Ricordate Narratè? Noi adoriamo le loro infusioni: ogni bustina di tè contiene una piccola storia, una favola, un testo, la cui lettura dura esattamente il tempo dell’infusione della bustina. Tè e lettura in un connubio perfetto, insomma. E ora sono uscite due nuove storie deliziose, per il palato e per la mente.

Due nuove favole Narratè, per un risveglio dolcissimo: le storie di Roberto Piumini da gustare con il tè della mattina

Come dicevamo, i prodotti Narratè sono fantastici: ogni bustina dei loro infusi è contenuta in un piccolo libriccino, la cui lettura dura per il tempo che il tè ci impiega a rimanere in infusione nell’acqua. I cinque minuti della solita, piacevole attesa del nostro tè vengono così riempiti da un’altra piacevolissima abitudine, il leggere.

Con Narratè possiamo quindi scoprire, riscoprire o confermare il piacere della lettura durante una delle abitudini mattutine, la colazione (ma non solo, perché anche se sono “del buongiorno” questi infusi sono deliziosi durante tutta la giornata, soprattutto durante le pause rilassanti).

Questo inverno sono uscite due nuove favole, associate a due nuovi infusi e contenute nella nuova collana Le Fiabe del Buongiorno della linea Narralife. Entrambe sono dedicate ai bambini di ogni età (quindi anche a noi, ça va sans dire) e sono state scritte da Roberto Piumini, artista a tuttotondo che nella sua arte cerca di raccontare l’animo umano in varie forme. I suoi racconti, le sue poesie e le sue fiabe sono stati pubblicati da Mondadori, Feltrinelli ed Einaudi, e sono conosciuti per la loro ispirazione, presa dal mondo dell’infanzia. Anche qui, dunque, la sua penna è riconoscibile. Roberto Piumini è riuscito a donare ai bevitori di tè due favole bellissime, corte quanto basta e profonde il giusto.

La prima è associata ad un infuso gustoso e fruttato, particolarmente avvolgente, creato proprio a partire dalla storia di Piumini: quello al Rooibos, fichi, mela, fiori d’arancio e fette di arancia. La bustina è quindi contenuta all’interno del libretto dedicato a “Un giorno il creatore”, storia che narra come Dio abbia creato l’uomo e la donna grazie all’aiuto del cielo e del mare. La mela ricorda coì il Paradiso Terreste, mentre il fico la foglia che copriva i due esseri umani.

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La seconda fiaba si intitola “La bambina al buio”ed è associata ad un blend altrettanto affascinante e gustoso: il rooibos (dal potere fortemente antiossidante e naturalmente privo di caffeina) è di nuovo alla base, ma stavolta è accostato ai petali di girasole, alla scorza di limone e all’anice stellato. Gli ingredienti si riferiscono bene alla storia, quella di una bambina e del suo viaggio alla ricerca del sole scomparso.

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Entrambe le storie sono corredate dalle bellissime illustrazioni di Cecilia Cavallini, che rendono le bustina Narratè ancora più meravigliose. Se già infatti il packaging è bellissimo da vedere (e anche per questo ultimamente regaliamo spessissimo le loro fragranze narranti!), lo sono altrettanto le storie.

Giulia Mandrino

Se vi interessano gli infusi narranti Narratè, qui potete trovare tutte le informazioni:

 

Come trascorrere un Natale Hygge

Venerdì, 22 Dicembre 2017 14:17

Natale è già abbastanza Hygge di per sé (non sapete cosa significa Hygge? Leggete qui!). Tuttavia possiamo renderlo ancora più accogliente e confortevole, imitando lo stile di vita danese dello stare in famiglia e godendoci fino in fondo queste vacanze natalizie.

Come trascorrere un Natale Hygge: le regole per trasformare le feste natalizie in un periodo ancora più accogliente, confortevole e familiare

Innanzitutto, Hygge significa trascorrere del tempo di qualità con chi amiamo, accogliendoci e proteggendoci. Ecco perché come prima regola (anche se chiaramente è un consiglio, anche in base alla nostra esperienza!) inseriamo volentieri la tradizione di trascorrere la vigilia in famiglia e non con l’intero parentado. Noi da qualche anno lo facciamo e dobbiamo proprio dire che ne sentiamo solo tutti i benefici!

Seconda regola è leggere davanti al fuoco o comunque sul divano, tutti insieme, con qualche candela attorno, avvolti nelle coperte e magari appoggiati al tappeto peloso in terra. Durante le feste c’è molto più tempo libero, e anche le serate (se non sono colme di cene d’ordinanza con i colleghi, gli amici, le maestre e quant’altro) sono più libere. Ecco, approfittiamone per rallentare tutti insieme!

Mentre lo facciamo, possiamo decidere finalmente di stare tutti in pigiama, avvolgendoci nelle coperte, con le nostre calze di lana e i maglioni brutti (ma proprio brutti, con renne, palle di natale e tutto ciò che di più kitsch abbiamo!). Insomma, vestiamoci in maniera super comoda e rilassiamoci, giocando a carte, con un gioco in scatola, leggendo, raccontando storie…

Tornando sul tema “cene di Natale”, è vero che spesso sono moltissime. Tuttavia possiamo evitare quelle canoniche per concentrarci su quelle Hygge, ovvero quelle con gli amici veri, che possiamo invitare per cene intime e ricche di amore!

Anche guardare un film tutti insieme sotto alle coperte è molto Hygge: scegliamone uno che piaccia a tutti, e accoccoliamoci tutti insieme. Magari bevendo una bevanda calda super Hygge, come quelle che vi proponiamo tra poco.

Esatto, le bevande calde: scaldano le mani, scaldano lo stomaco e scaldano il cuore e sono un must per l’essere Hygge. A noi piacciono moltissimo il Pumpkin Spice Latte rivisitato nella nostra versione più sana, ma anche il succo di mela caldo, con scorze d’arancia che profumano la casa, e la classica cioccolata calda fatta in casa, che prepariamo tutti insieme con una delle nostre ricette veg e più sane delle tradizionali piene di zuccheri.

Una bevanda super, super Hygge è il Glogg, che viene direttamente dai paesi scandinavi e che se dobbiamo definire secondo le nostre tradizioni potremmo inserirlo nella categoria dei vin brûlé. Si tratta di una bevanda calda a base di vino, mandorle e spezie. Ecco la ricetta!

Anche se non prepariamo bevande calde, un’altra regola per rendere le vacanze di Natale Hygge è profumare la casa di inverno. Come? Bollendo una pentola d’acqua con qualche arancia, dei chiodi di garofano e della cannella (oppure cuocendo gli stessi ingredienti in forno, trasformando poi le fette di arancia così essiccate in decorazioni per l’albero o per le ghirlande). Sprigionerà un profumo delizioso che si spargerà in tutte le stanze e vi avvolgerà in maniera calda e accogliente!

Giulia Mandrino 

Per altri spunti sullo stile di vita Hygge:
I nostri articoli dedicati alla filosofia danese

 

Una ricetta super Hygge che tuttavia ricorda quelle della nostra tradizione del vin brûlé: il Glogg, un vino caldo e speziato che viene direttamente dai paesi scandinavi e che ci scalderà mani, pancia e cuore! Rispetto al nostro, ha in aggiunta ingredienti che ci piacciono molto: le mandorle, prima di tutto, ma anche l'uvetta passa.

Il Glogg: la ricetta del vino caldo e speziato scandinavo da bere durante le serate più fredde

 

La palatoschisi, la labioschisi e la labiopalatoschisi, dette comunemente labbro leporino, sono ancora un problema. Lo sono soprattutto per quei bambini che non possono permettersi di rimediare, con una semplice operazione che cambierà loro la vita.

E se con un semplice sorriso potremmo donare proprio a loro un sorriso?

Basta un sorriso per donare un sorriso vero ad un bambino: la campagna benefica di guidaestetica.it per Operation Smile per regalare finalmente un sorriso ai bambini affetti da labbro leporino

Nel mondo ogni 3 minuti nasce un bambino con labbro leporino, o affetto da palatoschisi. Questa patologia, che si presenta in differenti modi, comporta difficoltà molto serie in chi ne è affetto: i bambini oltre alla difficoltà a parlare non riescono a nutrirsi adeguatamente. Per non parlare dell’esclusione sociale che ancora imperversa, a causa dei pregiudizi e della diffidenza verso le malformazioni invalidanti.

Guidaestetica.it per questo Natale ha pensato proprio a loro: il sito, una community dedicata alla chirurgia estetica nella quale gli utenti possono trovare tutte le informazioni, le testimonianze, i medici, i video e le immagini riguardanti questo campo medico, ha deciso di lanciare la campagna “Il tuo sorriso, il suo sorriso” a favore di Operation Smile, organizzazione no profit che dal 1983 cerca di risolvere il problema del labbro leporino in tutto il mondo, specie nei paesi più poveri, portando la chirurgia più avanzata e sicura a chi ne ha più bisogno.

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“Operazione Sorriso” è in tutto e per tutto un’associazione medica senza scopo di lucro: i medici coinvolti operano a livello internazionale, operando chirurgicamente i minori affetti da lbioschisi e palatoschisi.

“Noi di Guidaestetica e di Operation Smile siamo convinti che ciascuno di questi bambini merita una chirurgia sicura e risolutiva e quindi una possibilità di vita migliore”: semplici parole che però fanno riflettere. Se davvero basta una così semplice operazione, che tuttavia riesce difficile ottenere ancora a troppe famiglie, non è giusto mettersi in gioco e provare a dare una mano?

La mano, in questo caso, è semplicissima da tendere: Guida Estetica ha infatti promosso una campagna davvero delicata, facile e veloce. L’hashtag di riferimento? #HELPFIE!

“Helpfie” è una bellissima parola che unisce “Help”, aiuto, con “Selfie”. Un selfie per aiutare, insomma. Basta quindi un selfie mentre sorridiamo per donare un sorriso ad un bambino affetto da palatoschisi.

Dopo esserci scattati un selfie mentre sorridiamo, quindi, basta andare sulla pagina Facebook dedicata, commentando la fotografia con il nostro scatto. In alternativa, possiamo inviare lo scatto direttamente nel Forum di Guida Estetica. Ricordiamoci solo di corredare sempre con l’hashtag #Helpfie!

Abbiamo tempo fino al 7 gennaio: dopo quella data, Guida Estetica conterà i nostri Helpfie e per ogni selfie pubblicato donerà 1 euro ad Operation Smile. Più sorrisi, quindi, e più fondi per Operation Smile!

Tiriamo fuori il nostro sorriso migliore: basta così poco per donare, no? Un gesto per noi semplicissimo, gratis e divertente, che tuttavia può cambiare la vita di moltissimi bambini!

 Giulia Mandrino

Per queste feste di Natale c'è chi già si sta preparando: a fine vacanze, ci sarà bisogno di un bel detox. E se invece scegliessimo ricette deliziose ma più leggere del solito, per non rinunciare al gusto ma nemmeno al benessere? Questa ricetta fa proprio al caso nostro: degli stuzzichini di pasta sfoglia a base di spinaci, da servire a cena o a pranzo come stuzzichino o aperitivo.

Stuzzichini agli spinaci per Natale: la ricetta dell'antipasto leggero ma gustoso per non esagerare durante le feste

 

Le contrazioni uterine sono un fenomeno fisiologico che interessa le donne in stato di gravidanza. Sono contrazioni muscolari che portano ad un raccorciamento delle fibre muscolari con conseguente dilatazione della parte terminale dell’utero e cioè la cervice uterina. Esse sono quindi movimenti involontari dei muscoli, di muscoli lisci nel caso dell’utero. Le contrazioni preparatorie uterine della gravidanza si distinguono in quattro tipologie: le contrazioni di Braxton Hicks, le prodromiche, contrazioni da travaglio e quelle da fase espulsiva. Molte volte causano la pancia dura in gravidanza.

Le prime due si presentano durante le ultime settimane e sono date dalla preparazione dell’utero al parto, le contrazioni da travaglio ne costituiscono la prima fase. Proprio per questo motivo è importante che la donna sappia distinguere fra le varie tipologie, grazie alla sintomatologia avvertita, per capire quando si tratta di quelle preparatorie al parto e quando è il momento di recarsi in ospedale.

Contrazioni preparatorie: come sono e quando recarsi in ospedale

Contrazioni di Braxton Hicks: l’utero si prepara

Le contrazioni di Braxton Hicks, che prendono il nome dal medico che le ha individuate e studiate (John Braxton Hicks) , si presentano a partire dall’ultimo trimestre in modo del tutto irregolare ed episodico. Queste contrazioni fisiologiche non costituiscono un fenomeno sempre ben definito da tutte le donne, perché lievi e indolore. Le contrazioni Braxton Hicks si presentano quindi per tre mesi circa e sono un fenomeno normale che non deve dare alcuna preoccupazione.

Contrazioni preparatorie prodromiche: il pre-travaglio

Verso la fine della gravidanza, la donna, con la pancia sempre più tesa e dura, inizia ad avere le contrazioni preparatorie all’espulsione del bambino. Queste saranno seguite a distanza di ore o addirittura giorni da quelle del travaglio vero e proprio. Queste contrazioni preparatorie al travaglio e al parto, fanno sì che il collo dell’utero si accorci e che mano a mano vada appianandosi completamente.

Le contrazioni preparatorie prodromiche possono presentarsi come fitte dolorose dalla durata variabile, circa 30”-60”, che poi spariscono così come sono venute, o talvolta essere anche poco dolorose e sopportabili, simili ad un dolore mestruale più intenso che si irradia verso la schiena. In tutti i casi non segnano affatto l’inizio del travaglio. Anche in presenza di contrazioni preparatorie dolorose bisogna stare calme e rilassarsi. Di solito le ostetriche consigliano di passeggiare o provare a rilassarsi. Ogni donna troverà sollievo a seconda del livello di dolore percepito. Talvolta risulta utile fare una doccia o un bagno caldo, che allevia la tensione muscolare, attenua le contrazioni e permette l’innescarsi del travaglio (abbassamento dell’adrenalina e innalzamento delle endorfine).

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Non bisogna confonderle con quelle del travaglio

Queste non sono le classiche contrazioni che implicano la corsa in ospedale, quindi, ma una forma di contrazioni uterine che si manifestano nella fase che precede il travaglio e che possono durare anche dei giorni (un classico sono le donne che dicono di aver fatto un travaglio di giorni: non è esattamente così). Le contrazioni preparatorie prodromiche hanno tuttavia intervalli e scadenza regolare e proprio per questo a volte vengono confuse con quelle del travaglio.
Le contrazioni prodromiche, intense e regolari, si presentano con il passare del tempo ad intervalli più corti: 40 minuti, 30 minuti, etc. quando si presentano 2 o 3 contrazioni ogni 10 minuti per almeno un’ora, soprattutto se al primo parto, se non ci sono perdite di sangue o liquido e se i movimenti del bebè sono ben percepiti, si può avviarsi all’ospedale, ma senza precipitarsi in modo burrascoso. In questo senso è bene rimanere tranquille e questo vale anche se le membrane si rompono, se si espelle il tappo mucoso ed esce del liquido amniotico.

Quando arriva il momento del parto le donne dovrebbero stare tranquille e cercare di favorire le contrazioni, senza stress, per partorire il bambino nel modo migliore. Un ottimo rimedio per favorire le contrazioni, diminuendo il dolore e rendendo le spinte del parto più efficaci, è l’Apermus. Nello specifico l’Apermus è un rimedio omeopatico che rende il collo dell’utero più morbido e il parto più semplice, di cui puoi trovare tutte le informazioni utili qui.

Contrazioni preparatorie al parto: il travaglio

Le contrazioni da travaglio sono sempre più dolorose e ravvicinate fra loro. Come sono le contrazioni preparatorie al parto e come si distinguono? Queste contrazioni si distinguono senza dubbio perché sono molto dolorose ed inequivocabili. Esse si iniziano a manifestare in fase di travaglio, a livello dei reni e con il passare dei minuti diventano via, via più intense. Gli intervalli fra una contrazione e l’altra non superano i 2-3 minuti. La funzione di queste è quella di dilatare il collo dell’utero, che è stato precedentemente raccorciato e appianato dalle contrazioni prodromiche.
Una volta del tutto dilatato, il collo dell’utero arriverà ad avere un diametro di circa una decina di centimetri fino a scomparire. La futura mamma non dovrebbe combattere il dolore della contrazione, ma accompagnarlo con concentrazione, sempre respirando in profondità.

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Sintomi contrazioni da fase espulsiva

Le contrazioni in fase espulsiva sono quelle necessarie per partorire il bambino. L’istinto è quello di spingere, ma va controllata la dilatazione, cercando nel frattempo di respirare bene e non sprecare energie. Anche se questo momento è sicuramente molto intenso, pare tuttavia che non sia il più doloroso, ma che, anzi, possa dare del sollievo. Vocalizzare, specialmente durante la spinta, aiuta a controllare la respirazione e facilita l’apertura della vagina e del perineo. Durante la fase espulsiva, sarebbe meglio procedere con più dolcezza possibile per evitare grandi lacerazioni.

Distinguere le contrazioni che indicano il momento del parto dalle altre

Distinguere fra le contrazioni prodromiche da quelle del travaglio è un elemento fondamentale per non allarmarsi prima del previsto e per capire quando è il momento di andare in ospedale. Fra le une e le altre possono passare infatti diverse ore, quindi per evitare di correre in ospedale per poi essere rimandate a casa è bene capire la differenza. Gli elementi cardine da tenere in considerazione sono:

Frequenza: le contrazioni preparatorie prodromiche sono regolari, come quelle da travaglio, ma molto distanti l’una dall’altra. Quelle del travaglio si presentano a intervalli sempre più corti ad ogni manifestazione. Gli intervalli fra una contrazione e l’altra possono essere anche di ore nel primo caso, di decine di minuti nel secondo.

Livello di dolore: Nel caso delle contrazioni preparatorie pre-travaglio il dolore c’è, si sente, ma è comunque sopportabile e non tende ad aumentare tanto intensamente. Le contrazioni preparatorie al parto vero e proprio hanno un’intensità che si fa sempre più forte a distanza di minuti e il dolore è molto intenso e inconfondibile.

Lunga durata della contrazione: la durata delle contrazioni preparatorie dolorose pre-travaglio è di massimo 30 secondi, diversamente da quelle pre-parto che arrivano a durare anche 50-60 secondi ognuna.

Parte interessata: la fase pre-travaglio presenta dolori concentrati nel basso addome, mentre nel travaglio vero e proprio il dolore parte dalla zona alta dell’addome e si estende fino alla parte del basso ventre.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Ai primi posti nella classifica delle ricette etniche più gustose e appetitose si piazza certamente il chili, piatto texano che ricorda un po' i sapori messicani. Solitamente si fa con la carne macinata, ma a noi piace soprattutto nella sua versione veg con i fagioli, che vi proponiamo qui sotto. La cottura lenta lo rende super saporito, e per renderla ottimale noi utilizziamo le pentole in ceramica (quelle di Siqur Salute, in ceramica Zisha, in partiolare la tajine, che potete acquistare qui). Un ottimo modo per fare incetta di proteine vegetali con tanto gusto e tanta salute!

Chili di fagioli: la ricetta del classico piatto a base di carne e spezie rivisitata in chiave veg

 

Non è il solito atlante. Non è il solito libro di viaggi per bambini. Non è la solita guida turistica. E non è il solito libro che parla del mondo proponendo fatti e curiosità già sentite in maniera anonima e un po' noiosa. “Mappe delle città” è molto altro, e certamente ve ne innamorerete (insieme ai vostri bambini!).

“Mappe delle città”, il giro del mondo in 20 metropoli: il libro di Miralda Colombo e Ilaria Faccioli che farà innamorare i bambini del mondo e dei viaggi

“Mappe delle città - il giro del mondo in 20 metropoli” (edito da Electa Kids) è scritto da Miralda Colombo de Il Cucchiaino di Alice ed è illustrato dalla fantastica matita di Ilaria Faccioli. Non serve dire che è bellissimo: lo vedrete da voi quando lo avrete tra le mani! Grande, colorato, con illustrazioni pazzesche, semplici e coinvolgenti, e pagine che fanno venire voglia di sfogliarle tutte.

Il libro è una sorta di atlante che permette ai bambini di fare il giro del mondo passando per venti delle più belle e affascinanti metropoli del mondo. Ma non le solite (anche se, sì, troviamo naturalmente New York, Parigi e Roma, altrimenti che giro del mondo sarebbe?). I bimbi qui possono trovare anche quelle meno conosciute, da Lisbona a Seul, da San Francisco a Cape Town. Quelle che noi conosciamo, insomma, ma che solitamente vengono bistrattate nei libri per bambini.

Il bello del libro è che ogni città è presentata in maniera deliziosa: si parte con una bellissima mappa illustrata che permette di girare la città attraverso le attrazioni, i fiumi, i musei e i luoghi più iconici, per passare alla sezione “la città da vicino vicino”. “Da vicino vicino” significa che le autrici hanno raccolto fatti e curiosità davvero meravigliosi, proponendoli ai bambini in maniera speciale e perfetta.

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Ogni città vista da vicino ha quindi la spiegazione sul modo migliore con cui muoversi per le strade; un consiglio sui musei più belli e interessanti; una parte “vietata a mamma e papà” (come Disneyland a Parigi, il museo di Miyazaki a Tokyo o quello della DDR a Berlino e i luoghi dove fare volare gli aquiloni a Pechino); l’elenco dei piatti tipici da provare; una storia curiosa sulla città; un modo di dire tipico del luogo…

Tutto è graficamente super interessante, non elencato e non noioso: le illustrazioni seguono e incorniciano i testi, che i bambini possono leggere in maniera ordinata o saltellando di qua e di là a seconda di ciò che più li colpisce.

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Bellissimo è anche muoversi sulle mappe con le dita o con qualche omino o animaletto giocattolo: essendo così grande, il libro illustrato si trasforma facilmente in un perfetto tappeto-gioco, per vivere fino in fondo l’esperienza della lettura con gli occhi e la creatività dei bambini!

Un libro consigliatissimo, per iniziare i bambini alla bellezza del viaggio, ma soprattutto a quella della diversità delle culture, tutte da scoprire e da apprezzare, sempre con occhi curiosi, rispettosi e pieni di amore.

Sara Polotti

L’educazione nordica

Mercoledì, 20 Dicembre 2017 14:07

Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia… Certo, ogni paese avrà le sue tradizioni e i suoi stili educativi, ma certamente sono abbastanza simili tra di loro. Parliamo dei loro metodi di educazione, del loro stile genitoriale, molto diverso dal nostro in alcuni aspetti e parecchio simile in altri (dopotutto veniamo dallo stesso continente), ma che ci piace parecchio e che ci stimola a prendere come esempio alcune abitudini che qui ancora non esistono.

L’educazione nordica: ovvero come crescono i figli i genitori scandinavi

Diciamo che la parola d’ordine è sempre “aria aperta”. E scorrendo i punti che vi proponiamo capirete esattamente perché. Insomma: tutto ruota attorno all’indipendenza e al rapporto con la natura che gli scandinavi hanno, un rapporto costruito da bambini e che si portano dentro anche da adulti, trasmettendolo poi naturalmente ai propri figli.

Giocare fuori, sempre, senza che le condizioni atmosfere interferiscano

Ecco il primo aspetto dell’educazione nordica. I bambini giocano fuori, sempre, non solo “quando possibile”, perché il “quando possibile” è sempre. Sempre: con il freddo, con la pioggia, con la neve, con il vento. Basta essere attrezzati con un abbigliamento adatto ed ecco che la natura diventa il parco giochi e la scuola per eccellenza. Perché i bambini giocano, si divertono, con il sole e con le condizioni avverse (avete presente quanto è bello sguazzare nelle pozzanghere e giocare nella neve?), senza pericoli e con i vantaggi di imparare a vivere la vita vera, esplorando, raccogliendo reperti, avventurandosi… Una regola che ci piace da matti? Gli intervalli a scuola. Non esistono gli intervalli al chiuso, proprio no. E a noi sembra un’abitudine perfetta, così come quella di passare ore di lezione all’esterno, anche a costruire fortini e ad accendere fuochi.

Giocare fuori da soli

All’abitudine precedente si aggiunge in maniera naturale questa. I bambini, da quando i genitori reputano siano in grado e sia sicuro farlo, si avventurano nei prati e nei boschi attorno a casa da soli. Un po’ come facevano le nostre generazioni precedenti, i cui bambini erano abituati a uscire di casa da soli, dopo che i genitori avevano insegnato bene le regole della sicurezza. Se un bambino non è lasciato al gioco libero senza gli sguardi dei genitori che lo pressano, non sarà mai libero di crescere veramente, e questa regola si inserisce in questo solco di pensiero. Altro vantaggio è proprio il senso del pericolo: se non lasciamo che i nostri bambini sperimentino da soli ciò che noi riteniamo “pericoloso”, non avranno mai gli strumenti per imparare a gestire le situazioni non sicure. E saperle gestire significa renderle sicure.

I pisolini all’aperto

Questa è un’abitudine bizzarra (ma che per loro bizzarra, giustamente, non è) che forse molti conoscono, ma che pare ancora strana e che probabilmente ci farebbe sorridere (e farebbe storcere il naso ad alcuni) se la vedessimo applicata qui. Sempre in merito all’abituare i bambini all’esterno, i genitori scandinavi, soprattutto quelli svedesi, sono abituati a lasciare i loro bambini molto piccoli fuori dagli edifici. Entrando nei bar, ad esempio, lasciano il passeggino fuori, con i bambini che se la dormono beatamente, coperti a dovere. L’aria fredda, se vestiti in maniera corretta, fa benissimo ai bambini, che fanno sonnellini ancora più lunghi e ristoratori. E a nessuno pare strano vedere file di passeggini fuori dai ristoranti, dai negozi e dalle librerie.

Meno pomeriggi organizzati e niente sport di squadra fino ai 6 anni

Simile a noi è la tendenza a non iscrivere i bambini a squadre sportive fino alla prima elementare, anche se la tendenza sta un po’ sbiadendo e vediamo sempre più bambini under 6 che entrano nelle squadre di basket, calcio e via dicendo. In generale, quindi, i genitori scandinavi non sono fissati sullo sport e sulle attività pomeridiane. Preferiscono preservare il tempo libero dei bambini, lasciando scegliere a loro, ma soprattutto senza pressione. Se quindi noi tendiamo a iscrivere i figli alla scuola di musica, a quella di inglese, a nuoto e a pallavolo nello stesso anno, loro preferiscono prenderla con più calma, preferendo passare il tempo libero a passeggiare o in famiglia.

L’importanza del vicinato

Se tutto questo tempo passato all’esterno, anche da soli, è possibile, è anche grazie alla comunità che si crea in ogni paese e città della regione scandinava. I genitori nordici sanno che potranno sempre contare sul supporto del villaggio, del paese o del quartiere: tutti sono coinvolti nella crescita dei bambini, ci si può fidare di tutti, e questo fa sì che si possa rendere il gioco all’aperto una priorità senza alcun problema ma, anzi, in tutta tranquillità.

Sì alla tecnologia, ma solo se bilanciata con la natura

Nei paesi scandinavi la scuola punta molto sul tempo passato all’aperto, ma ciò non significa una scuola che rifiuta la tecnologia. Anzi. In generale, i paesi nordici sono molto all’avanguardia, e sia in casa sia a scuola i bambini possono imparare fin da subito anche attraverso la tecnologia. Gli strumenti elettronici quindi ci sono, sono molto presenti nella loro vita, ma allo stesso tempo questo “tempo tecnologico” viene bilanciato dall’importante quantità di tempo che i bambini passano all’aperto, nella natura. Sì alla tecnologia, quindi, ma solo se bilanciamo con tanto, tantissimo verde, in maniera naturale e non forzata!

Giulia Mandrino

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Dalla Danimarca il "reframing"

 

Un connubio davvero efficace, quello tra un’azienda leader nel settore dell’infanzia e un’azienda leader in quello della tecnologia. Efficace per i genitori, perché nel momento in cui le forze si uniscono, ne esce un sistema che supporta proprio le famiglie, mettendo la tecnologia a disposizione del bambino e dei genitori.

Stiamo parlando di Chicco e Samsung, aziende leader nei loro settori che hanno deciso di stringere un’alleanza unica creando prodotti in grado di aiutare i genitori nella gestione quotidiana della famiglia.

BebèCare, soluzione innovativa a supporto delle famiglie: quando Samsung e Chicco uniscono le forze ne esce una soluzione perfetta per i genitori, dai più indaffarati a quelli più attenti alla sicurezza

La partnership di cui stiamo parlando è un’assoluta novità: il fine è quello di sviluppare nuovi prodotti che dialoghino tra loro e con i genitori, in modo da rilevare e monitorare, dentro e fuori casa, i movimenti del bambino, inviando notifiche ai genitori attraverso i device dell’ecosistema Samsung. E lo scenario in cui si inserisce questa collaborazione è ben spiegato dalla Dott.ssa Brunella Fiore, del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca: le esigenze dei genitori di 50 anni fa sono le stesse di quelli di oggi, al primo posto c’è sempre il benessere del figlio, quello che cambia sono gli strumenti a disposizione. Oggi i genitori tendono a considerare la tecnologia come un alleato in grado di alleggerire il peso della gestione quotidiana della famiglia.

La tecnologia, gestita con consapevolezza, può quindi dare un validissimo aiuto alle famiglie, tanto nell’organizzazione della vita quotidiana quanto nella sicurezza. Pensiamo solo ai gps, al navigatore che trova l’alternativa in caso di traffico, alla spesa on line … Tutte queste cose sono già realtà, le utilizziamo e ci facilitano la vita in diverse occasioni. E grazie alla semplicità di utilizzo diventano davvero un supporto insostituibile. Già, perché questi strumenti devono essere semplici, ed è anche alla semplicità che hanno puntato Chicco e Samsung realizzando BebèCare, il primo sistema che permette di rilevare i movimenti del bambino e di inviare notifiche ai genitori attraverso i devices dell’ecosistema Samsung, sia durante gli spostamenti in auto che durante la vita quotidiana in casa.

Il sistema BebéCare si compone di due soluzioni: out of home e in home. La soluzione “Out of home” consiste in sensori, integrati nel seggiolino auto, in grado di rilevare la presenza del bambino in auto e inviare notifiche allo smartphone dei genitori, tramite l’apposita App BebèCare. Nella soluzione in home, invece, i sensori BebéCare, collegati alla Samsung Gear 360, inviano notifiche ai genitori in caso di movimento o pianto del bambino, dando loro la possibilità di controllare il proprio bambino per capire se ha davvero bisogno o se era solo un movimento o un suono sporadico.

La soluzione seggiolino auto è quella che arriverà prima sul mercati: entro il prossimo giugno con il seggiolino Oasys I Size (compatibile con i Trio e utilizzabile fino a 78 cm e max 13kg) ed entro fine 2018 anche con Around U (seggiolino I Size utilizzabile fino ai 4 anni ca del bambino). Rispetto ad altri prodotti già presenti sul mercato, i sensori BebéCare non sono esterni al seggiolino, come quelli attualmente esistenti, bensì integrati al suo interno.

Dopo il seggiolino sarà la volta della soluzione in home che in questo momento è in fase di concept e che sarà composta dal kit completo di Telecamera Gear 360 e sensore BebéCare.

 Giulia Mandrino

Sara

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Cecilia

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