Realizzare un trucco da vampiro per bambini può essere un’attività divertente e coinvolgente, perfetta per Halloween o per una festa in costume. Seguendo alcuni semplici passaggi, è possibile creare un look da vampiro realistico, sicuro per la pelle dei più piccoli e personalizzabile. Di seguito, vediamo come realizzarlo passo dopo passo.

Preparazione della pelle

Prima di iniziare il trucco da vampiro, assicurati che il viso sia ben pulito e idratato. Questo passaggio è fondamentale per evitare irritazioni e per fare in modo che i colori si fissino bene. Utilizza una crema idratante leggera e specifica per la pelle dei bambini, lasciandola assorbire completamente prima di procedere.

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Per ottenere l’effetto pelle “da vampiro” pallida e spettrale, scegli un fondotinta molto chiaro (di qualche tono più chiaro della pelle del bimbo o della bimba), facilmente reperibile nei negozi di cosmetici. Applica il prodotto su tutto il viso, incluso il collo, usando una spugnetta per distribuirlo uniformemente.

Occhiaie e sfumature scure

Il tocco caratteristico di un vampiro è lo sguardo tenebroso e intenso. Per crearlo, è utile una palette di ombretti scuri, come il nero, il viola e il marrone.

  • Applica l’ombretto nero o viola intorno agli occhi, concentrandoti sulla zona delle occhiaie per creare un effetto "stanco" e drammatico.
  • Sfuma il colore verso l’esterno, cercando di creare un alone sfumato che conferisca profondità allo sguardo.
  • Se preferisci un look più morbido per i bambini più piccoli, utilizza colori più leggeri come il grigio o il viola chiaro, sempre sfumati accuratamente.

Per completare la zona occhi, disegna delle leggere linee nere lungo la palpebra inferiore e superiore usando una matita morbida, cercando di mantenere il trucco semplice e facile da rimuovere.

Un altro trucco? Senza puntare sulle occhiaie molto scure, si può usare sulle ciglia del mascara primer bianco, per rendere spettrale lo sguardo in maniera originale.

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Le labbra: rosso intenso o nero

Il colore delle labbra è un elemento distintivo nel trucco da vampiro. Solitamente, si sceglie un rossetto rosso scuro o addirittura nero. Puoi optare anche per un effetto sfumato, applicando il rossetto rosso nella parte centrale delle labbra e sfumandolo verso l’esterno per creare un effetto sanguinolento.

  • Se preferisci un tocco ancora più realistico, applica un po’ di fard rosso o di ombretto scuro ai lati della bocca, per simulare gocce di sangue o morsi.
  • Per un effetto finale ancora più drammatico, applica un gloss trasparente sopra il rossetto per dare un effetto lucido e “fresco”.

Evita prodotti permanenti e assicurati che i cosmetici siano adatti alla pelle dei bambini, preferibilmente a base d’acqua e facilmente rimovibili.

Dettagli finali: denti da vampiro e sangue finto

Per un trucco da vampiro che si rispetti, non possono mancare i denti affilati e il sangue finto. I denti da vampiro sono disponibili in molte varianti: dalle versioni di plastica, ai modelli più realistici in gomma morbida. Basta che siano sicuri per i bambini e certificati.

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Infine, il sangue finto è l’elemento che rende il trucco davvero spettrale. È possibile acquistare sangue finto già pronto o prepararlo in casa con ingredienti sicuri come sciroppo di mais e colorante alimentare rosso. Applica qualche goccia agli angoli della bocca o in punti strategici del viso per un effetto ancora più realistico. Assicurati di testare sempre il prodotto per evitare allergie o irritazioni.

Suggerimenti per rimuovere il trucco in sicurezza

Dopo una giornata di divertimento, è importante rimuovere il trucco in modo delicato e completo. Usa uno struccante delicato specifico per bambini o semplicemente acqua micellare, evitando prodotti a base di alcool o saponi aggressivi. Passa un panno morbido imbevuto di struccante su tutto il viso, avendo cura di non strofinare eccessivamente.

 

Ps. L'immagine di copertina è realizzata con AI generativa

Halloween è la notte più magica dell'anno, un'occasione per grandi e piccini di lasciarsi trasportare in un mondo spooky e stregato popolato da streghe, fantasmi e zucche. La musica, così come la lettura (qui vi abbiamo proposto i più begli audiolibri di Halloween per bambini), diventa un elemento fondamentale per creare l'atmosfera giusta e coinvolgere tutti in un'atmosfera di festa.

Canzoni in italiano per un Halloween indimenticabile

  • Sono Jack la zucca - Una canzone classica che introduce i bambini al personaggio di Jack, la zucca di Halloween.
  • Fumo nero sale su - È di Lucilla, sempre amatissima dai bambini, e parla proprio della notte più stregata.
  • La notte delle streghe - Un invito a ballare con un'altra interprete di baby dance amatissima: Carolina Benvenga.
  • È Halloween! - A Ram Sam Sam - Una versione di A Ram Sam Sam a tema Halloween, perfetta per imparare i numeri divertendosi.
  • Dolcetto o scherzetto - Me contro Te: Una canzone molto popolare tra i bambini, perfetta per cantare insieme e giocare. 

Canzoni in inglese per un Halloween internazionale

  • Monster Mash - Bobby Pickett: Un classico intramontabile che fa ballare tutti. 
  • This is Halloween - The Nightmare Before Christmas: Un brano iconico tratto dal film di Tim Burton.
  • Spooky Scary Skeletons - Andrew Gold: Una canzone divertente e facile da imparare, ideale per i più piccoli.

Idee per una festa di Halloween indimenticabile

Una volta scelta la propria canzone preferita, è possibile organizzare una festa a tema. Decorando la casa con zucche, ragnatele e fantasmi, e preparando dei dolcetti spaventosi, si creerà un'atmosfera unica. Inoltre, è possibile organizzare dei giochi a tema, come la caccia al tesoro o indovina chi sono.

Altri consigli?

  • Creare una playlist: È consigliabile creare una playlist personalizzata su YouTube o altre piattaforme di streaming musicale con tutte le canzoni scelte.
  • Costumi creativi: I video musicali possono essere un'ottima fonte di ispirazione per creare costumi originali e spaventosi.

I terrori notturni sono un fenomeno piuttosto comune nell'infanzia, capace di spaventare parecchio i genitori, soprattutto le prime volte in cui accade. Ma cosa sono esattamente questi episodi di terrore notturno? E come possiamo affrontare al meglio questa situazione?

I terrori notturni sono un fenomeno comune nell'infanzia e, sebbene possano essere spaventosi, sono generalmente benigni. Comprendendo le cause e adottando le misure appropriate, è possibile gestire al meglio questa situazione e garantire al bambino un sonno tranquillo e ristoratore.

Cos'è il pavor notturno?

Il pavor notturno, o terrore notturno, è un disturbo del sonno che si manifesta con episodi di intenso terrore e agitazione durante il sonno profondo. A differenza degli incubi, che si verificano nella fase REM del sonno e vengono ricordati al risveglio, i terrori notturni si manifestano durante la fase non-REM, e al risveglio il bambino non è in grado di ricordare l'episodio.

Durante un terrore notturno, il bambino può:

  • Urlare e gridare
  • Sudare abbondantemente
  • Avere il cuore che batte velocemente
  • Respirare affannosamente
  • Muoversi in modo agitato
  • Sembrare spaventato e confuso

Come riconoscere i terrori notturni

È importante distinguere i terrori notturni dagli incubi. Se gli incubi sono associati a emozioni negative e a ricordi vividi, i terrori notturni sono caratterizzati da una reazione fisica intensa e da una completa amnesia dell'episodio.

Caratteristiche dei terrori notturni:

  • Fase del sonno: Si verificano durante la fase non-REM del sonno.
  • Mancanza di reattività: Il bambino sembra non rispondere agli stimoli esterni.
  • Amnesia dell'episodio: Al risveglio, il bambino non ricorda nulla di quanto accaduto.
  • Durata breve: Gli episodi di solito durano pochi minuti.

Perché si verificano i terrori notturni?

Le cause esatte dei terrori notturni non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che siano coinvolti diversi fattori, tra cui:

  • Fattori genetici: Una predisposizione familiare può aumentare il rischio di sviluppare terrori notturni.
  • Stile di vita: La stanchezza eccessiva, lo stress, l'alimentazione sregolata e l'assunzione di stimolanti possono favorire la comparsa di questi episodi.
  • Fasi di sviluppo: I terrori notturni sono più comuni nei bambini in età prescolare e scolare.

Come affrontare i terrori notturni

Fortunatamente, i terrori notturni sono generalmente innocui e tendono a scomparire spontaneamente con la crescita. Tuttavia, possono essere molto spaventosi per i genitori. Ecco alcuni consigli per affrontare al meglio questa situazione:

  • Mantenere la calma: Durante un episodio di terrore notturno, è importante mantenere la calma e cercare di rassicurare il bambino con una voce dolce e tranquilla.
  • Non svegliare il bambino: A meno che non ci siano pericoli, è meglio non cercare di svegliare il bambino durante un episodio, poiché potrebbe peggiorare la situazione.
  • Assicurare un ambiente sicuro: Verifica che l'ambiente in cui dorme il bambino sia sicuro e privo di oggetti pericolosi.
  • Stabilire una routine: Una routine regolare per andare a dormire può aiutare a ridurre lo stress e favorire un sonno più ristoratore.
  • Limitare gli stimoli: Evita di esporre il bambino a stimoli eccessivi prima di andare a dormire, come schermi luminosi o attività eccitanti.
  • Consultare il pediatra: Se i terrori notturni sono frequenti e interferiscono con la qualità del sonno del bambino, è consigliabile consultare il pediatra per escludere eventuali cause organiche e valutare eventuali terapie.

Quando preoccuparsi?

Nella maggior parte dei casi, i terrori notturni non sono motivo di preoccupazione e non richiedono alcun trattamento specifico. Tuttavia, è importante consultare il pediatra o la pediatra se:

  • Gli episodi sono frequenti e prolungati
  • Il bambino presenta altri sintomi preoccupanti, come difficoltà respiratorie o convulsioni
  • I terrori notturni interferiscono significativamente con la vita quotidiana del bambino e della famiglia

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

I migliori audiolibri da ascoltare a Halloween

Giovedì, 24 Ottobre 2024 07:26

Halloween è alle porte e quale modo migliore per entrare nel clima della festa se non con un bel brivido? Ma attenzione, non stiamo parlando di paure da incubo, bensì di storie divertenti e avventurose che sapranno conquistare anche i più piccoli. Mettiamoci comodi, accendiamo le luci soffuse e prepariamoci a tuffarci in un mondo di fantasmi, streghe e mostri... ma sempre con un sorriso sulle labbra!

Le piattaforme di audiolibri come Audible, Storytel e RaiPlay Sound offrono un vasto catalogo di storie perfette per Halloween. Ecco una selezione di titoli che faranno tremare di paura e ridere allo stesso tempo.

Audiolibri da ascoltare a Halloween

  • Geronimo Stilton: Halloween... Che fifa felina! Il nostro topino investigatore si trova coinvolto in una misteriosa festa in maschera piena di sorprese.
  • Le streghe di Roald Dahl: Un classico intramontabile che ci introduce al mondo delle streghe, creature eleganti e pericolose che odiano i bambini.
  • Diario di una schiappa, avanti tutta! Anche Greg Heffley ha la sua dose di paura ad Halloween!
  • Alice nel paese delle meraviglie: Un'avventura surreale e piena di personaggi bizzarri, perfetta per stimolare la fantasia.
  • Il mago di Oz: Un viaggio fantastico nella Terra di Oz, popolata da streghe, leoni codardi e spaventapasseri.
  • I quadrifogli della strega: Una storia avvincente sulle streghe e la magia, ideale per i più piccoli.
  • Le cronache di Narnia: Un mondo magico dove leoni parlanti guidano battaglie epiche.
  • Dieci piccoli indiani: Un classico giallo che tiene col fiato sospeso fino all'ultima pagina.
  • Piccoli brividi: Due racconti da brivido per i più coraggiosi: "Il pupazzo parlante" e "Foto dal futuro".

I vantaggi di ascoltare i libri

Perché scegliere gli audiolibri per Halloween?

Gli audiolibri offrono numerosi vantaggi:

  • Stimolazione della fantasia: Le storie raccontate con la voce di un narratore permettono ai bambini di creare immagini mentali vivide.
  • Sviluppo della capacità di ascolto: Ascoltare un audiolibro aiuta a concentrarsi e a seguire un filo narrativo.
  • Avvicinamento alla lettura: Gli audiolibri possono essere un primo passo verso la scoperta del piacere della lettura.
  • Relax e benessere: Ascoltare una storia prima di andare a dormire può aiutare a rilassarsi e a prendere sonno.

I consigli per i genitori

  • Considera l'età e i gusti del bambino: Scegli storie adatte all'età del tuo bambino e che trattino argomenti che lo interessano.
  • Ascolta insieme a lui: Ascoltare un audiolibro insieme al tuo bambino può essere un momento speciale da condividere e un'occasione per parlare della storia.
  • Attenzione ai contenuti: Alcuni audiolibri, come "Le streghe" di Roald Dahl, possono contenere elementi un po' inquietanti per i bambini più piccoli. Valuta attentamente se il contenuto è adatto al tuo figlio e preparati a rispondere alle sue domande.

Bambini, il Long Covid dura anche tre anni

Domenica, 20 Ottobre 2024 12:59

Uno studio pubblicato sulla rivista eClinical Medicine, condotto su circa 1.300 bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 18 anni, ha rivelato che il Long Covid può durare fino a tre anni, con effetti significativi sulla vita scolastica e sulle attività quotidiane. La ricerca, condotta presso il Policlinico Gemelli di Roma, ha evidenziato che nonostante molti guariscano dal Covid, alcuni bambini continuano a manifestare sintomi a lungo termine. Il dottor Danilo Buonsenso, responsabile dello studio, ha sottolineato l'importanza della vaccinazione come fattore protettivo contro il Long Covid, ma con variazioni in base all'età e al numero di dosi ricevute.

Long Covid nei Bambini: Sintomi e Durata

Il Long Covid nei bambini si manifesta con sintomi che persistono per un periodo prolungato, anche fino a tre anni dopo l'infezione iniziale. I sintomi possono essere debilitanti e variare da stanchezza cronica a difficoltà respiratorie, dolori muscolari e problemi di concentrazione. Sebbene molti bambini riescano a guarire completamente dal Covid, lo studio ha confermato che una parte significativa di pazienti continua a soffrire di questi sintomi, compromettendo la loro capacità di riprendere le normali attività quotidiane.

Secondo il dottor Buonsenso, questi sintomi influenzano fortemente la vita scolastica dei bambini, che spesso non riescono a frequentare regolarmente la scuola o a partecipare ad attività extra-scolastiche a causa della debolezza fisica e mentale. Questo ha un impatto negativo non solo sulla loro formazione, ma anche sul loro sviluppo sociale e emotivo, poiché si trovano impossibilitati a svolgere le normali attività con i coetanei.

La vaccinazione

Lo studio ha evidenziato che la vaccinazione rappresenta un fattore protettivo contro il Long Covid, ma la sua efficacia dipende dal numero di dosi somministrate e dall'età del paziente. In particolare, i bambini che hanno ricevuto più dosi di vaccino sono risultati meno soggetti a sviluppare forme gravi di Long Covid o a soffrire di sintomi a lungo termine.

Il vaccino agisce come una sorta di scudo protettivo, riducendo la probabilità di contrarre il Long Covid anche in caso di reinfezione. Tuttavia, questo effetto protettivo varia in base a diversi fattori, e in alcuni casi i bambini possono comunque sviluppare il Long Covid anche dopo una reinfezione, anche se il rischio complessivo è considerato molto basso. È dunque essenziale che i genitori considerino la vaccinazione come una misura preventiva importante, non solo per proteggere i bambini dall'infezione iniziale, ma anche per mitigare il rischio di sintomi a lungo termine.

Conseguenze scolastiche ed emotive

I bambini che soffrono di Long Covid spesso riportano difficoltà nella gestione delle attività scolastiche. L'affaticamento cronico e i problemi di concentrazione rendono difficile per loro seguire il programma scolastico, con conseguenze sul rendimento. Alcuni bambini sono costretti a ridurre o addirittura interrompere la frequenza scolastica per lunghi periodi, aumentando il rischio di isolamento sociale.

Inoltre, il Long Covid può influenzare negativamente la sfera emotiva dei bambini. La mancanza di energia e le difficoltà fisiche possono portare a un senso di frustrazione e tristezza, compromettendo il loro benessere mentale. I bambini che non possono partecipare alle attività sportive o sociali con i loro coetanei possono sentirsi emarginati, con un potenziale impatto sul loro sviluppo psicologico.

Per questo motivo, è importante che genitori, insegnanti e pediatri collaborino per garantire che i bambini affetti da Long Covid ricevano il supporto necessario sia a livello medico che scolastico. Adattare il carico di studio e fornire sostegno emotivo può fare una grande differenza nel recupero di questi bambini.

Il rischio di re-infezione

Un altro dato rilevante emerso dallo studio è che il rischio di presentare una forma grave di Covid in caso di reinfezione nei 24-36 mesi successivi all'infezione iniziale è estremamente basso. Tuttavia, anche se raro, è possibile che i bambini sviluppino il Long Covid dopo una reinfezione. Questo sottolinea l'importanza di continuare a monitorare la salute dei bambini che hanno già contratto il virus e di mantenere misure preventive adeguate.

Inoltre, lo studio ha dimostrato che i bambini con Long Covid sono a maggior rischio di infezioni sintomatiche rispetto ai loro coetanei che non hanno avuto il Long Covid. Questo significa che, nonostante il rischio complessivo di reinfezione sia basso, coloro che hanno già sofferto di Long Covid potrebbero essere più vulnerabili ad altre infezioni, rendendo necessarie ulteriori attenzioni da parte dei genitori e dei medici.

Il Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) è una problematica che riguarda circa il 7,6% dei bambini in età prescolare e il 4% di quelli in età scolare, come riportato da un convegno della Federazione dei Logopedisti Italiani (Fli), tenutosi in occasione della Giornata Mondiale dedicata a questa condizione. Spesso sottovalutato, il DPL può influenzare non solo il rendimento scolastico, ma anche la salute mentale dei bambini, aumentando significativamente il rischio di sviluppare disturbi dell’apprendimento. Nonostante l’importanza di una diagnosi precoce, ancora oggi molti bambini e le loro famiglie non ricevono il supporto necessario.

Cos’è il Disturbo Primario del Linguaggio

Il Disturbo Primario del Linguaggio è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta come difficoltà nell’acquisizione della lingua madre, senza la presenza di altri deficit cognitivi, sensoriali o ambientali. In parole semplici, i bambini con DPL hanno difficoltà a parlare e comprendere il linguaggio rispetto ai loro coetanei, ma non per cause esterne come problemi di udito o ritardi cognitivi.

Secondo Anna Giulia De Cagno, logopedista e vicepresidente della FLI che riferisce queste cose ad Ansa, questo disturbo colpisce 1 bambino su 14 in età prescolare. Il DPL può presentarsi in diverse forme, dalla totale assenza di linguaggio verbale a difficoltà più lievi nel parlare e comprendere parole e frasi. La gravità del disturbo varia, e la diagnosi è fondamentale per intervenire tempestivamente e fornire al bambino il supporto necessario per sviluppare le proprie competenze linguistiche.

Un aspetto preoccupante è che spesso il DPL non viene riconosciuto, ritardando l’intervento che, invece, potrebbe fare la differenza. Gli studi dimostrano che un trattamento precoce e mirato può migliorare notevolmente la qualità della vita del bambino, prevenendo ulteriori difficoltà sia a livello scolastico che emotivo.

Segnali a cui prestare attenzione

Per genitori, insegnanti e pediatri, è cruciale saper riconoscere i segnali di rischio che possono indicare la presenza di un Disturbo Primario del Linguaggio. Secondo Francesca Mollo, logopedista e referente della FLI, il DPL può essere diagnosticato già a partire dai 4 anni, quando i bambini iniziano a sviluppare le loro abilità linguistiche in modo più evidente.

Alcuni dei segnali precoci che possono far sospettare la presenza del disturbo includono:

  • Ritardo nella produzione delle prime parole (oltre i 18 mesi).
  • Difficoltà a formare frasi semplici intorno ai 2-3 anni.
  • Problemi di comprensione del linguaggio (non rispondono a semplici comandi o non comprendono domande).
  • Mancanza di interesse nel comunicare attraverso le parole, preferendo gesti o indicazioni non verbali.

Riconoscere questi segnali in tempo consente di intervenire precocemente con terapie logopediche adeguate, che possono migliorare significativamente il quadro clinico del bambino. È importante anche coinvolgere attivamente la famiglia, affinché il trattamento sia efficace e continuativo.

L’Importanza di un intervento precoce

Il ruolo dei genitori e degli insegnanti è fondamentale nel riconoscere il disturbo, ma altrettanto cruciale è il coinvolgimento delle istituzioni sanitarie e scolastiche per garantire un intervento tempestivo. Il DPL non è solo una difficoltà linguistica temporanea, ma può avere ripercussioni importanti sul rendimento scolastico e sulla salute mentaledel bambino.

I bambini con DPL hanno un rischio 12 volte maggiore di sviluppare un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), come la dislessia, se il disturbo non viene trattato adeguatamente. Inoltre, secondo i dati presentati al convegno della FLI, questi bambini hanno un rischio aumentato del 30% di sviluppare problemi di fragilità emotiva e depressione rispetto ai coetanei senza DPL.

Un intervento logopedico precoce, combinato con il supporto scolastico e familiare, può aiutare il bambino a superare molte delle difficoltà linguistiche e prevenire complicazioni future. Per questo, è essenziale promuovere una maggiore sensibilizzazione sul tema, in modo che sempre più genitori e insegnanti siano in grado di individuare il disturbo e richiedere una diagnosi accurata.

Strategie per aiutare i bambini con DPL

Una volta diagnosticato il Disturbo Primario del Linguaggio, esistono diverse strategie che possono aiutare i bambini a sviluppare le loro capacità comunicative. Il trattamento più efficace è rappresentato dalla logopedia, che può essere adattata alle esigenze specifiche del bambino in base alla gravità del disturbo.

Oltre alla logopedia, è utile creare un ambiente che favorisca l’apprendimento del linguaggio anche a casa e a scuola. Ecco alcune strategie che genitori e insegnanti possono adottare:

  • Favorire la comunicazione: Parlare spesso al bambino, anche in situazioni quotidiane, incoraggiandolo a rispondere e a interagire verbalmente.
  • Usare immagini e gesti: Aiutare il bambino a comprendere il linguaggio utilizzando immagini o gesti che rappresentino parole e concetti.
  • Leggere insieme: La lettura di libri illustrati è un ottimo modo per arricchire il vocabolario del bambino e migliorare la sua comprensione del linguaggio.
  • Essere pazienti: Dare tempo al bambino per rispondere e non interromperlo. È importante che si senta ascoltato e non giudicato per le sue difficoltà.

Secondo Tiziana Rossetto, logopedista e presidente nazionale della FLI, è cruciale che il DPL sia reso visibile e riconosciuto anche in ambienti scolastici e lavorativi, affinché si possano adottare strategie comunicative adeguate che permettano alle persone con questo disturbo di esprimersi pienamente.

Rendere il Disturbo Primario del Linguaggio più noto e compreso è un passo fondamentale per garantire un futuro migliore a tutti i bambini che ne sono affetti. Con l’intervento giusto e il sostegno delle figure educative e professionali, è possibile fare la differenza nella vita di questi piccoli.

 

 

Il Senato italiano ha approvato una nuova legge che rende la gestazione per altri (GPA), detta fino a qualche tempo fa (erroneamente) maternità surrogata o - peggio- utero in affitto, un reato universale. Il testo, proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi, mira a punire chiunque ricorra a questa pratica, anche all’estero.

In Italia la GPA è vietata dal 2004, ma ora la nuova norma estende il divieto anche agli italiani che scelgono di praticarla in Paesi dove è legale, prevedendo pene fino a due anni di reclusione e multe fino a un milione di euro.

La nuova legge di reato universale per la GPA

Con l’approvazione di questa legge, chi ricorre alla GPA all’estero potrebbe essere perseguito penalmente in Italia. Il principio del “reato universale” viene qui applicato per contrastare una pratica che, secondo la destra italiana, minerebbe i valori tradizionali della famiglia. Il testo ha incontrato forte sostegno dal partito Fratelli d’Italia, che si ispira a ideali di protezione della famiglia tradizionale e di difesa della genitorialità biologica.

Questa legge rappresenta uno degli interventi più restrittivi in Europa sulla GPA e va oltre il semplice divieto all’interno del territorio nazionale, introducendo una punibilità per i cittadini italiani che si recano all’estero per accedere a questa forma di genitorialità. Le sanzioni possono arrivare fino a due anni di reclusione e prevedono una multa di circa un milione di euro, con l’obiettivo di disincentivare completamente il ricorso a questa pratica.

Cos’è la GPA

La GPA, nota anche come maternità surrogata, è una pratica che permette a una coppia o a un singolo di avere un figlio attraverso una persona che porti avanti la gravidanza per loro conto. La pratica è legale in vari Paesi come Stati Uniti, Canada e Grecia, dove le cliniche offrono assistenza alle coppie che, per motivi biologici o personali, non possono portare a termine una gravidanza.

In Italia, tuttavia, la GPA è vietata dal 2004, e questo divieto è stato applicato rigorosamente per oltre due decenni. Le coppie italiane, che secondo stime sono circa 250 ogni anno, ricorrono per lo più a cliniche all’estero per diventare genitori tramite GPA e, una volta rientrate in Italia, chiedono la trascrizione dell’atto di nascita del bambino all’anagrafe.

Le coppie che intraprendono questo percorso sono per il 90% eterosessuali, secondo quanto riportato dai media italiani.

Quali sono le conseguenze

L’estensione della punibilità della GPA anche all’estero potrebbe avere ripercussioni legali per chi sceglie di intraprendere questa strada. Le famiglie che ricorrono alla maternità surrogata in Paesi esteri potrebbero dover affrontare procedimenti giudiziari al ritorno in Italia, con il rischio di sanzioni pesanti e l'impossibilità di vedersi riconosciuti come genitori legali del bambino.

La trascrizione dell’atto di nascita è già stata motivo di disputa giuridica in passato, con i tribunali italiani che si sono trovati a dover decidere caso per caso. Tuttavia, l’introduzione del reato universale potrebbe complicare ulteriormente la situazione, creando incertezza legale per i genitori e per i figli nati tramite GPA.

Critici della legge sollevano preoccupazioni anche sull’efficacia e sulla legittimità del provvedimento. Alcuni costituzionalisti sostengono che il reato universale per la GPA sia difficilmente applicabile e abbia possibili profili di incostituzionalità, specie considerando che la pratica è consentita in altri Stati. L’Italia potrebbe trovarsi in difficoltà a far rispettare una legge che si scontra con normative estere, aprendo possibili contenziosi diplomatici e giuridici.

Perché la legge è discriminatoria (e per chi)

Secondo i critici, la legge potrebbe essere considerata discriminatoria per diverse categorie di persone. Le coppie eterosessuali infertili, che rappresentano la maggioranza delle coppie italiane che ricorrono alla GPA, sono tra le più colpite, trovandosi private di una delle poche opzioni disponibili per diventare genitori biologici. Ma il divieto colpisce anche le coppie omosessuali (soprattutto composte da uomini), che spesso non hanno altre possibilità per formare una famiglia tramite legami biologici, esacerbando così le disuguaglianze nell’accesso alla genitorialità.

I gruppi che difendono i diritti civili e LGBTQ+ evidenziano che la legge potrebbe accentuare le discriminazioni, dato che limita ulteriormente le opzioni per le coppie dello stesso sesso. La GPA rappresenta, infatti, una via percorribile soprattutto per le coppie omosessuali maschili, impossibilitate biologicamente ad avere figli senza l’ausilio di una terza persona. Questa legge, sostenuta principalmente da forze politiche conservatrici, è vista come un tentativo di promuovere una visione di famiglia esclusivamente eterosessuale e biologica.

In un contesto globale dove molti Paesi stanno ampliando i diritti riproduttivi e famigliari, la scelta italiana di criminalizzare la GPA anche all’estero rischia di isolare l’Italia dal panorama europeo e internazionale, sollevando questioni etiche e giuridiche che continueranno a dividere l’opinione pubblica.

Funghi in gravidanza: sì o no?

Mercoledì, 16 Ottobre 2024 06:54

Durante la gravidanza, molti alimenti sono soggetti a una valutazione accurata, e spesso alcune raccomandazioni mediche differiscono da paese a paese. I funghi rientrano tra gli alimenti che destano dubbi: il Ministero della Salute italiano suggerisce di evitare il consumo di funghi durante la gestazione, così come per i bambini piccoli.

Tuttavia, questa raccomandazione non trova riscontro nelle linee guida di altri Paesi, dove i funghi sono comunemente consumati senza particolari restrizioni. È fondamentale approfondire le motivazioni alla base di questa raccomandazione e valutare i potenziali benefici e rischi del consumo di funghi durante la gravidanza.

Benefici nutrizionali dei funghi durante la gravidanza

I funghi sono alimenti ricchi di nutrienti essenziali come vitamine, minerali e antiossidanti. Ad esempio, contengono vitamine del gruppo B (come la B2 e la B3), vitamina D, selenio, rame e potassio. Questi nutrienti sono importanti per il benessere generale e per la salute del feto in crescita. La vitamina D, presente soprattutto nei funghi esposti alla luce solare, contribuisce alla salute delle ossa e del sistema immunitario. Inoltre, il potassio aiuta a regolare la pressione sanguigna, un fattore importante in gravidanza.

Tuttavia, per ottenere questi benefici senza rischi, è consigliato scegliere funghi coltivati e certificati, che sono soggetti a controlli di qualità e di sicurezza alimentare. I funghi selvatici, infatti, possono contenere tossine o essere contaminati da sostanze pericolose se non raccolti correttamente.

Funghi coltivati vs. funghi selvatici: cosa dice il Ministero della Salute

L’opuscolo informativo del Ministero della Salute italiano sconsiglia il consumo di funghi a determinate categorie, tra cui persone in gravidanza, bambini e persone con specifiche patologie. Questa raccomandazione sembra derivare dal rischio di intossicazione legato ai funghi selvatici. Alcune specie di funghi raccolti in natura contengono tossine pericolose che possono provocare sintomi quali vomito, diarrea e, nei casi più gravi, danni epatici. Questo rischio ha probabilmente portato a una precauzione estensiva che include anche i funghi coltivati, benché il rischio sia quasi nullo per questi ultimi, in quanto provenienti da ambienti controllati.

A differenza dell’Italia, in molti Paesi non ci sono limitazioni specifiche sul consumo di funghi durante la gravidanza, a patto che siano funghi coltivati. Questo indica una differenza culturale e normativa, più che una questione di sicurezza scientificamente provata.

Funghi e digestione: il ruolo della chitina e degli zuccheri

Una delle motivazioni comunemente citate per l’evitare i funghi durante la gravidanza riguarda la loro difficoltà di digestione. I funghi contengono chitina, una fibra resistente che può risultare complessa da digerire, e zuccheri come il mannitolo e il trealosio, che potrebbero causare disagi intestinali. Durante la gravidanza, il sistema digestivo può essere più sensibile, e alimenti ricchi di fibre e zuccheri complessi, come i funghi, potrebbero contribuire a problemi digestivi come gonfiore e crampi.

Tuttavia, non ci sono prove che gli zuccheri specifici dei funghi siano particolarmente problematici per le persone in gravidanza rispetto ad altri tipi di fibra. Molti specialisti suggeriscono che moderare le porzioni e scegliere funghi ben cotti possa essere sufficiente per ridurre i possibili effetti collaterali.

Precauzioni pratiche per un consumo sicuro

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Se si desidera includere i funghi nella dieta durante la gravidanza, è importante seguire alcune precauzioni fondamentali:

  1. Scegliere sempre funghi coltivati e controllati: I funghi coltivati sono generalmente sicuri e vengono sottoposti a rigidi controlli di qualità, evitando il rischio di tossine.
  2. Cuocere i funghi accuratamente: La cottura aiuta a rendere i funghi più digeribili e a eliminare eventuali residui di batteri o parassiti.
  3. Evitare il consumo di funghi crudi: I funghi crudi sono più difficili da digerire e possono contenere microorganismi che la cottura elimina (un po' come per tutte le verdure crude).
  4. Moderare le porzioni: Consumare i funghi in piccole quantità può aiutare a evitare problemi di digestione, beneficiando comunque delle loro proprietà nutritive.

Seguendo questi accorgimenti, molte persone possono consumare funghi senza problemi durante la gravidanza, godendo dei loro benefici senza rischi.

Un divieto culturale? La differenza con altri paesi

Il divieto italiano di consumare funghi in gravidanza risulta singolare, soprattutto considerando che altri paesi non pongono questa restrizione. Ad esempio, le linee guida alimentari statunitensi e canadesi non fanno menzione di un rischio specifico legato ai funghi per le donne incinte. In Francia, i funghi sono ammessi anche nella dieta dei bambini, purché siano introdotti gradualmente e ben cotti. Lo fa presente anche il sito Uppa.

Questa differenza potrebbe derivare da un contesto culturale piuttosto che da una valutazione scientifica oggettiva. In Italia, il consumo di funghi selvatici è comune, e questo aumenta la possibilità di intossicazioni alimentari, spingendo le autorità sanitarie a raccomandare una maggiore prudenza. Nei paesi dove i funghi selvatici non sono diffusi, le istituzioni sanitarie non percepiscono il bisogno di una raccomandazione così restrittiva.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Quando arriva il momento di spiegare ai bambini da dove vengono i bambini o come nascono, molti genitori si sentono impreparati. Si tratta di una domanda naturale e sana che, affrontata con un linguaggio chiaro, sincero e rispettoso, può contribuire a sviluppare un dialogo di fiducia e apertura su un argomento importante.

Non esiste un’età specifica per questa domanda; alcuni bambini iniziano a mostrare curiosità già dai tre o quattro anni, mentre altri solo più tardi. Per questo è utile prepararsi a rispondere in modo adeguato, senza trasmettere ansia o imbarazzo. Di seguito alcuni consigli per aiutare i genitori a rispondere alla classica domanda: “Come si fanno i bambini?” in modo adatto a ogni età e livello di comprensione.

1. Capire la Domanda: Quanto Sanno Davvero?

Prima di rispondere, è importante ascoltare attentamente cosa chiede realmente il bambino. Spesso i più piccoli non cercano dettagli scientifici completi, ma vogliono risposte semplici e rassicuranti. Un buon modo per iniziare è chiedere loro cosa sanno già o cosa vorrebbero sapere. Ad esempio, se un bambino chiede “Da dove vengono i bambini?”, si potrebbe iniziare con: “Cosa pensi tu?” o “Che idea ti sei fatto?”

Adeguare il linguaggio all’età e al livello di comprensione del bambino è essenziale. I bambini in età prescolare potrebbero accontentarsi di sapere che i bambini “crescono nella pancia della mamma”, mentre quelli più grandi, soprattutto in età scolare, potrebbero voler conoscere i dettagli su come nascono o come si sviluppano. In ogni caso, è importante non mentire e non usare parole che possano confondere. È meglio fornire una spiegazione semplice, onesta e rispettosa della loro capacità di comprensione.

2. Usare Metafore Semplici e Comprensibili

Per spiegare come si fanno i bambini, le metafore possono essere uno strumento utile. Ad esempio, si può fare un paragone con i semi delle piante. “Come un seme piantato nella terra cresce fino a diventare una pianta, così un seme speciale del papà incontra un ovulo della mamma e insieme iniziano a crescere fino a diventare un bambino.” Questo tipo di paragone non è solo comprensibile, ma evita di entrare in dettagli che possono essere inappropriati per l’età del bambino.

Le metafore legate alla natura aiutano a rispondere senza imbarazzo, facendo vedere la nascita come un processo naturale. È importante sottolineare che “ci vuole tempo”, proprio come una pianta che cresce lentamente, per aiutare i bambini a capire che ogni cosa ha il suo corso naturale.

3. Spiegare il Processo in Modo Graduale

Nel rispondere alla domanda “Come si fanno i bambini?”, può essere utile procedere per gradi. Si può iniziare dicendo che ogni persona è nata e che ogni bambino inizia a crescere all’interno della pancia della mamma. Evitare dettagli troppo specifici fino a quando non ci sono domande più precise è di solito la scelta migliore per evitare confusione. Ecco alcuni passaggi che possono essere utili per spiegare il concetto ai bambini:

  • Seme e uovo: Come accennato prima, si può dire che all’inizio c’è un seme (della mamma e del papà) che unendosi dà inizio alla vita.
  • La crescita: Spiegare che il seme cresce all’interno della pancia della mamma, dove il bambino ha tutto ciò di cui ha bisogno.
  • Il tempo necessario: Spiegare che, proprio come il tempo necessario perché una pianta germogli, anche il bambino ha bisogno di alcuni mesi per crescere prima di essere pronto a nascere.

Quando i bambini hanno un po' più di età e fanno domande più specifiche, potrebbe essere opportuno rispondere con informazioni semplici ma corrette sui corpi maschili e femminili, mantenendo sempre un linguaggio rispettoso e appropriato.

4. Essere Aperti e Onesti, Mantenendo il Rispetto per l’Intimità

Essere sinceri senza entrare in dettagli inappropriati è un equilibrio importante da mantenere. Anche se rispondere alla domanda “Come si fanno i bambini?” può far sentire a disagio molti adulti, ricordare che i bambini cercano una risposta naturale può aiutare a mantenere la conversazione rilassata.

Se il bambino chiede qualcosa di specifico e si sente che non è ancora il momento di entrare in certi argomenti, è possibile rispondere in modo generico e rassicurante, spiegando che potrà capire meglio quando sarà un po' più grande. Un esempio potrebbe essere: “È un po’ complicato, ma te lo spiegherò meglio quando sarai più grande. Per ora, sappi che quando due persone si vogliono bene, possono decidere di avere un bambino insieme.”

Favorire una comunicazione aperta e sicura permette al bambino di sentirsi a suo agio nel fare domande e nel cercare risposte. Mostrare disponibilità e accettazione per ogni domanda è importante per rafforzare la fiducia e costruire un dialogo sano.

L'importanza di Rispondere in Modo Sincero e Rispettoso

Rispondere in modo sincero alla domanda “Come si fanno i bambini?” rappresenta un’occasione per educare i bambini all’importanza del rispetto per il proprio corpo e per la propria intimità. In questo modo, possono crescere consapevoli delle dinamiche che caratterizzano il ciclo della vita, senza paura o vergogna.

Incoraggiare una comunicazione aperta e rispettosa con i propri figli li aiuta anche a sviluppare una visione positiva e naturale della sessualità, a capire l'importanza delle relazioni basate sul rispetto reciproco e a sviluppare una sana percezione del proprio corpo. I bambini apprendono e interiorizzano ciò che vedono e sentono dai genitori, e iniziare da subito a parlare apertamente, senza stigmatizzare, può aiutarli a costruire relazioni future serene e positive.

Con il giusto approccio, questa domanda non diventa un argomento difficile, ma una meravigliosa opportunità di dialogo.

La ribollita è una delle zuppe più rappresentative della tradizione toscana e della cucina italiana, che molto spesso è naturalmente veg.

 Nata come piatto povero, si prepara con ingredienti semplici e di stagione come cavolo nero, fagioli cannellini, verdure e pane raffermo. La ribollita, che significa esattamente bollita una seconda volta dopo la cottura, ha un sapore intenso e corposo, perfetta per i mesi invernali.

Scopri come prepararla seguendo questa ricetta originale. I consigli per una ribollita perfetta? Eccoli:

  • Pane raffermo: La tradizione vuole l’uso del pane toscano senza sale, che conferisce una particolare delicatezza alla zuppa.
  • Riposo della zuppa: Più la ribollita riposa, più i sapori si amalgamano, diventando ancora più intensi. Ribollire la zuppa anche due volte è un vero segreto della cucina toscana.
  • Cottura lenta: La ribollita richiede tempo per sviluppare tutto il suo sapore, quindi cuocerla a fuoco lento permette di ottenere una zuppa dal gusto unico e profondo.

Ribollita toscana: la ricetta tradizionale per una zuppa ricca e genuina

Sara

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Cecilia

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