Ci sono genitori estasiati dai figli. Ci sono genitori che li amano più della loro vita. Ci sono genitori che ripongono l’orgoglio nei loro bambini e nelle loro bambine. Giustamente. E sono tutte bellissime cose! Probabilmente è questo il sentimento più diffuso tra le mamme e i papà.
Ci sono, dall’altra parte, genitori che non ritengono che essere mamma o papà sia la loro principale prerogativa. Che non credono che i figli siano la loro priorità assoluta nella vita. Che non sentono quella felicità impregnante e totale che la maggior parte della gente — genitori e non genitori — associano all’avere figli.
Non c’è nulla di sbagliato nella seconda situazione, così come nella prima. Il problema è la narrazione societaria che si fa della maternità e della paternità. Come sempre, quando una narrazione si impone come “normale” e “diffusa”, rischia di fare sentire le persone che non si allineano sbagliate e confuse. Sfatiamo quindi un mito: avere figli non rende più felici. Rende felice chi vuole figli, chi sente che quel ruolo gli appartenga. Ma rende felici tanto quanto altre cose che rendono felici e che appagano, che riempiono e che emozionano. E che per un genitore non per forza corrispondono con i figli.
Normalizziamo, quindi, i genitori che non si sentono appagati. Che si sentono in difficoltà. Che non percepiscono l’amore smisurato che la narrazione esterna impone loro. Non siete strani: siete esseri umani.
Il primo mito da sfatare è quello relativo alla felicità associata alla genitorialità. I media, ma anche i semplici conoscenti con cui si parla, propongono una visione a senso unico, ovvero quella dell’appagamento dato dall’avere figli. “I genitori sono persone complete e soprattutto felici, perché i figli portano felicità”. Verissimo, per carità. Ma non assoluto.
A conferma di ciò ci sono addirittura alcune ricerche scientifiche, come quella condotta da Angus Deaton e Arthur A. Stone presso la Princeton University nel 2013. Lo studio “Evaluative and hedonic wellbeing among those with and without children at home” (“Il benessere valutato ed edonistico tra persone con e senza figli in casa”) rivela che il livello di soddisfazione tra le persone che sono anche genitori e le persone senza figli è suppergiù identico.
La maggior parte della gente, spiegano i ricercatori, è convinta che i figli rendano la loro vita migliore. Tuttavia, gli studi dimostrano come chi non ha bambini valuti la propria vita più soddisfacente rispetto ai genitori. A livello quotidiano, pare che la gioia e lo stress vissuti siano più intensi nel caso dei genitori, ma questo non cambia le cose: per i genitori che scelgono di essere genitori e i non genitori che decidono di non avere figli la felicità e la soddisfazione non cambiano. Il discrimine, quindi, non sono i figli, ma come si vive la propria vita.
Allo stesso tempo, è bene sottolineare come non sempre diventare genitori — anche quando voluto e desiderato! — sia inteso come fonte di felicità assoluta. Capita: diventi mamma, diventi papà, e non senti quella scintilla devastante che ti farà mettere per sempre al primo posto i tuoi figli. Che ti farà sentire appagato per il solo fatto di essere il loro genitore. Che ti farà sentire bravo o brava e in grado di fare tutto.
Questo, però, non ti rende meno mamma o meno papà.
La morale di questo articolo? Non vogliamo di certo sminuire l’amore per i figli. Ma è giusto de-costruire la convinzione societaria che impone la felicità assoluta di un essere umano in quanto mamma o in quanto papà. Non sempre è così. Non sempre si mettono i figli al primo posto. Non sempre si affida la propria felicità alla loro.
Non è sbagliato. È umano, e non c’è bisogno di sentirsi in colpa.
"Mango, papaya, kiwi", recitava una vecchia canzone di un gruppo ska che andava negli anni Novanta. Forse anche per questo motivo i tre frutti tropicali per eccellenza sono diventati questi tre! Certo, i kiwi sono ormai un frutto "italiano" (come Paese siamo tra i primi produttori - anche se negli ultimi anni diversi problemi hanno abbasato purtroppo i numeri), mentre il resto rimane "tropicale", ovvero proveniente da zone dal clima più caldo e umido.
Il loro consumo dovrebbe essere quindi consapevole (non possiamo seguire la stagionalità, in questo caso). Dall'altra parte, non è nemmeno giusto privarsene: la papaya, infatti, è un frutto delizioso e molto amato a tutte le età, spesso anche dai bambini e dalle bambine più schizzinosi, ed è davvero ricchissimo di benefici.
Ecco quindi le proprietà e i benefici della papaya, il dolce frutto tropicale perfetto in estate.
A livello nutrizionale, la papaya contiene - ogni 100 grammi - circa 28 calorie, di cui la maggior parte carboidrati (il 90% suppergiù), e per il restante proteine e lipidi. Composta per la maggior parte da acqua, oltre a proteine e lipidi la papaya contiene zuccheri solubili e fibre, insieme a molte vitamine e minerali.
Su tutte troviamo la vitamina C: l'acido ascorbico è presente nella papaya in grandi quantità, dal momento che mangiandone 100 grammi se ne ricavano 60 mg. Contiene poi niacina, tiamina e vitamina A.
A livello di sali minerali, trovano spazio potassio, calcio, fosfoto e sodio.
Contenendo queste vitamine e questi sali minerali ed essendo ricca di fibre, la papaya è essenzialmente antiossidante e protegge quindi sia dall'invecchiamento cellulare, sia dallo stress ossidativo. Alcuni esperti concordano inoltre che la papaya abbia un ruolo nella prevenzione, in particolare delle malattie cardiovascolari e del cancro al colon (grazie all'alto numero di fibre).
Ha, inoltre, un effetto antinfiammatorio ed è quindi ottima nel caso delle allergie stagionali. Infine, questo frutto supporta il sistema immunitario e il suo corretto funzionamento. Via libera alla papaya, quindi, non solo in estate, ma anche nei periodi dei malanni stagionali.
Il modo migliore e più semplice per mangiare la papaya è a cubetti, ma possiamo gustarla in diversi modi. Nei centrifugati e negli estratti, ad esempio, ma anche negli smoothie: dopo averla sbucciata e privata della parte centrale, tagliamola a cubetti e mettiamola in freezer. Una volta ghiacciata, togliamola dal congelatore e dopo dieci minuti frulliamola insieme ad altra frutta per un frullato vellutato e fresco ideale in estate.
Infine, possiamo usarla anche per la skin care, sfruttando le vitamine e i minerali contenuti: questa, ad esempio, è la ricetta della maschera esotica per fare splendere la pelle.
Un tempo ce le scattavano con la macchina fotografica a rullino, stampandole poi qualche giorno dopo e sperando che qualcuna fosse decente. Oggi le facciamo con il telefonino, ma l'intento è lo stesso: immortalare il primo giorno di scuola è un must evergreen! Non importa il decennio: varcare per la prima volta la soglia della scuola elementare o delle scuole medie è un traguardo importante e un momento significativo, attesissimo tanto dai bimbi e dalle bimbe quanto dalle mamme e dai papà.
In questa carrellata di foto e consigli possiamo dunque trovare l'ispirazione perfetta per scattare la foto del primo giorno di scuola dei nostri figli e delle nostre figlie cercando di immortalare il momento con tenerezza, lungimiranza e affetto.
Innanziatutto: nessuno vieta di scattare una foto al primo giorno di scuola di ogni classe (e se ci pensiamo è molto carino comparare poi la crescita di anno in anno!), ma l'importante è non dimenticare di farlo il giorno in cui i bimbi e le bimbe vanno per la prima volta in prima elementare o in prima media. Telefono alla mano (o macchina fotografica!) e via.
La foto del primo giorno di scuola più classica e gettonata - perché effettivamente bellissima e d'effetto! - è quella davanti a casa, quando i bambini sono appena usciti con il loro zaino sulle spalle. È lì che possiamo immortalare il sorriso eccitato e impaurito! Sì, impaurito: c'è sempre un nonsoché di timoroso nel loro sguardo che sta già immaginando l'ingresso nella nuova classe.
Se abbiamo dimenticato di fotografare l'emozione fuori casa, possiamo ancora rimediare! Scattiamo appena prima di entrare a scuola, nel contesto scolastico. Sarà ancor più azzeccata!
Non sempre è possibile, perché tendenzialmente le scuole hanno la regola dell'attesa fuori dal perimetro dell'edificio. Ma se per qualche ragione ci trovassimo dentro, una foto nel corridorio, con quell'atmosfera scolastica un po' retro, uscirà benissimo!
Se all'ingresso le bambine e i bambini si mostrano tutti timorosi e pacati, all'uscita potremo immortalare il loro sollievo e la loro felicità: solitamente - si spera! - il primo giorno di scuola non riserva spiacevoli sorprese e l'uscita dalla classe è piena di racconti, sorrisi, felicità... Un'idea, quindi, è quella di scattare anche all'uscita di scuola, mettendo poi l'uno accanto all'altro i due scatti!
Ricordiamo che non serve cercare di far mettere i bambini e le bambine in pose elaborate, o di costringerli ad outfit che pensiamo adatti al primo giorno di scuola. Lasciamo che siano loro a decidere cosa indossare (noi al massimo consigliamo!) e, per immortalare questo giorno, scattiamo un semplice ritratto in primo piano: racchiuderà, nel loro sguardo, un sacco di emozioni.
Un'altra idea ancora? Scattiamo una foto rubata, mentre interagiscono con amici e amiche!
La cucina greca è davvero deliziosa: mediterranea, ha molti punti in comune con quella italiana. Se la amate, di certo conoscete la salsa Tzatziki, a base di yogurt e cetrioli.
Un'altra ricetta imperdibile è quella dell'insalata greca, da preparare con alcuni degli ingredienti "greci" per eccellenza: le olive nere, la feta e i cetrioli. Ecco la ricetta base di questa insalata greca, da modificare a vostro piacimento e a seconda della stagionalità! Perché l'insalata greca non è solo estiva: è buona tutto l'anno (anche se la sua freschezza la rende perfetta per i giorni più caldi dell'anno).
No, non sei egoista: prenderti del tempo per te è LEGITTIMO. E pure benefico. Non solo per te, ma per tutta la famiglia. Dedicarsi a se stessi, ritagliandosi spazi solitari e tranquilli, non rende un genitore meno genitore. Anzi: rilassandosi, si rilascia molto dello stress che andrebbe altrimenti a finire sui rapporti con il proprio partner e con i propri figli.
Prima regola, quindi, è non sentirsi in colpa. Al contrario: pretendere del tempo per sé dovrebbe essere obbligatorio per il benessere della famiglia!
Seconda regola: trovare delle strategie per prendersi DAVVERO quel tempo. Perché alla fine è facile rinunciarvi, o ridimensionarlo, o ricadere nel circolo vizioso dei sensi di colpa. Ecco quindi i consigli per prendersi davvero il tempo per sé, senza figli e senza partner, coccolandosi per coccolare la famiglia.
Non serve, come un tempo, trovare scuse per nascondere ai bambini che ci stiamo prendendo del tempo per noi. Non è giusto nei loro confronti, ma nemmeno nei nostri. Spieghiamo, piuttosto, che le mamme e i papà hanno bisogno di dedicare del tempo al proprio benessere per poter spendere il tempo insieme in maniera più piena e rilassata. In questo modo i bambini capiranno che non c'è nulla di egoistico in questo, comprenderanno l'importanza del self-care (che in futuro dovranno sfruttare a loro volta!) e vedranno che in realtà i benefici ricadono su tutti, anche su di loro.
Un buon modo per assicurarsi il tempo per se stessi è ritagliare degli attimi fissi. E non solo relativamente ad un componente della famiglia: tutti dovrebbero avere il loro momento "solitario". Inserendo questi spazi nella routine, diventeranno una sana abitudine per tutti.
Parlare in famiglia dello stress e dell'ansia e di come si possano ridurre queste sensazioni è molto importante, per due motivi. Il primo riguarda i genitori: se i bambini sono consapevoli dell'efficacia del self-care e di come questo influisca positivamente sulla qualità del tempo passato insieme in famiglia, non percepiranno l'assenza temporanea come uno sgarbo nei loro confronti, ma come qualcosa di necessario per stare bene tutti insieme. In secondo luogo, daremo in questo modo ai nostri figli gli strumenti per sopravvivere in maniera armoniosa all'età adulta (e anche all'età che stanno vivendo: le ansie, le paure e lo stress non hanno età anagrafica!).
Cosa rilassa, quindi, mamma e papà? Leggere, fare un bagno, passeggiare in montagna... E cosa rilassa loro? Le stesse cose oppure altre attività?
Rispetto al passato, ciò che ci tiene ancorati alla realtà quotidiana e allo stress è l'aggeggio che teniamo sempre tra le mani. Sostituiamolo con un bicchiere di vino, un libro, un ebook: spegnendolo, il tempo preso per noi non sarà disturbato da niente. È un piccolo gesto inestimabile.
I bambini, per crescere e imparare, hanno bisogno tanto di interagire con noi, quanto di giocare per conto loro. Spesso però tendiamo a supervisionare tutto in maniera costante e pressante. Se, invece, i bambini imparano a svolgere le attività senza il nostro aiuto, non solo ci libereranno dall'incombenza di avere sempre un occhio lì, ma otterranno in cambio autonomia, capacità di problem-solving, indipendenza mentale e capacità logica.
Il caffè è una delle bevande calde più amate nel mondo. E non solo per la caffeina contenuta, un eccitante naturale che, tuttavia, non fa per niente bene se ingerito in alte quantità. Il sapore amaro e la corposità lo rendono piacevole a moltissimi palati.
C'è chi, però, non lo digerisce bene, provocandosi anche del fastidioso bruciore di stomaco. La buona notizia è che, da qualche tempo, si sta diffondendo un nuovo tipo di caffè che promette di essere più digeribile e adatto a tutti gli stomaci: si tratta del caffè decerato, e qui ti spieghiamo di cosa di tratta.
Esatto, "decerato" deriva esattamente da "cera". Il caffè decerato viene infatti privato dello strato di cera che ricopre naturalmente ogni chicco di caffè (nello specifico, una patina di elementi cerosi espressi come 5-idrossi-triptamidi C-5-HT).
Queste cere sono lipidi che non sono facilmente assimilabili e che spesso lo stomaco fatica a digerire, soprattutto quando chi beve il caffè ha già problemi digestivi. Sono queste cere, insomma, che irritano la mucosa gastrica. Il processo che le elimina, di conseguenza, serve a ridurre l'acidità del caffè conservandone allo stesso tempo l'aroma.
Il caffè per essere decerato deve essere sottoposto ad un processo per decomporre le cere, che possono venire parzialmente decomposte durante la tostatura (per essere "decerato" un caffè non deve contenere più del 30% di queste cere). Questo avviene con l'utilizzo di un solvente organico (l'unico consentito), ovvero il diclorometano. Questo toglie, allo stesso tempo, anche un po' della caffeina, ed è per questo che il caffè decerato risulta sia più digeribile, sia più leggero.
I benefici più noti e immediati sono naturalmente legati alla digeribilità e allo stomaco, dato che rinunciando alle cere il caffè risulta più delicato sui succhi gastrici.
C'è poi la leggerezza in termini di eccitazione: per chi non ama la caffeina, il caffè decerato (decaffeinato o meno) può essere una valida alternativa.
A questo si uniscono i benefici del caffè (bevuto in quantità limitate): questa bevanda infatti non è solo alleata della concentrazione e dell'energia, ma è anche antiossidante.
Si comincia a pochi mesi dalla nascita, per finire quasi dopo i due anni. È allora, infatti, che spuntano gli ultimi molari, che sono anche i più dolorosi.
In generale, la dentizione dei bambini è un passaggio fastidioso e difficile, che provoca dolore a bambino, che non fa dormire, che rende nervosi e che scombussola tanto i bambini quanto i genitori.
Come riconoscere la dentizione in atto? Le gengive si arrossano e si infiammano; può comparire della febbre; le guance si gonfiano; potrebbe comparire un'irritazione sul viso; i bimbi e le bimbe si strofinano le orecchie, salivano molto più del solito e cercano di masticare in maniera innaturale anche quando non stanno mangiando nulla. E anche il sonno spesso ne risente!
Che fare? Ecco i rimedi naturali più semplici ed efficaci per alleviare i dolori della dentizione a tutti i bambini e bambine, da quando spuntano gli incisivi fino alla comparsa degli ultimi molari da latte.
Ci sono giocattoli di gomma fatti apposta, oppure animali come Sophie la Giraffa (pensata per stimolare i neonati in moltissimi modi e non solo a livello dentale): i bambini possono masticarli alleviando il dolore e il prurito e stimolando allo stesso tempo l'uscita dei dentini. Semplice ed efficace.
Ci si può credere o non credere, ma le collane con chicchi d'ambra sono ritenute antinfiammatorie e calmanti, grazie all'acido succinico che contiene questo fossile. Se ne trovano in commercio molte e basta farle indossare ai bambini per tutto il periodo della dentizione.
Con le dita ben pulite, possiamo massaggiare le gengive dei bambini, delicatamente: darà loro molto sollievo.
Ghiaccioli, ma anche giocattoli da raffreddare e ciucci messi in frigorifero: lasciare succhiare e masticare qualcosa di freddo. Il freddo anestetizza e sfiamma in maniera naturale e rapidamente.
Se i bimbi vogliono masticare, possiamo assecondarli, soprattutto dopo lo svezzamento: diamo loro carote o pezzetti di mela che possano addentare e strofinare, approfittando anche dei nutrienti e delle vitamine della frutta e verdura fresche.
La distrazione spesso fa miracoli: cerchiamo di giocare il più possibile con i bimbi e le bimbe che stanno mettendo i denti. In questo modo, si concentreranno su altro al di fuori delle loro gengive, tirando un respiro di sollievo per qualche tempo. Più il bimbo è ingaggiato, meglio è!
L'anguria è un frutto energetico che depura e idrata l'organismo. Soprattutto, è un frutto amatissimo dai bambini e dalle bambine. E se i vostri figli fanno parte della categoria di bambini che generalmente non mangia frutta e verdura c'è da approfittarne!
Ma, sapete? L'anguria può essere mangiata in tanti e diversi modi, e non solo a fette o spicchi come al solito! Ecco quindi qualche idea per proporre ai bambini l'anguria in maniera fantasiosa per stuzzicare il loro appetito e l'amore per la frutta.
Senza zuccheri aggiunti e senza latte: per fare del gelato all'anguria vi serviranno solo due ingredienti (banana e anguria), un freezer e un frullatore. La ricetta del gelato all'anguria la trovate qui.
No, non allarmatevi! Non parliamo della pizza hawaiana con l'ananas. Parliamo invece delle pizze di frutta a base d'anguria e tanti altri frutti estivi. Divertono un sacco i bambini! Qui tante ricette di questo tipo.
Altra forma che piace da matti ai più piccoli sono gli spiedini: non mangeranno così solo l'anguria, ma tanti altri frutti estivi altrettanto gustosi. Una merenda praticamente perfetta, anche e soprattutto in spiaggia.
Per preparare uno smoothie di anguria basterà mettere in freezer per qualche ora dei cubetti di anguria. Dopodiché, tiriamoli fuori dal congelatore per cinque minuti e passiamoli al frullatore. Gnam!
Invece di tagliare l'anguria come al solito a fette o a spicchi, dividiamola semplicemente a metà e lasciamo ai bambini un cucchiaio o un cucchiaino: potranno scavare l'anguria in libertà!
Non buttate gli stecchi dei gelati: potrete infilarli nella buccia dell'anguria tagliata a spicchi per creare degli irresistibili "gelati" per bambini. Un solo ingrediente: l'anguria!
Non hanno un nome solo: le possiamo chiamare mutande da ciclo, mutande mestruali, slip assorbenti... Non importa come le chiamiamo: le mutande lavabili che assorbono il flusso mestruale sono una svolta decisiva per il mondo occidentale, abituato a produrre tonnellate e tonnellate di rifiuti indifferenziabili proprio a causa del ciclo.
Una scelta ecologica che già da tempo molte persone hanno fatto è passare alla coppetta mestruale: purtroppo, però, non è adatta a tutti i corpi e non tutte le persone mestruate ci si trovano bene. Ecco perché le mutande per il ciclo sono preziose: permettono di ridurre i rifiuti e gli assorbenti usa e getta puntando invece sul riuso. E sì, sono igieniche e, soprattutto, assorbono moltissimo!
Le mutande da ciclo o mestruali sono un indumento intimo pensato per sostituire i più classici tamponi e assorbenti usa e getta. Si indossano come delle semplici mutandine, ma al contrario dei soliti slip la banda assorbente integrata assorbirà il flusso mestruale, in maniera efficace e molto comoda. Assorbono l'equivalente di ciò che assorbono due assorbenti o due tamponi. Dopodiché, le si sciacqua sotto l'acqua e le si mette a lavare in lavatrice con gli altri capi intimi.
Ne esistono di vari tipi, ma tendenzialmente le si trova come slip o culotte, a vita più o meno alta. Per chi ama i colori o i pizzi, ne esistono anche di ricamate o con pattern e disegni diversi.
Una delle domande che ci si pone prima di provare questi slip è se assorbano davvero evitando inconvenienti spiacevoli. La risposta è sì: le mutande da ciclo sono molto assorbenti e spesso la parte assorbente non si limita alla zona dell'inguine, ma sale fino alla schiena (come nel caso di questi slip) in modo che il sangue non strabordi durante la notte (ad esempio) o per i cicli più abbondanti.
Assorbendo l'equivalente di due tamponi o due assorbenti, le mutande assorbenti lavabili non possono essere indossate per tutta la giornata. Il consiglio, quindi, è quello di portare con sé un sacchetto ermetico: si potranno così cambiare nel momento del bisogno, sciacquandole grossolanamente sotto l'acqua di un rubinetto, strizzandole e riponendole nello zaino o nella borsa. Una volta a casa si laveranno in lavatrice come specificato prima.
In Italia la situazione madri-lavoro è ancora — purtroppo — tragica. Se in qualche modo l’idea che una madre debba essere solo madre e casalinga è ormai superata, i dati parlano di un quadro sfavorevole per le donne che lavorano e diventano mamme: il 50% di loro, infatti, dopo il primo figlio interrompe la carriera per dedicarsi alla cura della famiglia e della casa.
Il Covid, inoltre, non ha di certo aiutato: nel 2020 secondo il rapporto di Save The Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021” sono svaniti 456mila posti di lavoro; di questi, 249mila riguardano le donne. Tra loro, 96mila sono mamme con figli minori, nella maggior parte dei casi sotto i 5 anni. Si tratta, insomma, di quasi 100mila madri che si sono trovate costrette a rinunciare al lavoro o che sono state lasciate direttamente a casa dall’azienda.
In generale, il mercato del lavoro penalizza le mamme: che fare, quindi? Oltre a spingere sulla sensibilizzazione e sulla necessità di rivedere le leggi e le regolamentazioni, un ottimo modo per far fronte alla situazione è puntare sulla formazione. Che non sempre, purtroppo, è accessibile. Fortunatamente esistono realtà che vogliono davvero aiutare le mamme lavoratrici in cerca di occupazione, reinserendole nel mercato del lavoro attraverso la costruzione e l’aggiornamento delle skill più richieste. Tra loro Talent Garden, la piattaforma per il networking e la formazione leader in Europa, tra le più grandi e conosciute community di spazi co-working in ambito digitale, che ha organizzato un progetto davvero imperdibile dal titolo “Mum&Work”, che partirà con un evento-challenge per assegnare alcune borse di studio per mamme inoccupate che potranno così frequentare dei master utili e interessanti in ambito digital. Il tutto si concluderà con un servizio di consulenza per migliorare la propria carriera.
“Siamo molto orgogliosi di avere dato vita a questa bella iniziativa nei confronti di un target particolarmente sensibile e da tutelare come quello delle mamme rimaste senza occupazione”, commenta Giulia Amico di Meane, Global Director di Talent Garden Innovation School. “Un progetto che rientra in un’ottica di upskilling digitale nella quale stiamo investendo e puntando molto e che si pone l’obiettivo di contribuire a ridurre la disparità genere, tema nei confronti del quale in Talent Garden siamo da sempre attenti, sviluppando anche internamente una policy aziendale di particolare attenzione alla genitorialità”.
Il progetto è nato da una partnership che ci piace: quella con UniCredit, Buddybank e Randstad. Buddybank, in particolare, è promotore di diverse iniziative a favore delle donne che vogliano conquistare la propria indipendenza. L’app di UniCredit per il risparmio economico su smartphone, infatti, dopo il lancio di un paio di anni fa riscontrò che gli utilizzatori erano gran parte uomini, intuendo poi che erano ancora moltissime le donne che affidavano le finanze alle figure maschili della propria famiglia, con i rischi connessi e causando il perpetuarsi di questa situazione sessista in Italia. “In UniCredit”, spiega Claudia Vassena, Head of buddybank, “seguiamo con molta attenzione i temi legati all’inclusione e alla riduzione delle disparità di genere. Con ‘Mum&Work’ abbiamo la possibilità di attivare un’iniziativa concreta, a favore delle nostre clienti buddybank; donne, mamme, che vogliono rientrare nel mondo del lavoro in ambiti oggi molti richiesti come UX/UI design, content creation, digital marketing…”.
Si comincia dunque con il Challenge Day Mum&Work: partecipando all’evento che si terrà online il 15 settembre dalle 9.30 alle 13.30 le mamme iscritte, dopo aver completato un test di selezione, potranno partecipare alla divertente challenge per vincere una delle 15 borse di studio a copertura totale per uno dei Master Part Time di Talent Garden Innovation School. Di quali master si tratta?
Quelli a cui avranno accesso le madri vincitrici sono percorsi, disponibili sia in italiano sia in inglese, riguardanti aree formative su ambiti particolarmente richiesti in questo momento storico, ovveroGrowth Hacking, Content Design & Creation, UX Design, UI Design, Digital Marketing, Digital HR, Business Data Analysis, Business Data Science e Digital Product Management.
Per partecipare è necessario essere madri con figli minorenni a carico ed essere disoccupate da almeno tre mesi. Delle 15 borse di studio, sette (cinque erogate da Randstad e due da Talent Garden) sono destinate a chiunque voglia candidarsi e rimettersi in gioco; le otto rimanenti sono invece dedicate in esclusiva alle clienti buddybank che rientrano nei requisiti.
Accanto ai master, Ranstad e Talent Garden offriranno inoltre alle vincitrici delle borse un percorso di Career Boost e la possibilità di associarsi gratuitamente alla community italiana SheTech, per colmare il gender gap nel mondo tech, digital ed imprenditoriale, partecipando a tutte le attività di formazione e networking per un anno.
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