Quando ero piccola ho sempre letto moltissimo. Il libro che ricordo più vividamente? Non è una favola, e non è un classico. È un piccolo romanzo per ragazzi che per titolo aveva qualosa come "Fino a quando". Non ricordo esattamente il titolo, né la storia nei particolari, ma è rimasta la lettura che più mi è entrata nel cuore e nella testa. E la considero il mio primo libro vero. Di cosa parlava? Di AIDS. Narrava di AIDS in un momento storico nel quale di AIDS si parlava moltissimo (erano gli anni Novanta), ma nel quale i sieropositivi e i malati di AIDS venivano ancora trattati come appestati da non avvicinare. L'AIDS era tabù e la disinformazione era applicata alla vita. E quel libro, che parlava di sieropositività raccontando una storia realistica, semplice ed empatica (l'argomento di fondo era l'amicizia), mi aprì la mente. Non solo sull'AIDS, ma su tutti gli argomenti tabù e "scabrosi" per la società. Mi insegnò che le cose bisogna conoscerle.

Quando ho letto il titolo di questo nuovo romanzo per ragazzi edito da Il Castoro ho quindi capito che potesse essere una nuova lettura illuminante: "La compagnia degli addii" ricorda "Non buttiamoci giù" di Nick Hornby, ma declinato per l'adolescenza. E qual è l'argomento? Il suicidio. Senza fronzoli.

Parlare di suicidio ai ragazzi? Ci pensa un romanzo (senza peli sulla lingua): "La compagnia degli addii" di Axl Cendres, nuovo romanzo edito da Il Castoro

"La compagnia degli addii" parte senza peli sulla lingua, dissacrando l'argomento salute mentale e togliendo ogni tabù. E così scorre fino alla fine, smascherando i luoghi comuni, andando a fondo e sdrammatizzando il tema senza scadere nel ridicolo, ma umanizzandolo davvero.

La storia narrata è quella del diciassettenne Alex, finito in una clinica psichiatrica "per ricchi" in mezzo ad altri "suicidanti" (e alle anoressiche, agli alcolisti...). Il suicidio non è per lui una novità (la madre scomparve proprio così, e lui fatica ad elaborare il lutto), così come non lo è per gli altri ragazzi (e adulti) attorno a lui. Chi ci ha provato con una pistola (come lui), chi con una corda per saltare, chi con sonniferi che si sono rivelati pasticche naturali alle erbe... Nella clinica sono tutti nella stessa barca, e comincia proprio da lì il romanzo: dal racconto dei tentativi di suicidio. E da un incontro.

Alex conosce qui Alice, ragazza pallida e scafata di cui si innamora essenzialmente da subito. Ma non è solo l'amore a risollevare le sorti di Alex, perché la vita è tanto altro. È tante cose belle, mescolate alle tragedie. La mente umana può tante cose, a volte fa le bizze e tormenta, ma dietro alle nubi c'è sempre il sole in agguato.

Soprattutto, l'autrice Axl Cendres riesce a mostrare come i problemi adolescenziali non siano banali e superficiali. Finalmente, diciamo noi! Perché non è giusto relegare sempre tutto alla teenage melancholy intendendola come una fase della vita passeggera e futile. Essere adolescenti è difficilissimo, ma c'è sempre una via d'uscita.

Il linguaggio del libro, che parte dall'ingresso in clinica e continua con una evasione organizzata da Alex e i suoi compagni con la promessa di un suicidio collettivo, è semplice, scorrevole. Il tono è scanzonato ma serio, ironico e pungente ma tanto malinconico e intriso di tristezza, perché la tristezza fa parte della vita, no? Ecco. Questo è un punto fondamentale: la tristezza fa parte della vita. E sarà proprio la vita, durante la fuga, a mostrarsi in tutta la sua forza e magnificenza quotidiana.

Ciò che rimane alla fine? Non solo la necessità di empatizzare con gli altri e di informarsi sempre riguardo alla salute mentale, ma anche l'amore per la vita. La bellezza. La presenza del bene e del bello anche quando lo sconforto prende il sopravvento.

Il pollo in agrodolce è un piatto tipicamente orientale che tuttavia troviamo in moltissime declinazioni e che vi piacerà certamente se amate la cucina speziata ed etnica. Il pollo, in questo caso, viene insaporito con spezie e ingredienti tra l'acido, il dolce e il piccante, diventando morbido e molto gustoso.

Ecco la ricetta semplicissima e veloce, da preparare con il ketchup fatto in casa in pochissimi minuti.

Il pollo in agrodolce: la ricetta semplice e veloce del pollo speziato alla orientale

 

I peluche sono probabilmente l'oggetto comune a tutti (ma proprio tutti) i bambini del mondo occidentale. Li si regala loro ancora prima della nascita e sono il primo giocattolo con il quale solitamente interagiscono i bebè. Non è un caso: i peluche, infatti, sono a tutti gli effetti giocattoli educativi e non un mero accessorio coccoloso. Perché? Per diversi motivi, che vi spieghiamo brevemente in questo articolo (spronandovi così ad acquistare sempre animali peluche per i vostri bambini!).

Il legame tra bambino e peluche

Il legame tra bambino e peluche non è qualcosa di superficiale e leggero, ma è piuttosto profondo. Avendo un aspetto zoomorfo (con degli occhi, una bocca, delle zampe...) per un neonato questo oggetto diventa un essere vivente, un compagno di gioco, un amico sempre vicino e presente, con cui lega e con il quale si confronta. Il bambino, fin dai primi giorni, trasferisce sul peluche sentimenti ed emozioni, lo cura, scambia affetto e ripone su di lui pensieri e sensazioni. 

Soprattutto, un peluche dà al bambino sicurezza. L'animaletto morbido diventa per il neonato un pilastro, un rifugio, una compagnia costante e su cui contare.

Il peluche: oggetto transizionale

Per gli stessi motivi di sicurezza, il peluche è considerato un oggetto transizionale, in varie fasi della vita del bambino. Questo giocattolo permette infatti di "passare" da alcune situazioni ad altre attutendo il trauma. Il primo passaggio è quello dal giorno alla notte: se per noi adulti è qualcosa di naturale, per il bambino ancora non lo è, e vivere il cambiamento di luce e di sonno aggrappandosi al confortevole peluche gli permette di sentire meno il cambiamento repentino.

Lo stesso vale nei confronti della mamma (e del papà). I neonati, ad un certo punto, dovranno staccarsi piano piano dalla mamma e dal papà che si prendono cura di lui, trovando la propria indipendenza durante la crescita. Il peluche diventa un pilastro, un punto fermo, una rassicurazione.

L'orsacchiotto contro la paura

Tutto questo è dovuto alla paura, sentimento naturale e comune a tutti gli esseri umani (e a tutti gli esseri viventi): la prima paura che proviamo è la paura di restare soli. Un peluche diventa quindi una boa e un amico con il quale affrontare la solitudine, per condividerla e renderla meno terrorizzante.

Non sottovalutiamo quindi il potere di un peluche quando un bambino piange nella sua culla: a volte un semplice amichetto in tessuto può aiutare moltissimo.

Il peluche secondo Winnicott

Secondo il pedagogista Donald Winnicott (se vi interessa la sua filosofia pedagogica qui trovate i suoi principi), il peluche, l'orsacchiotto o la coperta "di Linus" (quella a cui il bambino sembra affezionarsi e non staccarsi mai) sono oggetti transizionali fondamentali, poiché accompagnano il bambino nella scoperta di se stesso. Se inizialmente il bebè si identifica con mamma e papà, infatti, quando capisce di essere un individuo sarà per lui più semplice affrontare il mondo legandosi ad un oggetto (il peluche) che lo avvicina al mondo "di prima" (i genitori) senza abbandonarlo nel mondo "nuovo" (quello più individuale e indipendente).

L'argomento è particolarmente attuale dopo che Diet Prada, un account di denuncia sociale, ha sottolineato come Striscia La Notizia abbia (per l'ennesima volta) utilizzato dei beceri stereotipi culturali per fare della satira. Satira che in realtà non è satira, dal momento che non prende di mira i potenti e chi è in posizione agevolata ma che continua ad accanirsi sulle minoranze...

Detto questo, quella degli stereotipi culturali non è un'emergenza: è un problema sistemico, radicato e pericoloso che DOBBIAMO eliminare. Perché siamo nel 2021 e non è possibile che ci si nasconda ancora dietro il dito dell'"ironia" quando queste battute e queste rappresentazioni continuano di fatto a perpetuare il razzismo del nostro Paese.

Come fare? Partendo dai bambini. Ribaltando gli stereotipi. Mostrando loro la bellezza della diversità intesa come unicità delle persone e vivacità di culture. Perché le culture sono vastissime, sono tantissime, sono bellissime, e non si limitano ai classici stereotipi a cui siamo abituati. Per fortuna.

La rappresentazione culturale VS gli stereotipi

La rappresentazione culturale è qualcosa di innocuo e, anzi, giustissimo (se fatta nel modo corretto). È giusto e doveroso conoscere le altre culture, le tradizioni, i costumi, gli usi, i tratti etnici... Il problema appare quando queste rappresentazioni diventano stereotipi che relegano una minoranza a quello e basta. Non dobbiamo quindi fermarci agli elementi base, quelli che spiccano. Dobbiamo andare a fondo, apprezzare i lati positivi, conoscere le persone come persone e non come rappresentazione di qualcosa.

Vale per tutte le minoranze e tutte le culture. Conosciamole, informiamoci, ma non fermiamoci a quello. Evitiamo di vestire i bambini "da indiani d'America", da "cinesini". Non è esagerato non farlo. Non è "eccessivamente politically correct". È rispettoso nei confronti degli altri.

L'empatia

L'empatia è sempre necessaria, soprattutto quando intesa come il "mettersi nei panni degli altri"

Sembra banale e ripetitivo, ma è giusto provare a traslare l'esperienza sulla nostra pelle: noi italiani non siamo più una minoranza (all'estero), ma quando veniamo dipinti come "pizza e mandolino" non ci sentiamo un po' offesi? E quando eravamo davvero una minoranza, questa rappresentazione era ancora più dolorosa, anche perché era svilente e offensiva (spesso accompagnata da altri "tratti", come mafia e sporcizia). Se l'orgoglio viene da noi è un conto, ma quando sono gli altri a rappresentarci così, beh, diventa un problema. 

Soprattutto, se ci pensiamo gli stereotipi sugli italiani non hanno conseguenze - tendenzialmente - sulla nostra vita quotidiana, perché non siamo una minoranza. Al contrario, quando gli stereotipi vengono perpetuati sulle minoranze, le persone se li sentono ripetere quasi quotidianamente, spesso come una presa in giro, queste caratteristiche (pensiamo alla "elle", agli occhi tirati a mandorla... E questo solo nel caso di persone orientali - no, non cinesi: orientali, perché poi si fa di tutta l'erba un fascio...) e diventa davvero spiacevole, irrispettoso e pesante.

Per praticare l'empatia, la cosa migliore è conoscere le persone e gli altri bambini senza mai fermarsi alla superficie, e affidarsi anche ai libri, ai film e alle rappresentazioni che propongono narrazioni positive e profonde.

Conoscere le altre culture e spezzare gli stereotipi: come?

Per spezzare gli stereotipi con i bambini è necessario iniziare a farlo fin da quando sono piccoli. Prima di tutto, evitando le classiche battute e imitazioni che ormai non fanno più ridere nessuno. In secondo luogo, aprendosi agli altri, scegliendo di mangiare etnico, frequentando centri culturali diversi, favorendo l'amicizia con tutti (anche da parte nostra, stringendo rapporti con gli altri genitori!), ascoltando musica diversa...

Non c'è un solo modo per superare gli stereotipi culturali: dobbiamo semplicemente scegliere un'educazione e uno stile di vita rispettoso, facendo attenzione alle nostre parole, favorendo la curiosità e parlando apertamente di tutto e di tutti.

I migliori giochi educativi per bambini

Giovedì, 15 Aprile 2021 07:37

Ci sono giocattoli che più di altri stimolano il bambino, nella sua totalità oppure concentrandosi su certi aspetti. La creatività, ad esempio, ma anche la logica, l’empatia, l’intelligenza emotiva… Tendenzialmente, non si tratta dei giocattoli in plastica coloratissimi e provvisti di suoni e lucine invadenti. Quelli incuriosiscono e ingolosiscono il bambino, è vero, ma non sono propriamente “educativi”. Anzi.

I giocattoli educativi, infatti, dovrebbero adottare la filosofia (propria del design) “more il less”, ovvero “meno è meglio”. Meno dettagli e meno funzioni prestabilite, infatti, significa più libertà al bambino, che può così mettere in campo la sua creatività, la sua fantasia, la sua pazienza, la sua logica, la sua interpretazione. E “interpretazione” è proprio una parola chiave: giocare è per il bambino interpretare il mondo. I giocattoli che gli offriamo, quindi, dovrebbero dargli la possibilità di farlo secondo i suoi tempi e le sue tendenze.

Ecco dunque una selezione dei migliori giocattoli educativi per far sì che i nostri bambini crescano stimolati nella maniera più corretta (e divertente).

La cucina

La cucina giocattolo (come quelle che troviamo nel negozio online Il baule dei sogni) è un giocattolo educativo e stimolante che permette di impegnare il bambino in un gioco di ruolo nel quale può imitare la vita adulta. Provare a fare, “fare finta di” e inventare situazioni è fondamentale per crescere, fantasticare, mettere in pratica un po’ di problem solving e un po’ di indipendenza.

I giocattoli in legno

In generale, i giocattoli in legno sono da preferire a quelli in plastica. Solitamente sono infatti meno dettagliati, e meno dettagli significano più fantasia da parte del bambino, che deve indovinare la funzione di ciò che ha davanti ed eventualmente inventarla. Questi giocattoli stimolano la curiosità, quindi, la fantasia, e spesso anche la manualità fine e la fisicità.

I travestimenti

Non serve acquistare abiti preoconfezionati: basta lasciare ai bambini una cesta con vecchi vestiti, scarpe e accessori di tutti i tipi per lasciare loro la possibilità di mettersi nei panni di qualcun altro, di “recitare” situazioni realistiche e di inventare storie entusiasmanti. Empatia, fantasia e indipendenza ne usciranno rafforzate, così come la personalità e l’autostima.

Le costruzioni

Le costruzioni non sono giocattoli solo per gli architetti e le architette di domani: si tratta di un’attività stimolante per tutti, per mettere in campo la logica e la fantasia, ma anche per allenare la coordinazione occhio mano e la manualità fine.

I peluche

Gli animaletti di stoffa non sono un vizio: sono importantissimi fin dai primi giorni di vita perché diventano un oggetto transitorio dalla protezione della mamma all’ingresso nel mondo e perché aiutano il bambino a consolidare la propria identità e le proprie esperienze. La connessione, infatti, è così forte che si crea uno scambio costante, fondamentale per il benessere psicofisico del bebè.

I libri

I libri sono da considerare innanzitutto un giocattolo, durante la prima infanzia: per i bebè l’oggetto-libro ha un grande fascino ed è giusto lasciare loro i libri tattili e quelli pensati per i bimbi piccolissimi in modo che prendano confidenza con la lettura, che inizialmente sarà un’esperienza tattile e sensoriale. Crescendo, i libri diventeranno dei veri e propri educatori: abituare i bambini alle storie narrate è un modo per insegnare attraverso il “mettersi nei panni di” e per mostrare loro quante diverse esperienze di vita esistano. Servono inoltre a non fare sentire soli i bambini (facendo capire come affrontare le emozioni e le situazioni). Sono quindi un passatempo piacevole, ma molto, molto educativo. Ma solo se non lo imponiamo! La lettura deve essere un’attività scelta dal bambino (ma anche i bambini più restii a leggere possono appassionarsi a questo passatempo!).

È sera: hai ancora un milione di cose da fare, eppure riesci a pensare solo al divano, alla copertina sui piedi, alla tua serie TV preferita e al relax. Qual è l’anello di congiunzione, il tassello mancante?
L’organizzazione!

Chiarisco subito una cosa: se l’ordine e l’organizzazione servissero solo a impressionare gli ospiti o a far tacere la suocera, non starei qui a parlarvene. Perché a noi queste cose non interessano, né mi verrebbe mai in mente di trasformare una mamma in una perfettina maniaca dell’ordine.

A me interessa dare un aiuto concreto per ridurre lo stress ed eliminare quella fastidiosa (e comune a tutte) sensazione di correre tutto il giorno senza arrivare mai al traguardo. Per eliminare il dispiacere del non riconoscere più la propria casa, che dovrebbe invece essere il luogo che più di tutti ci trasmette energia, sicurezza e pace.

Perché noi mamme siamo delle campionesse del multitasking (da un anno a questa parte anche di più!), laureate honoris causa in mediazione, medicina, scienze dell’alimentazione, informatica, canto, recitazione e tanto, tanto altro.

Ecco perché ci meritiamo di iniziare le nostre giornate rilassatamente cariche e di finirle soddisfatte e calme (seppur con qualche mattoncino Lego sotto i piedi).

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Ecco, ciò di cui ti voglio parlare è proprio l’organizzazione, elemento fondante per la pace interiore. E l’organizzazione ha due capisaldi: tenere solo gli oggetti che amiamo e quelli che ci servono realmente e, non meno importante, trovare per ognuno di loro una collocazione comoda e permanente.

Facile, no? Ehm.. Ok, no, non è così semplice, soprattutto quando non sappiamo da dove cominciare, soprattutto se ci sentiamo in colpa ogni volta che tentiamo di disfarci di quel regalo di nozze che non ci piace, o di quel vestito che non indosseremo mai (ma che abbiamo pagato un sacco di soldi). Ci siamo passate tutte, ve lo assicuro! Ma il senso di leggerezza che la liberazione dal superfluo dona è davvero sorprendente.

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Con il mio aiuto e con un po’ di impegno (in alcuni casi tanto, non lo nego!) potrete passare in poche settimane dalla frustrazione del disordine a fare davvero vostro quello stile di vita che ora vi sembra solo un sogno, un ideale.

Sono quindi a disposizione di tutte le mamme che desiderano saperne di più o che hanno voglia di raccontarmi un po’ delle loro esigenze di riordino! Ciò che vi offro sono quindici minuti di viodeocall gratuita, durante i quali potrete espormi i vostri bisogni e durante i quali io potrò mostrarvi quanto l’organizzazione sia semplice, efficace e necessaria.

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Chi sono?
Sono Ilaria Falciola, ho 42 anni, sono mamma di due figli e vengo da Milano. Dopo 12 anni da dirigente ho deciso di seguire i miei sogni fondando Milky Project (www.milkyproject.it) e diventando Professional Organizer accreditata APOI (Associazione Professional Organzers Italia). Sono specializzata nel metodo di riordino Konmari® e Home Stager e sono membro di IAHSP (International Association Home Staging Professionals).
Se vuoi contattarmi, inviami una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure chiamami al numero 3519550405.

IG: milky_project_
Facebook: MilkyProject di Ilaria Falciola

L'inquinamento domestico è purtroppo un grave problema che molti sottovalutano. Non è, infatti, solo l'aria esterna ad essere piena di smog. Anche quella interna, che abita i muri delle nostre case, è carica di inquinamento ed è altrettanto pericolosa e nociva per la salute.

A causare l'inquinamento domestico e a "sporcare" l'aria indoor sono vari fattori: le muffe che si formano se non lasciamo circolare al meglio l'aria (aprendo le finestre regolarmente anche in inverno), i prodotti chimici che utilizziamo per la pulizia, tutti gli elettrodomestici (che causano elettrosmog), il riscaldamento, le vernici che rivestono pareti e mobili... Le abitudini da tenere per evitare l'inquinamento sono diverse (si parte con l'utilizzo di detergenti e detersivi meno aggressivi e dalla scelta di materiali il più possibile naturali quando si acquistano i mobili), ma c'è un trucco che più di tutti ci può aiutare. Ed è riempire la casa di verde!

Le piante, infatti, grazie alla fotosintesi clorofilliana catturano l'anidride carbonica trasformandola in ossigeno e, come si è scoperto recentemente, alcune di loro sono addirittura in grado di eliminare le sostanze volatili grazie a certi enzimi che le compongono. Ci sono tuttavia alcune piante che più di altre sono adatte a ripulire l'aria di casa: ecco quali sono.

Tienile in appartamento o in casa, ma anche in ufficio!

La Sansevieria

È detta anche "Lingua di suocera", è bellissima e riconoscibile e, soprattutto, è semplicissima da tenere perché vuole poca acqua e poche attenzioni. Non le serve tanta luce, quindi può essere sistemata anche nei bagni più bui. È una pianta in grado di diminuire la formaldeide nell'aria.

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Il filodendro Monstera

Si chiama anche "Deliciosa" ed è molto di tendenza: la monstera è una pianta bella da vedere, con le sue particolari foglie che si dividono una volta cresciute. Per quanto riguarda l'inquinamento indoor, è utile perché assorbe fino all'80% delle sostanze nocive in casa, tra cui benzene e formaldeide.

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L'Aloe

Molto diffusa, questa succulenta (che non vuole tanta acqua) è nota per le proprietà del gel contenuto nelle sue foglie, ma è molto utile anche per depurare l'aria da smog ed elettrosmog.

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La Dracaena

Esiste "Marginata" (con foglie più sottili) o normale: la dracaena è una pianta resistente che contrasta sostanze come la formaldeide, lo xilene e l’ammoniaca.

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Il Ficus Elastica

Alcuni lo chiamano "Albero della gomma" o "Ficus della gomma": ha foglie scure, resistenti e larghe, e come tutti i Ficus (anche il Ficus Benjamin) cattura le sostanze inquinanti presenti nell'aria dell'appartamento e della casa.

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Oltre a noia e obesità, il Covid, la pandemia e i lockdown hanno portato ad un'altra conseguenza sui nostri bambini, costretti a casa per proteggere se stessi e gli altri dal Coronavirus: la pubertà precoce. A dare l'allarme è l'Ospedale Bambin Gesù, che ha pubblicato uno studio basato sull'alto numero di accessi per pubertà precoce durante il lockdown dello scorso anno, un numero preoccupante perché molto diverso rispetto a quello degli altri anni.

Ecco cosa sappiamo, i motivi di questo fenomeno e i numeri, ed ecco perché è una notizia preoccupante.

Cos'è la pubertà precoce

La pubertà precoce è la maturazione sessuale dei bambini e le bambine nel momento in cui comincia in periodi anticipati rispetto al solito. Si parla di pubertà precoce nelle bambine quando si sviluppano prima degli 8 anni e di pubertà precoce maschile quando questa avviene prima dei 9 anni.

Tendenzialmente, è un evento raro, che avviene nello 0,1-0,6% dei casi in Italia, e quando succede porta con sé diverse conseguenze negative, poiché i bambini e le bambine che ne soffrono vivono un'accelerazione dello sviluppo dei propri caratteri sessuali (anche esterni) e una chiusura delle cartilagini. Ciò significa quindi anche assestarsi troppo presto su un'altezza che resterà inferiore alla media.

Perché intevernire velocemente è importante

Quando la pubertà precoce è ormai avviata e assestata, purtroppo non c'è molto da fare. Se, al contrario, i genitori si accorgono dei cambiamenti e lo segnalano subito al pediatra o al medico curante, questi potrà indicare la terapia adatta prescrivendo dei farmaci che rallentino la pubertà e lo sviluppo. I bambini e le bambine, in questo modo, potranno continuare a crescere e svilupparsi secondo i tempi naturali, arrivando allo sviluppo nell'età adatta. Anche a livello psicologico: non bisogna dimentciare, infatti, che svilupparsi sessualmente troppo in fretta può avere, nella maggior parte dei casi, delle conseguenze psicologiche non indifferenti, dal momento che la mente dei bambini e delle bambine non è ancora pronta a questo cambiamento. C'è, insomma, uno sfasamento tra lo sviluppo fisico e quello psicologico.

Il lockdown e la pubertà precoce

Il lockdown del 2020, purtroppo, potrebbe aver accelerato la pubertà in molti più bambini e bambine rispetto al solito. A segnalarlo è l'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma che, dopo aver rilevato 224 accessi per pubertà precoce nel periodo della chiusura totale del 2020 ha confrontato i dati con il 2019: l'anno precedente i casi erano stati circa 90. Sono quindi più che raddoppiati. Gli specialisti del reparto di Endocrinologia hanno quindi condotto uno studio interno pubblicato poi sull'Italian Journal of Pediatrics, che mette in relazione l'asse ipotalamo ipofisiario, responsabile della pubertà, e il confinamento da Covid-19, che lo metterebbe in moto prima. Per ora si tratta di ipotesi, ma i Centri di Endocrinologia pediatrica di Genova, Cagliari e Napoli hanno avviato insieme al Bambin Gesù la seconda fase della ricerca che dovrebbe stabilire con più chiarezza l'origine del fenomeno.

Ad avere un'influenza, in ogni caso, sono probabilmente più fattori: la sedentarietà forzata, il cambiamento di vita repentino e massiccio, le modifiche all'alimentazione (più calorica), l'uso prolungato degli schermi per la DAD...

Come riconoscere la pubertà precoce

Non c'è una regola valida per tutti, ma di certo ci sono dei segnali. I bambini (prima degli 8 e 9 anni) cominciano infatti a crescere in altezza molto in fretta, ma soprattutto a sviluppare i caratteri sessuali esterni, come i peli pubici, e, in alcuni casi (nelle femmine), compare già il ciclo mestruale. In tutti questi casi è bene rivolgersi al medico repentinamente, in modo da prendere le misure necessarie per far sì che questa pubertà precoce si blocchi e non lasci segni nel corso della crescita.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

I bimbi e le bimbe che nascono tra marzo, aprile e maggio sono molto fortunati: il giorno della loro nascita e quello in cui festeggeranno per tutta la vita il compleanno cade in un momento magico, quello della stagione dei fiori e delle piante che rinascono. Attorniati da profumi e colori nuovi, questi bambini apprezzeranno per sempre il cambio di stagione che mette alla prova molte persone!

Se vuoi, puoi dare al tuo bimbo primaverile un nome ispirato proprio alla stagione che lo accoglierà: ecco i nomi per maschi e femmine ispirati alla natura che rifiorisce e alla Terra che si colora in Primavera.

Rosa

Il nome più classico per bambina, quello che prende ispirazione dal fiore per antonomasia. Ed è così classico e tradizionale che non passa mai di moda, mantenendo sempre il suo fascino intramontabile.

Aurora

Proprio come l'aurora delle stagioni, come la luce che, dopo l'inverno, torna ad invadere la terra.

Luce

Per lo stesso motivo, Luce è un nome azzeccatissimo per le bambine nate in primavera, la stagione in cui tutto torna ad essere luminoso.

Margerita

Semplice anche se lungo, particolare per quanto diffuso: il nome Margherita è dolcissimo come il fiore da cui prende spunto.

Mimosa

Un nome che è passato di moda ma che mantiene un fascino incredibile (e una sonorità perfetta). Ed è anche un nome femminista che si ispira al fiore dedicato a tutte le donne.

Flora

Un nome che racchiude tutto il mondo vegetale, abbracciando tutte le piante e i fiori che la primavera porta con sé.

Narciso

Non ricorda solo il mito greco, ma anche il fiore giallo che mette allegria in ogni prato.

Gelsomino

Un nome dolce e romantico, di cui si può sentire il profumo anche solo pronunciandolo.

Fiorenzo

Spesso abbreviato in "Fiore", questo nome maschile ispirato alla primavera deriva dal latino Florentius o Florens, che significa "fiorente", "florido", e che come verbo è il participio presente del verbo florere, "fiorire".

Primo

Un nome che prende spunto dalle primule, i primi, gialli fiorellini che spuntano nei prati in Primavera. E poi lo dice il nome stesso, "Prima-vera".

Felice

La Primavera porta con sé tanta felicità, anche solo per una questione fisica: più ore di luce significano benessere, così come stare più tempo all'aria aperta.

Cloe

Significa letteralmente "germoglio, erba appena spuntata", ed è quindi ideale per chi ama la Primavera.

Colomba

Simbolo di libertà e purezza, il nome Colomba (di origine latina) richiama anche la rinascita della bella stagione.

Paloma

È la versione spagnola di Colomba. Dolcissimo e morbido nella pronuncia.

Che l'alimentazione sia la prima medicina preventiva è un dato di fatto. Ma mangiare sano non è utile solo per contrastare le malattie: certi alimenti naturali sono importantissimi perché supportano lo sviluppo fisico armonico, perché rafforzano l'organismo e perché fanno sì che il corpo si sviluppi appieno e in salute. Soprattutto nel caso dei bambini, che fino all'adolescenza sono in fase di sviluppo e che possono quindi supportare la crescita partendo dalle scelte alimentari.

In particolare, il cervello dei bambini ha bisogno di supporto costante per svilupparsi in maniera corretta, non solo attraverso le attività quotidiane (sia intellettive che fisiche!) ma anche con l'aiuto di cibi che assume. Negli anni dell'infanzia, infatti, il cervello dei bambini necessita di rafforzarsi, e per farlo ha bisogno di alcuni nutrienti fondamentali quali lo zinco, le proteine, il ferro, l'acido folico, alcune vitamine e gli acidi grassi omega3.

Ecco quindi una selezione dei migliori alimenti per supportare il cervello dei bambini durante gli anni dello sviluppo, per una crescita neurologica armoniosa e sana.

L'avocado

Alimento vegetale ricchissimo di grassi buoni, l'avocado contiene molte vitamine e sali minerali e aiuta la formazione delle cellule cerebrali. Dallo svezzamento puoi introdurlo sfruttandone anche la consistenza cremosa.

Lo yogurt

Greco o naturale, lo yogurt non contiene solo i probiotici salutari per l'intestino, ma anche calcio, proteine e grassi che aiutano lo sviluppo del cervello.

I cereali

Durante lo svezzamento piano piano si introducono i cereali: l'avena, il riso, il semolino... Sono importantissimi: ricchi di fibre e di proteine, sono la base dell'alimentazione sana e hanno un effetto positivo sullo sviluppo cognitivo del bambino.

Le bacche

Ciliegie, mirtilli, bacche di Goji... Le bacche, una volta introdotte con lo svezzamento (in base alle raccomandazioni del proprio pediatra) sono fondamentali per i bambini perché forniscono antiossidanti preziosissimi per la salute del cervello e la vitamina C necessaria per mantenere in salute i tessuti (anche quelli del sistema neurologico e neuromuscolare).

Gli ortaggi verdi a foglia

Parliamo quindi di spinaci, cavolo nero, cime di rapa, cicorie, erbette... Tutto ciò che insomma, solitamente, ai bambini non piace. Eppure tutte queste verdure sono importantissime per lo sviluppo cognitivo! Meglio trovare ricette e piatti che "nascondano" le foglie (se i bambini non le amano): succhi, polpette, risotti...

Il salmone

Essendo un pesce grasso, è ricco di acidi omega3, essenziali per la salute del cervello. Almeno una volta a settimana, quindi, è bene proporlo in tavola (meglio se proveniente da una pesca non intensiva). Una ricetta, ad esempio, è il salmone super facile al microonde (pronto in sei minuti!).

Le patate dolci

Ai bambini piacciono molto ed è un'ottima notizia, perché le patate dolci (da fare al forno o a chips) sono ricchissime di vitamina A e di antiossidanti che proteggono i tessuti.

Le uova

Sempre meglio non esagerare, perché contengono colesterolo, ma le uova sono ricche anche di colina, una vitamina (la vitamina J) grasso-solubile, di selenio e di vitamina B12, tutte essenziali per lo sviluppo degli organi e quindi del cervello.

Sara

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Cecilia

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