Quando si parla di strumenti da acquistare per un bambino che nasce o arriva, la scelta relativa al materasso è particolarmente importante, al pari di quella riguardante il lettino, il seggiolino o il sacco nanna. Basti pensare a quanto tempo passa dormendo un neonato (circa 16/18) e a quanto il sonno occupi le giornate dei bambini, ma soprattutto a quanto sia importante la spina dorsale durante questi anni: un materasso sbagliato potrebbe compromettere in maniera importante e definitiva le posture.
Scegliere a caso un materasso per bambini è quindi estremamente sconsigliato. Non basta un materasso “piccolo”, di dimensioni ridotte rispetto a quelle di un adulto. Così come non è sufficiente scegliere un materasso “normale” se il bimbo o la bimba dormono in un letto già grande: un materasso per bambini ha specifiche caratteristiche ed è progettato per supportare nella maniera corretta il corpo dei neonati e dei bambini più grandicelli, fino all’adolescenza e alla gioventù.
Quando parliamo di materassi per neonati, intendiamo i piccoli materassini sottili e rigidi o medio-rigidi pensati per i bebè più piccoli, che permettono alla testa di non affondare troppo durante il sonno. Sono fatti solitamente in schiuma, sono traspiranti e distribuiscono il peso del corpo del neonato in maniera ottimale.
Anche i bambini più piccoli, dai 3 ai 6 anni circa, hanno bisogno di un materasso che supporti bene e con forza il loro corpo, senza però essere troppo rigido. La ragione? La spina dorsale dei bambini e delle bambine è in continua formazione e sviluppo, e il compito del materasso è anche quello di far sì che non si comprometta a causa di posizioni sbagliate durante le ore di sonno.
Dai 6 ai 9 anni, suppergiù, il materasso è consigliato più elastico, che rigido. La spina dorsale ha infatti ancora bisogno di supporto fermo e deciso, per evitare che il corpo assuma posizioni errate, ma il materasso in questa fase può adattarsi alla corporatura che sta decisamente cambiando, in maniera confortevole e armoniosa.
I ragazzi e le ragazze tra i 10 e i 12 anni raggiungono, tendenzialmente, un’altezza fino a 150cm. Il materasso dovrà tenere in considerazione questa misura, con i supporti e le morbidezze che seguono con naturalezza il corpo dalla testa ai piedi.
Se infine stai pensando di cambiare il materasso di tuo figlio o di tua figlia adolescente, in piena fase di sviluppo, dovrai considerare che sta essenzialmente entrando nell’età adulta e che il suo corpo è decisamente cambiato. Mediamente, l’altezza supererà i 150cm e il materasso andrà così calibrato di conseguenza, per assicurare ai ragazzi e alle ragazze il supporto corretto con portanze differenziate.
A ben vedere le caratteristiche sopraelencate sono davvero molte e diverse. Non tutte le famiglie tuttavia possono permettersi di cambiare il materasso così spesso. La buona notizia è che esistono materassi per bambini che, quando passeranno al letto “da adulto”, crescono insieme a loro, evitando di dovere cambiare il supporto con il passare del tempo e con l’aumentare dell’altezza del proprio figlio o della propria figlia. Per esempio, il materasso Switch, pensato dai 3 ai 16 anni, per adattarsi al corpo durante la crescita.
Switch è il materasso ideale per i bambini: grazie alla sua struttura brevettata, le diverse zone del materasso accolgono con la corretta rigidità le parti del corpo dei più piccoli durante il riposo.
Il materasso è stato ideato studiando le tabelle dei percentili di crescita utilizzate dai pediatri e dall’OMS, e sono state calcolate e proporzionate le distanze tra le zone del materasso, in modo tale da offrire maggiore o minore sostegno in corrispondenza delle parti del corpo del bambino che più lo richiedono (spalle, vita, bacino).
Essendo il corpo del bambino in crescita durante gli anni di utilizzo, il materasso andrà capovolto e ruotato quattro volte nell’arco della sua vita, dai 3 fino ai 16 anni e oltre.
E a livello di igiene? Basterà fare lavare il materasso professionalmente per eliminare germi e batteri e assicurare salubrità al sonno. Il materasso che cresce con il bambino da questo punto di vista non è solo sicuro, ma anche ecologico ed ecosostenibile: non si tratta più di materassi “usa e getta” che si trasformano in rifiuti dopo poco tempo, ma di oggetti duraturi ed eticamente più sostenibili.
Per ultimare il pacchetto e offrire un riposo salutare al proprio bambino, l’azienda ha ideato anche un particolare cuscino per bambini che si adatta anch’esso allo sviluppo fisico dei bambini: è formato infatti da una lastra interna con differenti altezze per accogliere al meglio la testa durante il riposo.
Yoga, pilates, corsa, palestra, pallavolo, danza... Qualunque sia lo sport scelto, nel momento in cui la propria ginecologa o il proprio ginecologo danno l'ok per riprendere l'attività fisica, molte neomamme si chiedono se sia il caso di farlo. Soprattutto in allattamento. Ci sono conseguenze? Fa male? Si fa più fatica?
Le domande relative all'allenamento in allattamento sono diverse: fa bene al fisico? Ha conseguenze sulla produzione di latte? Il corpo, così provato, reggerà?
Sono diverse le ricerche che hanno preso in considerazione i livelli di acido lattico durante l'allenamento in allattamento e, in generale, lo stato del fisico durante lo sport durante i mesi in cui si allatta al seno. Gli studi sono stati condotti per capire se in qualche modo lo sport abbia conseguenze negative sulla produzione di latte e quindi sul nutrimento del bebè. Come ha fatto ad esempio lo studio Infant acceptance of breast milk after maternal exercise pubblicato sulla rivista Pediatrics. Ciò che emerge è il fatto che, se un esercizio pesante ha effettivamente ripercussioni, del sano e moderato sport non influenza in alcun modo l'allattamento e la quantità di latte assunta dal bambino.
Dal momento che riprendere l'attività fisica in maniera massiccia è pressoché impossibile (la maggior parte delle persone trova il fisico spossato e debilitato), durante i primi mesi di allattamento è quindi possibile riprendere lo sport in tutta sicurezza. L'esercizio moderato, infatti, non influenza in alcun modo la quantità di latte prodotto, né diminuisce la concentrazione dei sali minerali o degli elementi nutritivi principali, come i grassi, le proteine e il lattosio (come si legge nell'articolo A randomised study of the effects of aerobic exercise by lactating women on breast-milk volume and composition pubblicato sul New England Journal of Medics).
L'Australian Breastfeeding Association ha anche stilato una lista dei benefici che l'allattamento durante i mesi di allattamento portano alla persona che sceglie di farlo.
Prima di tutto, come sempre quando si tratta di attività fisica, fare sport migliora la salute generale dell'organismo, non solo a livello fisico ma anche mentale ed energetico. Riduce inoltre i livelli di stress, che in questo periodo di cambiamento è normale aumentino, tiene sottocontrollo il peso, aumenta la forza ossea e riduce il rischio di depressione post-partum, migliorando la situazione nel caso questo sia già in atto.
Detto questo, ricominciare ad allenarsi e a fare sport nei mesi successivi al parto, quando ancora si sta allattando al seno, non è così immediato. Per quanto il corpo delle persone che partoriscono sia notoriamente e tendenzialmente forte e resiliente, è consigliato tornare a fare sport in maniera dolce e graduale.
I primi allenamenti dovranno quindi essere brevi e leggeri: in questo modo, sarà possibile capire i limiti del proprio corpo, calibrare gli sforzi ed evitare gli eccessi, tornando gradualmente ai livelli pre-gravidanza (o raggiungendo i nuovi obiettivi con dolcezza). Anche perché alcuni esercizi potrebbero (anche se solo in alcuni casi) provocare mastiti, blocchi o dolori al livello del seno. Iniziare gli esercizi con gradualità permetterà anche di capire quali siano meglio per il proprio personale fisico e per il proprio personale livello.
Durante lo sport, quindi, è bene ricordarsi di bere sempre moltissima acqua, ancor più che nei periodi in cui non si allatta. L'allattamento, infatti, richiede moltissimi liquidi da parte del corpo, liquidi che l'organismo perde fisiologicamente durante l'attività fisica attraverso il sudore.
Altro consiglio è quello di allattare prima di mettersi a fare sport: in questo modo, con il seno più vuoto, l'attività risulterà più semplice.
Infine, scegliere un reggiseno davvero confortevole, adatto ai mesi dell'allattamento, che contenga in maniera comoda il seno e che assorba eventuali perdite che potrebbero avvenire durante l'attività sportiva, è assolutamente imprescindibile.
Non c'è uno sport valido per tutte le persone. Naturalmente, la scelta dipende da vari fattori e varia a seconda delle proprie capacità, delle proprie abitudini, del proprio fisico e del proprio stato di salute. L'attività fisica più diffusa in allattamento, tuttavia, è la camminata, dolce e costante, versatile e modulabile.
Molto diffuso è anche lo yoga: meglio puntare sui corsi organizzati dai consultori o dalle strutture sanitarie, oppure dalle palestre. Basta che siano pensati appositamente per la fase dell'allattamento, con asana appositamente scelti per il periodo.
Consigliati sono anche il pilates post-gravidanza, la ginnastica posturale, la corsa molto leggera, aquagym o il nuoto libero.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
In Medioriente è un piatto tipico e povero, quotidiano. Lo è perché è semplicissimo da fare, molto nutriente e perché richiede pochi ingredienti. Parliamo dell'egg fried rice, il riso saltato con verdure e uovo che profuma moltissimo e che ha un gusto davvero irresistibile. Allo stesso tempo è davvero estremamente facile da cucinare, e per questo è un ottimo pranzo vegetariano. E vegano: basta togliere l'uovo per eliminare del tutto i derivati animali da questa ricetta.
Ecco dunque come preparare l'egg fried rice in pochi passaggi: la ricetta è davvero semplice.
Le belle giornate primaverili stanno arrivando, facendoci sognare l’estate, sempre più vicina. Ma le lunghe giornate passate al sole in spiaggia possono nascondere delle piccole insidie, come le conseguenze di una esposizione troppo prolungata al sole. Magari ci procuriamo una scottatura e a volte addirittura il dolore ci impedisce di dormire quando ci corichiamo!
Il problema assume dimensioni ancor più preoccupanti quando dobbiamo occuparci della pelle dei nostri bambini, molto più delicata e fragile della nostra. Questa, infatti, soffre ancor di più le conseguenze dell’esposizione prolungata ai raggi solari e deve essere sempre protetta.
Per farlo, è necessario attrezzarsi con prodotti in grado di garantire una schermatura completa alla cute dei bambini. L’uso di una crema solare per bambini è necessario, quindi, per proteggerli dai raggi ultravioletti che potrebbero danneggiare a lungo termine il tessuto cutaneo.
I raggi UVA, ad esempio, penetrano fino al derma della pelle e sono i principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo. I raggi UVB, invece, sono quelli che influenzano l’abbronzatura e che causano le scottature, nonostante possano essere filtrati da una protezione solare adeguata.
Per acquistare creme solari per bambini è necessario rivolgersi ad un e-commerce di estrema qualità come quello di una farmacia online. Questo perchè si tratta di prodotti che possono realmente fare la differenza in termini di salvaguardia del tessuto cutaneo. Sara possibile, così, evitare di incappare in prodotti contraffatti o di scarsa qualità.
Un esempio è certamente quello di tuttofarma.it, l’e-commerce di farmacia italiano che grazie al suo catalogo di oltre 300 diversi tipi di creme solari per bambini garantisce qualità dei prodotti, sicurezza e l’incredibile comodità di acquistare prodotti in un semplice battito… di click!
Tuttofarma è un e-commerce di farmacia autorizzato dal Ministero della Salute e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che offre solo prodotti originali e certificati. Rivolgersi a tuttofarma.it, dunque, ti permetterà di acquistare i migliori prodotti in termini di protezione solare per bambini.
Tutti noi, acquistando un prodotto, ci facciamo distrarre dai numerosi bollini e slogan che campeggiano sulla confezione. Questo succede, purtroppo, anche durante l’acquisto di creme solari per bambini e per adulti.
Ci sono tre requisiti fondamentali che dobbiamo ricercare in una protezione solare per essere davvero certi della sua efficacia, ovvero:
Prestando maggiore attenzione a queste proprietà, potremo sicuramente trovare il prodotto in grado di assicurare quel livello di protezione elevato che cerchiamo. Proteggere i nostri bambini da scottature e ustioni sarà ancora più semplice!
Con il passare del tempo, la consapevolezza sui rischi dell’esposizione al sole senza protezione solare è cresciuta rapidamente. Purtroppo, tantissime persone continuano a esporsi al rischio di gravi danni al tessuto cutaneo, nel peggiore dei casi anche al rischio di insorgenza di tumori alla pelle.
Il rischio è ancor più elevato se questa pratica viene estesa ai bambini, a prescindere dall’età. Ma perché molti insistono nel non affidarsi alla protezione solare?
Oggi sfatiamo alcuni falsi miti che interessano l’applicazione della crema solare:
Insomma, non affidiamo la nostra salute e quella dei nostri bambini a dei miti inutili e dannosi, che rischiano di creare danni capaci di peggiorare nel tempo. Proteggiamo specialmente i piccoli, facendo sì che durante le splendide giornate passate in spiaggia siano sempre protetti da un fresco strato di crema solare per bambini.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Michelle Woo: per alcune persone un genio, per altre niente di più che una mamma molto furba. Perché? Perché ha risposto alla domanda che continuava a frullarle in testa con una soluzione davvero semplice, trasformandola addirittura in un libro.
Si intitola Horizontal Parenting e, anche se non è stato ancora tradotto in italiano, è una piccola, piacevole e divertente lettura per tutti coloro che si chiedono: "Ma non c'è un modo di rendere il lavoro dei genitori meno stancante?". Sì. E la risposta è: stare orizzontali.
Il libro Horizontal Parenting (che potete acquistarein lingua originale qui) è un simpatico manuale illustrato da Dasha Tolstikova che Michelle Woo ha voluto scrivere per andare incontro a tutti quei genitori che, come lei, trovano che prendersi cura dei propri figli sia - oltre a tutto il resto! - estenuante.
Lavoro, casa, pasti, gioco, scuola, sport, libri, gioco, pasti, gioco, libri... La routine moderna quotidiana è effettivamente spossante, ma secondo Woo basta un po' di creatività unita a del sano pragmatismo per renderla meno faticosa. Nei momenti in cui le forze abbandonano il corpo e quando ci si ritrova a pensare "Mi serve un minuto di pausa" ecco Horizontal Parenting: Woo stila qui 50 semplici e divertenti attività che le mamme e i papà di tutto il mondo possono svolgere da sdraiati. Esatto, mentre si sta orizzontalmente a terra!
Il sottotitolo è chiaro: Come intrattenere il tuo bambino mentre stai sdraiato.
I giochi proposti sono davvero divertenti e coinvolgenti, e da un certo punto di vista geniali. Ci sono il nascondino da sdraiati, la "Railroad to relaxation" ("la ferrovia per il relax"), "Don't wake the giant" (dove il "Giant" è il genitore dormiente!), "Cosa c'è sul mio sedere"...
Si tratta di attività davvero esilaranti per i bambini, ma anche sensorialmente coinvolgenti ed educative. Allo stesso tempo, e senza perdere di vista i bimbi né lasciandoli a se stessi o fregandosi di loro, i genitori possono riposare il fisico nei momenti più provanti, godendo dei benefici dello stare sdraiati. La premessa, infatti, è sempre quella di trovare una posizione comoda e sicura. Da lì serviranno poi solo un po' di fantasia e, in alcuni casi, degli oggetti casalinghi che si trovano facilmente in tutte le abitazioni.
A chi si rivolge, quindi? Alle mamme e ai papà di bambini dai due anni in su. Esatto: dai terribili due in su! Che sappiamo quanto siano faticosi (per i genitori!).
E se a qualcuno venisse in mente di etichettare il libro come un mero e furbo manuale per scansafatiche, meglio non giudicare. Essere genitori è pesante e ognuno prende la situazione come gli viene. Per alcune persone è semplice? Per altre è faticosissimo. Questo manuale nemmeno troppo ironico può essere quindi uno stimolo a trovare la propria dimensione senza lasciarsi sopraffare ma, anzi, scovando degli stratagemmi che non fanno bene solo ai genitori, ma a tutta la famiglia. Perché non si sta dicendo: "sdràiati e lascia che il bambino faccia quel che gli pare", ma "sdràiati: così vi godrete entrambi il tempo insieme, che si trasformerà in un momento di qualità e non in un obbligo".
Arredare la propria casa può diventare spesso una sfida, entusiasmante ma complicata, per via delle tante decisioni importanti da prendere. Ci sono inoltre una serie di errori piuttosto comuni, che bisogna imparare a schivare, e una serie di consigli che invece possono rivelarsi particolarmente preziosi. Noi oggi scopriremo insieme una panoramica degli uni e degli altri, in modo da riuscire ad arredare casa modellandola esattamente come la desideriamo.
Per prima cosa, la fretta non è mai una buona consigliera. Conviene sedersi a tavolino, pensarci su e decidere in tutta calma elementi importanti come lo stile e l’eventuale suddivisione degli spazi. In secondo luogo, queste decisioni devono essere prese in accordo con due elementi, cercando dunque di coniugare le nostre preferenze personali con le tendenze più in voga. Un arredo bilanciato, infatti, è anche in grado di aumentare il valore economico di una casa, e si tratta di un aspetto da non sottovalutare. Arredare vuol dire anche pensare alla scelta degli elettrodomestici.
Ci sono molti modelli di design e con un aspetto moderno, che possono essere sfoggiati in casa al pari di un mobile. Di contro, è bene che questi modelli siano anche in grado di far risparmiare sui consumi e dunque in bolletta. Qui si consiglia quindi di valutare la loro classe energetica che, come viene spiegato in alcuni approfondimenti online, permette di tagliare gli sprechi energetici e di ottenere un discreto risparmio a fine mese. Infine, si suggerisce di valutare sempre il budget a disposizione per l’arredo, e di calcolare anche le eventuali spese legate ai piccoli interventi di ristrutturazione (se previsti).
L’arredo domestico deve essere sempre frutto di una determinata logica. In altre parole, è opportuno pianificare tutto nei minimi dettagli, dal posizionamento dei quadri fino ad arrivare a quello degli accessori e dei piccoli complementi d’arredo. Un altro errore da evitare è il seguente: basarsi su un solo colore, che potrebbe appiattire il contesto e creare un arredo poco stimolante e banale. Inoltre, si consiglia di non commettere l’errore opposto, ovvero esagerare con la tavola cromatica, creando un guazzabuglio di colori con accostamenti esagerati e privi di alcun senso.
Ad ogni modo, tutte le scelte devono dipendere dallo stile selezionato a monte, di conseguenza certe decisioni potrebbero andare bene in un caso, o essere scorrette in un altro (basti pensare al dualismo che si crea fra arredo vintage e minimal). È importantissimo curare sempre l’abbinamento, come nel caso delle sedie e del tavolo: spesso chi arreda, infatti, si concentra sulla scelta del secondo, senza poi comprare delle sedie adatte. Infine, non bisogna trascurare elementi come l’illuminazione e il posizionamento dei mobili.
Si può essere papà femministi. Si può essere papà combattendo il patriarcato. Si può essere papà riconoscendo e smascherando il sessismo della società. Che non fa male solo alle donne e alle bambine, ma che ingabbia tutti. Jordan Shapiro lo sa: è un papà divorziato e il suo libro Come essere un papà moderno è appena uscito, pubblicato da Newton Compton.
La premessa è molto semplice: il femminismo non deve fare paura, perché il femminismo altro non è che il tentativo di rendere la vita più semplice per tutti. Non per tutte. Per tutte e tutti. Donne e uomini. Il femminismo vuole porre fine al sessismo e all'oppressione, e i padri moderni hanno la possibilità di ribaltare i preconcetti relativi alla figura paterna nella società, promuovendo una famiglia finalmente libera dal sessismo, dall'eteronormatività, dall'autorità paterna a tutti i costi e dagli stereotipi di genere.
Prima di tutto, per Shapiro essere un papà femminista non è solo qualcosa che si è, ma soprattutto qualcosa che si fa, continuando a osservare e a scardinare gli stereotipi, impegnandosi, rifiutandosi la divisione degli impegni domestici basandosi sul sesso, osservando le disuguaglianze che emergono e provando ad evitarle.
Il libro presenta quindi alcuni passaggi: Shapiro suggerisce ai papà di adottare questi atteggiamenti per diventare genitori davvero inclusivi. Prima di tutto, ci sarà bisogno di coltivare una coscienza critica e di mettere in dubbio il patriarcato capitalista, imperialista e bianco-suprematista, guardando il mondo attraverso una lente intersezionale (ovvero che guardi a tutte le disuguaglianze, dopo aver riconosciuto il proprio privilegio). Dopodiché, c'è da esercitare la genitorialità responsiva, per essere più adattabili, riflessivi e aperti, sradicando con le azioni l'assunto per cui gli uomini cisgender plasmano le esperienze e le vite di tutti gli altri (assunto che Shapiro nel libro mostra bene, per fare capire come sia necessario capirlo e come non sia niente di radicale o estremo!). Un papà moderno, poi, dovrà sostituire le convinzioni basate sulla biologia di genere con discorsi antisessisti. Infine, dovrà imparare a praticare una rigorosa inclusività.
Sin dal primo capitolo, "Nel nome del padre", si capisce la piega che il libro vuole prendere (e che ci trova completamente d'accordo). Perché la base da cui tutti i genitori dovrebbero partire è la consapevolezza riguardo ai ruoli di genere: come spiega Shapiro, portando studi e ricerche a supporto, "non c'è nulla di solido alla base dei ruoli genitoriali specifici per genere". Da qui, una bellissima regola che Shapiro propone: per essere bravi padri, padri femministi, c'è da essere disposti a mettere in discussione questi presupposti scontati reimmaginandosi in chiave antisessista.
Il libro presenta quindi una serie di immagini e narrazioni che hanno da sempre modellato le nostre aspettative paterne, proponendone delle alternative più inclusive e meno sessiste, più libere per tutti, mamme E papà.
A tutti. Davvero a tutti. Tutti, tutte e tutti coloro che non si identificano nei generi binari. I papà all'antica. I papà moderni che vogliono esserlo fino in fondo. I nonni. I papà di figli maschi. I papà di figlie femmine. Semplice, diretto e illuminante: "Come essere un papà moderno" è un libro che mancava in un mare di manuali sulla maternità, un primo tassello di parità e un primo tassello nello scardinamento delle gabbie che imprigionano mamme e papà in ruoli assolutamente superati, che guardano alla società capitalista e patriarcale mentre entrano, di fatto, in una nuova epoca. Che se vuole DAVVERO essere paritaria ed esclusiva, deve essere intersezionale.
Si parla spesso di bonding, di legame e imprinting. E il più delle volte lo si fa solo riferendosi alla madre. Ma per quanto il bonding tra madre e neonato sia fondamentale, non va dimenticato quello con il padre o con il genitore non partoriente! Per quanto più difficile e meno naturale (ma solo perché non siamo abituati a pensarlo tale), l'imprinting può e deve avvenire anche con la figura paterna.
Ecco dunque tutto ciò che c'è da sapere riguardo al bonding paterno e al contatto pelle a pelle con il papà, con qualche consiglio per favorire l'imprinting sin dalla sala parto (ma non solo).
Come spiegato da Licia Negri nel libro "Lasciati abbracciare", il bonding è un legame, un attaccamento che può crearsi a partire dai primi momenti di vita. Dopo che il termine è stato coniato negli Stati Uniti nei primi anni Ottanta e studiato da ricercatori come Klaus e Kennel, il bonding è una pratica sempre più sostenuta: favorire il legame nei primi istanti di vita del neonato è infatti importantissimo per fargli sentire protezione e sicurezza, ma anche per stabilire il legame a livello genitoriale. Tatto e olfatto aiutano infatti tanto il bambino a percepire la persona che lo sta accudendo quanto la mamma (e il papà) a sentirlo proprio, stabilendo un contatto che durerà per tutta la vita.
Il bonding, come spiegano anche su Un Pediatra Per Amico UPPA, è dunque quel legame profondo e permanente che permette alle mamme e ai papà di sentire la connessione profonda necessaria ad accudire i piccoli, proteggendoli e non abbansonandoli, rispondendo allo stesso tempo con efficacia ai bisogni primari e secondari.
A condizionare il bonding, tuttavia, sono diversi fattori. E fondamentale, sin dai primi istanti, è il contatto pelle a pelle, non solo con la mamma che ha partorito, ma anche con il genitore che non ha portato nove mesi in pancia la creatura. I papà (e non solo, come vedremo poi) possono quindi rafforzare il legame adottando certe pratiche e certi gesti che possono favorire il legame profondo e sensoriale.
Prima di tutto, molto efficace è - come accennato - il contatto pelle a pelle. Non solo sul petto della madre che allatta al seno, ma anche su quello del padre o dell'altro genitore. Senza vestiti, i papà e i bebè possono sentire l'altro in maniera diretta e concreta, profonda, ascoltandone gli odori, la pelle, i rumori...
Se possibile (quando si diventa genitori tramite parto naturale e quando il bambino sta bene) è utile stabilire questo contatto skin to skin entro i primi 60-90 minuti di vita del bambino. In questi attimi, infatti, il neonato è particolarmente recettivo, attento e sensorialmente coinvolto. Si tratta del suo primo contatto con il mondo esterno, e ciò che conosce in questi momenti resterà particolarmente impresso. Anche gli ormoni qui giocano un ruolo importante: se la mamma ha in corpo alti livelli di ossitocina (necessaria all'empatia e al rapporto con l'altro), il bambino può sfruttare l'adrenalina fetale che gli ha permesso di nascere, e che promuove il processo di legame e attaccamento.
Capita, come con i bambini nati pretermine, quelli in incubatrice o con le adozioni, che il contatto pelle a pelle non possa avvenire subito. Non solo con la mamma, ma anche con il papà. Pur perdendo l'efficacia dei primi minuti di vita, il legame sensoriale resta comunque un fattore importante, che può essere rimandato.
Non appena possibile (dopo qualche giorno, qualche ora o qualche mese), i papà possono e devono cercare di stabilire questo bonding, toccando e accarezzando il proprio bambino, tenendolo tra le braccia, abbracciandolo pelle a pelle... Quest'intimità sensoriale è importantissima a prescindere dal momento in cui è possibile metterla in pratica.
Il discorso, tuttavia, non si esaurisce alla figura paterna. Il legame profondo con i bambini (neonati e non) riguarda tutti i genitori non partorienti, siano mamme e papà adottivi oppure compagni e compagne di chi ha effettivamente portato a termine la gravidanza, o ancora genitori che sono diventati genitori affidandosi alla gravidanza per altri. Cercare un legame fisico con i neonati, che passi dalle sensazioni corporee, è importantissimo.
In questo caso è consigliato utilizzare le stesse tecniche non solo dalla sala parto, ma, quando non è possibile farlo nei momenti che succedono al parto, sin da quando il neonato o il bambino arrivano a casa.
Entro il 2050, il 70% della popolazione globale vivrà in città e il 95% dell’espansione urbana avverrà nei Paesi in via di sviluppo: i numeri parlano chiaro, non c’è più tempo. Ma come saranno le città del futuro? E come trasformarle e innovarle?
Come ricorda Acea nell’infografica “Smart cities, verso la città del futuro…”, la situazione attuale è tutt’altro che ideale: nonostante le città occupino solamente il 3% della superficie terrestre, ospitano il 50% della popolazione mondiale e sono responsabili del 75% delle emissioni di carbonio e del 60-80% del consumo energetico mondiale.
“Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, è questo l’impegno che i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU si sono assunti nel 2015 quando hanno sottoscritto l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030. Sono 17 i goal da raggiungere entro il 2030 legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Nello specifico la parte legata alla città (al numero 11 dell’Agenda 2030) prevede 10 interventi da realizzare per trasformarla in termini sostenibili: dalla sicurezza degli alloggi e dei trasporti al potenziamento dei legami tra aree urbane e rurali, senza però dimenticare la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale e la riduzione dell’impatto ambientale negativo pro-capite.
C’è bisogno di una forte e rapida inversione di rotta. Le città dovranno e devono essere completamente ripensate in ottica sostenibile. Meno auto in circolazione, più aree pedonali, massimo 15 minuti per raggiungere qualsiasi luogo d’interesse, maggiore attenzione al problema idrico: sono queste alcune delle sfide che dovranno essere affrontate nei prossimi anni.
Solo in questo modo le città saranno finalmente inclusive, sicure, durature e sostenibili.
Solo in questo modo saranno delle vere e proprie smart cities.
Ti sarà capitato di svegliarti con i capelli particolarmente elettrici, che non se ne stanno attaccati alla testa una volta che li pettini con una spazzola con punte in materiale plastico. Oppure di scendere da uno scivolo e di ritrovarti con i capelli ritti in testa. O ancora di prendere un palloncino con la testa e di ritrovartelo attaccato!
In ogni caso, si tratta di elettricità statica. E sicuramente i tuoi bimbi e bimbe ti avranno fatto la fatidica domanda: "ma perché mi si rizzano i capelli?!"
Ecco quindi la risposta definitiva ai perché riguardanti l'elettricità statica e il modo migliore per spiegarlo a bambine e bambini.
L'elettricità statica è la carica elettrica che non si muove. Cosa significa?
Per capirlo, è necessario spiegare che tutti i materiali sono formati da atomi, la più piccola particella della materia. Ogni atomo ha un suo nucleo con una carica positiva, attorno al quale si muovono degli elettroni. La carica positiva del nucleo solitamente è uguale alla somma delle cariche negative degli elettroni che gli girano attorno, ma quando il nucleo acquista o perde degli elettroni, si assiste a uno sbilanciamento dello stato iniziale. L'atomo diventa quindi uno ione, e può avere acquistato una carica negativa o una carica positiva.
Gli atomi con la stessa carica si respingono tra loro, mentre quelli con carica contraria si attirano l'un l'altro.
L'elettricità statica ha luogo proprio quando sue superfici vengono a contatto tra loro e vengono di nuovo separate, a causa del trasferimento di elettroni negativi tra atomi.
I capelli, quando si strofinano contro della plastica come quella dei denti dei pettini o quella dei palloncini, passano alcuni elettroni al materiale che li tocca. I palloncini, quindi, acquistano elettroni, mentre i capelli ne perdono caricandosi positivamente. Negativo e positivo si attraggono, mentre due cariche uguali si respingono. Ecco perché i capelli saranno attirati verso il palloncino mentre due pallonicini strofinati contro i capelli si allontaneranno tra loro, proprio come due calamite.
Non serve davvero quasi nulla: solo un palloncino da gonfiare!
Dopo averlo gonfiato, strofinalo sulla testa dei bimbi e delle bimbe, meglio se con capelli lunghi, e mostra loro come l'elettricità statica tra la superficie del palloncino e quella dei loro capelli provochi questo simpatico fenomeno!