La risposta in breve? Sì. E non ci si può più scappare.

La siccità delle ultime estati, l'aumento delle temperature, i tremendi fenomeni atmosferici e la pessima qualità dell'aria non possono più essere ignorati. Anche perché hanno conseguenze dirette sulla nostra salute e su quella dei nostri bambini

Tutto questo è un effetto diretto delle politiche industriali e alimentari degli ultimi due secoli e dell'uso sconsiderato dei combustibili fossili. Ma non solo.

E per quanto le scelte quotidiane di riuso e riciclo siano sostenibili, virtuose e benefiche, l'unica vera scelta che potrebbe cambiare davvero il destino del pianeta è quella relativa all'alimentazione: inquinamento, cambiamento climatico e scelte alimentari sono infatti strettamente collegate, più di quanto si creda, e in effetti la dieta vegetariana e vegana è quella più sostenibile. E ognuno può fare la differenza. Ecco perché.

Perché si sceglie la dieta veg

Le diete vegetariana e vegana sono sempre più diffuse e i motivi che portano a non mangiare più carne o derivati animali sono diversi, a partire da quello relativo alla salute. Come fanno sapere da AIRC, "sempre più forte è la consapevolezza che una dieta basata prevalentemente sul consumo di alimenti vegetali possa favorire la riduzione del rischio di sviluppare patologie croniche, tra cui i tumori". 

Accanto a questo, sicuramente tra le prime motivazioni sta quella etica: gli animali destinati alla macellazione o sfruttati per il latte e altri ingredienti di origine animale sono spesso tenuti in condizioni disumane ed eticamente discutibili, e non si vuole contribuire a questa sofferenza.

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Infine, il discorso ambientale: i dati che abbiamo oggi a disposizione parlano chiaramente di una forte responsabilità dell'industria alimentare - e in particolare quella degli allevamenti intensivi - nei confronti dell'inquinamento, a causa di diversi fattori come la deforestazione dovuta ai pascoli, alla produzione di gas metano da parte dei capi di bestiame e alla contaminazione delle falde acquifere per colpa dei reflui animali e zootecnici.

L'inquinamento dell'industria alimentare

I numeri parlano abbastanza chiaro: l'industria alimentare rappresenta una fetta enorme della produzione di gas serra, praticamente un quarto del totale (il 25%). E quasi il 60% dell'inquinamento derivante dall'industria alimentare è dovuto alla produzione di carne, che richiede quantità enormi (ENORMI) di acqua. Non solo: i grandissimi pascoli portano alla deforestazione di ampie aree del pianeta (riducendo così la capacità delle piante di assorbire i gas responsabili del cambiamento climatico come la CO2) e lo stesso bestiame produce immense quantità di metano, altro gas deleterio per la salute della Terra.

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Vero o falso? I miti attorno alla dieta veg

C'è, naturalmente, chi pone interrogativi e mette in dubbio l'effettiva efficacia di questa scelta su larga scala, ma anche in questo caso un'attenta analisi fa capire come l'alimentazione veg resti comunque quella più sostenibilmente auspicabile

Deforestazione dovuta alle monocolture e eccessivo sfruttamento dei terreni per coltivare alimenti come la soia? È vero, potrebbero rappresentare un problema; ma non si raggiungerebbero comunque mai l'inquinamento e lo squilibrio dato dagli allevamenti intensivi. Basta calcolare che la maggior parte delle porzioni di terreno impiegate oggi sono usate per la coltivazione dei foraggi; sono quindi molte di più le aree coltivate per dare da mangiare agli animali che verranno poi macellati (o che vengono sfruttati per il latte, ad esempio) che quelle destinate all'alimentazione umana. E il numero di capi di bestiame che oggi popolano il mondo a fini di macellazione è enorme, decisamente superiore agli 8 miliardi di persone sul pianeta.

Alcuni studi stimano che i polli destinati alla tavola rappresentino il 70% di tutti gli uccelli del pianeta. E non si va molto lontano nemmeno con i mammiferi: il 60% di loro è allevato per essere macellato o sfruttato per il latte.

In soldoni? Si ipotizza, a grandi linee, che nel mondo vengono uccisi a scopo alimentare 170 miliardi di animali ogni anno. 170 miliardi di animali che hanno bisogno di nutrimento per crescere. Un circolo vizioso, questo, facilmente visualizzabile.

Ognuno fa la propria scelta

A questo punto, è chiaro che la scelta vegetariana e vegana sia la più sostenibile in termini ecologici (e non solo etici, quindi: tutto un discorso a parte può essere fatto riguardo alle condizioni in cui il bestiame viene tenuto).

Ma non dobbiamo pensarla come a una rinuncia: togliere la carne (e i suoi derivati) non significa per forza dover ragionare per sottrazione. Siamo infatti abituati a pensare che essere vegetariani o vegani rappresenti una gabbia in cui mangiare solo insalata e tofu, ma non è così, e grazie ai ristoranti che propongono sempre più piatti variegati e veg, grazie ai social su cui si trovano ricette sfiziose e grazie alla scoperta di nuovi ingredienti naturali, è possibile sbizzarrirsi senza "rinunciare" a nulla!

E chi non riesce proprio a compiere una scelta vegetariana o vegana? Può cominciare diventando flexitariano. Perché il consumo di carne, ad oggi, è davvero insostenibile. Anche perché spesso si pensa che nel proprio piccolo non si consumi molta carne. Ma basta farci caso davvero, provando a tenerne traccia nel corso di una settimana: prosciutto, salumi, pollo, ragù... Non è solo la "classica bistecca". È tutto il resto.

I bambini, sin dai loro primi mesi di vita, sono esposti a moltissimi rischi e la priorità per noi genitori deve sempre essere quella di proteggerli garantendo loro la massima sicurezza non solo fuori casa ma anche all’interno delle mura domestiche. I pericoli sono infatti parecchi ed è per tale motivo che esistono accessori e dispositivi dei quali non possiamo fare a meno. Vediamo insieme quali sono. 

#1 Baby monitor

Il baby monitor è senza dubbio fondamentale ed è consigliabile acquistarlo ancora prima che il piccolo venga al mondo, in modo da poterlo utilizzare sin dai suoi primi giorni di vita. Grazie a questo dispositivo infatti è possibile controllare il neonato anche se ci si trova in un’altra stanza: percepire eventuali suoi movimenti, rumori, sentire quando piange e via dicendo. Grazie al baby monitor, in sostanza, possiamo allontanarci momentaneamente dal piccolo una volta che lo abbiamo messo in sicurezza nel suo lettino ma tenerlo sempre sotto controllo per poter intervenire non appena ha bisogno di noi. Un baby monitor di qualità si può acquistare anche online, su FarmaOra dove sono presenti moltissimi altri accessori per la sicurezza dei bambini utilissimi per mettere i piccoli al riparo da qualsiasi pericolo.

#2 Copriprese

Un altro accessorio che possiamo considerare davvero indispensabile è il copripresa, da acquistare a partire dai 6 mesi di vita del piccolo. I bimbi infatti sono spesso dei veri e propri esploratori e quando ancora non sono in grado di camminare gattonano in giro per casa mettendo le manine praticamente ovunque. Le prese elettriche rappresentano in molti casi una vera e propria attrazione per i più piccoli, proprio perché si trovano alla loro portata ma costituiscono anche un grandissimo rischio. Per questo è sempre bene applicare dei copriprese, in modo da proteggere i bimbi dal pericolo di prendere la scossa.

#3 Paraspigoli

Se in casa sono presenti degli spigoli vivi, come ad esempio quelli del tavolino del soggiorno o del tavolo da pranzo, c’è un altro accessorio che risulta davvero utilissimo per proteggere i più piccoli. Si tratta del paraspigoli e nella maggior parte dei casi è realizzato in plastica morbida o silicone. Lo si riesce ad applicare senza grandi problemi, utilizzando l’adesivo, e se il bimbo dovesse urtare un mobile o un tavolino non si farebbe troppo male. 

#4 Blocca ante

Un ulteriore accessorio che possiamo considerare davvero utile per tutelare i più piccoli è il blocca ante. In commercio se ne trovano di varie tipologie e la sua funzione è quella di impedire ai bambini di aprire mobiletti e porte in autonomia. Come abbiamo accennato, i bimbi sono dei veri esploratori ed è dunque normale che abbiano la tentazione di curiosare all’interno dei cassetti, dei mobili e via dicendo. Potrebbero però farsi del male e trovare qualcosa di pericoloso, dunque è sempre meglio bloccare le ante. 

#5 Redinelle

Infine, un accessorio decisamente utile per quanto i bimbi iniziano a muovere i loro primi passi sono le redinelle, ossia le bretelle che permettono alla mamma di sostenerli e controllare i loro movimenti.

Ormai è evidente: negli ultimi anni non solo gli inverni sono meno freddi, ma le estati sono eccessivamente calde. Non si tratta più solo di allarmi (o allarmismi, come li definiva qualcuno) e di avvertimenti: il cambiamento climatico è reale. È qui. E ha conseguenze dirette sulla salute dei bambini.

Al di là della sensibilizzazione sul tema (non possiamo più nasconderci: il nostro stile di vita va cambiato), è bene prendere qualche precauzione. Perché il caldo non è solo fastidioso o deleterio per il pianeta; è anche pericoloso per la salute. E anche se i classici servizi del telegionale alla bisogna assumere molti liquidi e non uscire nelle ore più calde ci fanno sorridere, è meglio prendere sul serio insolazioni e colpi di sole (da non confondere con i colpi di caldo, che sono ancor più devastanti e pericolosi). Soprattutto quando si parla di bambini (e anziani).

Cos'è l'insolazione

Chiamata anche colpo di sole, un'insolazione è la conseguenza dell'esposizione prolungata ai raggi UV e al caldo eccessivo, soprattutto quando questo è particolarmente umido. 

Il calore, infatti, aumenta la temperatura interna dell'organismo, mentre i raggi solari, con le loro radiazioni, provocano diversi disturbi come malessere generale, nausea, mal di testa...

Il colpo di sole diviene colpo di calore quando la temperatura interna corporea supera i 40 gradi. In questo caso la gravità della situazione è molto alta e c'è da chiamare i soccorsi.

Come prevenire i colpi di sole e di calore

L'idratazione è la prima, vera medicina preventiva contro le insolazioni, non c'è dubbio. Restare idratati è essenziale, ed è importante assicurarsi di bere molto (anche quando non si è abituati a farlo e quando non si sente lo stimolo). Per essere certi di non restare a corto di liquidi ci sono alcuni accorgimenti e trucchi; per esempio, in estate un'ottima abitudine è quella di insegnare ai bambini a bere sempre una bottiglia di acqua prima di andare a dormire (se non hanno problemi di pipì a letto) e una alla mattina, soprattutto quando la giornata successiva prevede molto tempo passato all'aperto, magari ai centri estivi o una gita di famiglia. Giocando e muovendosi sotto il sole, infatti, i bambini (come gli adulti) perdono moltissimi liquidi, ma partire con "il serbatoio pieno" è già un buon inizio.

Tenere sempre con sé una borraccia è un altro accorgimento: i bambini saranno stimolati dalla sua vista a bere di più. Soprattutto se la borraccia l'hanno scelta loro! Mai sottovalutare il potere dei Me contro Te, dei Paw Patrol o di altri personaggi disegnati sulla borraccia.

Per quanto riguarda l'abbigliamento, meglio scegliere tessuti naturali e traspiranti, e soprattutto chiari.

Infine, meglio scegliere sempre zone con tanta ombra e opportunamente ventilate, in modo da evitare il sole cocente (soprattutto nelle ore più calde nel bel mezzo della giornata).

Come curare l'insolazione

Purtroppo, anche prendendo le giuste precauzioni il caldo potrebbe comunque colpire. Te ne accorgerai perché i bimbi si mostreranno stanchi, affaticati e nervosi, meno coordinati del solito, anche se più agitati. In questo caso, meglio spostarsi subito all'ombra, bere altra acqua fresca ed eventualmente mangiare un frutto succoso e fresco, oppure un gelato, per abbassare la temperatura interna del corpo idratandolo allo stesso tempo.

Se accanto alla fatica i bambini sentono anche crampi, allora la disidratazione è ancor più forte e in questo caso dell'acqua addizionata con sali minerali non farà che bene (chiedendo consiglio al/alla farmacista).

Infine, se i bambini mostrano anche nausea e vomito, allora l'insolazione è a livelli molto alti. Anche in questo caso sarà necessario abbassare la temperatura corporea idratando l'organismo allo stesso tempo, chiamando il proprio medico e seguendo le sue indicazioni. Idem nel caso di giramenti di testa e svenimenti: chiamare la guardia medica o i soccorsi è necessario, perché in quel caso il colpo di sole è molto grave.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Passeggini per bambini: guida all'acquisto

Venerdì, 17 Giugno 2022 14:16

Nei primi mesi di gravidanza, tra i tanti acquisti da programmare per i futuri genitori, il passeggino è sicuramente quello più importante. Una spesa non da poco che richiede, quindi, una attenta valutazione. Sul mercato esistono tantissime tipologie di passeggini e non è semplice fare la scelta giusta. Tanti sono i fattori da tenere in considerazione: budget a disposizione, qualità, tipologia di utilizzo prevista, spostamenti in auto più o meno frequenti, luogo in cui si vive e stile di vita. In generale, il nostro consiglio è di comprare un passeggino leggero per non rendere troppo complicati gli spostamenti di ogni giorno e i viaggi in auto. In questa breve guida, vi presenteremo le principali tipologie di passeggini per bambini presenti sul mercato e le diverse caratteristiche.

Tipologie di passeggini

Come abbiamo precedentemente accennato, prima di scegliere il passeggino ideale per le proprie esigenze e modalità d'uso, è importante conoscere cosa offre il mercato. Possiamo individuare queste principali tipologie di passeggini:

  • passeggino standard: si riferisce ai modelli più leggeri, pratici e maneggevoli.
  • passeggino tre ruote: questa tipologia di passeggino sportivo è l'ideale per chi prevede di portare in giro il proprio piccolo su terreni più difficili come quelli di campagna o nei parchi urbani.
  • passeggini quattro ruote: il quattro ruote è il classico passeggino citycar, presente in tantissimi modelli anche modulari a seconda delle diverse necessità.
  • passeggino duo: un sistema combinato composto da un telaio su cui si montano la navicella e l’ovetto (seggiolino auto) o in alternativa l’ovetto e il passeggino.
  • passeggino trio: funzionale e pronto a ogni situazione, il trio è un sistema modulare composto da un telaio sul quale si possono montare la navicella, il passeggino e l’ovetto.
  • passeggino gemellare: questo passeggino è studiato per quelle coppie che hanno la fortuna di vivere la meravigliosa avventura della nascita di due gemelli, o che hanno avuto due figli nel giro di un breve periodo. Questo passeggino presenta due sedute, affiancate o affacciate ed è disponibile anche nelle versioni modulabili duo e trio.

Come scegliere i passeggini per bambini

Un passeggino di qualità accompagnerà il vostro bambino per almeno tre anni. Ecco perché è fondamentale scegliere un passeggino di marca e valutare tutte le caratteristiche imprescindibili che deve avere il modello che andrete ad acquistare.

Partiamo dall'angolo massimo reclinabile. Se si decide di utilizzare il passeggino fin dai primissimi giorni di vita, quando è ancora troppo presto per acquistare un trio, è fondamentale optare per un modello di passeggino con lo schienale rigido completamente reclinabile. Il poggiapiedi che andrà a posizionarsi sotto le ginocchia del bimbo quando sarà cresciuto, deve avere la possibilità di essere rialzato nella parte terminale della seduta. Questo è un aspetto molto importante per il riposo del bambino; infatti, un un poggiapiedi rialzabile fornirà al piccolo uno spazio adeguato e confortevole per la nanna. Passati i primi sei mesi di vita del bambino, si può optare anche per passeggini con schienali reclinabili in diverse posizioni, che non necessariamente devono appiattirsi totalmente. Un sedile rialzabile fino a 90 gradi in posizione verticale, è l'ideale per i bimbi più grandi che solitamente tendono a non appoggiarsi allo schienale.

Due fattori molto importanti da tenere in considerazione quando si deve acquistare il passeggino sono la tipologia di utilizzo che si farà e il luogo in cui si vive. In città, dove è frequente trovarsi di fronte a passaggi obbligatori su stretti marciapiedi, salire sui mezzi pubblici o caricare il passeggino in auto o in ascensore, il peso e le dimensioni sono fondamentali. Ideale è scegliere, quindi, un passeggino leggero e maneggevole che possa essere chiuso con una sola mano e che resti in piedi da solo una volta chiuso. A tal riguardo, esistono due sistemi di chiusura:

  • a libro: il passeggino si chiude con una sola mano, resta in equilibrio ma ha un peso complessivo maggiore.
  • a ombrello: il passeggino è più leggero ma il genitore dovrà tenerlo in una mano per far sì che non si perda l'equilibrio.

Esistono passeggini più grandi di quelli tradizionali, che prevedono tre o quattro ruote. Sono passeggini molto comodi per il bambino, con una seduta molto ampia e hanno ruote grandi e ammortizzate. Solitamente, c'è la possibilità di regolare e orientare la seduta in due modi: nel senso di marcia o contro. Sistema di blocco anteriore della ruota e freno al manubrio fanno sì che questi passeggini siano maneggevoli e pratici da trasportare nonostante le dimensioni e il peso maggiore. L'ingombro è, però, un fattore che potrebbe creare problemi. Infatti, anche smontati questi passeggini sono piuttosto ingombranti. Sono sconsigliati, quindi, per chi non ha un auto con bagagliaio molto grande o deve far entrare il passeggino in ascensore o addirittura per le scale.

Esistono, quindi, pro e contro per ogni tipologia di passeggino. In sintesi, ricapitoliamo quali sono, per capire qual è il passeggino perfetto per voi!

Passeggino leggero

pro:

  • ideale per brevi spostamenti in città,
  • non avrete problemi a passare sui marciapiedi o salire sui mezzi pubblici
  • si adagia facilmente nel bagagliaio di qualunque auto

contro:

  -  scomodo per passeggiate lunghe su terreni sconnessi

  -  poco adatto a nanne molto lunghe perché lo schienale non è reclinabile al 100%

Passeggino a tre ruote

pro:

  • perfetto su qualunque terreno
  • ideale per i genitori che amano lo sport e la vita all'aria aperta
  • adatto alle lunghe nanne grazie alla seduta spaziosa

contro:

  • non adatto ai mezzi pubblici, all'ascensore e alle scale a causa delle dimensioni ingombranti
  • non adatto ad auto con bagagliaio poco capiente
  • pesante e caldo nel periodo estivo

Passeggino a quattro ruote

pro:

  • pratico anche nei contesti urbani
  • più semplice nella fase d'apertura e chiusura se paragonato al tre ruote
  • molto spazioso e comodo per le nanne di lunga durata

contro:

  • non è facile da manovrare sui terreni sconnessi
  • richiedei bagagliai molto ampi
  • non è adatto per chi deve salire le scale

Passeggino trio

pro:

  • una volta acquistato dura per anni
  • è disponibile sia a tre che a quattro ruote
  • le marche più importanti offrono numerosi accessori compresi o da acquistare a parte

contro:

  • la carrozzina viene sfruttata per un tempo molto limitato
  • i costi sono elevati
  • il peso

Trio: cos'è, come è composto e quale scegliere

Nonostante l'ingombro e il peso, molte mamme hanno scelto il trio in questi anni per i numerosi accessori, per la durata nel  tempo e per il suo stile fashion e le tante opzioni di design offerte dal mercato.

Il trio è un sistema componibile compost da 3 strumenti differenti da accoppiare ad un unico telaio.

Da cosa è composto un trio?

  • Telaio
  • Carrozzina neonato o navicella
  • Ovetto per l'auto
  • Passeggino

Come dicevano, uno dei plus del trio è dato dai numerosi accessori (non sempre inclusi) come ad esempio telo pioggia e borsa passeggino.

Il cuore del passeggino trio è il telaio. Questa componente sorregge i vari accessori e le ruote.

Quindi, è al telaio che si agganciano tutte le diverse componenti del trio e gli accessori come la borsa passeggino o lo scomparto portaoggetti.

La navicella, che viene anche chiamata carrozzina è il primo strumento che viene utilizzato sul trio quando il bambino è nei primi mesi di vita.

Un'ottima scelta è quella di acquistare dei trio con navicella già predisposta al trasporto in auto. La navicella è una culletta da passeggio che garantisce il massimo confort durante la nanna ed è in grado di garantire protezione dall'aria e dal freddo quando si è in giro a passeggiare.

La navicella che fa parte dei trio prevede un utilizzo nel periodo che va da 0 a 5 mesi. Questo dipende dal modello di trio e dalla rapidità crescita del bebè.

L'ovetto per auto viene utilizzato per gli spostamenti e può essere estratto comodamente dall'auto senza dover disturbare inutilmente il bambino. Adatto solo per i bambini che hanno un peso compreso tra 0 e 13 Kg.

Quando il bambino inizia a crescere, si utilizza il passeggino del trio. La seduta e la conformazione del passeggino trio sono studiate per permettere al bambino di scoprire e osservare il mondo circostante. I passeggini trio si differenziano, tra le altre cose, per la posizione fissa (fronte mamma o fronte strada) o per la posizione variabile. Il vantaggio della maggior parte dei trio presenti sul mercato è che il genitore può scegliere come orientarlo.

Dopo aver letto la nostra guida, avrete sicuramente le idee più chiare sull'acquisto più importante da fare in vista dell'arrivo di un bebè nella vostra vita!

La piadina da piatto tipicamente romagnolo si è diffusa in tutta Italia ed è amata praticamente da tutti. Anche dai bambini e dalle bambine!

Spesso si parla della piadina come di un piatto pesante e poco sano, ma in realtà bastano pochi accorgimenti per renderla un pasto completo equilibrato, ben bilanciato e più salutare. A partire dall'impasto: invece di scegliere quello classico con lo strutto, basta optare per quello all'olio d'oliva, con farine prive di glutine nel caso di celiachia.

E poi? E poi possiamo rinunciare agli affettati. Ché anche se la piadina tradizionale è quella crudo, squacquerone e rucola, di opzioni vegetariane di piadine senza salumi ce ne sono davvero moltissime.

Ecco quindi una carrellata di idee per piadine senza affettati che non vi faranno rimpiangere, crudo, cotto, speck e salame.

Zucchine, crescenza, noci e patè d'olive

Una piadina gustosa e sostanziosa, con ingredienti salutari e grassi buoni: alle zucchine grigliate unisci la crescenza, spalma la piadina con il patè d'olive e alla fine sbriciola delle noci (l'elemento croccante che rende tutto più godurioso).

Crema di melanzane, pomodorini e yogurt greco

Ti è avanzata della Babaganoush? Puoi usarla come crema per la piadina. Spalmala su tutta la superficie, poi cospargi con pomodorini tagliati a pezzetti e  completa con un po' di yogurt greco. Se ti piace il piccante, anche una leggera spruzzata di paprika ci starà benissimo!

Hummus e pomodoro

Hai ai provato ad abbinare l'hummus di ceci ai pomodori freschi? Stanno benissimo insieme e puoi usarli per farcire una piadina senza affettati.

Piadina rosa di barbabietola

Dopo aver preparato del semplice hummus di barbabietola, mettilo nella piadina. Farcisci poi con noci, olive taggiasche e spinaci.

Melanzane, alpigiana e rucola

L'alpigiana è il classico formaggio cremoso che chiamiamo philadelphia, e che è davvero ottimo nelle piadine. Puoi usarlo per una piadina melanzane, formaggio cremoso e rucola, gustosa e fresca.

Pesto e crescenza

Se ti piace il basilico, in estate puoi farcire una piadina con zucchine grigliate, crescenza, pinoli e pesto, per un pasto non troppo pesante e molto saporito.

Uova sode e salsa tonnata

Per chi mangia pesce, tonno e salmone sono una valida alternativa agli affettati. Un'idea per una piadina gustosa? Salsa tonnata, uova sode e rucola. Per preparare la salsa tonnata (che possiamo fare anche vegetariana scegliendo il Vuna o altre preparazioni vegetali al gusto di tonno) basta cuocere un uovo sodo, mettere il tuorlo in un mixer con due cucchiai di tonno sgocciolato, il succo di mezzo limone e qualche cucchiaio di olio evo, frullando il tutto molto bene e regolando di sale e pepe.

Non se ne parla molto. Anzi: se ne parla parecchio, ma sempre in termini piuttosto superficiali. La paura del parto accomuna moltissime donne (e papà-cavalluccio) ed è totalmente normale e sdoganata, ma quando il timore diventa un terrore denso di ansia e di panico, questa paura assume contorni ancora più importanti e prende il nome di tocofobia.

La tocofobia è più frequente nelle nullipare

Questa paura profonda del parto spesso colpisce le nullipare (termine tecnico per indicare le persone che non hanno mai partorito e che sono quindi al primo figlio biologico): in questo caso si parla di tocofobia primaria, non dovuta quindi a un'esperienza specifica, ma semplicemente causata dalla non conoscenza di ciò che accadrà. Non avendo mai fatto esperienza del parto e avendo d'altro canto sentito solo storie tremende di dolore (o, ancora, avendo un rapporto difficile con il proprio corpo e il proprio apparato riproduttivo magari a causa di traumi), le nullipare spesso si trovano a immaginare dolori e complicanze, non riuscendo a gestire la paura.

La tocofobia secondaria, invece, colpisce chi ha già partorito, magari subendo un'esperienza negativa, a livello psicologico o a livello fisico. Una seconda o una terza gravidanza possono infatti risvegliare sensazioni traumatiche.

Dolore e complicazioni: ciò che si teme riguardo al parto

A fare maggiormente paura? Non solo il dolore fisico di cui sempre si parla quando ci si riferisce al parto vaginale, ma anche le possibili complicazioni che possono avvenire in sede di parto. Il tutto sommato ai timori riguardanti il cambiamento sostanziale che la propria vita (probabilmente) subirà una volta nato il bebè.

Come superare la tocofobia

La tocofobia, come tutte le paure, non è facilmente gestibile per tutte le persone. Ognuno vive l'esperienza con gli strumenti che ha e con l'attitudine che possiede, ma quando la fobia diventa particolarmente debilitante, quando rende le giornate difficili e quando interferisce con la quotidianità e la serenità (importantissima durante la gravidanza) è bene affidarsi a una figura specializzata, come uno psicologo o una psicologa, che possa fornire l'aiuto più efficace per superare la paura.

Di base, la tocofobia può essere superata con una forte consapevolezza sulla natura umana: chi partorisce, possiede visceralmente le capacità di farlo, il suo corpo è pronto, preparato e adatto allo scopo. E soprattutto, accanto a chi partorisce ci sono sempre professionisti e professioniste navigati, lì apposta per supportare, guidare e alleviare il parto.

Infine, un consiglio è quello di non ascoltare i commenti, i clichè e le raccomandazioni non richieste, selezionando solo le informazioni più veritiere e confortanti, senza paura di risultare maleducati.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Negli ultimi anni la salute mentale ha trovato finalmente il giusto ruolo che merita, acquisendo sempre più peso e perdendo l'aura di tabù che le aleggiava attorno. Soprattutto relativamente al benessere dei ragazzi e delle ragazze: anche i più piccoli soffrono di ansia, depressione e stress (oltre che dei disturbi più noti come ADHD o iperattività) e fare luce su questo aspetto è estremamente importante e benefico. Fare finta di niente e chiudere gli occhi è infatti deleterio e controproducente, e può avere conseguenze anche a lungo termine.

Detto ciò, prevenire e curare i disturbi mentali più frequenti, come ansia, stress e depressione, è possibile. Prima di tutto affidandosi a personale esperto, come psicologhe e psicologi, psichiatre e psichiatri e professionisti del settore. E in secondo luogo adottando uno stile di vita e delle abitudini particolarmente consigliate per il benessere mentale, come per esempio le camminate all'aperto e l'attività fisica.

L'attività fisica, in particolare, è davvero molto importante. E ai benefici "classici" si aggiunge in questi giorni un'altra notizia che fa ben sperare: i ragazzi e le ragazze che scelgono di praticare uno sport di squadra, a quanto pare, soffrirebbero meno dei disturbi psicologici e mentali più diffusi, come appunto ansia e stress.

Più sport di squadra, meno depressione: lo studio

Lo studio che ha scoperto come gli sport di squadra aiutino ad abbassare ansia e depressione è stato pubblicato su Plos One ed è stato condotto presso la California State University. Il campione di ragazzi e ragazze analizzato era particolarmente ampio: 11.235 bambini e adolescenti tra i 9 e i 13 anni. 

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Lo scopo della ricerca era capire la relazione tra la partecipazione negli sport di squadra e le difficoltà relative alla salute mentale. I risultati hanno parlato abbastanza chiaro.

10% di ansia in meno, meno problemi sociali, più attenzione

Rispetto ai ragazzi e alle ragazze che non facevano sport di squadra, quelli impegnati in attività come calcio, rugby, football e pallavolo hanno registrato un 10% in meno di ansia e depressione, un 17% in meno di problemi della sfera sociale e un 12% in meno di problemi relativi all'attenzione e alla concentrazione. 

Anche a livello di attitudine e comportamento i benefici dello sport di squadra sono risultati chiari: la partecipazione in team ha significato un 20% in meno di tendenza alla rottura delle regole, e quindi di insubordinazione.

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Al contrario, i ragazzi e le ragazze impegnati negli sport individuali hanno registrato un 16% in più di ansia e depressione.

La conclusione a cui studiosi e studiose sono arrivati, quindi, è questa: la partecipazione negli sport di squadra può essere associata a una diminuzione delle difficoltà relative alla salute mentale, mentre gli sport individuali aumentano questi disturbi.

Quale sport scegliere?

Naturalmente, ogni famiglia e ogni bambino sceglierà lo sport migliore in base all'attitudine, alla passione e alla disponibilità. Ma certamente i ragazzi e le ragazze con difficoltà relazionali, problemi di stress e tendenza all'ansia possono beneficiare degli sport di squadra come il rugby, la pallanuoto, la pallavolo...

Ma quale sport scegliere anche in base all'età? Qui trovate delle regole generiche e qualche consiglio, da calibrare sulle proprie esigenze.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Anche i neonati producono cerume e accumulano sporcizia all'interno delle orecchie. Ma come fare a pulirle? Sono davvero delicate! 

Ecco una piccola guida per capire come pulire le orecchie dei neonati in maniera delicata ma efficace.

Orecchio: com'è fatto?

Innanzitutto, conoscere meglio la struttura dell'orecchio aiuta molto, perché permette di capire meglio come approcciarsi alla pulizia, con le idee ben chiare su dove arrivare. 

L'orecchio dell'essere umano, e quindi dei neonati, è così composto: c'è l'orecchio esterno con il padiglione auricolare, che si sviluppa verso l'interno con il condotto uditivo, fino ad arrivare alla membrana del timpano. C'è poi l'orecchio medio, ovvero la zona dietro al timpano. Infine l'orecchio interno, che si trova molto in profondità, all'interno dell'ossatura del cranio. È qui che si trova l'organo in sé, dove viene controllato l'equilibrio e dove le vibrazioni percepite dal canale uditivo si trasformano in rumori e suoni.

Pulire l'orecchio esterno

L'orecchio esterno va quindi pulito con regolarità, essendo esposto e - appunto - esterno. L'ideale è pulirlo con acqua tiepida e il classico detergente da bagnetto per neonati ogni volta che si fa il bagnetto, con delicatezza, in modo da eliminare le impurità.

Diverso il discorso per il condotto, anche se è normale chiedersi se sia giusto pulirlo a fondo, esattamente come si fa da adulti, per evitare sporcizia e accumulo di cerume. Bisogna però fare una precisazione.

Cerume: bisogna davvero eliminarlo?

In realtà il cerume, sostanza cerosa prodotta all'interno dell'orecchio, è un materiale importante per la salute dell'orecchio, perché la sua funzione è quella di proteggere le orecchie dagli attacchi esterni. Lo strato appiccicoso che forma è quindi una sorta di barriera protettiva, e non è giusto né furbo eliminarla con frequenza con lavaggi quotidiani.

Detto questo, pulire regolarmente (ma non quotidianamente) l'orecchio e il condotto uditivo è comunque importante, per evitare che l'accumulo di cerume formi tappi o altre situazioni spiacevoli e sgradevoli.

Come pulire le orecchie dei neonati

Per quanto riguarda il come, bisogna fare davvero molta attenzione, non solo perché le orecchie dei neonati sono più fragili e delicate, ma anche perché il condotto uditivo che porta al timpano è più breve. Un no secco, quindi, ai cotton fioc e ai bastoncini: sono pericolosissimi. Meglio affidarsi a spray e soluzioni disponibili in farmacia: si spruzzano all'interno dell'orecchio mentre il neonato è sul fasciatoio, sciolgono il cerume o la sporcizia e fanno sì che i residui scivolino fuori dall'orecchio. Dopodiché, si può procedere a raccogliere la sporcizia con una garza sterile, pulendo bene l'orecchio esterno.

 

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Non un re pacioccoso e barbuto, ma una corona con tre punte ad angolo acuto, "con limitata apertura mentale".

Non una regina frivolamente stereotipata ma un'affusolata forma dalla mente aguzza

E degli eredi al trono per nulla adeguati, perché tutti flaccidi, tondi, curvi e ondulati.

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Di cosa stiamo parlando? Della favola del castello D'or-ben-ti-squadro e dei suoi abitanti di tutte le forme. Bellissimo da vedere, divertentissimo da leggere: questo libro per bambini scritto e illustrato da Gazhole e Cruschiform e pubblicato da L'ippocampo merita davvero. E ora vi spieghiamo un po' perché.

La trama

La trama di "C'era una forma" è semplice, ma mica banale!

Parla di un lontano regno in cui sovrani sono un re a forma di corona e una regina di forma appuntita, che - ahiloro - si ritrovano senza "degni" eredi, perché i figli sono tutte forme poco rigide e poco regolari. Il re decide così di eliminarli tutti, ma la regina non ci sta e prova a salvarli portandoli nella foresta. Qui, una fata triangolare si prende cura di loro, lasciando andare la regina con una strana pozione magica.

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Una volta al castello, la regina si ritrova incinta (trasformandosi in un bellissimo cerchio tondo tondo!) e, poco dopo, dà alla luce una bellissima principessa triangolare e regolarissima! Che, prima o poi, va maritata...

Il racconto in rima

Meglio non andare avanti, perché la storia prosegue e prosegue, tutta in rima, facendo sorridere di pagina in pagina e sbalordendo i bambini con avvenimenti inaspettati e personaggi interessantissimi.

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I messaggi? Sono diversi, e anche estrapolabili a seconda della propria sensibilità: ci sono il body shaming, gli stereotipi, le convenzioni da sovverchiare, il proprio vero essere... Un libro davvero denso, coinvolgente, da leggere e rileggere per stimolare anche la logica e le connessioni tra parola e forme. Un regalo ideale per bimbi che amano i libri, da avere assolutamente in libreria. Dove comprarlo? In libreria o online.

Demonizzare la tecnologia è inutile e deleterio: fa parte della vita quotidiana e i nostri bambini e bambine, nativi digitali, hanno a che fare con essa ogni giorno. Non solo per svago, ma anche per necessità. Imparare ad utilizzarla fin da subito, peraltro, è abbastanza necessario: il rischio, infatti, è quello di non essere in grado di usare correttamente computer, tablet e device elettronici in generale quando si cresce. Meglio quindi spiegare fin da subito ai bambini come si utilizzano i diversi strumenti, proteggendoli così dai pericoli e instillando un rapporto positivo e armonioso con la tecnologia, supervisionando e guidando.

Detto questo, il rischio è anche un altro, poiché la strada tecnologica si trova esattamente al centro di due pendii pericolosi. Il primo è appunto quello di non saper usare al meglio e correttamente gli strumenti; il secondo è quello di abusare di questa stessa tecnologia, lasciando che i bimbi e le bimbe usino per troppo tempo e in maniera incorretta i device.

L'ultimo allarme arriva da Shanghai: la Jiao Tong University ha infatti pubblicato uno studio che parla degli effetti negativi degli schermi sull'intelligenza dei bambini, che ne risentirebbe direttamente.

Lo studio

Lo studio a cui ci riferiamo è stato pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics ed è stato condotto da ricercatrici e ricercatori della Shanghai Jiao Tong University

Gli studiosi e le studiose hanno tenuto monitorati 152 bambini e bambine di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni, dividendoli in tre gruppi che rispecchiassero l'utilizzo della tecnologia a cui erano abituati. In un gruppo, i bambini e le bambine che non utilizzavano eccessivamente gli schermi (un'ora al giorno a 6 anni); in un altro, quelli che iniziavano con pochi minuti da piccolissimi per arrivare alle 4 ore al giorno a 6 anni di età; infine, il gruppo dei bambini e delle bambine il cui consumo di device era costante (più di due ore e mezza nei primi anni e successivamente circa 2 ore dai quattro anni in su, in una tendenza di stabilizzazione).

Le abilità intellettive risentono dei device

Per i bimbi e le bimbe abituati a un consumo moderato degli schermi sono risultati migliori nelle abilità intellettive rispetto ai gruppi dei bambini abituati a usare più a lungo i device. Le competenze in cui questi ultimi sono risultati carenti sono la memoria di lavoro, la velocità di ragionamento e la comprensione verbale, skill basilari e vitali per la crescita, non solo accademica ma anche quotidiana.

Allo stesso tempo, i due gruppi classificati come "elevato consumo" hanno mostrato un rischio maggiore (del 2%) di soffrire di disturbi comportamentali e psicologici, come il deficit di attenzione e l'iperattività.

I consigli

Il consiglio, quindi, è di abituare i bambini ai device senza considerarli un tabù, ma concedendoli solo per pochi minuti al giorno (al massimo, un'ora), in modo che non si sviluppi una dipendenza tossica e in modo che i bambini e le bambine possano sfruttare le potenzialità della tecnologia senza soccombere ad essa.

Sara

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Cecilia

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