Il nido può essere un'esperienza davvero eccezionale per il proprio bambino: ma noi mamme abbiamo sempre paura che ci sfugga qualcosa, temiamo di non cogliere segnali di malessere o che semplicemente non sia la struttura giusta per lui. 

Ecco allora le tre domande che si pongono le mamme con bambini al nido: i campanelli d'allarme del bambino che non sta bene al nido

La risposta a questo spinoso dilemma arriva dalla psicologa clinica Monica Contiero nel libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme edito da Mental Fitness Publishing "il fatto che pianga quando lo salutiamo, all’inizio è normale. Solitamente la situazione migliora dopo un periodo di ambientazione. I campanelli d’allarme che ci devono portare a considerare l’ipotesi che il bambino provi un reale disagio emotivo sono per esempio: il fatto che pianga tutto il tempo dopo il periodo dell’ambientamento, che si svegli di notte agitato o che pianga spesso sognando, che non mangi, che mostri comportamenti aggressivi o comunque di disagio mai avuti prima. In questo caso è bene confrontarsi con l’educatrice per cercare di interpretare il suo disagio ed eventualmente valutare la possibilità di pensare di ritirare il bambino dal nido."

In altri casi i bambini hanno delle reazioni completamente diverse per cui non piangono quando vengono lasciati, anzi a volte sembrano non girarsi neppure per salutare la mamma: 

"Non è detto che tutti i bambini piangano al distacco dalla mamma" spiega sempre la dott.ssa Contiero nel libro Mamme pret a porter.  "Alcuni non lo fanno semplicemente perchè sono già stati abituati ad essere gestiti da persone diverse, oppure perché hanno un temperamento estroverso e sono molto incuriositi dalle novità di gioco proposte dal nido. In alcuni casi le crisi di pianto sopraggiungono dopo diversi mesi, quando finisce l’effetto sorpresa. In ogni caso, non c’è nulla da temere. Non dipende dalla nostra capacità materna e men che meno dall’insensibilità del nostro bambino! Lui ci ama così come noi amiamo lui e ci saranno momenti in cui sentirà la nostra mancanza. E’ possibile però che abbia una predisposizione caratteriale tale per cui gli risulti più facile di altri bambini crearsi una distrazione, dedicarsi al gioco e farsi completamente assorbire da esso."

Giulia Mandrino

 

10 idee per giocare con la neve

Martedì, 22 Dicembre 2015 16:28

Prima o poi il manto bianco coprirà i nostri tetti e i nostri giardini. In quel caso, avremo una voglia pazza di lanciarci di fuori a giocare con i nostri bambini, in barba alle convinzioni che prendere freddo sia deleterio per la loro salute. Niente di più falso: vestendosi adeguatamente (piumino, guanti impermeabili, cappello e stivaletti fanno al caso nostro), i bambini giocando all'esterno (pioggia e neve non ci fanno paura!) svilupperanno un sistema immunitario molto più forte, non si esporranno per qualche ora a quei batteri che prolificano così beatamente negli ambienti chiusi caldi e umidi e trarranno solo benefici dal contatto con la natura.

Ecco 10 idee per giocare con la neve: dal classico pupazzo di neve ad attività più insolite per divertirsi insieme ai bambini nelle giornate più bianche dell'anno.

1. Il pupazzo di neve

Ricordo ancora il mio primo pupazzo: era brutto, triste e sbilenco. Ma la felicità per averlo creato con le mie mani mi rese orgogliosa al punto di volerlo pure fotografare! Sì, esiste la prova: era davvero brutto.
Impegnandosi un po', però, si possono creare pupazzi di neve incredibili! Dal classico con naso-carota fino a omini sofisticati con la tuba o personaggi sottosopra (provate a sovrapporre le pallone al contrario, dalla più piccola alla più grande, e a disegnare la faccia del pupazzo alla rovescia: spassosissimo). O, addirittura, creare animali di neve: il bruco, ad esempio, sarà semplicissimo!


Foto credits: http://www.thisiscolossal.com/2014/04/conceptual-hilarity-clever-bits-of-instagram-nonsense-from-brock-davis/)


2. Graffiti di neve!

Pochi ingredienti innocui (che alla fine dell'inverno non lasceranno traccia) ed è possibile creare bellissimi disegni astratti sulla neve. Bastano alcuni spruzzini, del colorante alimentare e acqua. Nelle bottigliette mischiate l'acqua insieme ad un colore (dividendo un colore per bottiglia) e, una volta usciti, spruzzate fino allo sfinimento sulla neve! I piccoli artisti apprezzeranno tantissimo, i grandi si divertiranno insieme a loro e il risultato sarà piacevolissimo anche alla vista!

Foto Credits: http://www.thesitsgirls.com/diy/diy-snow-paint/


3. Il tiro a segno

Il connubio perfetto tra il pupazzo e la battaglia di palle di neve, un po' rivisitata ma altrettanto (nella giusta misura!) competitiva. Basta creare una piramide di bicchieri di plastica travestiti da pupazzi di neve (con piccoli cerchi neri a tratteggiare occhi e bocca e un triangolino arancione al posto del naso), sistemarla su un muretto fuori casa e tirare a turno le palle di neve cercando di colpirne il più possibile. Ogni bicchiere varrà un punto. E si potrà andare avanti fino a quando si vorrà.

 

4. Il tris bianco

Il classico tris disegnato distrattamente su fogli di carta, con la griglia 3x3 e crocette e cerchietti che si sfidano, si può ricreare ingigantito sulla neve. Tracciate la griglia con un bastone; i giocatori potranno poi sfidarsi a completare il tris utilizzando come simboli ciò che la natura offre, ad esempio pigne contro foglie, oppure palle rosse contro palle blu (colorate con i coloranti di cui abbiamo parlato sopra!)

Foto credits: http://www.parents.com/fun/activities/outdoor/snow-activities-kids/?page=7#page=7

 

5. La caccia al tesoro ghiacciata

Preparate cubetti di ghiaccio colorati (con tinture alimentari) e nascondetele nel giardino, sotto gli alberi, nella casetta dei bimbi, sui rami, tra la legna accatastata: sarà una bellissima caccia al tesoro come quella pasquale fatta con gli ovetti, ma in versione assolutamente invernale.


6. L'igloo

Ok, trovare blocchi di ghiaccio delle dimensioni adatte ad un igloo abitabile è un'impresa non da poco. Ma per fare felici i bambini non serve molto: basta costruire tutti insieme un fortino di neve, coperto magari da stuoini (difficilissimo fare un tetto di neve!): il loro entusiasmo per i nascondigli sarà soddisfatto e costruirlo insieme sarà un'esperienza bellissima (che potrebbe rivelarsi occasione per studiare le culture nordiche e le abitazioni di ghiaccio).

 

7. La discesa con i salvagente

I giochi da spiaggia fanno al caso nostro anche durante l'inverno: provate ad utilizzare i salvagente riposti in cantina in attesa della prossima vacanza al caldo come slittini improvvisati!

 

8. Le bolle di sapone ghiacciate

Guardate il video che trovate qui sotto: non è meraviglioso? 

Per creare bolle di sapone perfette che con il freddo invernale si trasformino in cristalli, l'autore del video ha condiviso la sua ricetta:

200 ml di acqua calda
35 ml di sciroppo di mais
35 ml di sapone per piatti
2 cucchiai di zucchero

Dopo aver fatto raffreddare la soluzione nel congelatore, uscite con i bambini a provare il risultato: spettacolare.

 

9. La pista di biglie

Come per i salvagente, possiamo rubare un'idea all'estate: perché invece che con la sabbia non provare a costruire una pista per le biglie con la neve?

 

10. E per la sera... Fantasmi!

Partiti dal pupazzo di neve, a sera arriviamo ai fantasmi (di neve)! Come per il pupazzo, bambini e adulti possono creare insieme il personaggio del fantasmino con la neve (che poi nient'altro è che un cumulo di neve di forma conoidale smussata). Il bello, però, saranno i suoi occhi nel buio: sotterrando all'altezza dei suoi occhi due bastoncini fluorescenti (li trovate online in pacchi super convenienti che vi permetteranno di sfruttarne quanti ne vorrete!) il risultato saranno fantasmini che si illuminano nel buio. L'effetto sarà spaventosamente bello. E più ne costruirete, più il vostro giardino sembrerà davvero, davvero infestato!


Foto credits: reddit.com

Come costruire il barattolo della gratitudine

Martedì, 22 Dicembre 2015 16:15

Natale e la fine dell'anno portano sempre con sé la voglia di dedicarsi a nuovi propositi. Rinunciare a qualche vizio, provare qualcosa di nuovo, trovare il tempo per le persone a cui teniamo. Spesso, però, portano anche altri buoni sentimenti, come la gratitudine verso coloro che abbiamo e verso ciò che di bello la vita ci ha riservato. Perché allora non estendere questi sentimenti e spanderli su tutto l'anno, in modo da non dimenticarsi mai di essere grati per ciò che abbiamo?
Noi di Mammapretaporter vi proponiamo un'attività da svolgere insieme a tutta la vostra famiglia, che piacerà moltissimo ai bambini, li stimolerà al sentimento della gratitudine e porterà tanta gioia a tutti i componenti.

ECCO A VOI LE INDICAZIONI PER CREARE IL BARATTOLO DELLA GRATITUDINE: COME COSTRUIRE UNO STRUMENTO BELLO, DECORATIVO ED EDUCATIVO ALLO STESSO TEMPO, CHE COINVOLGERÀ TUTTA LA FAMIGLIA E RENDERÀ TUTTI PIÙ SERENI.

Spesso la felicità viene data per scontata, o, al contrario, ci si concentra sulle pagine tristi della propria vita e ci si dimenticano le piccole cose che rendono sereni. In entrambi i casi, ci troviamo di fronte ad atteggiamenti sbagliati. Quando si tratta dei nostri bambini, che, non dimentichiamolo mai, assimilano tutto ciò che sta intorno a loro, tendiamo sempre a nascondergli le sofferenze o ad accontentarli con tutto ciò che può renderli felici. Certo, viziare un po' non fa mai male, ma non è giusto nascondere loro che la tristezza fa parte della vita.
Per raggiungere un giusto equilibrio, bisogna insegnare ai nostri figli soprattutto il concetto di gratitudine: ciò significa essere coscienti della fortuna di essere felici e allo stesso tempo godere dei momenti sereni, che tornano sempre dopo il brutto tempo.

Per instillare in loro questo sentimento così nobile, che tutti dovremmo esercitare ogni giorno, il Barattolo della Gratitudine fa al caso nostro.
Ogni giorno, grandi e piccoli, fanno esperienza di attimi felici e di attimi tristi, in quantità maggiore o minore. Capita di avere la giornata completamente no: in quel caso, fa benissimo pensare a qualcosa che invece ci ha reso felici (basta poco: quella fetta di torta in pausa pranzo, i capelli che non sono mai stati così morbidi nonostante lo stress, la prima parola del tuo bambino che ha spezzato il dolore per un brutto fatto). Ma anche quando si passa un giorno assolutamente felice è bene ringraziare la propria famiglia, Dio o la vita per averci regalato momenti perfetti: mai darlo per scontato.
Con pochi materiali e tanto divertimento (che alla fine dell'anno si trasformerà in emozione) è possibile creare il Barattolo della Gratitudine.

Prendete un barattolo per le caramelle, di quelli trasparenti, e trovategli una sistemazione definitiva su una mensola a cui possono arrivare tutti o su un mobile a portata di mano: ogni giorno lo riempirete, e più foglietti ci saranno più delizioso sarà il risultato (quindi, oltre che educativo, sarà un pochino decorativo, che non fa mai male).
Ritagliate poi tutti insieme dei quadratini di circa 5/6 centimetri di lato, magari con le forbici per lo zigzag per renderli più carini, da alcuni cartoncini colorati (meglio se chiari, ma potete sbizzarrirvi con i pattern: a pois leggeri, a righe, a tinta unita pastello!).

Questi cartoncini saranno la base per l'attività. Ogni giorno ricordatevi di scrivere (mamma, papà e bambini! - E se i piccoli non sanno ancora scrivere fatevi dettare ciò che vogliono esprimere) qualcosa per cui siete grati in quel momento. Può essere qualunque cosa, davvero qualunque, grande o piccola che sia! Scrivete la data sopra ogni pensiero e la firma del componente della famiglia. Piegateli in modo da renderli più compatti e infilateli nel barattolo.
Oltre ai foglietti, nessuno vi vieta di inserire nel barattolo piccoli souvenir della giornata felice (biglietti della metro di quel giorno in cui la signora accanto vi ha offerto una caramella mentre eravate di pessimo umore, ricevute della serata al cinema con tutta la famiglia, il disegnino del vostro bambino, eccetera), magari corredandoli con una piccola spiegazione per non perdere il ricordo.

Piano piano il barattolo della gratitudine si riempirà: sarà una gioia vederlo colorarsi delle piccole note lasciate da ognuno di voi, e sarà bellissimo quando, un anno dopo, vi ritaglierete lo spazio durante le feste natalizie per leggere i pensieri tutti insieme.
Riaffioreranno tanti piccoli ricordi che sicuramente avrete cancellato involontariamente (è naturale!), riderete ripercorrendo una giornata felice, ma soprattutto i vostri cuori si infonderanno di gioia. In questo piacevolissimo modo i bambini capiranno concretamente la forza della gratitudine, sentimento pazzesco, fortissimo e fondamentale, dell'empatia, dell'amore. E anche voi grandi lo ripasserete: farà davvero bene a tutti.
Le piccole e grandi gioie della vita torneranno protagoniste.

Sara Polotti

 

Foto credits: http://orig14.deviantart.net/785c/f/2011/131/9/5/jar_of_thoughts___by_nora_s_h-d3g37tu.jpg

Abbiamo parlato ampiamente del Metodo Montessori per quanto concerne le attività pratiche, e di alcuni supporti come il lettino montessori e lo sgabello montessori, ma non abbiamo mai parlato della vita famigliare a tavola e la gestione dei pasti.

Riassumiamo nei seguenti punti i consigli Montessori sullo svezzamento e sul mangiare a tavola: i nostri suggerimenti per gestire i pasti in serenità

1. Il tavolino dello svezzamento: secondo Maria Montessori il bambino dovrebbe mangiare seduto su un tavolino basso così che possa scendere e salire in autonomia (appunto il tavolino dello svezzamento) e solo successivamente mangerà con gli adulti a tavola, diciamo quando sarà in grado di salire e scendere da solo dalla sediai. Su questo punto noi non siamo molto d'accordo: per noi è infatti importante che il piccolo fin da subito sia integrato nella vita famigliare durante il pranzo e/o la cena: in questo modo potrà essere messo in pratica l'autosvezzamento e il piccolo potrà fin da piccolo imparare a mangiare diverse forme di frutta e verdura e differenti consistenze.  

Foto Credits: https://thefullmontessori.wordpress.com/2012/06/18/montessori-weaning-food-and-independence-with-video/

Possiamo però utilizzare un tavolino basso per le merende: ottime quindi le muffin tin così che il piccolo possa scegliere gli alimenti da mangiare! 

2. Il gioco del lanciare a terra: è una sperimentazione istintuale del piccolo che va accettata, perchè consente al bambino di sperimentare la gravità e sopratutto comprendere quante volte la mamma raccoglierà l'oggetto gettato a terra (sperimentazione del concetto di limite). 

3. I Piatti: i piatti secondo Montessori dovrebbero essere di ceramica così che il piccolo possa apprendere il significato di causa-effetto, quindi "se lancio il piatto per terra si rompe e non ce l'avrò più". 

4. Apparecchiare in autonomia: il bambino deve essere in grado di apparecchiare la tavola in autonomia. Ecco la tovaglietta Montessori che aiuta i bambini a preparare tavola. 

5. Scaffale per i piatti: i bambini potranno essere facilitati nell'apparecchiamento della tavola se i loro oggetti fossero inseriti in un apposito scaffale. Ecco allora qui sotto uno spunto per creare uno scaffale Montessori per bambini. 

http://www.thefreechild.blogspot.it/search?updated-max=2012-03-23T14:33:00-07:00&max-results=7 

6. Legati oppure no? Per Maria Montessori era impensabile legare un bambino, qualsiasi situazione fosse. Per questo consigliava l'utilizzo dei tavolini e selle seggiole, così da non dover mettere il bambino su un seggiolone legato (chiaramente è pericoloso per un bambino di sette mesi star seduto in alto senza protezioni). Montessori infatti riteneva che il bambino se non fosse stato legato, avrebbe imparato fin da subito l'importanza di stare a tavola senza alzarsi: l'imposizione infatti è sempre contro producente! La mia idea, espressa già nel punto dedicato al tavolino dello svezzamento, è che per il bambino sia però importante mangiare a tavola con i genitori, quindi come mamma ho sempre scelto di utilizzare un seggiolone e di legare i miei bambini fin tanto che non fossero capaci di salire e scendere da soli (sicuramente mai legati con l'intenzione di obbligarli a stare a tavola). 

7. Cucinare insieme: è importante per il bambino, appena ne sarà in grado, essere coinvolto nella preparazione dei cibi come spieghiamo nel nostro articolo. In questo post invece trovate in che modo i bambini possono dare il loro contributo in cucina a seconda dell'età

8. Sparecchiare e pulire: è importante che il piccolo sia coinvolto nelle attività della casa fin da piccolo, quindi panno in mano! Così quando verserà l'acqua sarà inutile sgridarlo, si sentirà solo umiliato. Per far si che faccia più attenzione sarà utile coinvolgerlo nella pulizia: "Vedi ancora acqua sul pavimento amore? Allora raccogliamola!" possiamo dire. 

9. Verdura per prima: il pasto dovrebbe sempre iniziare con della verdura, solo successivamente possiamo servire il primo o il secondo. In questo modo sarà più invogliato a mangiarla, complice la fame!

10. Servirsi da soli: appena il nostro piccolo sarà in grado, diciamo dai due anni, è importante che versi da solo il cibo che necessita nel piatto, consapevole che potrà fare il bis. In questo modo comprenderà ad autoregolarsi, a non sprecare e non avanzare. Quindi in definitiva saranno loro a mettersi la pasta o la minestra nel piatto scegliendo la quantità!

Giulia Mandrino

Foto credits: https://www.flickr.com/photos/juhansonin/2562591188

 

 

 

Nell'approccio montessoriano posto centrale spetta alla Vita Pratica. Attraverso ambienti dedicati ai bambini e materiali selezionati, il percorso pedagogico vuole far sì che i piccoli raffinino le loro abilità motorie e di conseguenza la loro indipendenza nel mondo.

Anche quando si tratta di leggere e scrivere la vita pratica è basilare: pensiamo alla presa stretta degli strumenti di scrittura, alle diverse forme delle lettere, all'allineamento degli elementi in riga da sinistra verso destra.

Gli strumenti montessoriani aiutano quindi a far sì che i pensieri astratti dei bambini vengano codificati in un sistema grafico di parole e numeri, e cioè la scrittura.

Vediamo come leggere e scrivere con il metodo Montessori aiuti i bambini in quest'esperienza fondamentale: materiali e strumenti montessoriani incredibilmente utili per accompagnarlo nella scoperta di parole e tratti grafici.
Prima di tutto, l'interesse per il bambino verso la scrittura non coincide con l'inizio della sua esperienza scolastica. Già dai due o tre anni, il piccolo nota l'importanza di questo gesto per gli adulti e inizia imitandoli scarabocchiando sulla carta e leggendo ad alta voce ciò che ha scritto. Solo successivamente capisce che non basta scarabocchiare alla rinfusa ma che scrivere necessita tratti grafici specifici allineati in una determinata maniera.
Insegnargli piano piano sin dai quattro anni è quindi fondamentale: se inizia troppo tardi, il bambino avrà sicuramente delle difficoltà legate al ritardo dell'apprendimento. Ma senza strafare: basta usare strumenti semplici, fin dall'asilo, che gli permettano di entrare nel mondo delle lettere.

L'inizio può avvenire con le Lettere Tattili, lettere mobili stampate in rilievo su blocchetti di legno che il bambino può percorrere passandovi sopra il dito (partendo dal corsivo allo stampato come nel metodo originale, oppure iniziando con lo stampato per arrivare al corsivo); dopo aver imparato che ad ogni suono corrisponde una lettera, il bambino può iniziare a comporre le parole ordinando le lettere mobili, e successivamente potrà passare alla scrittura manuale (con più facilità).
Qui ne trovate alcune non in rilievo, ma carinissime e comunque utili una volta che il bambino avrà imparato ogni lettera: http://mrprintables.com/printable-alphabet-cards.html
Mentre qui potete personalizzare le carte fonetiche (utilizzate per imparare i suoni delle lettere, abbinando un'immagine alla sua lettera iniziale) con le immagini che più preferite:

http://bkids.typepad.com/intro/2011/03/guest-post-hiskia-van-leeuwen.html

Foto Credits: http://un-conventionalmom.blogspot.it/2011/03/lettere-tattili.html


Una volta presa confidenza con la lettura e con la scrittura mobile, il bambino può iniziare a scrivere manualmente e concretamente (trasferendo l'attività dalle lettere mobili a quelle scritte sul foglio con le proprie mani), e questo è un passaggio enorme per lui!
Ma ricordate, anche prima di iniziare a cimentarsi con la scrittura, è bene che il bambino pratichi sempre esercizi e attività di manualità fine (partendo dal disegno fino al tracciare linee, dal ritagliare al comporre puzzle, insomma, tutto ciò che impegna le manine in maniera minuziosa), affinché perfezioni le sue abilità motorie e possa afferrare con agio la matita o la penna, senza frustrazione per non riuscire a muoversi sul foglio rapidamente e con più divertimento e soddisfazione.
E, ultimo ma non per importanza, è meglio evitar di utilizzare quei piccoli strumenti per facilitare la presa delle manine sulla matita: possono funzionare per un anno o due, ma la corretta presa poi faticherà ad imporsi e sarà comunque difficile. Meglio imparare subito la giusta impugnatura!

Sara Polotti

La natura ci offre una vastissima selezione di prodotti naturali davvero meravigliosi per la pelle del bambino, oltre che la nostra: abbiamo quindi la possibilità di utilizzare nel bagnetto, al posto della crema, e per il massaggio oli e burri totalmente privi di sostanze chimiche e 100% naturali che rispettano la pelle del piccolo e la idratano grazie ai numerosi nutrienti contenuti in essi. Così anche per la nostra pelle possiamo scegliere di sostituire creme corpo con oli e burri vettore ed eventualmente oli essenziali.

Ecco la mia lista di oli e burri e le loro proprietà tratti dal mio libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, edito da Mental Fitness Publishing interpretati secondo la teoria ayurvedica dei dosha

 

Giulia Mandrino 

Foto Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3ASheabutter-virginsheabutter.jpg

 

È la signora degli scimpanzé. No, non è la Jane di Tarzan, ma di un'altra Jane parliamo. Jane Goodall è un'etologa e scienziata britanniaca. Capelli argentei e occhietti vispi, ha dedicato la sua vita alle scimmie, e studiandole da vicino ha portato alla luce caratteristiche che hanno aiutato meglio la comprensione della nostra stessa razza umana.

Jane Goodall ci insegna il rispetto per gli animali: attraverso un suo aneddoto, i bambini possono capire quanto l'amore verso l'ambiente e gli animali sia fondamentale e irrinunciabile

Fin dagli inizi dei suoi studi, Jane si è sempre schierata contro la cattività degli animali, innaturale e barbara. Vivendo poi a stretto contatto con i primati, in Tanzania, ha reso questo studio la sua vita, fondando anche il Jane Goodall Institute per la salvaguardia delle scimmie in tutto il mondo.
La sua esperienza e la sua persona sono di grande ispirazione, e lo possono essere anche per i bambini, sempre affascinati dalle scimmie e sicuramente interessati alle gesta di questa signora che per studiarle si è avvicinata a loro cercando di replicare le loro abitudini.

Insomma, oltre ai suoi studi largamente conosciuti, Jane Goodall ha recentemente rivelato un aneddoto della sua infanzia che racchiude tutto il senso della sua esistenza e tutto il concetto di rispetto per il mondo animale che, se raccontato ai vostri bambini, può diventare pretesto per infondere in loro questo nobile sentimento. Non solo: il racconto fa capire quanto le parole di un genitore siano importanti per un bambino, che le terrà con sé probabilmente per tutta la sua vita.
Nello specifico, la vocazione di Jane per il rispetto degli animali e del loro habitat ha subito una spinta positiva grazie alle parole che una sera la madre le rivolse.

Un giorno, giocando in giardino, Jane si divertì moltissimo ad osservare un gruppo di lombrichi e a giocare con loro. Così, da bambina qual era, la sera decise di portarli nel letto con sé. La madre, vedendo questo suo gesto, le spiegò teneramente che capiva l'amore della bambina per questi lombrichi, ma che la sua idea di portarli con sé nel letto non era buona: togliendoli alla terra, i lombrichi sarebbero presto morti, perché lontani dal loro habitat naturale.

Ecco: Jane Goodall era già attratta dalla natura. Era la sua vocazione sin da piccola. Ma le parole della madre, oltre a spiegarle semplicemente un fatto naturale, la spronarono inconsciamente a dedicarsi nello specifico alla ricerca sugli habitat naturali degli animali, e le inculcarono la giusta idea che la cattività non può che essere negativa.

I bambini assimilano tutto ciò che diciamo loro durante la prima infanzia: è bene ricordarlo sempre, ed è bene prendere l'occasione per fare piccoli gesti e raccontare semplici fatti che insegnino loro il rispetto verso gli esseri umani, verso la natura e verso gli animali: prendiamo l'esempio della madre di Jane!

Sara Polotti

Come parlare ai bambini del voto in classe

Martedì, 22 Dicembre 2015 05:37

Genitori, tenetevi forti: tutte le vostre convinzioni sulle scuole accademicamente al top potrebbero subire un duro colpo. O forse no?

Ci ha pensato uno studio della London School of Economics, secondo il quale mandare i bambini in scuole "peggiori" potrebbe incredibilmente rivelarsi una scelta migliore.

Ma, nonostante questo studio, è bene ricordare che non è importante affannarsi a diventare i primi della classe: come parlare ai bambini del voto in classe 

 

La recente ricerca ha portato alla luce un fatto: secondo gli studiosi, la ferocia della competizione nelle scuole d'alto livello spesso ha effetti controproducenti, e le botte negative all'autostima possono rivelarsi devastanti. Al contrario, risultare tra gli studenti migliori in una scuola magari meno prestigiosa può dare super slancio all'autostima e quindi alle performance scolastiche.

Lo studio si è concentrato su circa due milioni di ragazzi e sui loro risultati in lettere, matematica e scienze. Il dottor Felix Weinhardt, che ha steso il rapporto, ha dichiarato di essere consapevole del fatto di andare molto controcorrente rispetto alla convinzione che circondare i bambini di alunni migliori possa infondere in loro la voglia di dare sempre il meglio, ma che in certe situazioni è davvero meglio abbassare gli standard.

Leggendo la ricerca, viene da chiedersi se la ricerca di scuole perfette, di standard elevatissimi e di ambienti stimolanti non sia stata solo una perdita di tempo, ma anche controproducente: se scegliere una scuola alta significa nei risultati vedere il proprio bambino tra i peggiori della classe forse non è stata la decisione migliore.

Certo, la cura dei genitori nello scegliere una scuola e i suoi insegnanti (che devono sempre intessere una relazione positiva con i bambini!) è importante, ma, secondo i ricercatori, per i ragazzi ha un'influenza enorme anche il loro rapporto (anche competitivo) con i compagni. E, quando questo rapporto li fa sentire inferiori, questi prendono una brutta botta a livello di autostima. E in questo caso è bene cercare un altro modo per spronarli a dare il meglio.
È bene, ed è normale, essere ambiziosi quando si tratta dei propri figli. Ma è anche giusto non cercare solo una gratificazione genitoriale, quanto piuttosto ciò che è meglio per loro.

Ok. Fin qui non fa una piega. Non bisogna però cadere nella trappola: sarebbe semplice mandare un bambino brillante in una scuola meno impegnativa per vederlo senza sforzo tra i primi della classe. Non è giusto, è un imbroglio, e in questo modo si ritarderebbe solo la scoperta della vita vera, quella fatta di problemi, insicurezze e ostacoli.

Si è sempre tra l'incudine e il martello: per quanto un bambino possa essere intelligente, o meno brillante (capita!), non si riesce mai a capire e a decidere quando sia giusto lodarlo per sapere scrivere il suo nome o fargli capire che non sempre si risulta i migliori anche provando a fare il proprio meglio.
Ecco, nessuno mette in dubbio l'importanza del saper perdere. Anzi. Pensandoci, la ricerca della LSE è abbastanza strana...

Il saper perdere va insegnato. Ed è giusto che i bambini ne facciano esperienza. Nella vita capiterà loro spessissimo di fare colloqui e non venir selezionati per quel lavoro, dare esami all'università e non arrivare al 18, e chi più ne ha più ne metta. Ecco, anche a scuola è giusto imparare ad arrivare secondi, o terzi. O ultimi.
Certo, quando circondati da menti molto più brillanti delle loro, i bambini avvertono la pressione, e non sempre è positivo. D'altro canto è bene mettere sul piatto che non ci sono al mondo così tanti supergeni. Tutti noi, persone normali, per raggiungere gli obiettivi lavoriamo. E sodo! Se quindi non permettiamo all'autostima del bambino di irrobustirsi attraverso le sfide quotidiane (quindi, ad esempio, mandando il genietto alla scuola "normale" dove potrà eccellere) alla prima difficoltà e alla prima defiance l'opinione di loro stessi così artificialmente gonfiata scoppierà come un palloncino.
Molto meglio, quindi, instillare in loro una genuina conoscenza di loro stessi e dei propri talenti e dei propri limiti, no?

La ricerca sostiene, in parole povere, che l'immagine che una persona ha di se stessa esiste praticamente solo in relazione a chi abbiamo attorno e a chi ci paragoniamo. Sei quindi brillante quando ti circondano persone meno intelligenti? No, è solo illusorio. Nel mondo esterno esistono persone più brave di te.
Quindi, ok, non significa che il meglio per il vostro bambino sia la scuola ritenuta migliore nell'ambiente. Non è necessario. Significa solo che, con il giusto buonsenso, la decisione migliore è scegliere la scuola dove il voto non significhi "quanto si è BRAVI", ma semplicemente quanto si è compreso di quel determinato argomento. Così lodare troppo il bambino quando prende un voto alto non è mai una buona idea, meglio lodare il suo lavoro e il suo impegno, a prescindere dal voto preso a scuola. 

E' importante che le sue insegnanti la pensino e agiscano facendo sì che il bambino non relazioni il voto alla sua autostima, quindi "io sono un bambino da 10", oppure "io sia un bambino da 6", questo davvero non deve succedere: così come l'ingegnere nucleare vale quanto l'operatore ecologico, così il bambino che va bene a scuola vale quanto quello che manifesta difficoltà e lui deve percepire chiaramente questo concetto. Se la teoria sembra chiara a tutti, poi nella pratica ci si perde in vecchi (e dannosi) retaggi culturali! Mai quindi spendere tempo a parlare dei voti, così chiaramente mai paragonare o chiedere "cosa ha preso il tuo amico a scuola?". 

Quindi per riassumere, stimoliamo il lavoro e l'impegno, non il voto: il piccolo deve essere portato a dare il meglio di sè, il voto è solo uno strumento dell'insegnante per comprendere secondo uno specifico obiettivo concretizzato in una precisa modalità, cosa il bambino abbia realmente interiorizzato e in quali aree sia importante investire nuovamente. Il resto sono problemi nostri, ansie e proiezioni che non devono neanche tangere il nostro bambino. 

Se adottiamo questa strategia il bambino comprenderà il valore dell'impegno, ma anche la possibilità di mancare un obiettivo: insomma, con una buona autostima, saranno facilitati nel comprendere i propri talenti, i propri limiti e i propri errori, saranno più stimolati a dare il massimo e ad accettare fallimenti senza veder minata la propria persona. 

Sara Polotti

 

Non è mai troppo presto per creare le basi di matematica che serviranno al tuo bambino per tutta la sua vita. E anche attraverso il metodo Montessori è possibile iniziare!

Imparare la matematica attraverso il metodo Montessori: attività, giochi ed esercizi per iniziare a creare le basi logiche del tuo bambino

 

1. Il conto e i gruppi

Il metodo migliore per iniziare a preparare il tuo bambino alla matematica è contare gruppi di oggetti. Da subito, si possono contare insieme le dita della mano, gli spazi in un parcheggio, le persone in fila alla posta, le arance nella cassetta, eccetera eccetera. Insomma, è bene abituare il bambino ad eseguire questi piccoli e divertenti esercizi sempre più spesso.
L'importante, una volta presa confidenza con questo esercizio e con i numeri, è far sì che il bambino sincronizzi il conto con la parola. Spesso non è automatico. Bisogna quindi esortarlo a dire il numero esatto a cui ci si trova di fronte nel momento in cui l'oggetto contato è indicato. "Questa è l'arancia numero 1, questa la 2, questa la 3": semplice, ma davvero importante per passare agli esercizi successivi.

 

2. Quantità e numeri da 1 a 100

Basilare per il bambino è la conoscenza dei numeri da 1 a 100, fondamento di tutto ciò che verrà dopo (come la scrittura dei numeri, le operazioni, il saper leggere l'orario, e moltissime altre attività). Per farlo, è necessario usare sequenze di materiali ordinati in pattern logici. Come funziona, praticamente? Ecco alcune attività:
- 0-10: Usando monete e cartoncini sui quali sono scritti i numeri da 1 a 10, si raggruppano le prime in gruppi da 1, da 2, da 3, fino a 10.
- 11-100: Sempre con le monete o con altri materiali da contare (noci, palline,...) e i cartoncini da 0 a 9, si dividono in decine come quando alle elementari usavamo l'abaco, combinando le decine con le unità.
- 100: per prendere ancor più confidenza con i numeri da 1 a 100, in commercio esistono tantissimi strumenti Montessori, come ad esempio la catena di 100 perle dorate o la Tavola dei Cento. Non solo: cercando negli App Store, troverete un sacco di giochi ed esercizi per i vostri tablet e telefoni.


Foto Cretis: montessorioutlet.com

Foto Credits: alisonsmontessori.com

 

3. I numeri fino a 1000

Lo step successivo, naturalmente, sono i numeri fino a 1000. Anche qui, in commercio esistono moltissimi strumenti Montessori. Il più gettonato è il cubo di mille perle, continuazione naturale della catena di 100: sovrapponendo i quadrati da 100 il bambino arriverà fino al conteggio di 1000.

Foto Credits: montessorioutlet.com

 

4. Le divisioni

Sono il passaggio successivo alle addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni, più intuitive e spiegabili attraverso l'utilizzo visivo di piccoli materiali (come i fagioli o le fette di torta: c'è da sbizzarrirsi). Ecco, le divisioni sono un po' più insidiose, ma esistono semplici attività per iniziare a far capire al bambino che è possibile dividere i numeri (inizialmente senza resto).
Si può iniziare con un problema semplice: abbiamo 9 monete (in un piattino) e tre bambini tra cui dividerle (simbolizzati da tre bicchieri). Ogni bambino dovrà avere lo stesso numero di monete. Come fare? Semplicemente distribuendo una per volta le monete in ogni bicchiere. Alla fine ogni bicchiere avrà tre monete. Si spiegherà quindi che la divisione significa separare in gruppi. Quindi, scrivendo "9, diviso in tre gruppo, significa avere 3 in ogni gruppo", aiuterà a comprendere "9 : 3 = 3".
Una volta compresa la divisione in generale, si potrà usare la Tavola delle Divisioni: utilizzando una griglia bianca di quadratini 10x10 (e poi 100x100) e dei fagioli, il bambino dividerà questi nelle tre colonne e nelle tre linee orizzontali (segnate con 1, 2 e 3, cioè il numero dei "bambini").

 

5. Frazioni

Dopo le divisioni, cioè la separazione di più elementi in gruppi, è bene imparare le frazioni, la separazione di un oggetto in piccole parti uguali.
Prendete l'occasione quando state tagliando la frutta, e chiedete al vostro bambino: "dove posso tagliare questa mela per far sì che sia divisa in due parti esattamente uguali?", e una volta capito gli si spiega che la si è tagliata a metà, e che quindi ogni parte è una metà, o un mezzo. Lo stesso con i terzi e i quarti: "dove taglio la banana per avere tre pezzi identici?", ottenendo così un terzo della banana, o un quarto, o un quinto.
Per capire meglio, rimettete i pezzi insieme. Le due metà della mela formeranno nuovamente una mela intera, e lo stesso i tre pezzi della banana. Quindi, un mezzo più un mezzo è uguale uno, un terzo più un terzo più un terzo idem. E così via.
Anche qui, provate a cercare on line delle applicazioni apposta per le frazioni: ce ne sono a bizzeffe, e sono davvero utilissime!

Sara Polotti

Come gestire il distacco dalla mamma

Lunedì, 21 Dicembre 2015 10:26

Quando nasce un bambino il più grande impegno dei genitori è quello di accudire al meglio il proprio figlio, occupandosi di lui nel modo migliore possibile.

Durante i primi mesi di vita l’importanza del genitore è evidente e la sua presenza è  necessaria per la crescita e per la sopravvivenza del bambino.  Mentre il bambino cresce le sue esigenze cambiano e si moltiplicano ed i genitori sono chiamati ad adeguarsi ad esse e spesso ad interpretare i segnali del bambino in molti casi anticipando e soddisfacendo i bisogni che esprime. Il legame che si crea tra genitore (soprattutto la mamma) ed il bambino ha le caratteristiche di un legame simbiotico, dopo la nascita la mamma è il veicolo di cibo, coccole e contenimento e anche il papà, in modo più progressivo lo diventa.  I primi mesi di vita per la mamma sono un proseguimento naturale della gravidanza, non a caso si parla infatti di diade mamma-bambino, questo naturale processo ha un’evoluzione che spesso i genitori e soprattutto le mamme faticano a vedere in modo chiaro, il figlio cresce e  pur avendo bisogno della presenza costante dei genitori, durante i primi mesi inizia anche a prenderne le distanze ed a riconoscersi come entità separata dalla mamma.

Questo processo viene chiamato di separazione ed individuazione, è proprio attraverso la progressiva separazione dalla mamma che il bambino impara a riconoscersi ed ad avere una percezione di sé come individuo ed a formare la sua identità. E’ proprio il processo di separazione che spesso mette in crisi il genitore che lo vive come una mancanza di indispensabilità per il proprio figlio, il bambino inizia a voler fare da solo a richiedere i propri spazi e il genitore non sa come comportarsi e come rispondere a queste nuove esigenze.

 

La prima cosa che il genitore deve ricordarsi è che la separazione è un processo naturale e necessario e che la sua presenza è indispensabile ma muta nelle modalità a seconda della fase di crescita in cui il bambino si trova. Quello che ricordo sempre ai genitori è che loro sono tenuti ad amare i propri figli e per fare questo è fondamentale che accettino il fatto che prima o poi il bambino affronterà il mondo da solo, separarsi vuol dire riconoscere l’altro come individuo diverso da sé, con i propri bisogni, il proprio carattere ed i propri gusti e questo ha inizio già durante i primi mesi di vita, più o meno da quando il bambino inizia a gattonare ed a esplorare il mondo in autonomia.

Il camminare, lo svezzamento,il linguaggio, il dire no, la disobbedienza, “i terribili due anni” sono una chiara manifestazione del bisogno di autonomia che nel bambino cresce, sono fasi necessarie e indispensabili che servono per una crescita sana e positiva. Se il genitore ha piena consapevolezza di questo potrà guidare il proprio figlio ad affrontare e superare queste fasi (spesso anche critiche) in modo positivo e propositivo riconoscendo autonomia e capacità al proprio figlio, l’autonomia e la competenza cambieranno a seconda dell’età e dello sviluppo del bambino, se pur in modo diverso per ognuno ci sono delle fasce d’età in cui queste fasi si presentano ed il genitore dovrà accoglierle come ha accolto i bisogni della primissima infanzia. Per tutta la prima infanzia il genitore svolge un ruolo prioritario, c’è sempre per il proprio figlio ma il rapporto da simbiotico si dovrà trasformare in un rapporto tra individui.

Il rispetto degli spazi personali diventa quindi fondamentale, l’insistenza  con cui molti pedagogisti e psicologi ad esempio  invitano i genitori a non far dormire i propri figli nel letto coniugale o il consigliarli a ritagliare degli spazi di gioco comune ma anche autonomo con i figli si basa proprio sulla necessità di separarsi da loro. Il processo è infatti bilaterale, da una parte è il figlio che deve staccarsi da genitore e dall’altra è il genitore che deve separarsi dal figlio guardandolo nelle sue capacità e potenzialità come un essere separato da sé e autonomo.

Spesso le mamme hanno delle difficoltà a percepirsi in questo modo, forse l’origine di questo è data dalla gravidanza, la mamma viene a contatto con il bambino sin dai primi mesi della gestazione lo sente come un essere legato a sé, i papà invece entrano a contatto con il proprio figlio solo alla nascita, quando esiste come essere separato dalla madre. Spesso infatti sono proprio i papà che ricordano alla mamma le risorse del bambino e che gli dicono che è cresciuto, che è capace, che ha bisogno dei propri spazi esattamente come ne hanno bisogno i genitori, sia come coppia che come singoli. Non è raro che il bambino si comporti in modo differente con il papà e con la mamma, ed esempio vogliono sempre stare in braccio con la mamma e camminare con il papà, essere imboccati con uno e con l’altro no o ancora usare il vasino o addormentarsi da solo. Questo perché in questi casi il papà non soddisfa subito il desiderio del bambino, riconosce la sua autonomia e vede più facilmente il fatto che il proprio figlio è un individuo a sé stante. 

 La difficoltà della separazione affonda la sua ragion d’essere anche nelle paure che i genitori hanno, vorrebbero tutelare i propri figli da tutto ciò che li può ferire, vorrebbero essere sempre con loro ed aiutarli ad affrontare il mondo e gli altri, temono che le delusioni, le sconfitte e le difficoltà siano troppe e che facciano male, ma in realtà è proprio il contrario, sono parte integrante della crescita ed è proprio attraverso queste che il bambino può mettere alla prova le sue risorse e capacità.

Il ruolo del genitore è quello di guida non di sostituto ed a volte dovrà limitarsi ad esserci come riferimento per il proprio figlio mentre lo guarda sbagliare o soffrire ma senza intervenire in modo diretto perché amare è anche questo, fornire gli strumenti e la forza per affrontare le difficoltà e non intervenire per evitarle perché si crede nelle capacità dell’altro.  Ogni genitore ha dentro di sé gran parte degli strumenti per crescere al meglio il proprio figlio e la capacità di renderlo autonomo è uno di questi, dovrà solo ricordarsi che l’autonomia è necessaria e indispensabile per crescere e essere felici.

Associazione Eupsichia
Centro psicologico
Via Osoppo, 7
20148 Milano
Tel: 02-48702143
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Foto credits: By Alexander Fluhberger (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AAiyana-Lee_Anderson_-daughter-.jpg 

Sara

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Cecilia

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