Non un re pacioccoso e barbuto, ma una corona con tre punte ad angolo acuto, "con limitata apertura mentale".

Non una regina frivolamente stereotipata ma un'affusolata forma dalla mente aguzza

E degli eredi al trono per nulla adeguati, perché tutti flaccidi, tondi, curvi e ondulati.

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Di cosa stiamo parlando? Della favola del castello D'or-ben-ti-squadro e dei suoi abitanti di tutte le forme. Bellissimo da vedere, divertentissimo da leggere: questo libro per bambini scritto e illustrato da Gazhole e Cruschiform e pubblicato da L'ippocampo merita davvero. E ora vi spieghiamo un po' perché.

La trama

La trama di "C'era una forma" è semplice, ma mica banale!

Parla di un lontano regno in cui sovrani sono un re a forma di corona e una regina di forma appuntita, che - ahiloro - si ritrovano senza "degni" eredi, perché i figli sono tutte forme poco rigide e poco regolari. Il re decide così di eliminarli tutti, ma la regina non ci sta e prova a salvarli portandoli nella foresta. Qui, una fata triangolare si prende cura di loro, lasciando andare la regina con una strana pozione magica.

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Una volta al castello, la regina si ritrova incinta (trasformandosi in un bellissimo cerchio tondo tondo!) e, poco dopo, dà alla luce una bellissima principessa triangolare e regolarissima! Che, prima o poi, va maritata...

Il racconto in rima

Meglio non andare avanti, perché la storia prosegue e prosegue, tutta in rima, facendo sorridere di pagina in pagina e sbalordendo i bambini con avvenimenti inaspettati e personaggi interessantissimi.

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I messaggi? Sono diversi, e anche estrapolabili a seconda della propria sensibilità: ci sono il body shaming, gli stereotipi, le convenzioni da sovverchiare, il proprio vero essere... Un libro davvero denso, coinvolgente, da leggere e rileggere per stimolare anche la logica e le connessioni tra parola e forme. Un regalo ideale per bimbi che amano i libri, da avere assolutamente in libreria. Dove comprarlo? In libreria o online.

Demonizzare la tecnologia è inutile e deleterio: fa parte della vita quotidiana e i nostri bambini e bambine, nativi digitali, hanno a che fare con essa ogni giorno. Non solo per svago, ma anche per necessità. Imparare ad utilizzarla fin da subito, peraltro, è abbastanza necessario: il rischio, infatti, è quello di non essere in grado di usare correttamente computer, tablet e device elettronici in generale quando si cresce. Meglio quindi spiegare fin da subito ai bambini come si utilizzano i diversi strumenti, proteggendoli così dai pericoli e instillando un rapporto positivo e armonioso con la tecnologia, supervisionando e guidando.

Detto questo, il rischio è anche un altro, poiché la strada tecnologica si trova esattamente al centro di due pendii pericolosi. Il primo è appunto quello di non saper usare al meglio e correttamente gli strumenti; il secondo è quello di abusare di questa stessa tecnologia, lasciando che i bimbi e le bimbe usino per troppo tempo e in maniera incorretta i device.

L'ultimo allarme arriva da Shanghai: la Jiao Tong University ha infatti pubblicato uno studio che parla degli effetti negativi degli schermi sull'intelligenza dei bambini, che ne risentirebbe direttamente.

Lo studio

Lo studio a cui ci riferiamo è stato pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics ed è stato condotto da ricercatrici e ricercatori della Shanghai Jiao Tong University

Gli studiosi e le studiose hanno tenuto monitorati 152 bambini e bambine di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni, dividendoli in tre gruppi che rispecchiassero l'utilizzo della tecnologia a cui erano abituati. In un gruppo, i bambini e le bambine che non utilizzavano eccessivamente gli schermi (un'ora al giorno a 6 anni); in un altro, quelli che iniziavano con pochi minuti da piccolissimi per arrivare alle 4 ore al giorno a 6 anni di età; infine, il gruppo dei bambini e delle bambine il cui consumo di device era costante (più di due ore e mezza nei primi anni e successivamente circa 2 ore dai quattro anni in su, in una tendenza di stabilizzazione).

Le abilità intellettive risentono dei device

Per i bimbi e le bimbe abituati a un consumo moderato degli schermi sono risultati migliori nelle abilità intellettive rispetto ai gruppi dei bambini abituati a usare più a lungo i device. Le competenze in cui questi ultimi sono risultati carenti sono la memoria di lavoro, la velocità di ragionamento e la comprensione verbale, skill basilari e vitali per la crescita, non solo accademica ma anche quotidiana.

Allo stesso tempo, i due gruppi classificati come "elevato consumo" hanno mostrato un rischio maggiore (del 2%) di soffrire di disturbi comportamentali e psicologici, come il deficit di attenzione e l'iperattività.

I consigli

Il consiglio, quindi, è di abituare i bambini ai device senza considerarli un tabù, ma concedendoli solo per pochi minuti al giorno (al massimo, un'ora), in modo che non si sviluppi una dipendenza tossica e in modo che i bambini e le bambine possano sfruttare le potenzialità della tecnologia senza soccombere ad essa.

Non è solo il soggetto di una delle canzoni italiane più canticchiate di sempre, ma è anche una ricetta della tradizione. Un piatto povero ma gustoso, leggero e ricco di vitamine e nutrienti: la pappa al pomodoro è davvero buonissima e prepararla è piuttosto semplice.

Alla base, naturalmente, ci sono i pomodori (meglio se biologici, o addirittura dell'orto casalingo!), ridotti in passata, ma anche il brodo vegetale e il pane raffermo: ecco perché è un piatto contadino, ma soprattutto antispreco.

La ricetta della pappa al pomodoro: come preparare il piatto toscano a base di pomodoro e pane raffermo

 

Tatuaggi all'henné per bambini, sono sicuri?

Mercoledì, 01 Giugno 2022 12:01

La risposta breve è sì, ma in realtà bisogna fare molta attenzione: se l'henné, infatti, viene mescolato con un'altra sostanza, il rischio di dermatiti è molto alto. Via libera quindi ai tatuaggi temporanei per bambini e bambine a base di henné, ma solo con qualche accorgimento.

Cos'è l'henné

L'henné, quando puro, è semplicemente un'erba tintoria naturale ricavata dalle foglie della Lawsonia Inermis, una pianta chiamata anche - appunto - Henna. Quest'erba è nella maggior parte dei casi innocua per l'epidermide e per gli esseri umani ed è per questo che viene usata sia per decorare la pelle (con tatuaggi che spariscono nel giro di qualche lavaggio, al più qualche settimana), sia per la colorazione dei capelli. Il colore dell'henné è, come risaputo, un rosso aranciato; tuttavia, è possibile aggiustare la tonalità mischiando altre erbe tintorie che danno diversi colori, come l'Indigo (nero) o la Cassia (gialla).

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Quando diventa un problema

Applicare l'henné sulla pelle diventa pericoloso quando il prodotto utilizzato non è puro. Spesso, infatti, alla Lawsonia viene aggiunta la para-fenilendiammina (o PPD), sostanza che viene utilizzata quando i produttori vogliono ottenere una tonalità più scura. Di fatto è un vero e proprio colorante vietato per uso cosmetico dalla vigente normativa europea. Lo si usa solo per le tinte per capelli in basse concentrazioni, poiché in tutti gli altri casi causa spesso dermatiti e irritazioni, come la dermatite allergica da contatto. 

La pelle dei bambini e delle bambine, che è molto più sensibile di quella adulta, quando esposta alla PPD, quindi, manifesta nella maggior parte dei casi questa dermatite. Rossore, gonfiore, prurito e febbre sono solo alcuni dei sintomi di questa reazione allergica. In questo caso, è opportuno contattare immediatamente il pediatra curante o il centro medico più vicino.

A cosa fare attenzione

Quando si decide di applicare un tatuaggio all'henné per bambini, è quindi fondamentale chiedere la composizione dell'erba tintoria che si sta utilizzando, assicurandosi che contenga solo erbe e pigmenti naturali e nessun colorante artificiale come, appunto, la para-fenilendiammina.

 

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Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, in collaborazione con l’Associazione Bruno Munari ABM, presentano “Fare per crescere, Laboratori Metodo Munari”, preziosissima collana di volumi per tutti coloro vogliano approfondire i fondamenti teorici del pensiero di Bruno Munari, per guidare i bambini nell’arte e nella creatività con un approccio diverso, ludico e quotidiano.

Fare per crescere, i libri per insegnanti, genitori ed educatori

Quest’opera inedita, che si rivolge a insegnanti, pedagoghi e genitori, vuole essere un’introduzione al pensiero munariano, attraverso i suoi testi e gli esempi. Ed è davvero imponente: i volumi sono addirittura quarantacinque, e tutti imperdibili! Ognuno di essi, infatti, contribuisce a diffondere e comprendere meglio il pensiero pedagogico di Bruno Munari, per far sì che i bambini e le bambine possano utilizzare la propria creatività e la propria fantasia in maniera diversa e più immersiva, quotidiana ed efficace.

A curare l’intera collana Silvana Sperati, presidente dell’ABM, che in ogni volume propone un tema — Acqua, Verde, Alberi, Forme, Gesti, Semi, Cielo, Buchi, Casa…— per capire al meglio il metodo dei laboratori Bruno Munari tramite principi e attuazione concreta. Tutti gli argomenti vicini al mondo dell’artista e designer Munari sono quindi qui trattati e spiegate al meglio, declinati anche verso la vita quotidiana di oggi. Gli strumenti e i materiali di uso comune, infatti, diventano fonte di ispirazione e aiutano i bambini ad esprimere la loro creatività fuori da schemi precostituiti, come spiegano gli editori. 

I laboratori: le foto per capire come svolgerli

E gli esempi? Arrivano direttamente dai laboratori condotti presso la Fattoria delle Ginestre, un centro ricreativo e creativo per l’infanzia, e sono tutti documentati con fotografie dettagliate per cogliere tutti i dettagli delle attività e le sfumature importantissime dell’interazione tra bambini e adulti. In questo modo, genitori, insegnanti ed educatori possono prendere concretamente spunto per proporre attività creative che siano davvero “munariane”, ovvero seguendo il metodo Munari con precisione e correttezza.

Il metodo Munari in edicola

Ad aprire la collana sarà “Segni”, il primo volume, che dal 28 agosto 2022 sarà disponibile in edicola ma anche online, sia su primaedicola.it (dove è possibile abbonarsi anche all’intera collezione, con offerte differenti), sia su store.corriere.it e su store.gazzetta.it.

Il prezzo? 8,90 euro ad uscita, con possibilità di abbonarsi o di acquistare diversi pacchetti.

Come preparare il semolino

Lunedì, 30 Maggio 2022 14:17

Prima di tutto: cos'è il semolino? Il semolino è uno sfarinato di grano duro, che tuttavia può derivare dalla lavorazione di diversi cereali (che puoi sempre trovare sulla confezione del semolino che stai acquistando). Per la sua consistenza, lo si utilizza spesso nello svezzamento, sia per la pappa "normale" sia per la pappa dolce.

Tuttavia, spesso ci si riferisce al "semolino" per indicare il piatto, e non l'ingrediente che lo compone. Ecco quindi come preparare il classico semolino, pappa ideale per i bambini, ma anche per chi è convalescente, per chi non può mangiare solido e per le persone anziane, un pasto ricco di carboidrati e proteine, ma anche sali minerali come magnesio, rame e selenio.

Come preparare il semolino: la ricetta della pappa morbida ricca di proteine vegetali e sali minerali

Ingredienti

200 grammi di semolino

Mezza cipolla bianca

500 grammi di brodo vegetale

Olio extravergine quanto basta

Procedimento

In una pentola antiaderente, fai rosolare la cipolla tritata in un filo d'olio, quindi una volta dorata copri con il brodo.

Lascia cuocere qualche minuto, quindi aggiungi il semolino versandolo a cascata e mescola bene con una frusta (meglio se in silicone per non graffiare la pentola!) per evitare i grumi. Quando hai ottenuto la consistenza che desideri, lascia cuocere per altri dieci minuti, lasciando che si rapprenda un po'. Il sapore sarà quello della pasta e dei piatti a base di farina, e la consistenza molto morbida e digeribile.

Non solo sulla pasta: il pesto di zucchine è delizioso sulla pasta fredda, sulle bruschette con un po' di pomodorini freschi, per condire il cous cous... Si tratta di una crema semplicissima da preparare e molto versatile, ideale soprattutto in estate, quando le zucchine sono di stagione e quando si preferiscono dei pasti freschi e leggeri.

Ecco quindi la ricetta semplice e veloce del pesto di zucchine (senza aglio!), per gustare le verdure in maniera diversa e fare sempre un figurone.

Il pesto di zucchine: una ricetta fresca e semplice

 

Le emozioni nascono DAVVERO nel cuore

Giovedì, 26 Maggio 2022 09:04

Non è un caso se "I love you" viene spesso scritto "I <3 you". E se, chissà perché, il simbolo del cuore indica l'amore e l'emozione.

La sensazione di emozione che si percepisce ad altezza cuore, quindi, non è solo una sensazione: a dirlo sono dei ricercatori e delle ricercatrici che hanno finalmente scoperto che le emozioni non si percepiscono solo nel petto, ma nascono direttamente lì.

L'eterno dibattito: mente o cuore?

Ormai è chiaro e noto: le emozioni non sono solo una funzione mentale, ma coinvolgono anche numerose funzioni corporee. In altre parole: il corpo umano intreccia le sue funzioni alle emozioni in maniera costante e attiva. Pensiamo solo alle risposte psicosomatiche alle emozioni (come lo stress che prende immediatamente la pancia). Ma proprio perché conosciamo questa correlazione, la domanda persiste: le emozioni riguardano più la testa o più il cuore? Sono quindi più cerebrali o più viscerali?

Alcuni studiosi si sono quindi chiesti se fosse possibile trovare una risposta coinvolgendo alcune persone e studiandone elettroencefalogrammi ed elettrocardiogrammi durante la percezione di alcune emozioni.

Lo studio

Ad aver scoperto il protagonismo del cuore nella nascita delle emozioni - una scoperta che in qualche modo conferma la convinzione umana, non solo poetica e romantica - sono dei ricercatori e delle ricercatrici di bioingegneria dell'Università di Pisa, che in collaborazione con l'Università di Padova e quella di California Irvine hanno analizzato i meccanismi che fanno nascere una determinata emozione provocata attraverso determinati stimoli, individuando proprio nel cuore la culla di quest'emozione.

Lo studio con i suoi risultati è stato pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Science of the USA, e dall'estratto si evince che le persone, quando sollecitate da contenuti particolarmente emotivi, avvertono l'emozione prima di tutto nel cuore (con la modificazione dell'attività cardiaca). A questo punto, il cuore stimola la risposta della corteccia cerebrale, ed è lì che prende avvio lo scambio di informazioni cuore-cervello, che diviene costante e bidirezionale. 

Cosa significa?

Questa relazione cuore-cervello, che si scambiano informazioni, permette agli esseri umani di percepire le emozioni e di farne esperienza cosciente, riconoscendone l'intensità. Una scoperta che conferma la bellezza del corpo umano, di questa macchina emotiva che fatichiamo a capire e che è sempre più affascinante via via le scoperte scientifiche ne rivelano il funzionamento.

Non parliamo solo del profumo naturale della pelle di una mamma. Parliamo proprio della fragranza che indossa, quella che la contraddistingue, che la annuncia anche prima che entri nella stanza.

Vi è mai capitato di annusare per caso il profumo di vostra madre in un contesto inatteso e di ritrovarvi con ricordi vividi e vivissimi? La ragione è semplice: l’olfatto è un senso potentissimo, che gioca un ruolo fondamentale nei primi giorni e nei primi anni di vita e che è fondamentale per il bonding.

Scegliere il giusto profumo

Come accennato, oltre al profumo e all’odore della pelle di una mamma, nelle narici dei bambini e delle bambine resta sempre anche la fragranza dell’eau de toilet o dell’eau de perfume che la mamma è solita indossare. Che siano profumi di nicchia, aromi specifici (come per esempio il profumo di Neroli, il profumo di patchouli o quello di iris) o, ancora, iconici profumi di marca (come i profumi Bottega Veneta su Douglas), questo profumo risulterà piacevole e rilassante perché associato alla figura materna e alla cura amorevole, e quindi alla protezione.

L’esperimento scientifico

Gli odori sono antichi segnali che provocano dei cambiamenti neurali complessi che consolidano i legami sociali con gli altri esemplari della propria specie, aumentando l’importanza dei segnali contestuali e delineando la madre e l’habitat”, spiegano in un articolo scientifico pubblicato su Science Advances dedicato proprio a capire come i segnali chimici e gli odori stimolino il legame celebrale tra madri e figli.

Per studiare questo fenomeno, i ricercatori e le ricercatrici hanno usato una maglietta indossata in precedenza dalla madre, lasciandola al bebè in sua assenza, mentre interagiva con un’altra persona adulta, sconosciuta. Il risultato? I profumi, gli odori e i feromoni della madre sembrano avere aumentato nei bebè la sensazione di protezione e benessere, favorendo anche la relazione con un’altra persona proprio grazie al senso di sicurezza e vicinanza provocato dall’olfatto.

Il profumo della mamma è eterno

Crescendo, dunque, questo odore e questo profumo restano impressi e latenti, provocando le stesse sensazioni di benessere e sicurezza ogniqualvolta li si percepisce nuovamente. 

Fateci caso: anche se non conoscete il nome, il profumo di vostra madre o della persona che più associate alla vostra infanzia è chiarissimo nella vostra testa. E se anche non lo è, basta percepirlo anche di sfuggita per riconoscerlo immediatamente.

Potremmo anche chiamarla "gricia vegetariana", perché la classica pasta cacio e pepe è cremosa tanto la cugina, che però prevede l'utilizzo del guanciale, come se fosse un'amatriciana bianca. 

Bene: se amate la cucina romana ma preferite evitare la carne e gli insaccati, ecco la ricetta perfetta: una pastasciutta tradizionale, semplice da preparare (è pronta suppergiù in un quarto d'ora) e ottima per le cene in famiglia o con gli amici. Per ottenere la cremosità giusta? Seguite bene tutti i passaggi e vedrete che sughetto e che omogeneità!

Pasta cacio e pepe, vegetariana e tradizionale: la ricetta della "gricia senza guanciale" per le cene veg tra amici

 

Sara

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Cecilia

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