsi (insomma, non arrivate a scottarvi!). E chiedete al vostro medico se vi può consigliare altri metodi per assumerla in maniera integrativa. Poiché ormai lo avrete capito, che prendere la quantità di vitamina D necessaria alla salute è praticamente impossibile, solo esponendosi al sole!

Detto questo, recenti studi hanno dimostrato come, in aggiunta a tutti gli altri benefici, la vitamina D sia saldamente collegata con la prevenzione del cancro. La carenza di questo elemento, infatti, è stata associata ad una maggiore incidenza di cancro, soprattutto di seno, colon, prostata e polmone.

Il motivo principale sta sicuramente nella capacità della vitamina D di riparare i tessuti danneggiati, ma, allo stesso tempo, anche nel suo effetto antiproliferativo che abbassa il rischio di diffusione delle neoplasie, e nella sua capacità di interferire nella costruzione dei vasi sanguigni che alimentano i tumori.

Gli studi in merito vengono dagli Stati Uniti, dove alcuni ricercatori hanno dimostrato come l’assunzione di 1000 unità internazionali giornaliere di Vitamina D riduca la mortalità per tumore, nel 9% delle donne e nel 7% degli uomini. Un’altra ricerca ha mostrato come per alcune donne in menopausa l’assunzione di calcio e vitamina D ha significato ridurre il rischio di tumore addirittura del 77%.

Se si prendono i dati riguardanti il cancro al seno queste ricerche sembrano meno complicate. Partiamo quindi dalla base: negli Stati Uniti d’America il cancro al seno è la seconda causa di morte nelle donne bianche over 40, idem per le donne nere, ma stavolta anche sotto i 40 anni. Le donne nere hanno più possibilità di ammalarsi di questa malattia poiché il tessuto del loro seno ha più recettori di vitamina D, e di conseguenza le mammelle risentono dell’eventuale carenza.

La carenza di questa vitamina non interferisce però solo sulla salute del seno, ma anche su quella del colon (il rischio, in carenza, aumenta dal 20 al 50%), dei polmoni e della prostata.

In poche parole, la vitamina D è davvero vitale: riduce notevolmente il rischio dei tumori (così come quello di diabete, di malattie cardiovascolari e della pelle), aiuta nella lotta contro il cancro rallentandone la diffusione e aiuta il recupero post-malattia. Insomma, cerchiamo di non avere così paura del sole, e affidiamoci a questa fondamentale vitamina.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Appena lo porterete in tavola sembrerà una torta, ma in realtà nasconderà tutte le vostre verdure preferite, condite con pan grattato e formaggio e cotte al forno per una consistenza irresistibile!

Ecco il nostro sformato di verdure: scegliete gli ortaggi che preferite e portate in tavola la ricetta della torta saporita

 

Sara

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Cecilia

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