Le materie prime del nostro estratto sono 4:
Ananas: una bomba di salute ancora troppo sottovalutata, l'ananas è un grandissimo antinfiammatorio. Contiene vitamina A, vitamine del gruppo B, C, K, J, E e beta carotene. Al suo interno troviamo anche numerosi minerali come manganese, potassio, fosforo, calcio, ferro, iodio e zinco.
Arance: all'interno del nostro estratto sono una grande fonte di vitamina C. Nei periodi in cui non sono naturalmente presenti in natura possiamo sostituirle nel nostro succo con spinacini freschi. Se abbiamo piacere possiamo aggiungere un Kiwi, ricco di vitamine, minerali e vitamina C.
Zenzero e curcuma: scopri qui i benefici dello zenzero e della curcuma
E’ una delle cose che noi donne dobbiamo affrontare spesso, spessissimo, magari più volte la settimana: la spesa.
Che detta così pare nulla, dopotutto genericamente il sesso femminile è ben predisposto alla shopping, ma in verità il supermercato non riesco a vederlo propriamente come un negozio ma come una palestra dove andare per forgiare fisico e spirito, un mini corso di sopravvivenza, una sfida psicologica tra il bene e il male, un atto di forza.
In certi casi si tratta di vero e proprio sollevamento pesi tra cestelli di acqua e cassette della frutta, un gioco astuto nel caricare il carrello in maniera tattica così da non rendere la maggior parte del cibo “delicato” una vera e proprio frittata prima dell’arrivo alle casse, bisogna studiare la divisione tra freschi, surgelati e scatolame, prevedere una tattica nel caricare il carrello in modo da scaricarlo e ricaricarlo alle casse in maniera veloce/comoda/non distruttiva per i prodotti, tutto mentre quelli dietro di te senza la minima empatia di stanno col fiato sul collo a modi “se dovevi prendere tutta sta roba dovevi essere proprio prima di me?”…
All’inizio si entra sempre pieni di buoni propositi: parola d’ordine attenersi scrupolosamente alla lista, poi i cartelli colorati che villantano offerte più o meno vantaggiose inevitabilmente ci attirano ed altrettanto inevitabilmente almeno un prodotto non previsto lo si compra.
Io ancora non capisco perché le cose pesanti tipo bevande, succhi, acqua.. stanno alla fine del supermercato, che tu arrivi col carrello pieno e non sai più dove sbattere sti cestelli, ti chiedi quale sarà il male minore: appoggiare circa nove litri di acqua sul sacchetto delle patatine o tra le fragole e l’insalata…
I freschi (a parte i surgelati) stanno all’inizio, cosicché lo yogurt che hai comprato nel primo reparto ora che sei alle casse ha già iniziato un primo principio di deterioramento.
Poi al super c’è gente, tanta gente, troppa gente che si accalca ti spinge e quelli peggiori che ciurlano nel manico davanti agli scaffali con super carrelli vuoti guardandosi intorno nel bel mezzo della corsia come a cercare un’ispirazione improvvisa e momentanea sul cosa comperare.
D’inverno al super fa un caldo atroce, d’astate fa un freddo becco, logicamente il tutto è inversamente proporzionato alla temperatura esterna; l’estate scorsa qui in Brianza si boccheggiava per l’afa e dovevi munirti di giubbotto e passamontagna per entrare nel super dove l’aria condizionata nel migliore dei casi ti provocava un attacco spastico di diarrea tra la corsia dei biscotti e quella dei piselli.
Poi ci sono quelli che entrano al super e pigliano quei carrellini di plastica che si trascinano tipo mini trolley, che se i carelli sono stati classificati come più sporchi dei bagni pubblici della stazione (!!!), quelli sono luridi da paura; però se devi usarlo … devi e te lo pigli, salvo poi vedere la gente che arriva alle casse con sti carellini deformati sotto il peso di quella che pensavano sarebbe stata una mini spesa e che, come al solito, si è trasformata in una acchiappatutteleoffertedelmondocherisparmi…
Quindi? Io ho una mia tecnica che sto perfezionando nel tempo, nella speranza di raggiungere l’effetto, come dice il proverbio azzeccatissimo… minima spesa massima resa.
Premetto che io sono un po’ malata… sì sì lo ammetto, ho una leggera forma di perfezionismo organizzativo compulsivo maniacale…
Prima cosa la lista della spesa: io segno man mano che ho bisogno di qualcosa perché già lo so che se non lo segno poi quando sono al super mi lascio “menar via” e mi dimentico, in modo che quando parto per la spesa la lista è praticamente già fatta, senza dover al momento far mente locale se mi serve qualcosa; ho addirittura l’abitudine di segnare sul foglio le cose di cui ho bisogno non a caso ma suddivise già per reparti, cercando di mantenere le postazioni in cui si trovano al super, cosicché girando ho già le cose pronte man mano che avanzo nelle varie corsie… oh lo avevo detto che sono un po’ fissata.
Altro trucco è cercare di dividere la spesa nel carrello mettendo vicini le cose più leggere, i freschi con i surgelati e lasciano uno spazietto per le robe pesanti.
Alla cassa scarico prima i prodotti pesanti in modo che se poi inizia ad accumularsi roba sul nastro trasportatore e la cassiera inizia a ruzzare per farmi capire che devo farcela in tempi brevi quantomeno non mi schiaccia le pesche con il fustino del dixan…
Un punto fisso però è: mai e poi mai fare la spesa in uno stato di depressione, cattiveria o fame chimica.
Una seduta di yoga prima di entrare o almeno un momento di meditazione prima di infilare la moneta nel carrello ci vuole… perché?
Beh perché nel caso di stato depressivo rischiamo di riempire il carrello di cibo consolatorio e… diciamocelo… non esiste al mondo persona che per consolarsi si ingolla insalata e sedano… quindi immaginate cosa rischiamo di comperare…
Nel caso di stato super nervosa, cattiva, pre-ciclo o stanca da essere buttata via, al primo passo falso fatto da quello che ci precede col carrello ed indugia un secondo in più senza cederci il passo o della cassiera che insiste un po’ nel metterci fretta… addio… al mio segnale scatenate l’inferno…
Fame chimica? No, spesa a pancia piena, assolutamente … potremmo non solo comperare le peggio cose, ma soprattutto in quantità da sfamare tutto il rione in cui abitiamo.
Una cose che spontaneamente, senza malizia (ma non troppo) faccio quando sono alla cassa è sbirciare la spesa altrui…
Io compero il mio, poi mentre finisco di far mente locale se ho tutto incrocio due tipologie di donna: la superfiga e la nonpropriofiga.
Caso 1 – superfiga con carrello stracolmo di roba: guardo cosa ha comperato e se ha preso tante schifezze dentro di me penso (e le auguro)… “certo continua così, prima o poi sarà finita anche per te e in un batter d’occhio ti accorgerai che la bellezza sfiorisce ma sarà troppo tardi perché lo splafonamento è iniziato e non sarai abituata a rinunciare a certe schifezze che mangi. Mangia mangia… bastarda”
Caso 2 – superfiga con carrello contenente solo un centinaio di bottigliette di acqua da mezzo litro, insalata già lavata e due verdure già bollite sotto vuoto… “minchia tristezza, sarai anche figa ma magari un mini corso di cucina per fare due carote al vapore… che poi non puoi prendere cinquanta bottiglie da un litro e mezzo invece che cinquecento da mezzo, che senso ha?...”
Caso 3 – davvero poco figa con carrello strapieno di cibo spazzatura… “cavoli dai non fare così, non prendere quella roba, non vedi che ti sei rovinata, certo non ti aspetterai di dimagrire finchè mangi tutta quella merda… echeccavolo ci sarà un perché se il tuo culo non passa tra le casse e il carrello sì…”
Caso 4 – davvero poco figa con carrello semi-vuoto contenente solo cibo light e/o comunque sano … “poveraccia pessimismo e fastidio nel carrello e risultati discutibili, forse è vero che se si vive una volta sola tanto vale godersela sta vita… o magari ha appena iniziato una dieta sana ed equilibrata, dai tieni duro…”
Già lo so, in ognuno dei quattro casi dovrei comperarmi un sacchetto di cavolacci miei…
Tra le fila delle persone che affollano i super ci sono
-gli uomini / ragazzi single, che vivono di spaghettini precotti versa acqua e gusta (paura vera)
-le donne in carriera che si nutrono di verdure già bollite e confezionate
-le mamme che fanno la spesa con i bimbi urlanti, magari dei neonati o poco più e che sembrano sfidare l’umana concezione di quanti pesi una persona si possa caricare (sia fisicamente che emotivamente)… vi stimo dal profondo
-le vecchie… non intendo le persone anziane, ci mancherebbe, proprio le vecchie, perché noi donne anche con l’alzheimer e il pannolone restiamo delle vere bastarde (in senso simpatico)… la vecchia che (lo sai parlando con la cassiera) va tutti i giorni al super a prendere mezzo etto di prosciutto oppure due mele o ancora tre panini vuoti e tutti i santi giorni si presenta alla cassa nell’orario pausa pranzo o sette e mezza di sera… bastarda…
Beh quella tipologia di vecchia, bastarda ed infame, io una volta l’ho trovata, me ne stavo lì bella serena alla cassa ad aspettare che quello davanti a me finisse, pronta a caricare la mia spesa sul nastro tipo centometrista ai blocchi che attende lo sparo di inizio e… mi si avvicina sta vecchietta, un po’ barcollante, mi guarda, mi sorride con fare benevolo e tiene nelle manine rugose e tremanti il latte e altri due pacchettini, mi risorride, mi riguarda, con gli occhietti un po’ appannati dalla cataratta, io ingenua abbozzo un “signora vuole passare?” … lei “o cara grazie sei davvero gentile, sono pochi i giovani gentili come te” si gira e, a voce alta dice “vieni che la signorina ci fa passare”… due secondi e arriva il marito con un carrello così colmo di roba da non farci stare più manco uno spillo… “no scusi – dico io – pensavo avesse solo la roba che teneva tra le mani” .. “cara tu non mi hai chiesto se avevo solo quello, tu mi hai detto se volevo passare”… e intanto iniziano a caricare la roba sul nastro, la cassiera mi guarda e ride sotto i baffi… ci sarà un motivo se la cavalleria è morta con Re Artù…
Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile
Genitori, non gettate nel bidone della spazzatura tutti quegli scatoloni da imballaggio che vi girano per casa! Sono un'occasione unica per realizzare qualche lavoretto con i bambini e per creare giochi unici!
Non ci credete? Grazie alla loro fattura, così ampia e robusta, i cartoni si prestano benissimo all'art and craft che tanto ci piace.
- E' la prima cosa che viene in mente quando si pensa a riciclare i cartoni per renderli giocosi: costruire una casetta. Sono grandi e molto robusti, quindi sono perfetti per realizzare insieme ai bambini il loro rifugio, da tenere in casa oppure, nelle giornate di sole, in giardino. Non ci sono regole, la mini-abitazione può essere ideata in mille modi diversi, e arredata alla stessa maniera!
- Sempre ad imitazione degli ambienti "adulti" (attività che i bambini apprezzano moltissimo e che li coinvolge in un gioco che ha il sapore di "lavoro") con i cartoni è possibile ricreare una piccola cucina, ricca di dettagli e completa di tutto il necessario, dai piccoli pulsanti (fatti magari con bottoni incollati) ai grandi elettrodomestici come il frigorifero.
- Con gli scatoloni, qualche cartoncino colorato, del washi tape e uno spruzzino per l'acqua i vostri bimbi avranno in casa una meravigliosa pompa di benzina.
- E a cosa giocare con la pompa se non alle macchinine? Realizzatene alcune con i cartoni, metteteci dei piattini di carta come ruote e applicate alle estremità delle strisce di stoffa che fungano da bretelle per poter indossare le piccole automobili, per giocare in libertà alle corse e al rifornimento.
(foto 4 http://mykidcraft.com/cardboard-box-race-cars/?wn=1 )
- Se i vostri bimbi sono appassionati di teatrini e scenette, e se amano vestirsi e inventare storie, una piccola tivù in cartone oppure un minuscolo teatrino nel quale infilarsi diventeranno il loro gioco preferito, e tutta la famiglia potrà passare piacevolissime serate davanti ad un alternativo televisore!
(foto 5 http://petitandsmall.com/5-coolest-diy-kids-toys-made-with-cardboard/ )
- Anche le scatole di scarpe, che spesso invadono ripostigli e scantinati in attesa di venire differenziate, sono un ottimo gioco-riciclo. Guardate questo biliardino: è fatto con il cartone riciclato, degli stecchini lunghi (o cannucce rinforzate) e delle mollette per il bucato. Semplice, piccolo e super divertente.
(foto 6 http://www.u-createcrafts.com/diy-mini-foosball-tableperfect-for-kids/ )
- Con tutte le ambientazioni Lego e Playmobil che esistono è impossibile poter giocare con tutte. Soprattutto perché sono abbastanza costose. Perché allora non creare di volta in volta la propria personale location dentro la quale far interagire i piccoli personaggi? E ha pure il vantaggio di poter essere assolutamente e infinitamente variabile!
- Ai piccoli artisti questo cavalletto piacerà da pazzi: è fatto interamente con le scatole di cartone, piegate a triangolo, è leggero, economico e molto più particolare rispetto ai tradizionali attrezzi presenti nei negozi di belle arti.
(foto 8 http://www.artbarblog.com/recycled/diy-cardboard-easel/ )
- Pochissimo materiale per una resa spettacolare: ecco la lampada a forma di nuvoletta che farà compagnia ai vostri figlioletti nelle serate in famiglia e prima di infilarsi nel letto a fare la nanna.
(foto 9 http://www.mommodesign.com/cardboard-crafts.html )
- E per bimbi troppo abituati alle nuove tecnologie, ai tablet e alla tivù, un nuovo modo di godere dell'intrattenimento: al link trovate tutte le istruzioni per immagini per realizzare un tenero televisore analogico, pensato, disegnato e costruito interamente dai bambini, che oltre a impegnarsi con il lavoretto inventeranno mille storie da raccontare proprio con la loro arte.
Siamo abituati a pensare ai cibi messicani come pesanti, unti, difficili da digerire e grassi. Ma ne siamo davvero sicuri?
Fermiamoci un attimo a riflettere: alla base di questa esotica, buonissima e saporita cucina in realtà ci sono le verdure, i legumi (di mille e mille tipi!), i cereali, la frutta e le spezie. Non è quindi difficile provare a riproporre i piatti tipici dell'America centrale in versione un pochino più leggera! Basta tenere a mente gli ingredienti base per mantenere i sapori tipici, facendo attenzione a non esagerare con carne rossa e condimenti grassi.
Per capire su cosa si basa questo tipo di cucina chiariamo innanzitutto i termini più comuni. Cosa sono i tacos, le fajitas, le tortillas e le quesadillas?
- I tacos sono quelle tipiche "piadine" di farina mais ripiegate su se stesse e farcite con gli ingredienti più svariati. Nella tradizione i tacos sono morbidi, ma li si possono trovare anche croccanti (anche se considerati più tex-mex). Il ripieno? Non c'è una regola, ognuno li farcisce come vuole, ma tradizionalmente li si riempie di carne o pesce a bocconcini saltati in padella, formaggio fuso, cipolle, salsa di chili, coriandolo, pico de gallo, panna acida e guacamole.
- La guacamole, in generale, è una salsa davvero ottima, da sfruttare il più possibile (sia nei ripieni di tacos e tortillas sia con i nachos o sui panini) per il suo sapore e la sua leggerezza. E' infatti a base di avocado, frutto alcalinizzante e super proteico che si presta benissimo ad offrire una consistenza unica, e presenta solo ingredienti vegetali e molto leggeri, perfetti per i bambini: scopri qui la nostra ricetta!
- Le tortillas, letteralmente "tortine", sono invece nella tradizione spagnola delle frittatine di patate, mentre per la cultura messicana sono una variane dei tacos, più grande e morbida, sempre a base di farina di mais o di farine di grano, ripiegata su se stessa per formare il burrito, un rotolo riempito con carne, mais, legumi, salse, insalata e formaggio.
- Con la tortilla si preparano poi, oltre al burrito, le quesadillas, che stavolta si presentano a forma di mezzaluna. Già dal nome si capisce: sono riempite per lo più di formaggio, al quale si aggiungono carne, legumi, salse tipiche come quella al chili o la guacamole e verdure di vario tipo (cipolle, insalata, pomodori...).
- Si discosta invece da questi tre piatti a base di piadine la fajita, che altro non è che un piatto unico a base di carne tagliata a bocconcini, peperoni, cipolle, peperoncino e spezie, accompagnato da un contorno di riso o legumi.
Tutti questi piatti sono a base di carne. Spesso è carne rossa, ma per rendere più salutare il tutto nessuno vieta di sostituirla con della carne bianca (che spesso ai bambini piace anche maggiormente rispetto alla rossa), o, in versioni veg, con del seitan o del tempeh saltati in padella. Il sapore sarà comunque ottimo! Anche i legumi, utilizzatissimi nella tradizione messicana, possono sostituire la carne (anche per il loro valore proteico), quindi lanciatevi pure sui fagioli neri e su quelli rossi. E le verdure grigliate sono un altro ottimo sostitutivo: melanzane, zucchine, radicchio...
Vi sta già venendo l'acquolina in bocca? Beh, potete iniziare a fare la spesa, perché abbiamo per voi alcune proposte di ricette messicane assolutamente sane che una volta provate non usciranno poi dai vostri menu settimanali!
- Avete già provato il Burrito a modo nostro? Interamente fatto in casa, saprete la provenienza di ogni ingrediente e potrete decidere quali sapori inserire e quali no.
E non preoccupatevi se in famiglia qualcuno è intollerante al glutine: anche se non sembrerebbe, la cucina messicana è assolutamente adatta anche a loro. Innanzitutto con le fajitas, che non prevedono le piadinette di farina, ma se avete tempo potete provare a cucinare con le vostre mani queste buonissime tortillas senza glutine.
Tutte le altre nostre gustosissime ricette, come ad esempio quella per preparare in casa i triangolini di mais e i tacos di tempeh, le potrete trovare sul libro "The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate" di Giulia Mandrino, edito da Mental Fitness Publishing
Sara Polotti
Una parola strana? Be', il concetto invece è semplicissimo. Viene dalla tradizione messicana, e si tratta di un indumento utilizzato per il (detto modernamente) babywearing e per un massaggio prenatale alla pancia della mamma in attesa.
"Se in Africa il capo must have è il Kanga, in Messico il Rebozo è immancabile da secoli nel guardaroba di ogni donna. Tradizionalmente tessuto a mano in cotone, lana o seta, spesso con preziosi ricami, presenta delle lunghe frange alle estremità.Si tratta, di fatto, di uno scialle di dimensione variabile utilizzato anche come portabebè. La sua fattura identificava lo status sociale di chi lo indossava; come nel caso del Kanga, la componente simbolica è molto forte.
Oggi viene per lo più prodotto a macchina e i materiali utilizzati non sono necessariamente così nobili: rayon e acrilico hanno sostituito spesso i materiali naturali, impattando non solo sulla bellezza ma anche sulla qualità e durabilità del supporto. "Nell’immagine vediamo un Rebozo indossato dalla celebre pittrice-icona messicana Frida Kahlo in uno dei suoi celebri autoritratti " spiega Licia Negri nel suo libro sul babywearing "Lasciati Abbracciare", edito da Mental Fitness Publishing.
Parliamo del Rebozo: l'indumento-fascia per portare il bambino che dalla tradizione messicana sta prendendo sempre più piede.
Come tutte le fasce adatte al babywearing (pratica che da sempre noi di mammapretaporter.it sosteniamo con il tutto il cuore), il rebozo è uno strumento che serve per portare il proprio bambino mentre, spensierate, si svolgono altre azioni e altri compiti quotidiani. Il bimbo dorme, mangia dal seno, si rilassa, guarda il mondo: il tutto da una posizione privilegiata.
Portare i bimbi con il rebozo, come sempre nel babywearing, aiuta mamma e bambino ad instaurare un rapporto molto più stretto e intimo (favorito dal contatto, dal sentire i movimenti della madri e dalla sensazione di vicinanza perfetta), e proprio questa fascia in particolare si caratterizza per la posizione ottimale. Il piccolo è infatti vicinissimo al petto della madre, ad una distanza ottimale per instaurare un contatto visuale tra gli sguardi dei due, mentre al contempo la sua testa e la sua colonna vertebrale si appoggiano nella maniera più corretta possibile (tanto che diversi studi scientifici hanno dimostrato che il rebozo favorisce uno sviluppo neurologico di gran lunga migliore rispetto ai bambini portati nei passeggini o adagiati sulle sedie di plastica, troppo rigide).
Il contatto con la mamma (principalmente, ma, in generale, con almeno un genitore) è primordiale e fondamentale per la crescita dei bambini, e svilupparlo sin dai primi giorni in maniera intensa si riflette positivamente sul benessere a lungo termine (di entrambi). Emozionalmente, certo, ma anche fisicamente: come dicevamo il sistema neurologico e il cervello ne traggono benefici enormi, così come il sistema vestibolare (l'udito!).
Come dicevamo nell'introduzione, oltre al fatto di rappresentare una soluzione babywearing ideale, il rebozo ha un ruolo importantissimo anche nella vita della mamma ancora in gestazione. Sia durante la gravidanza sia nel momento doloroso del parto esso è infatti utilizzato per alleviare il dolore e favorire una gravidanza il più possibile fisiologica. La sua efficacia in fatto di confort non è stata provata scientificamente, ma il sollievo che dà alle gestanti è indubbio.
Le ostetriche messicane da sempre lo utilizzano, sia nei giorni precedenti al parto sia durante lo stesso travaglio. Quando la donna sente dolore, non si sente a suo agio o è scomoda, sistemare il rebozo può rivelarsi un anestetico potentissimo, che oltre al benessere fisico è capace di infondere moltissima fiducia nella gestante, che, finalmente a suo agio, sente meglio le proprie sensazioni (senza il fastidio del dolore troppo intenso) e ha la sensazione di avere più controllo sul suo corpo.
Nei giorni che precedono il parto, in particolare, la fascia messicana può venire in aiuto anche dei bambini podalici che sono un pochino più pigri nell'assumere la posizione del parto naturale, e cioè con la testa indirizzata verso la cervice. Con movimenti e nodi esperti, le ostetriche che utilizzano il rebozo sono in grado di correggere infatti la posizione del feto, sia nei giorni che precedono il travaglio sia nel momento del travaglio stesso.
Durante il parto, poi, il rebozo diviene strumento indispensabile e imprescindibile nel tenere sotto controllo il dolore e nel trovare la posizione ideale. Annodare il rebozo nelle giuste posizioni significa aiutare la donna a indirizzare più efficacemente la sua forza, a rilassare il pavimento pelvico, a sentire meno dolore (abbassando il livello dello stress) e, associando il rebozo alle posizioni del corpo più comode (come quella accovacciata), ad allargare il bacino e le ossa delle pelvi.
Non c'è niente di innaturale, anzi: il rebozo è utilizzato proprio assecondando ciò che la natura offre, e cioè l'istinto materno. Le madri dentro di sé sanno ciò che il loro corpo chiede per aiutare la nascita a fare il suo corso, e l'ostetrica sa che deve ascoltare la donna e la sua bussola interna.
La redazione di mammapretaporter.it
Foto Credits: http://denhelefamilie.dk/massage/rebozo/
"No, non parleremo di quel Kanga, il canguro tanto amico di Winnie the Pooh!" ci spiega Licia Negri nel suo libro Lasciati Abbracciare edito da mental Fitness Publishing (acquistabile qui).
"Il Kanga è un telo di dimensioni simili a quelle di un foulard, che in Africa viene utilizzato come indumento (gonna, top, copricapo), lenzuolo o porta-bebè. Non è raro vedere donne che al lavoro nei campi o al mercato portano le loro creature sulla schiena. La tradizione dei Kanga è affascinante: questi teli sono utilizzati anche per veicolare dei messaggi; i colori e le loro fantasie molto belle ed eleganti hanno un significato e, per renderlo ancora più esplicito, sulla stoffa vengono stampate delle frasi in lingua locale. Non vorrei ora spingermi più in là del dovuto e andare, come dicono le mamme 2.0, OT (off topic, “fuori tema”), ma la cosa è così originale da meritare ancora qualche riga.
“Il kanga è molto più di un semplice pezzo di vestito, scandisce il passaggio della vita nella vita Swahili. I neonati sono avvolti nei kanga alla nascita quando ancora stanno piangendo, pochi istanti dopo essere venuti al mondo. Alle ragazze viene regalato un nuovo kanga per segnare il loro passaggio alla vita adulta. Durante la prima notte di nozze, marito e moglie per tradizione indossano ognuno una metà di kanga, profumata con incenso e spezie. Le donne indossano i kanga ai funerali, e i morti sono avvolti e sepolti in un kanga, lasciando la vita come vi sono entrati [...] I kanga sono usati per fare delle affermazioni, per essere visti e letti. Proprio come in Occidente le persone indossano magliette con slogan sul petto, gli africani indossano i kanga. Le parole significano quello che sei e possono esprimere speranza, fede, preoccupazione, amicizia, avvertimenti contro pettegolezzi” Nadil Hadi, Associazione Ruvuma Onlus, attiva in Tanzania nei settori della formazione professionale e della sanità."
"Se avrete occasione di andare in quel meraviglioso e magico continente che è l’Africa, potrete non solo rientrare in patria con dei Kanga-souvenir, ma anche trasformarvi in Mercurio rendendovi portatori dei loro messaggi. Fate molta attenzione a ciò che ricevete e donate, senza saperlo potreste infatti comunicare frasi tipo:
∞ Mimi Na Wangu Wewe Na Wako Chuki Ya Nini, “Io ho il mio e tu hai il tuo, perché litigare?”;
∞ Sisi Sote Abiria Dereva Ni Mungu, “In questo mondo tutti sono passeggeri, Dio è il guidatore”;
∞ Mama mkwe ni jipu la utosi, “Una suocera è un ascesso nel centro della testa” (questa potrebbe crearvi non pochi problemi...);
∞ Naogopa Simba Na Meno Yake, Siogopi Mtu Kwa Maneno Yake, “Temo il leone e le sue zanne, non temo l’uomo per le sue parole”;
∞ Wema hauozi, “La gentilezza non è mai sprecata”;
∞ Kawia ufike, “Meglio tardi che mai”;
∞ Riziki Ya Mtu Hupangwa Na Mungu, “La fortuna di un uomo è decisa da Dio”.
Concludo la digressione con uno scambio a suon di Kanga, raccontato sempre da Nadil Hadi: due donne stavano litigando per un uomo. La prima venne vista camminare lungo la strada con un Kanga che recitava: “non lo avrai mai, anche se vai da tutti gli stregoni”. Il giorno successivo la seconda donna venne vista camminare con un nuovo Kanga sul quale imperava la scritta: “non è per magia, ma per fortuna che mi ama”. Quando si dice che in amore e in guerra è concesso tutto... Torniamo ai portabebè... I Kanga nascono per portare prevalentemente sulla schiena. La mamma, con una mossa sicura, posiziona il suo bambino (che è fatto aderire bene con la pancia) sulla schiena, gli adagia sopra la stoffa che viene ben stretta e fatta passare sotto le sue ascelle per poi essere legata davanti sul torso, lasciando le spalle libere (vedi illustrazione a inizio paragrafo).
Portare all’africana può essere un sollievo per chi soffre di patologie cervicali, in quanto il carico non cade nella zona del trapezio, accanto al collo, e nemmeno sulle spalle; ma la tecnica può essere non sicura per il neonato se non viene eseguita a regola d’arte. Consiglio, quindi, di non cimentarsi troppo presto con questo supporto; affidatevi a chi conosce bene la tecnica e può assistervi mentre imparate, anche se avete bambini grandi già in grado di sostenere la testa autonomamente. Apparentemente semplice, il Kanga può, infatti, esporre i bambini a potenziali cadute. Se avete problemi di mastite o ostruzione dei dotti galattofori, consiglio di non utilizzare questo supporto, potrebbe infatti sollecitare con troppa pressione il vostro petto.
Nella mia piccola esperienza di vita in Africa amavo molto vedere le donne portare ovunque e con tanta naturalezza i loro bambini nei Kanga, ma quando ho provato personalmente non è stato un gran successo: questa posizione mi dava fastidio, il peso premeva troppo vicino al seno procurandomi una spiacevole sensazione. Ciò non toglie che altre mamme lo trovino molto confortevole."
Licia Negri, Lasciati Abbracciare, Mental Fitness Publishing
Bere acqua aromatizzata è una di quelle abitudini che, una volta iniziate, ti chiedi come tu abbia fatto a farne a meno fino a quel momento. L'idea, semplicissima, è dare un sapore più deciso e gradevole all'insapore acqua, per far sì che diventi più dissetante, depurativa oppure appetitosa (nel caso in cui bere la semplice acqua risulti difficile: moltissime persone, e moltissimi bambini, non bevono abbastanza, e questo è uno stratagemma per rendere l'assunzione di liquidi molto più gradevole!).
La "ricetta" è semplicissima: scegliete i frutti che più vi piacciono, tagliateli a fettine (o, nel caso di frutti piccoli, lasciateli così come sono) e infilateli in un barattolo o in una brocca. Chiudete il recipiente e mettete in frigorifero a macerare per qualche ora. Il risultato è magnifico: dell'acqua buona, saporita, divertente e salutare, che aiuta a depurarsi e a dare una spinta al nostro organismo!
- Scegliete limone (4 fette), cetriolo (3 fette) e menta in foglie (in abbondanza!) per aiutare il metabolismo e sciogliere i grassi! Il sapore delicato del cetriolo spegne l'acidità intensa del limone, che insieme alla menta crea una bomba di sapore!
(foto 1 http://www.dietoflife.com/best-10-liver-flushing-water-recipes/)
- Il cetriolo è sostituibile con un frutto saporito, dolce e divertente: il lampone. La sua dolcezza contrasterà l'aspro limone e la menta avvolgerà tutto. E non sottovalutiamo le proprietà di questo frutto di bosco: antiossidante, antitumorale e antinfiammatorio. Provate a schiacciarlo prima di affogarlo nell'acqua, per un sapore ancora più deciso.
Foto di Sara Polotti
- Un altro frutto antiossidante molto potente è il mirtillo. Per beneficiare delle sue proprietà e per fare una scorta di vitamina C, preparate un'acqua aromatizzata al mirtillo e arancia, con una manciata di palline e qualche fettina dell'agrume. Anche i colori sono bellissimi, no?
(foto 3 http://diet.allwomenstalk.com/healthy-and-delicious-detox-waters-to-keep-you-cool-and-bloat-free/16)
- Il limone solitamente è alla base di quasi tutte le acque aromatiche, per la sua proprietà dietetica (aiuta moltissimo il metabolismo, bruciai grassi e depura dalle tossine). La lavanda lo renderà molto più piacevole per chi non sopporta l'aspro: mettete qualche ramo nell'acqua (da togliere prima di bere!) oppure realizzate uno sciroppo facendola bollire con un po' d'acqua e zucchero di canna integrale.
(foto 4 http://www.eat-yourself-skinny.com/2012/09/lavender-lemonade.html)
- Ah, le fragole, il frutto preferito. Sono ottime tagliate a fettine per aromatizzare l'acqua! Provate a mixarle con rosmarino e mirtilli. Sapore eccezionale, benefici unici (antiossidanti, vitamina C, azione depurativa del fegato e azione antibatterica su tutti!).
(foto 5 http://yumgoggle.com/strawberry-blackberry-rosemary-infused-water/)
- Il rosmarino si sposa benissimo anche con un altro frutto, anche se l'abbinamento parrebbe azzardato: l'ananas! Questo frutta aiuta a disintossicarsi, a perdere peso e a digerire al meglio.
- Frutto tipicamente estivo, buonissimo, incredibilmente succoso, è l'anguria. Tagliatela a fettine, mettetela in una brocca insieme a qualche foglia di menta e innaffiate con il succo di mezzo lime. Irresistibile. E provate a sostituire la menta con il basilico: ancora più intrigante.
(foto 7 http://www.sunnywithachanceofsprinkles.com/2013/06/a-recipe-to-help-you-drink-more-water.html)
- Pesca e amarene: l'una tagliata a fette, le altre a metà (per rilasciare tutto il loro sapore, altrimenti imprigionato dalla buccia). Colore e sapore stupendi!
(foto 8 http://wonkywonderful.com/naturally-infused-flavored-water/)
- Contro i radicali liberi la mora, frutto di bosco dal gusto inconfondibile, è un'ottima soluzione. Abbinatela alla salvia (antinfiammatoria, balsamica, digestiva e antidolorifica!) e lasciate macerare in frigorifero la vostra acqua: acquisterà un incredibile color viola, oltre che essere irresistibilmente buona. (Provate come con i lamponi a spremerne il succo e adagiatele nel'acqua per rilasciare tutto il sapore!).
(foto 9 https://www.evermine.com/blog/saturday-sips-flavored-waters/)
- Mela e cannella: non solo per le torte! Sapore deciso e unico, vitamine B1 e B2 in abbondanza e elementi antiglicemici e anticolesterolo unici grazie alla cannella. Ecco la ricetta:
(foto 10 http://www.usaerva.com/ervas-e-plantas/agua-saborosa-maca-com-canela/)
Sara Polotti
Qualche tempo fa vi parlammo qui di un libro bellissimo e illuminante: "The Danish way of Parenting", di Jessica Alexander e Iben Sandhal, che con semplicità spiega perché i genitori danesi riescono a crescere bambini felici.
La risposta? Semplice, sono felici a loro volta, ma soprattutto fanno loro la filosofia dell'"Hygge", che letteralmente significa "pensare o sentirsi soddisfatti" e che in pratica si applica passando del tempo confortevole in famiglia. Questo tempo confortevole è considerato sacro, e i danesi non ci rinuncerebbero per nulla al mondo!
La casa editrice Penguin ha dichiarato che il prossimo agosto nelle librerie uscirà (in lingua inglese) una nuova edizione del volume, implementata e migliorata. Il concetto principale della nuova versione del libro? Quello dell'attitudine danese genitoriale al reframing!
Letteralmente "reframing" significa "riformulare, ristrutturare". E sono le stesse autrici, in un'intervista rilasciata alla rivista online Mothermag, a spiegare cosa significa questo concetto se applicato alla genitorialità.
Semplicemente, il metodo del reframing danese vuole essere uno sguardo sul mondo un po' più positivo e morbido del solito. L'esempio lampante è la famosa domanda "Com'è il tempo oggi?": se rivolta ad un danese in un giorno di vento e pioggia, egli vi risponderà "non esiste cattivo tempo; solo cattivo abbigliamento!". E, in effetti, ha ragione, no? Un diverso tipo di porsi nei confronti della realtà, insomma.
Fare proprio questo atteggiamento e viverlo in prima persona, dando l'esempio ai figli, significa fornire loro gli strumenti comportamentali necessari per affrontare meglio il mondo: seguendo l'attitudine positiva dei genitori, i bambini diventeranno adulti altrettanto positivi.
Ma non pensate che questo sia un'atteggiamenti di ingenuo positivismo: è un positivismo realistico, il loro! Cercano di tirare fuori da ogni situazione il bello che in essa esiste, dando meno peso ai lati negativi. Ogni cosa della vita ha in sé positività, basta concentrarsi su di essa.
Per rendere il concetto più capibile, le autrici, nel libro, ricorrono ad una metafora in particolare: quella della galleria d'arte. Se state ammirando alla parete un quadro scuro e cupo che vi trasmette immediatamente negatività e pensate di passare subito oltre, potrebbe esserci una guida che invece vi aiuta a capire che soffermandovi un po' di più potrete osservare altri dettagli all'interno della cornice: un raggio di sole, un bambino che ride lontano, un regalo impacchettato nell'ombra. Insomma, quel quadro è in realtà felice e confortante, basta solo guardarlo meglio. Il reframing danese è quindi esattamente questo: soffermarsi un pochino di più senza fermarsi agli aspetti negativi, ristrutturare il proprio pensiero e trovare i lati più luminosi delle situazioni.
Il reframing si attua quindi con l'atteggiamento, ma anche a parole. I genitori danesi cercano di esprimersi (ma a un certo punto lo fanno in maniera automatica e naturale) in modo che le frasi contengano sempre la positività e non la negatività. Le rigirano a favore della felicità, insomma. Non "sono grasso", ma "dovrei mangiare più sano"; non "odio mia suocera", ma "mia suocera è una brava nonna"; non "lo so che la matematica ti fa schifo", ma piuttosto "come sei bravo in italiano!".
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Fare panini imbottiti è prerogativa italiana. Siamo maestri, in questo. Strati e strati di gustosi ingredienti racchiusi in due fette di pane, in cassetta, baguette, ciabatta o specialino che sia. Non solo gli affettati sono però protagonisti dei panini! Anche i sandwich vegetariani, interamente preparati con ingredienti vegetali, si rivelano prelibati, nutrienti e irresistibili.
- Un po' all'americana, in sostituzione del panino con uovo strapazzato e bacon c'è la buonissima alternativa veg! Tofu strapazzato e tempeh.
Strapazzate il tofu sbriciolato in padella con un po' d'olio e le vostre spezie preferite e preparate il tempeh come fosse pancetta (a striscioline rosolato in padella). Assemblate il vostro panino e gustatevi tutto il sapore di questi ingredienti perfetti che oltre al sapore donano all'organismo il giusto apporto di proteine vegetali.
- Molto italiano e tradizionale è il panino Caprese. I pomodorini, cotti, freschi o secchi, si sposano benissimo con la delicatezza della Mozzarisella, il leggerissimo formaggio a base di riso integrale germogliato.
Basterà mettere gli ingredienti in due fette di pane tostato, guarnendo poi con un filo d'olio e dell'origano (o, in alternativa, con foglie di basilico fresco).
- I pomodorini secchi, oppure quelli cucinati Confit, si possono utilizzare anche per un'altra ricetta-panino.
Imbottite con questi una bella ciabatta fragrante, completando con del pecorino in scaglie e del basilico, per un gusto più deciso ma altrettanto italiano.
- Finalmente li si trova nei supermercati più forniti e non solo nei negozi specializzati, quindi è bene approfittarne: gli affettati Mopur sono interamente vegetali, biologici e vegan, a base di grano e ceci. Il taglio è sottilissimo e il sapore davvero ottimo, e sostituiscono alla perfezione i pericolosi insaccati.
Potete farci dei panini che alla vista possono sembrare tradizionali, ma che nel gusto e nella salubrità non hanno eguali. Abbinateli con olive, insalata fresca o semplici salse fatte in casa (come la maionese o la senape), per picnic o pause deliziose.
- L'avocado è buonissimo, ha una consistenza favolosa e si sposa un po' con tutto.
Potete tagliarlo a fette oppure spalmarlo sul pane con la forchetta e abbinarlo a della ricotta (anche in versione guacamole, frullato insieme a cipolla rossa e lime). Oppure osate adagiando tra uno strato e l'altro dei fichi a fette!
- Vi piace l'hummus? Anche a noi. Si tratta di un sempice mix di ceci, salsa tahina, olio e lime (che potete però creare anche in versione carote o barbabietole!) che diviene salsa perfetta.
Spalmatelo nel pane, che poi farcirete con broccoli saltati in padella oppure con del radicchio rosso. Gnam!
Ma i panini non sono solo salati! Ecco 4 idee di panini dolci, sani e buonissimi, perfetti per le merende!
- Panini con crema di cioccolata homemade: un evergreen che i bambini (e non solo) amano sempre
- Panini con burro di frutta secca Noberasco: dopo aver realizzato un meraviglioso burro di frutta secca seguendo la nostra ricetta, spalmiamolo su del pane tostato. Gustiamolo così o con delle gocce di cioccolato o con della frutta fresca e un filo di miele. Ottimo l'abbinamento di burro di mandorle, frutti di bosco e miele.
- Miele: niente di meglio di un panino farcito con miele e granella di noci! Puoi acquistarle qui!
- Un ingrediente ancora poco conosciuto ma davvero buonissimo è il malto: provate a spalmare questa crema simile al miele per consistenza su una fetta di pane, magari tostata, ne rimarrete entusiasti!
La redazione di mammapretaporter.it
Chi ha detto che le principesse devono essere perfette, pettinatissime, senza difetti, docili, gentili e iper femminili? Perché non possono essere vere persone del nostro mondo che con il loro essere normali, fragili e uniche hanno cambiato un pochino i parametri di bellezza, di forza e di femminilità?
Ombretti azzurri brillanti, abiti sfarzosi da ballo, scarpette col tacco, di cristallo o meno: siamo cresciuti tutti (o meglio, tutte) con questa immagine standard e un po' noiosa della principessina che anela al matrimonio, al principe, alla regalità. Certo, qualcosa sta cambiando sul fronte principesco per bambine. Pensiamo a Brave, la ribelle dai capelli rossi che più che l'amore cerca la liberazione del suo popolo. Ma siamo sempre lì. Sono personaggi inventati, lontani nella storia, irreali nel loro voler essere coraggiosamente eroici.
Ma finalmente per i nostri bimbi e bimbe c'è una nuova collana di libri, fantastica, favolosa, che si porrà come pietra miliare per una nuova letteratura dell'eroismo principesco e della parità dei sessi: le "AntiPrincipesse" sono arrivate! Dimenticatevi le storielle inventate e le femmine tutte lustrini e chignon.
Di personaggi femminili veri, reali che hanno cambiato il mondo ce ne sono a bizzeffe. Perché quindi non raccontare queste, di storie, ai nostri bambini? Mica favolette, qui si parla della vita vera.
Non immaginatevi nulla di serioso, borioso o buonista. Il primo libro della collana mostra subito in tutto il suo splendore l'unicità, l'originalità e la meravigliosità del progetto.
La prima protagonista? Frida Kahlo. Artista tormentata, nota per i suoi autoritratti e per il suo bizzarro vestire con gli abiti tradizionali del suo Paese, il Messico, Frida si può considerare una delle donne artiste più importanti della storia e del secolo scorso. Non una principessa nella sicurezza del suo castello; una donna con le mani sporche di pittura, con le gambe un po' rovinate e con un accenno di baffetti che, beh, non si può fare a meno di notare.
Rapsodia Edizioni ha voluto portare in Italia il progetto delle Antiprincipesse nato in Argentina (per Editorial Chirimbote), presentando come primo step la storia di Frida come una favola interattiva per bambini, con illustrazioni vivacissime e divertenti che acchiappano subito l'occhio.
Nadia Fink, l'autrice dei testi, racconta che l'intento è quello di proporre ai bimbi un modello diverso da quello tradizionale di donna, soprattutto europeo: una femmina che aspetta il suo principe pulendo casa e che, una volta trovato, si dedica solo ai figli e al "vissero felici e contenti".
Le donne vere non sono così, e di esempi ce ne sono moltissimi, a partire da Frida Kahlo, che attraverso la sua vita e la sua arte ha sempre tentato di spiegare e cambiare il mondo, senza sottomettersi agli uomini, senza anelare ad una vita sbrilluccicosa e perfettamente ordinata.
I soggetti (il secondo pubblicato in Argentina, ma non ancora qui, è la cantante, poetessa e pittrice Violeta Parra) divengono anche pretesto per narrare ai bambini i veri problemi e le questioni più importanti: la vita reale delle antiprincipesse ha toccato temi importanti come la depressione, la maternità, la sessualità, la parità di genere, e questi libri illustrati (ideali per i bimbi dai 6 anni, ma non obbligatoriamente!) divengono strumento perfetto per affrontarli con delicatezza.