Le arachidi sono i frutti secchi di una pianta (Arachis hypogaea) appartenente alla famiglia delle Fabacee. Di essi mangiamo il seme (una volta tostato), che non è solo molto gustoso ma che è anche una fonte preziosa di proteine vegetali e niacina, o vitamina PP. Da noi si consumano tutto l'anno, ma in particolare troviamo le arachidi sulla tavola durante le festività natalizie e di capodanno.
In generale, se mangiate in moderate quantità le arachidi sono uno snack sano e nutriente, molto energico. E se vi piacciono, non potrete fare a meno di questi biscotti: si tratta di frollini alle arachidi davvero gustosi e semplici da preparare, per una colazione saporita e golosa. E sono anche un ottimo modo per smaltire le arachidi avanzate, evitando così uno spreco inutile! Quando lasciate aperte per troppo tempo, infatti, le arachidi invecchiano, acquisendo un sapore stantio.
Ecco quindi una ricetta semplice per riciclare le arachidi nei biscotti.
L'inverno non è la stagione della confortevolezza in casa. Lo è, certo, ma è tanto altro! Perché uscire con il freddo non è pericoloso né sconsiderato. Basta vestirsi adeguatamente, coprendosi bene, e la natura invernale diventa il luogo perfetto per divertirsi!
Ecco dunque le più belle attività in inverno da svolgere in famiglia, uscite invernali o giochi al chiuso per godersi al meglio la stagione, senza spendere nulla, imparando molto e sfruttando al meglio il bello di questa stagione fredda, eterea e affascinante!
La montagna in inverno non è fatta solo per sciare. Quando non nevica, si possono scegliere escursioni semplici per famiglie in mezzo ai boschi (in Trentino Alto Adige ce ne sono moltissime, ma tutta Italia ne offre di magnifiche), e quando i sentieri sono bianchi e innevati è consigliato provare percorsi di lieve difficoltà, sempre per famiglie, per provare l'emozione della neve che scricchiola sotto gli scarponi (mi raccomando! Che siano impermeabili e ben strutturati sulla suola!) o addirittura sotto le ciaspole.
Sempre quando nevica, un'attività divertentissima è il bob: potete noleggiarlo o usare quello che avete in garage, o addirittura riciclare dei sacchi neri di plastica da sistemare sotto il sedere come si faceva una volta. Basterà poi trovare una pista per slittini all'aperto e il gioco è fatto!
In estate si fanno i castelli di sabbia? In inverno ci sono quelli di neve! Basta usare gli stessi giocattoli che si portano in valigia per le vacanze estive.
Quest'attività è perfetta in ogni stagione: serviranno solo un foglio e una matita per scoprire la bellezza dei pattern naturali che ci circondano. E alla fine si possono realizzare anche dei quadretti: basta incorniciare il lavoro.
Il giardinaggio non ha stagioni: ogni periodo dell'anno ha le sue caratteristiche per quanto riguarda la flora, quindi anche l'inverno è perfetto per coltivare bulbi e fiori insieme ai bambini. Qui trovate qualche idea per fare giardinaggio invernale in famiglia.
Hai mai pensato di avvicinare i bambini alla fotografia? Può essere l'occasione per uscire all'aria aperta immortalando le bellezze algide dell'inverno: l'idea è organizzare una scampagnata (ben coperti!) con le macchine fotografiche al collo, chiedendo ai bimbi e alle bimbe di scattare foto alla natura, artistiche e creative. Sì, anche al mare: il mare d'inverno è incredibilmente poetico.
In Svezia c'è una tradizione: quando nevica, oltre alla classica battaglia di palle di neve si costruiscono delle lanterne davvero magiche, che rendono il cortile un luogo misterioso e unico!
Anche le città in inverno non sono male, no? E quando fa freddofreddofreddo una buona e piacevolissima idea è rifugarsi nel calduccio dei musei. Spesso la collezione permanente è visibile semplicemente con un biglietto gratuito. E, se vogliamo, possiamo anche prenotare le attività per famiglie. Si comincia così ad avvicinare i bambini e le bambine all'arte: abituandoli fin da piccoli.
Ma non qualcosa a caso: i piatti più invernali che ci sono! Pasta e fagioli, per esempio, oppure la polenta e i funghi.
Bella la neve, vero? E belli i cappotti, le muffole e i berretti pelosi. Ma quanto è bello, alla fine, entrare in casa, accendere i caloriferi o il camino e stare al calduccio? Alla sera, niente di meglio di uno strappo alla regola con qualche popcorn sul divano scegliendo un film tutti insieme.
Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry non ha bisogno di presentazioni: il romanzo breve dell'autore francese (che era anche aviatore!) pubblicato nel 1943 è ormai un classico dell'infanzia. I motivi sono diversi: racchiude concetti importanti e preziosi per la vita (come l'importanza della cura delle amicizie) e attraverso metafore semplici e magiche restituisce lezioni fondamentali.
Leggerlo ai bambini e con i bambini è quindi un must. L'avete già fatto? Sia che conosciate a menadito Il piccolo principe, sia che vogliate avvicinarvi piano piano a questa piccola opera letteraria che ha fatto la storia della letteratura per l'infanzia, ecco le più belle frasi estratte dal libro di Saint-Exupéry, che, attraverso parole e acquerelli dello stesso autore, racconta le avventure del principe arrivato nel deserto del Sahara per raccontare a un viaggiatore precipitato con il suo aereo della sua vita insieme a una piccola rosa, sul suo piccolo pianeta abitato solo da lui e da tre vulcani.
Ecco dunque le frasi d'amore del Piccolo Principe, le frasi sull'amicizia e gli aforismi sulla crescita e sull'essere bambini, indimenticabili poesie dense di magia e verità.
E infine, la più (giustamente) nota:
Ma non bisogna dimenticare nemmeno la dedica del Piccolo Principe: in essa si racchiude moltissima poesia.
A Leone Werth.
Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino.
Tutte le frasi sono tratte da Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry (Oscar Mondadori)
Nel 2023 li ascolteranno 1 miliardo di persone almeno una volta al mese: i podcast (libera fusione di iPod e broadcasting, «radiodiffusione») si stanno ritagliando una fetta sempre più importante delle nostre giornate.
Non solo argomenti leggeri: sono sempre più comuni i podcast di Edutainment (educazione + intrattenimento). Per questo motivo Babbel - prima app al mondo per l’apprendimento delle lingue - ha creato l’infografica “Cosa può insegnarti un Podcast?”, che racconta il fenomeno globale del momento tra curiosità e dati, proponendo anche una serie di consigli utili per imparare le lingue... ascoltando podcast.
L’Italia si inserisce in pieno nel trend mondiale: Spotify ha comunicato la crescita dell’89% del catalogo nostrano nel 2021. Dal primo podcast di Jacopo Fo del 2004 ai 25mila podcast in italiano online, oggi sono molti quelli da consigliare (e da ascoltare): da “Da Costa a Costa”, di Francesco Costa, vicedirettore de “Il Post” sugli USA a “Scientificast”, per gli appassionati di scienza. Per chi vuole imparare nuove lingue, “Famous Last Words” di Babbel rappresenta un vero e proprio viaggio linguistico accompagnati da esperti tra storia, tradizione e locuzioni particolari.
Sono difatti molti i vantaggi educativi dovuti all’ascolto di podcast di Babbel: presentano e introducono elementi culturali rilevanti, oltre ad aiutare - tramite l’ascolto - nella pronuncia e nella conversazione, spiegando nuove forme linguistiche proprie del parlato.
Pronto a mettere le cuffie e premere “Play”?
Recentemente si è tornati a parlarne: le tagesmutter sono sempre più richieste, probabilmente per la situazione pandemica con le scuole sempre chiuse o in forse. A Genova, addirittura, le richieste di Tagesmutter sono schizzate a tal punto da non poter soddisfare il 30-40% delle famiglie, riferiscono ad Ansa i responsabili della Cooperativa Tagesmutter Arcobaleno che gestisce queste figure sul territorio (che sono circa venti). Eppure nel resto d'Italia non sono molti a conoscere le "mamme di giorno": vediamo insieme chi sono queste professioniste preziose quando non si hanno a disposizione nidi, nonni o persone vicine per prendersi cura dei figli piccoli quando si torna al lavoro.
Si tratta di figure specializzate, una sorta di ibrido tra la madre, la tata e la maestra d'asilo nido, e non è nulla di improvvisato: "tagesmutter" in tedesco significa "mamma di giorno" ed è esattamente ciò che fa questa professionista. Accudisce, infatti, circa quattro o cinque bambini tra le mura della propria abitazione, permettendo così a moltissime famiglie una conciliazione più flessibile della vita privata e del lavoro.
Chi vuole diventare Tagesmutter, tuttavia, non può semplicemente aprire le porte di casa sua e accogliere i bambini: le mamme di giorno, per farlo, devono ottenere un riconoscimento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, dopo aver seguito un corso di circa 200 ore e aver sostenuto un tirocinio di 50.
Rispetto all'asilo, l'asilo in casa di una tagesmutter (o di un tagesvater: ci sono anche professionisti uomini) è più flessibile. La tagesmutter concorda con i genitori dei bambini gli orari durante i quali accudirà i figli; le mamme o i papà, poi, pagheranno in base alle ore in cui i bambini sono stati effettivamente a casa della mamma di giorno.
Non c'è, poi, la classica "aula" per la classe di bambini, ma un ristretto gruppo di infanti e bambini fino ai 14 anni (massimo cinque, appunto) che trascorrono il tempo perlopiù insieme, socializzando tra loro sotto la supervisione della tagesmutter.
L'ambiente, quindi, è più familiare e domestico, e i bambini sono seguiti più da vicino, ma è altrettanto stimolante: le mamme di giorno propongono attività, percorsi e giochi, e preparano un ambiente accogliente ed efficace dal punto di vista psicopedagogico. Spesso seguite da una cooperativa o da un'associazione a cui i genitori possono rivolgersi per trovare la propria tagesmutter, e sono quindi sempre aggiornate.
Rispetto all'asilo, potendo scegliere gli orari le mamme e i papà (ma soprattutto le mamme che vogliono tornare al lavoro, e che non trovano soluzioni flessibili e regolamentazioni concilianti!) possono trovare nelle tagesmutter e nei tagesvater una modalità di accudimento dei propri bambini più elastica ed economica. Allo stesso tempo, saranno certi di mettere i piccoli nelle mani di persone premurose e referenziate (basta sempre passare tramite le cooperative e le associazioni) e in un ambiente stimolante e accogliente.
Dolce, saporita e confortevole: la zuppa di cipolle non a caso fa parte di diverse cucine tradizionali, da quella francese a quella toscana. Piatto povero ma ricco di gusto, sostanze e nutrimento, è semplice da preparare e il risultato dona sempre grande soddisfazione.
Questa versione unisce i passaggi di ricette diverse per ottenere una zuppa di cipolle facile facile, una sorta di vellutata di cipolle e patate da preparare con pochi ingredienti (che probabilmente ci sono già in casa!) per scaldare il cuore e la pancia nelle serate più rigide.
Appena prima dell'autunno, mi sono fatta una promessa: consapevole di quanto l'industria della moda e dell'abbigliamento sia poco sostenibile, ho deciso di provare a non acquistare nuovi capi (se non biancheria intima e accessori imprescindibili) da grandi catene di fast fashion e negozi poco green. Una bella sfida, soprattutto perché non ho la possibilità economica di rivolgermi a brand ecosostenibili o di nicchia, spesso (giustamente) più costosi di quelli classici. Eppure ce l'ho fatta. E tutto grazie alla nuova tendenza al reselling e al second hand.
Vendere i propri capi e cercare di vestirsi solo attraverso il seconda mano sembra faticoso e difficile, ma non è così. Basta cambiare per un attimo mentalità, lasciare da parte le vecchie abitudini e vedere i nuovi strumenti di vendita e acquisto come ad un'opportunità. Io ho scovato dei tesori inestimabili a prezzi ragionevoli, capi unici e accessori vintage da abbinare e alternare a jeans e vestiti di tutti i giorni, e mi sono praticamente rifatta il guardaroba a costo (quasi) zero. E ora vi do i miei consigli.
No, non ci si deve vergognare: raccimolare qualche soldino vendendo capi ancora buoni è del tutto normale, accettato e pure figo. L'economia circolare è proprio questo: evitare di acquistare cose nuove e di buttare oggetti o capi ancora utilizzabili, scegliendo di dare nuova vita a qualcosa di vecchio, nonostante i piccoli difetti.
Al momento del cambio armadi, quindi, è utile fare una selezione: cosa porto e cosa no? Cosa è ancora bello e cosa invece va buttato? Dopo aver selezionato i capi che vuoi donare (anche la donazione è una scelta sostenibile e virtuosa!), osserva l'armadio e rifletti su ciò che davvero porti e sui vestiti che invece non hai mai indossato. Invece di tenerli a prendere polvere, fotografali bene e mettili su Vinted (la più conosciuta e usata al momento), Depop, Wallapop, Vestiaire Collective (per i capi luxury) o le altre app di scambio e vendita. Puoi scegliere tu il prezzo, abbassandolo o alzandolo all'occorrenza, e il processo di spedizione all'acquirente è super semplice (basta stampare l'etichetta che ricevi via mail, impacchettare e portare al punto di ritiro).
Il bello è che con il gruzzolo ottenuto potrai acquistare a tua volta nuovi capi, senza spendere praticamente soldi nuovi.
Sulle stesse app, quindi, puoi trovare nuovi capi. Ma non lasciarti scoraggiare! È vero: a una prima occhiata il feed può sembrarti confusionario e disordinato, e i capi per niente appetibili. Ma basta che adotti una tua personale strategia: cerca i tuoi marchi preferiti (magari quelli che in negozio sarebbero più costosi, e che qui trovi a metà prezzo o a prezzi ancor più stracciati), inserisci la tua taglia, cerca capi vintage... Non fermarti quindi alla sola homapage, ma fai una ricerca più dettagliata, trova i tuoi venditori preferiti e crea un feed personalizzato.
Gonna e borsetta sono regali vintage: un outfit a bassissimo costo, abbinando i pezzi con capi nuovi
Io, in questo modo, vendendo e acquistando sulla stessa piattaforma ho venduto una valigetta ventiquattrore nuova, una gonna che non mi andava più, un abito leggero, un abito di una collezione speciale H&M, un dolcevita, una borsetta vintage, un tappeto e altri capi d'abbigliamento ben tenuti che tuttavia non portavo più, e con il budget ottenuto mi sono coccolata con un nuovo basco di lana in stile francese, un abito con stampa animalier super elegante, un mini abito anni Sessanta con maniche a sbuffo, diversi pezzi vintage (come un maglione in mohair con spalline imbottite, pazzesco e lavorato a mano!), un vecchio secchiello Trussardi e un paio di stivaletti con tacco di un marchio andato fuori produzione (e che invece su Vinted va fortissimo!), oltre ad una maglia nera che cercavo da tempo e a un paio di jeans a zampa. Il tutto assolutamente ben tenuto. Basta guardare molto bene le fotografie e chiedere informazioni aggiuntive agli utenti!
I mercatini sono un altro scrigno di meraviglie. E non parlo di quelli nelle grandi città o quelli famosi che arrivano una volta al mese nelle piazze, ma anche dei charity shop che punteggiano i paesi, i piccoli negozi di beneficienza in cui puoi sia portare i tuoi capi ancora in buono stato, sia acquistarne di nuovi a prezzi stracciati. Stracciati. Perché, d'altronde, sono prezzi simbolici.
Cappotti vintage, maglioni di lana, borsette sfiziose, mobiletti di modernariato... Il bello è che si tratta di oggetti e vestiti "di una volta", e quindi di ottima fattura. Per esempio, recentemente mio marito si è comprato un vecchio completo di Valentino, un cappotto oversize in lana tirolese elegantissimo e qualche giacca anni Settanta da abbinare a dolcevita e magliettine a girocollo. Il tutto a meno di 20 euro (in totale!).
Questo maglione in lana arriva probabilmente dall'armadio di un elegante signore perbene: noi l'abbiamo acquistato ad un prezzo simbolico in un negozio di beneficenza
Basta, anche qui, allenare l'occhio e non lasciarsi scoraggiare dal caos. In mezzo a tante cose meno belle, ce ne sono di stupende e intramontabili.
La camicia "Bristol": la chiamiamo così perché l'ho scovata in un charity shop inglese
Ti ricordi quell'amica che ti aveva detto che le piaceva un sacco il maglione che portavi quel giorno? E quando quell'amico aveva commentato con entusiasmo la camicia che portavi? Quando ti accorgi di non indossarli da tempo, proponi loro di regalargliegli, se fa loro piacere. Si innescherà un meccanismo si scambio davvero armonioso e proficuo, una sorta di swap party senza per forza organizzare una festa. Gli armadi saranno più in ordine e, vicendevolmente, guadagnerete nuovi capi.
I tuoi genitori dove tengono i vecchi abiti? E i tuoi nonni? E le tue zie? Naturalmente, prima chiedi! Ma spesso chi lascia gli abiti in garage o in soffitta non è molto contento che questi prendano polvere. Magari si tratta di indumenti che non gli stanno più, o che non sono adatti alla loro età, e che tuttavia avrebbero piacere indossassi tu. I tesori che si scovano sono, anche in questo caso, inestimabili: pezzi vintage di ottima fattura, cappotti di qualità altissima, abitini con spalline da rendere moderni con una semplice cintura in vita, blazer dei nonni che possiamo indossare over...
Questo cappotto in cachemire l'ho trovato in garage: l'aveva cucito la nonna di mio marito, eccellente modista
Una volta che si entra in questo loop con l'ottica giusta, tutto risulta più semplice. Qualche consiglio in più? Cercare capi evergreen che stiano sempre bene con tutto (come i cappotti, i blazer, i maglioni, i loden...), concedersi qualche marchio di lusso (si trovano pezzi vintage leggermente rovinati, ma utilizzabilissimi e a prezzi abbordabili!) e non fermarsi alla prima apparenza.
Ridere e sdrammatizzare fa bene alla mente e al corpo: aiuta infatti a far fronte alle situazioni più difficili e allo stesso tempo, fisicamente, supporta la respirazione, l'ossigenazione dell'organismo e la circolazione, riducendo al contempo ansia e stress.
E cosa c'è di più divertente di un meme? Le immagini ironiche che associano foto iconiche (magari tratte da film) e didascalie fuori contesto spopolano, e un motivo c'è: suscitano risate genuine e intelligenti. Anche la genitorialità non ci scappa: il rapporto tra genitori e figli è finito in moltissimi meme, e qui vi proporrò una selezione dei migliori, quelli più veritieri e più divertenti, per strapparvi un sorriso e qualche riflessione.
Ultimamente sto notando un paio di tendenze contarie tra loro: l'urgenza di un sacco di gente di dire la propria riguardo a genitorialità, maternità e figli; e dall'altro lato chi (finalmente) fa notare come essere giudicanti sia scorretto, irrispettoso e perfino poco producente. Meglio seguire questa seconda tendenza e cercare di ascolare piuttosto che sputare sentenze, vero?
Bene: allora perché si sentono ancora moltissime (moltissime!) frasi che per quanto innocue suonano proprio come giudizi non richiesti? E perché molta gente esprime pensieri che sembrano sempre incasellare le mamme e le donne in ruoli stereotipati e ingabbianti?
Ecco le 10 frasi più fastidiose e odiate dalle mamme, quelle che - diciamolo! - sono ormai cliché superati. Frasi fatte che ci si sente dire veramente troppo spesso e che sarebbe ora di depennare dai classici della conversazione.
Perché, qualcuno definisce mai un uomo un "papà lavoratore"? Quando si comincerà a parlare anche di loro in questa maniera, allora sarà il momento per discutere davvero su un piano equo, perché allora la parità sarà DAVVERO raggiunta.
Ma come può un neonato essere bravo? Decide quando piangere? Sa quando è meglio dormire per non disturbare i genitori?
Sì, quella dei capricci da videogioco o del mutismo selettivo potrebbe anche essere una fase, ma anche se non lo fosse cosa si potrebbe fare? Scappare di casa? E se non passerà, sarà un problema insormontabile? Qualunque sia la questione, questa frase è davvero fastidiosa, soprattutto detta da genitori o non genitori che non hanno a che fare in quel preciso momento con lo stesso nostro problema.
Ti aiuta? Ti AIUTA? Un conto è quando uno dei due fa il casalingo o la casalinga, decidendo consapevolmente e di comune accordo di occuparsi prevalentemente della casa e dei figli, ma quando entrambi si lavora è davvero irritante pensare che nel 2022 si pensi agli uomini ancora come a dei poveri lavoratori che si sobbarcano l'economia della famiglia e che, beh, non dovrebbero alzare un dito in casa. Il lavoro domestico oggi è sempre più condiviso equamente e tutti, uomini e donne di tutte le età, dovremmo averlo capito. E non è un problema superficiale, questa frase: continuare a ripeterla perpetua lo stereotipo, mettendo sulle spalle delle donne tutto il carico domestico anche quando lavoranto tanto quanto (se non di più di) compagni e mariti.
Idem. E la troviamo anche nella versione: "Ah, stasera tuo marito fa il babysitter".
Frase riferita ad ogni "coccola" fatta in più: prendere in braccio il bebè quando piange, farlo dormire in camera, cullarlo, dargli una poppata in più... Il fatto è che non sono "coccole", ma bisogni, e ogni mamma avrà pure il diritto di scegliere ciò che è più giusto per lei e il suo bimbo...
Come se l'allattamento al seno non fosse già difficile.
Come se l'allattamento con il biberon non fosse già poco giudicato.
Fare notare a una persona l'aumento o la diminuzione del peso non è solo poco delicato, ma anche irrispettoso e stupido. Primo: i cambiamenti di peso potrebbero essere legati alla salute. Secondo: si dà sempre per scontato che "magro" uguale "bello", facendo sentire in difetto chi ha preso chili in più (senza per questo avere problemi di salute). Quei chili in più potrebbero anche restare, e quindi?
Verissimo, per tantissime donne. Ma non per tutte. E quando lo si sente ripetere migliaia di volte, poi ci si sente in colpa se l'amore provato non è così devastante e permeante. È amore vero e profondo anche quando al primo posto metti te stessa o altri valori per te importanti.
Sembra strano, molto strano, ma è proprio così! Esistono alcuni nomi vietati in Italia, che non possono essere assegnati ai bambini e alle bambine, che siano nuovi nati o che siano arrivati con l'adozione. Si tratta di nomi particolarissimi, c'è da dire. Ma anche bizzarri, tristi e impegnativi.
Un tempo, pensate, anche i nomi stranieri erano vietati, ed è per questo che alcuni nonni e alcune nonne sulla carta d'identità hanno nomi "strani", con traslitterazioni italianizzate (mentre i nomi vintage classici sono ancora molto diffusi). Oggi, invece, il divieto ha ragioni diverse, che non hanno a che fare con l'autarchia, ma con il rispetto del nascituro e con la comodità fiscale.
Ecco quindi una lista dei nomi vietati in Italia: se state cercando un nome da bambino o un nome da bambina, depennateli dalle vostre opzioni (anche se dubitiamo che li abbiate presi in considerazione!). Anche se cercate nomi originali o curiosi: questi è meglio non proporli all'anagrafe, perché tanto verranno vietati perché renderebbero difficile la vita dei bambini e delle bambine.
Dare a un figlio il nome del nonno o della nonna è evocativo e romantico. Ma dare quello di mamma, di papà o dei fratelli o sorelle è vietato. Se in Spagna è normale dare al primogenito il nome del padre, in Italia non si può. Non solo per tradizione, ma anche per comodità e precisione a livello fiscale.
Solo dando, nel caso di figli maschi, il secondo nome "Maria" si potrà dare loro il nome del padre.
È diventato così iconico da dover essere vietato, perché inventato e non-sense: "Ajeje Brazorf" era il nome fittizio fornito dal personaggio di Aldo (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) al controllore del tram che gli chiedeva il biglietto.
Ci sono alcuni personaggi storici che hanno segnato negativamente le vicende dell'umanità. Ecco che allora sono vietati i nomi (combinati in questa maniera) di Joseph Stalin, Adolf Hitler, Benito Mussolini, Osama Bin Laden e di tutti i dittatori in generale. Adolfo, tuttavia, non è vietato, così come non sono vietatati i nomi senza i cognomi.
Essendo il nome proprio la prima presentazione di una persona, e dato che questo potrebbe segnare positivamente o negativamente la sua vita, l'addetto o l'addetta all'anagrafe potrebbe a sua discrezione vietare di dare un nome "normale" a un figlio se questo, abbinato al cognome, risultasse ridicolo. Per esempio Daria Presa, Guido Lavespa, Perla Miseria, Margherita Pizza... Lo stesso vale per Maradona, per esempio, personaggio che ha fatto la storia ma il cui nome pesa troppo.
Niente Laura Palmer, Jon Snow, Rachel Green, Frankenstein, Grande Gatsby, Moby Dick... I nomi di fantasia tratti da libri, anime o film, tra gli altri, non sono accettati dall'anagrafe. E nemmeno quelli inventati di sana pianta dai genitori.
Tuttavia, ci sono molti modi per prendere ispirazione dalla letteratura.
Vietato anche l'uso di un cognome come nome proprio (fatta eccezione per i cognomi che sono, di fatto, nomi propri: capita molto spesso). Non si potrà dare a un bambino il nome Rinaldi, quindi, o a una bambina il nome proprio Serra.
L'unica eccezione è Andrea: tutti gli altri nomi "maschili" (anche Nicola) non possono essere assegnati alle nuove nate o adottate di genere femminile.
Qui, in realtà, va un po' a sentimento (dell'addetto all'anagrafe). Alcuni nomi sono accettati più di altri, anche se fanno parte della stessa categoria. Prendiamo i colori: Verde, Blu, Celeste, Rosa sono accettati, mentre Giallo o Arancione no. Lo stesso vale per i marchi: molte bambine oggi si chiamano Chanel, ma nessuno Ikea. In America naturalmente va diversamente: pensiamo alla tendenza degli ultimi anni a chiamare i prorpi figli con nomi ispirati ai marchi del beauty e della moda.
Bisogna rinunciare anche ai cartoni animati: Pollon, Lupin, Pokemon o Sailor Moon non possono essere assegnati ai bambini e alle bambine.