Questo studio ci pare davvero interessante. Perché la voce dei nostri bambini è quanto abbiamo di più caro: appena nascono vogliamo sentire subito il loro pianto, per capire che stanno bene. Perché nei primi mesi e nei primi anni le loro lacrime e i loro urli sono la forma di comunicazione che utilizzano per parlare con noi e dirci di cosa hanno bisogno. E perché, semplicemente, la adoriamo moltissimo.
Il pianto di un bambino ci dice molte cose (come spiegavamo qui), soprattutto sui bisogni primari. Ma a quanto pare ci dice anche altro, secondo un recente studio: pare infatti che ascoltando bene il pianto del nostro bambino possiamo sentire già l’intonazione della sua voce, quella che avrà anche da adulto.
“The pitch of babies’ cries predicts their voice pitch at age 5”, che tradotto significa: “L’intonazione del pianto di un neonato predice l’intonazione della voce che avrà a cinque anni”. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Biology Letters a luglio di quest’anno e ha evidenziato come certi toni della voce di un essere umano rimangano invariati per tutta la vita, nonostante lo sviluppo e i cambiamenti.
I ricercatori hanno registrato e studiato il pianto di diversi neonati tra i due e i cinque mesi di vita, comparandoli poi alla voce degli stessi bambini al compimento di cinque anni. Ciò che è emerso è che certi toni e certe intonazioni, fin dai primi mesi di vita, possono suggerire come sarà la voce del bambino nel corso nella vita.
Addirittura, gli scienziati si sono spostati avanti, trovando toni invariati addirittura nella voce adulta. E hanno anche ipotizzato che questi toni possano addirittura essere ritrovati nell’utero, facendo un passo indietro, poiché i nove mesi passati nella pancia della mamma hanno un effetto a lungo termine che influenza moltissimi aspetti della vita.
Questo studio apparentemente frivolo in realtà nasconde più letture. Già, perché sono moltissimi i ricercatori e gli psicologi che ritengono che l’intonazione della voce sia di fondamentale importanza per la vita di una persona.
Il tono della voce, il suo timbro e le sue sfaccettature sono un pilastro delle relazioni umane. Sulla voce di una persona fondiamo moltissime cose: la fiducia, il piacere, l’attrazione. Ma il motivo non è ancora stato trovato. In altre parole: non si sa perché certe voci ci risultino più attraenti e altre più repulsive. Gli studi mancano, quindi questo potrebbe essere un passo verso la comprensione di un fatto davvero interessante che influenza la vita di tutti.
Insomma, lo studio suggerisce un fatto che sembra scontato ma che in realtà è stato portato alla luce per la prima volta: la nostra voce si sviluppa prestissimo, ha un’origine profonda, e potrebbe influenzare lo sviluppo in maniera concreta. Il pianto del nostro bambino potrebbe essere stato determinato molti mesi fa, ancora in utero, è potrebbe determinare la voce futura che avrà da adulto.
Quindi, la prossima volta che sentiremo il nostro bambino piangere (anche di notte, anche se speriamo per voi che i pianti notturni finiscano presto!), proviamo ad ascoltare più profondamente, cogliendo quelle sfumature che sentiremo per tutta la vita, facendoci adorare la voce di nostro figlio anche nei momenti più esasperanti!
Giulia Mandrino
Al supermercato c’è una sola regola: leggere le etichette. Sempre! Perché non dobbiamo lasciarci ingannare dal packaging. E non solo da quello che attira i bambini facendogli buttare tutto nel carrello (li studiano apposta!) ma anche da quello dei prodotti che ci fanno dire: “Wow, questo è sano!”.
Bastano poche parole per ingannarci: bio, integrale, senza zuccheri aggiunti, povero in sale… E sono tutte caratteristiche ammirevoli. Ma non le uniche alle quali dobbiamo stare attente! I cibi confezionati sono infatti pieni di additivi alimentari potenzialmente pericolosi, che possiamo scovare solo leggendo le etichette.
A cosa servono gli additivi alimentari? A conservare gli alimenti e a renderli più “belli”, saporiti e invitanti. Ma non preoccupatevi, basta conoscerli, e dopo un po’ ci farete l’occhio, evitando tutti quei cibi che li contengono e trovando alternative ancora più buone e sane!
Sulle etichette dobbiamo stare attente a tutte le sigle che vanno da E100 a E199: indicano i coloranti alimentari, e ogni decina rappresenta un colore (ad esempio, dall’E110 all’E119 si tratta del giallo). I coloranti alimentari vengono utilizzati per rendere più appetitosi i cibi ai nostri occhi, aumentando l’intensità e la lucentezza. Attualmente i coloranti alimentari ammessi dall’UE sono 45, ma l’EFSA sta riesaminando tutta la gamma in base agli ultimi studi pubblicati riguardanti i coloranti alimentari, come quelli che mettono in relazione l’assunzione di certi coloranti con l’insorgere dell’iperattività nei bambini. Dobbiamo stare molto attenti, perché si trovano in moltissimi alimenti che mai ci aspetteremmo.
Si chiama anche E620 (e così lo troverete su molte etichette) ed è utilizzato per insaporire i cibi, soprattutto i dadi da brodo e gli snack salati. Il glutammato è presente naturalmente anche in moltissimi alimenti vegetali e animali, come i pomodori, i funghi, i legumi e il formaggio, ma il problema è quando si assume quello sintetizzato chimicamente presente proprio negli alimenti confezionati, che non viene metabolizzato allo stesso modo dal nostro organismo e può provocare problemi come emicrania, squilibri ormonali, aumento di peso e danni cerebrali.
Gli ftalati sono un ormone sintetico che possiamo trovare in molti alimenti conservati in lattina come i legumi o il tonno sott’olio, nella carne e nel latte (a causa dell’inquinamento del suolo che intacca gli animali), ma soprattutto nei prodotti cosmetici. Sono pericolosi perché sembrerebbero causare disturbi neurodegenerativi, oltre che il diabete. Evitiamo di comprare cibi conservati in lattina o nella pellicola, preferendo quelli sfusi.
I grassi idrogenati sono contenuti nella maggior parte dei prodotti da forno, nelle merendine, nei cibi precotti e surgelati e negli snack e sono responsabili, oltre che del rischio di obesità, dell’aumento del colesterolo cattivo nel sangue, l’LDL, a scapito di quello buono HDL, che diminuisce. Sono quindi pericolosi per il sistema cardiocircolatorio, dal momento che restringono e rendono meno flessibili i vasi sanguigni e sballano la pressione sanguigna.
Il piombo è presente nell’acqua e in molti cibi che assumiamo, ma non volontariamente: non lo troveremo mai scritto sulle confezioni, perché il piombo in realtà finisce sulle nostre tavole a causa dell’inquinamento, delle tubature utilizzate nell’industria alimentare e per gli sversamenti di batterie e vernici nel terreno, che contaminano tutto. È pericoloso poiché, essendo un metallo pesante, può provocare intossicazioni nell’organismo minacciando la nostra salute, e i bambini sono naturalmente i soggetti più a rischio, a causa dell’assorbimento più veloce ed elevato rispetto ad un soggetto adulto.
Giulia Mandrino
Ricomincia la scuola, ricomincia la routine. Ma ricomincia anche il disordine, il casino mattutino, il caos familiare, che è tanto adorato ma che, diciamolo, ci fa venire i capelli bianchi a volte!
Ma dobbiamo pensare ad una cosa: i nostri bambini, con la scuola, lo sport e le attività della giornata, passano poco tempo a casa. Passano poco tempo con noi, insomma. E non è una colpa, è la vita. Dobbiamo quindi onorare il momento del risveglio e della colazione e godercelo come famiglia! Senza drammi e senza caos.
Ok, un pochino di caos ci sarà sempre. Ma con alcuni accorgimenti possiamo rendere la routine mattutina un po’ più tranquilla e armonica per godercela fino in fondo come famiglia!
Sembra banale, ma mettere la sveglia 15 minuti prima di quando la metteremmo può salvare la mattinata. E anche per i genitori e i bambini più pigri non sarà una tragedia: basta prenderla come abitudine e piano piano non sembrerà così pesante. Un risveglio più lento permette di coccolarsi nel letto, svegliare i bambini con tranquillità, lavarsi la faccia e andare in cucina tutti insieme.
Insieme, nei primi giorni di scuola, stiliamo con i bambini una lista da appendere per scandire la mattinata: ci si sveglia, ci si lava la faccia, ci si veste, si fa colazione, ci si lava i denti, si prepara il pranzo da portar via (se previsto), si prende lo zaino controllando che ci sia tutto, si esce. Avere questa lista visivamente davanti agli occhi creerà un ordine più chiaro anche mentalmente e tutto risulterà meno disordinato!
Sì, alla sera, assolutamente, proprio per togliere affanno alla mattina. La sera prima prepariamo lo zaino con tutto il necessario: al mattino servirà solo controllare che sia tutto, togliendo così preoccupazioni e fretta.
I bambini è giusto che si vestano da soli, ma sappiamo che può essere difficile, soprattutto con bambini testardi che vorrebbero indossare il mantello di Batman anche in classe oppure i sandaletti quando fuori nevica. Lasciamo quindi che scelgano loro, ma dando opzioni: nelle giornate invernali consigliamo una felpa e una maglietta sopra dei jeans (che sceglieranno loro), oppure diciamo che quella giornata è la giornata della gonna, e così via.
Cucinare insieme è un’attività che avvicina moltissimo la famiglia ed è divertentissimo. Ognuno può avere un compito: il papà la spremuta, i bimbi preparano la tavola, la mamma scalda il tè, i bambini provano a fare i pancake insieme ai genitori…
Proprio perché la colazione è uno dei pochi momenti che possiamo passare in famiglia, approfittiamone per parlare tutti insieme. Ci si può raccontare i piani per la giornata oppure i sogni appena fatti, o il libro letto la sera…
Giulia Mandrino
Siamo appena tornate dalla visita alla Bio fattoria Hipp a Podagi in Polonia e siamo sempre più convinte che la strada del biologico sia quella giusta. Perché questo viaggio è stato per noi una rivelazione! Per la prima volta Hipp ha invitato un gruppo di blogger italiane nelle proprie tenute e nella propria città e l’esperienza è stata splendida. Cosa abbiamo scoperto? Non solo le persone dietro alla produzione, dedite alla qualità e alla soddisfazione (reale!) dei propri clienti, ma anche l’importanza dell’agricoltura biologica.
Siamo sempre state dell’idea che il concetto di biologico non fosse solo un prodotto del marketing come dicono in tanti, ma un valore e una filosofia: coltivare prodotti sani e di qualità impattando il meno possibile sul delicato eco-sistema dell’ambiente è possibile.
Dopo aver trascorso 3 giorni immersi nella natura delle coltivazioni e tra gli allevamenti biologici dell’azienda Hipp, raro esempio nel mondo aziendale che non solo rispetta la natura ma che ne ama ogni singolo elemento che la compone, possiamo ribadirlo. Abbiamo parlato faccia a faccia con il suo CEO, Mr Stefan Hipp (un uomo che chiama le sue mucche per nome!), e abbiamo scoperto e approfondito molti aspetti e temi che ci hanno fatto capire ancora di più quanto sia importante scegliere questo approccio. Ora spiegheremo anche a voi il perché.
Il nostro blog tour presso Hipp è stata un’esperienza davvero stupenda. Non solo per il trattamento che abbiamo ricevuto e per le zone che abbiamo visitato (se ci avete seguito su Facebook e nelle nostre stories su Instagram avrete visto la bellezza di Danzica e la meravigliosa ospitalità di Stefan Hipp nelle sue terre!). Ciò che ci ha colpito è la scoperta di un’azienda che ha profondamente a cuore i propri consumatori e che questo amore lo mette in tutti i controlli, in tutte le procedure agricole, nella pulizia delle fattorie e nelle materie prime trattate con estrema serietà. La passione di Hipp, insomma, la si nota ovunque nelle loro fattorie, che straripano di ordine, sicurezza, qualità e benessere delle piante e degli animali che le abitano.
Durante la giornata presso una delle fattorie Hipp abbiamo avuto il piacere e l’onore di ascoltare tutto ciò che ci interessava sapere riguardo a questa azienda direttamente dalla bocca di Stefan Hipp, CEO di Hipp, che ci ha guidato alla scoperta del concetto di biologico e dell’importanza del rispetto del terreno.
Lui stesso ci ha svelato anche quali sono le caratteristiche che rendono Hipp un leader del mercato biologico: “Abbiamo più di 60 anni di tradizione per quanto riguarda la coltivazione biologica e ci posizioniamo tra le prime aziende produttrici di biologico. Abbiamo regole interne molto più stringenti rispetto alle normative europee e non c’è nessun’altra azienda con un assortimento così ampio di prodotti derivanti da agricoltura biologica”.
L’elemento fondamentale che determina la qualità dei prodotti agricoli, sarà anche banale dirlo, è il terreno dove questi crescono. Per ottenere verdure sane è necessario un terreno sano! Ma, purtroppo, ormai circa l’85% dei terreni del mondo è compromesso nella sua struttura.
La prima causa dell’impoverimento del terreno è, ovviamente, l’intervento umano: l’espansione urbana, l’industria, gli scarichi industriali, gli agenti chimici e l’agricoltura intensiva, così come l’impiego errato dei fertilizzanti. Ma allora come dev’essere un terreno per essere sano?
Oltre ad avere una struttura naturalmente granulosa fondamentale è l’alta presenza di microrganismi, che permette lo sviluppo di sostanze chimiche in grado di diventare gli elementi nutritivi delle piante stesse.
La maggiore produzione, lo stress del terreno e l’utilizzo aggressivo di pesticidi e diserbanti rendono poi le erbacce sempre più resistenti. L’infestazione è quindi sempre più persistente e per combatterla sono necessari pesticidi sempre più aggressivi. È un circolo vizioso davvero molto rischioso, che tuttavia potrebbe venire stoppato scegliendo semplicemente l’agricoltura organica.
Ecco perché oggi ci ritroviamo a dover affrontare una nuova sfida e perché Hipp ha scelto di stare sempre dalla parte dei consumatori.
Anche noi vogliamo sempre stare dalla vostra parte, osservando con i nostri occhi la realtà, cosa che questo favoloso blog tour ci ha permesso. E la realtà che abbiamo trovato presso i campi Hipp è semplice e rassicurante. Ad esempio? Per fertilizzare i campi di patate utilizzano esclusivamente il letame e per disinfestarle dalle erbacce (da sempre un problema per la crescita di questo tubero) l’unica soluzione che Hipp adotta è quella di smuovere il terreno con un macchinario apposito, per rimuovere le radici delle erbacce senza intaccare quelle delle patate. E per contrastare gli animali che si nutrono di patate (come il maggiolino) utilizzano invece l’olio di neem.
Anche le carote sono trattate in maniera simile. La loro semina è la parte più complessa e dispendiosa e già dopo cinque giorni le erbacce che crescono attorno devono essere rimosse manualmente. E per contrastare i moschini delle carote (si chiamano proprio carrot flies!) semplicemente vengono piantate accanto alle carote le cipolle, che con il loro odore infastidiscono le mosche.
Ciò che ne esce è molto semplice: per tornare ad una agricoltura organica che ci assicuri prodotti sani e benefici, che non siano dannosi per la nostra salute, basta ritornare all’ordine “tradizionale”, quello dell’antico sapere. Coltivazioni ordinate, terreni sani, rispetto della crescita naturale (che è estremamente intelligente!) e eliminazione degli agenti chimici: queste le regole che tutti dovrebbero seguire e che Hipp già mette in atto. E lo fa davvero con amore, possiamo assicurarvelo!
Noi che già utilizzavamo prodotti Hipp per i nostri figli siamo quindi ben contente di sapere che nei loro piatti arrivano prodotti eccellenti. E lo stesso Stefan Hipp ci ha illuminato sull’importanza dei prodotti biologici per bambini: “Secondo me è molto importante che ogni prodotto per bambini sia privo, come i nostri, di additivi. Gli additivi, infatti, alterano il sapore, distorcendolo. I prodotti davvero biologici devono invece essere il più puliti possibile, sia per quanto riguarda il gusto sia per quanto riguarda il loro essere davvero organici”. Educando quindi i nostri bimbi ai gusti autentici daremo loro la possibilità di apprezzare, anche da grandi, i prodotti veri della terra, indirizzandoli verso le materie prime e verso i marchi davvero sani.
Per farlo, con Hipp possiamo non limitarci alle solite pappine e ai classici omogeneizzati (che tuttavia sono ottimi, se parliamo di Hipp!): “In Hipp”, ci ha svelato Stefan Hipp, “stiamo proprio sviluppando una nuova linea di snack adatti ad una fascia d’età più grande. Noi di Hipp pensiamo che i cibi sani e naturali siano fondamentali in ogni fascia d’età ma in particolar modo nel periodo della crescita, quindi presenteremo presto una nuova linea composta da circa 10 prodotti, tra i quali frutta disidratata, snack salati e una specie di gelato che in realtà è frutta congelata, che arriveranno in Italia probabilmente il prossimo anno. Ovviamente il tutto senza zuccheri aggiunti. Se i bambini apprezzeranno questi cibi siamo certi che staranno lontani da prodotti più artificiali in commercio!”.
Giulia Mandrino
L’orgasmo, come la vagina, è diverso da persona a persona. E non parliamo solo della differenza tra l’orgasmo di un uomo e quello di una donna, ma anche dell’orgasmo da donna a donna.
Se vogliamo essere didascaliche, l’orgasmo è uno “stato di eccitamento parossistico. In particolare, l’o. sessuale è l’acme dell’eccitamento sessuale, accompagnato da un particolare stato di coscienza, intensamente piacevole. Può essere raggiunto in seguito a stimolazioni sia somatiche sia psicologiche, è caratterizzato da una serie di azioni neuromuscolari non controllate dalla volontà, che culminano per l’uomo nell’eiaculazione e per la donna in contrazioni perivaginali, determinando la risoluzione delle tensioni sessuali”. Questo dice l’enciclopedia Treccani. Ma come lo si raggiunge? Da che fasi è costituito? Cosa possiamo fare per rendere questo “stato di eccitamento parossistico” qualcosa di reale senza pressione?
Come dicevamo l’orgasmo è diverso da donna a donna. Per questo, come per l’uomo, dobbiamo allontanarci dal “sentito dire”: se l’uomo, sopraffatto dalla tensione delle aspettative, non riesce a raggiungere l’erezione, la donna, quando troppo stressata per la preoccupazione di non raggiungere l’orgasmo, farà moltissima fatica ad eccitarsi e a raggiungere il suo stato di piacere. Capita, di non raggiungerlo. È normale. Anche perché l’intesa sessuale è importantissima e per questo è decisivo anche il partner, e non solo noi stesse. L’importante è non farsi prendere dal panico: prima o poi, con un po’ di buona volontà e tantissima tranquillità, lo proverete.
La prima fase dell’orgasmo è naturalmente l’eccitazione. Se non siamo eccitate, non raggiungeremo mai l’apice dell’eccitazione (sembra scontato dirlo, ma è così). Ecco perché dobbiamo lasciarci andare e non pensare. Come in ogni cosa, quando ci si pensa troppo si fa più fatica.
L’eccitazione è quindi il primo passo, ed essa la si raggiunge attraverso stimoli emotivi (immagini mentali, sentimenti, la visione del corpo nudo del partner…) e fisici: i preliminari, quindi, sono importantissimi (anche se, come sempre, ogni donna li preferisce o meno). Dopo essersi lasciate andare, l’eccitazione piano piano si fa strada e la riconosciamo attraverso alcuni sintomi: i capezzoli che si irrigidiscono, la vagina che si lubrifica (la sensazione di “bagnato”, che però può essere aiutata, nel caso di secchezza, da alcuni lubrificanti), la temperatura corporea sale, il clitoride si gonfia e il sangue affluisce ai genitali.
L’eccitazione da sola però non basta, e per raggiungere l’orgasmo solitamente una donna ha bisogno di stimolazione costante, a livello soprattutto fisico. Il ritmo del partner, quindi, è di vitale importanza, poiché se si interrompe in un momento nel quale la vostra eccitazione è al massimo livello, dovrà ricominciare da capo. E di vitale importanza è anche il lasciarsi andare, senza pensieri: non preoccupatevi di ansimare troppo forte, di urlare o di muovervi in un modo che vi appaga particolarmente.
Attraverso la stimolazione ad un ritmo costante (in una posizione che vi piace particolarmente e attraverso movimenti che stimolano il vostro organo in maniera efficace) si arriverà ad un senso di eccitazione fortissima, quasi estrema, e questa sensazione sarà il campanello che vi dirà che siete vicine all’orgasmo. La sensazione si concentrerà al basso ventre, ma anche la vagina stessa farà sentire qualcosa: in quel momento, infatti, si allarga e si allunga e la sensazione è quella di “gonfiore”.
A questo punto, ecco l’orgasmo (che non ha una regola in fatto di tempistiche! Può arrivare subito o dopo molto tempo). Cosa si sente con l’orgasmo? Un senso di piacere estremamente appagante, di beatitudine senza pensieri. E a livello fisico questo lo si sente come una serie di contrazioni vaginali involontarie, che solitamente durano dai dieci secondi al minuto.
Altri però, oltre alle contrazioni, sono i sintomi fisici dell’orgasmo: i capezzoli, di nuovo, si inturgidiscono, il corpo si incarca, gli sfinteri si chiudono, il battito cardiaco aumenta, il respiro accelera, i seni si arrossano… E la sensazione è quella di sollievo.
Pian piano il corpo torna quindi al suo stato “regolare”. Se il partner ha già finito, tutto ok. Ma se dovesse continuare, nessuno vieta che si possa riprovare piacere, anzi. Il corpo femminile torna al punto di partenza molto più velocemente di quello maschile (e i maschietti, quindi, non possono provare immediatamente un altro orgasmo, ma, anzi, devono attendere parecchio per ricominciare), quindi se stimolate nuovamente con efficacia potreste provare un altro orgasmo durante lo stesso rapporto sessuale.
E, chiariamolo, l’orgasmo fa benissimo! Allevia lo stress, calma l’ansia, migliora la pelle, rilascia endorfine (che fanno benissimo all’umore), fa bene al sistema cardio circolatorio, allevia mal di testa e crampi da ciclo e contrasta la depressione!
Giulia Mandrino
DIY, “Do it yourself”, direbbero nei paesi anglosassoni. Ovvero: fai-da-te. C’è infatti qualcosa di più bello del vedere un proprio lavoro finito? E quanto è stupendo vedere la meraviglia dei bambini quando regaliamo loro qualcosa di fatto con le nostre mani?
Anche le altalene possiamo farle con le nostre mani! E sono certamente più belle di quelle che troviamo nei negozi della grande distribuzione, tutte plastica e dal design sempre uguale, non solo perché fatte con amore ma perché ecologiche e fatte con materiali di riciclo!
Ecco quindi una selezione di altalene fai-da-te da cui prendere ispirazione per realizzarle a casa e rendere il giardino e gli spazi interni un parco gioco perenne per i nostri bambini.
Un’asse di legno ben levigata per evitare le schegge e due corde salde: la classica altalena da appendere ad un ramo robusto in giardino, dal sapore antico e romantico, che piace sempre ai bambini e che resterà per sempre nei loro ricordi d’infanzia!
È ormai un classicone, perché bellissima e semplice da realizzare. E poi è super ecologica perché per realizzarla non dobbiamo comprare un copertone ma semplicemente chiederne uno di quelli non più utilizzabili al nostro gommista di fiducia. Laviamolo molto bene e leghiamolo ad un ramo molto robusto in giardino con delle corde o delle catene e il gioco è fatto.
Non solo in giardino: i vecchi copertoni delle ruote possono essere appesi anche in casa (chiediamo aiuto ad un muratore o a un cartongessista che ci sapranno indicare il modo giusto e più sicuro per appenderli!), regalando ai nostri bambini un’altalena da interno. Guardate questa che bella: per renderla più “domestica” basta dipingerla.
http://blog.paulinaarcklin.net/2016/08/a-tire-swing-styling-for-little-girl.html
Il dondolo in giardino è super romantico: possiamo passare i pomeriggi d’estate all’aperto con i bambini, dondolandoci e leggendo o giocando a carte. Le idee sono moltissime! E con un vecchio pallet per il trasporto possiamo realizzare il nostro dondolo fai-da-te.
https://homebnc.com/best-outdoor-pallet-furniture-ideas/
Un vecchio skateboard, delle corde e dei ganci da appendere al soffitto (ma possiamo farlo anche in giardino appendendolo ad un albero): l’altalena-skateboard è stupenda e sarà amatissima dai bambini avventurosi e urban allo stesso tempo!
https://www.pinterest.it/pin/545357836099613920/
Stavolta al posto dei pallet possiamo utilizzare delle vecchie sedie (quelle che troviamo in soffitta oppure dal rigattiere), alle quali togliere le gambe per sostituirle con delle assi di legno che le legano insieme. Si formerà una seduta perfetta da appendere al soffitto per creare un dondolo meraviglioso.
https://www.theshabbycreekcottage.com/repurpose-old-chairs.html
Una volta al mese. Una. Volta. Al. Mese. E ancora gli uomini non capiscono che al di là delle battute non c’è niente da ridere. Perché la sindrome premestruale è reale, perché i crampi ci sono, perché gli sbalzi d’umore non sono così simpatici, perché il gonfiore è palpabile, perché il fastidio delle mestruazioni è innegabile.
Ma, come tutto, ciò che da parte nostra possiamo fare è cercare di rendere quei cinque/sei giorni mensili meno pesanti di quel che sono, attraverso piccoli gesti e qualche esercizio mentale che possono davvero svoltare una giornata. Anche se questa giornata è il primo giorno di ciclo.
Sì, approfittiamone, senza sentirci in colpa. La sindrome premestruale e i crampi da ciclo (per citare solo alcuni dei fastidi) sono reali, quindi è giusto farci coccolare e coccolarci. Prendiamo la giornata con più calma, beviamo una buona bevanda calda, facciamo una maschera di bellezza, leggiamo un libro sedute in poltrona, prepariamoci un bel bagno caldo e rilassante, lasciamo che gli altri ci servano…
Ovvero: invece di affidarci agli antidolorifici (che ci rendono anche più fiacche) proviamo altre modalità per stare bene. Come ad esempio una bella e rilassante sauna, l’agopuntura, un massaggio ristoratore, un cuscino di semi caldo sulla pancia (che è efficace tanto quanto l’ibuprofene).
Un diario, un disegno: l’arte aiuta moltissimo in questi casi, poiché oltre che fisico il disagio che le mestruazioni portano con sé è anche mentale. Sentiamo depressione e umore altalenante come non mai ed è normale sentire le emozioni in maniera amplificata. Proviamo quindi a incanalarne, tenendo un diario e scrivendole nero su bianco, oppure scrivendo delle poesie guidate da questa emotività, oppure sfruttiamole per riprendere i nostri sprazzi creativi, disegnando, scolpendo o creando qualcosa con le nostre mani.
Sembrerebbe una fatica, rinunciare ai dolci e alle schifezze durante il ciclo mestruale, ma così non è, e basta provarlo una volta per non tornare più indietro. Perché il nostro benessere passa anche dall’alimentazione e soprattutto nei momenti di malessere il cibo può essere un alleato perfetto. Non serve rinunciare del tutto al dolcetto consolatorio (anche perché il cioccolato - fondente! - se mangiato in quantità decenti fa benissimo all’umore), ma accanto ad esso mettiamo delle belle verdure fresche in estate o delle zuppe calde e confortanti in inverno, cercando di limitare i grassi e i fritti e inserendo nella dieta i grassi buoni (come quelli dell’avocado o del pesce!), proteine (con le uova) e frutta. In questo modo aiuteremo il nostro corpo a sentirsi più in forze, a sentire meno il dolore e a guarire più in fretta. Sì, a guarire, perché non lo ripeteremo mai abbastanza: la sindrome premestruale ESISTE.
Come la dieta, anche l’attività fisica ha un potere guaritore non indifferente. Le endorfine che il nostro corpo produce quando facciamo sport sono un antidepressivo e un antidolorifico naturale e possiamo quindi sfruttarle a nostro favore. Bastano una camminata, una corsa, un’ora di yoga o un momento dedicato al nostro sport preferito (meglio se dolce, dati i fastidi che molte donne provano durante il ciclo). E poi, oltre alle endorfine l’attività fisica ci dona tanti benefici: ci permette di sfogarci, ci stanca al punto giusto e ci fa riposare meglio, ci fa sentire più attive e come in un circolo virtuoso ci sentiamo più energiche (nonostante la stanchezza del momento).
Giulia Mandrino
Uovo sì, uovo no? Come per tutto, ci sono fazioni anche quando si parla delle uova, un alimento presente nella dieta umana da moltissimi secoli che tuttavia presenta pareri contrastanti. Questi pareri contrastanti si basano fondamentalmente su un elemento, e cioè sul colesterolo contenuto nelle uova.
Tuttavia l’uovo ha una composizione varia e complessa e per questo un consumo moderato di questo alimento presenta anche parecchi benefici. Quali sono questi benefici dell’uovo? Ve li sveliamo subito. Perché inserire un uovo tre volte alla settimana nella nostra dieta può fare bene al nostro organismo
Mettendo da parte gli aspetti negativi del colesterolo contenuto nelle uova (che possiamo contenere, appunto, evitando di consumarne eccessivamente - una regola che poi vale per tutto), possiamo concentrarci sugli aspetti positivi e sui benefici delle uova.
Innanzitutto, le uova (e quando parliamo di uova parliamo di quelle di gallina, che sono le più consumate in assoluto) sono una fonte preziosissima di proteine. Ne contengono di complete e di qualità e in grande quantità, e di conseguenza consumando uova possiamo assumere tutti gli amminoacidi essenziali di cui abbiamo bisogno (quelli che il nostro corpo non è in grado di produrre da solo).
Interessante è anche la presenza di moltissime vitamine e di minerali: la vitamina A, la B1 (necessaria alla trasmissione degli impulsi nervosi e della vitamina D, fondamentale per fissare il calcio nelle ossa), la B6 e la B12, così come la colina, la riboflavina e l’acido folico (importante in gravidanza), il ferro, il calcio, il fosforo e il potassio. Lo zinco contenuto, inoltre, contribuisce a rafforzare il sistema immunitario.
Per quanto riguarda i grassi, c’è una caratteristica poco conosciuta: i lipidi contenuti nelle uova sono rappresentati solo per il 65% da trigliceridi, quando, negli altri alimenti, i trigliceridi rappresentano il 98% dei grassi. Il resto dei grassi, quindi, sono grassi monoinsaturi e polinsaturi, che hanno numerosi benefici per il nostro organismo.
Le uova contengono poi lecitina (come dicevamo prima, e che è contenuta prevalentemente nel tuorlo), fosfolipidi e luteina, un elemento che aiuta e protegge la nostra vista.
La giusta quantità di uova in una settimana, come dicevamo, è tre. Tre uova permettono di beneficiare di tutte le qualità positive di questo alimento senza incorrere nell’aumento del colesterolo cattivo nel sangue.
Perché, in effetti, è vero che le uova contengono un’elevata quantità di colesterolo (200 mg per uovo, suppergiù), ma è anche vero che mangiandone uno non superiamo la dose raccomandata giornaliera (300 grammi) e, soprattutto, le uova contengono lecitine, che favoriscono il trasporto inverso del colesterolo dalle arterie al fegato, potenziando il colesterolo buono (come si legge sul sito della Fondazione Veronesi).
Il miglior modo per consumare le uova? Alla coque. Questo perché attraverso questa cottura non eccessiva tutti i nutrienti non vengono alterati ed eliminati, le uova rimangono molto più digeribili (perché le sostanze che il corpo utilizza raggiungono il 95% dell’uovo mangiato) e se ne sfruttano tutte le proprietà.
In ogni caso, ci sono moltissime ricette che possiamo sperimentare con le uova. Già dal mattino, cominciando la giornata con una colazione tradizionale inglese sana e gustosa (non da tutti i giorni: meglio sempre considerare la quantità di uova già assunte durante la settimana). Si tratta degli eggs and soldiers, delle fette di pane integrale tostato molto sottili da inzuppare nell'uovo semi-bollito, e quindi alla coque.
Anche l'egg fried rice è molto gustoso: la ricetta orientale è semplice da replicare a casa e permette anche di fare mangiare verdure alle persone più schizzinose.
Infine, le uova al pomodoro sono sempre una buona idea: piacciono un po' a tutti e si preparano in pochi minuti.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
“Scandi” non significa solo scandinavo. “Scandi” ha in sé una miriade di concetti che ci piacciono moltissimo, perché non è un aggettivo semplicemente esteriore.
Essere scandi, infatti, non vuol dire solo essere bellissimi fuori, dal sapore nordico, ma significa abbracciare quella filosofia del Nord e quello stile di vita naturale ma smart che sta alla base della vita nei paesi scandinavi.
Se già le vostre case sono piene di librerie geometriche e carte da parati a triangoli, se sono bianche e luminose con tocchi di caldo legno e se avete fatto dell’Hygge il vostro motto, allora è ora di pensare anche ai vostri bambini proponendo loro un abbigliamento scandi che scalda il cuore, rispetta la natura e riempie gli occhi di bellezza (e non serve spendere un patrimonio: possiamo scegliere anche dei vestiti economici per bambini, basta seguire le nostre regole di base).
I vestiti tecnici, quindi, sono la prima regola. Se siamo al freddo, dobbiamo sempre avere indumenti di lana e soprattutto impermeabili e scarponi da pioggia o da neve, in modo da poter sempre giocare all’aperto senza problemi! E poi gli impermeabili per bambini quanto sono teneri?
Oppure lino, o lana, ma in ogni caso la scelta deve sempre ricadere su tessuti naturali, traspiranti e non troppo colorati (in modo da essere super sicuri sulla pelle dei bambini). Scegliamo il cotone al posto del jersey, il lino al posto del denim, la lana al posto della ciniglia, e vedrete che in un attimo l’armadio si trasformerà in un guardaroba scandi.
I colori tenui sono imprescindibili quando si parla di abbigliamento nordico. Non significa che i colori scuri non possano essere utilizzati, ma è sempre meglio scegliere colori pastello o tenui rispetto a quelli fluorescenti o shocking.
Una volta li chiamavamo “i maglioni brutti” (e il Mark Darcy di Bridget Jones con il maglione con la renna è uno dei nostri idoli, no?). Ma i maglioni sferruzzati, soprattutto sui bambini, sono teneri e bellissimi e sono super nordici. Basta infilarne uno per sentirsi subito in uno chalet in Svezia!
Alla base dell’Hygge, ovvero del segreto della felicità nordica, c’è la confortevolezza. Per l’abbigliamento da casa per bambini scegliamo quindi indumenti comodi, morbidi, larghi e traspiranti (ma caldi) e calze lunghe con antiscivolo, per giocare, divertirsi e coccolarsi tutti insieme.
Una fantasia molto nordica sono le righe sottili su fondo chiaro, così come le piccole forme geometriche sul bianco.
Un bavaglino o una berretta a forma di animale sono sempre una buona idea. Ma che siano sempre “di design”, lineari e non eccessivi, dai colori pastello e mai sintetici, che siano quindi simpatici senza diventare un pugno nell’occhio!
Giulia Mandrino
L’allattamento al seno è la scelta migliore per una mamma e il suo bambino (anche se non bisogna giudicare chi, per necessità o per scelta, opta per l’allattamento artificiale: ogni situazione e ogni famiglia sono differenti). Lo sanno anche i papà, che tuttavia spesso provano sentimenti contrastanti riguardo a questo fatto.
Cosa significa? Significa che per quanto possano amare la loro compagna mentre allatta il loro bimbo, e per quanto sappiano l’importanza di questo gesto e la naturalezza dell’atto, capita che si sentano esclusi.
Il legame che si crea tra mamma e bambino durante l’allattamento al seno è innegabilmente e inequivocabilmente fortissimo. E un papà, più o meno inconsciamente, sperimenta un senso di gelosia e di esclusione da non sottovalutare, superiore a quello dei papà di bambini allattati artificialmente, che spesso dividono con la mamma questo compito.
Il rapporto però non può e non deve restare esclusivo: anche i papà possono legare con i loro figli neonati, attraverso alcuni gesti e abitudini quotidiane che aiutano a stabilire una relazione fortissima, profonda e intima.
Il contatto pelle a pelle non è importante solo con la mamma, ma anche con il papà. Sin dai primi giorni, dobbiamo incoraggiare i papà a coccolare i bimbi sul petto, senza vestiti (entrambi), in modo da stabilire un contatto sensoriale forte e dolcissimo. Già in ospedale, appena nato, i medici appoggiano il bambino sul petto della mamma, ma anche i papà possono beneficiare di questo gesto. E anche i genitori di bimbi adottati che arrivano (anche mesi) dopo la nascita: il contatto pelle a pelle è importantissimo, per gli odori, gli ormoni e le sensazioni che passano da questo organo e che permettono di creare un legame non solo affettivo ma anche fisico.
Che sia con la fascia portabebè o con i marsupi, i papà che vogliono un forte contatto con i propri figli dovrebbero sempre preferire questo strumento rispetto al passeggino. La relazione che si crea è profonda e i benefici, inoltre, sono moltissimi: i bambini in fascia e in marsupio tendono a dormire più a lungo e a piangere meno. E questo, oltre a favorire un rapporto intimo, rafforza anche la confidenza dei papà nelle loro capacità genitoriali.
Oltre al contatto corpo a corpo senza maglietta, un gesto che crea un forte legame sono i massaggi al bambino, durante il cambio pannolino o prima della nanna. Il papà potrà coccolare il bimbo in questo modo, con dell’olio di mandorla o delle creme naturali apposite, godendosi un momento intimo e speciale solo per lui e per il suo bambino.
Come l’allattamento al seno è (per forza di cose) un compito esclusivo della mamma, anche il papà può avere un compito di cui è lui solo responsabile. Dobbiamo quindi trovare qualcosa che lui e solo lui può fare (quindi anche in base alla presenza durante la giornata). Può essere la coccola per addormentare il bebè la sera, o il bagnetto (che faremo al nostro piccolo durante il giorno solo in caso di emergenza, lasciando invece il compito quotidiano al papà)…
Come le coccole, i massaggi e il contatto pelle a pelle, una relazione intima (soprattutto con i bambini) passa anche dalla voce, una voce conosciuta e adorata che mette sicurezza. Ma non dobbiamo darla per scontata: i bimbi si affezionano ad una voce se la sentono continuamente, quindi per costruire un bel rapporto nei primi anni è decisivo parlare e cantare al nostro bambino.
Ovvio, il papà non può allattare al seno. Ma può far sì che, almeno alla sera o almeno in certi momenti della giornata dedicati (che possono diventare un’abitudine), questo gesto divenga condiviso. Mentre la mamma allatta, ci si può accoccolare insieme sotto una coperta, leggere un libro insieme ad alta voce, guardare un film, coccolarsi nel letto. Oltre ad essere qualcosa di davvero rilassante e compiacente, questa abitudine può aiutare anche psicologicamente i papà che sentono un po’ di gelosia o astio nei confronti dell’allattamento, perché è nella natura umana fare associazioni di pensieri in base alle sensazioni provate in particolari momenti. Se nel momento dell’allattamento si sente bene, quindi, assocerà pian piano emozioni positive all’atto in sé.
Come ogni cosa della vita, anche queste emozioni riguardanti l’allattamento vanno discusse. Con tranquillità e con sincerità, dobbiamo incoraggiare i papà a parlare di come si sentono, per vivere insieme questa nuova situazione e viverla decisamente meglio.
Come un papà prova nuove sensazioni, anche alla mamma accade lo stesso, e a volte ci lasciamo prendere dall’esclusività non permettendo (per orgoglio, perché non ce ne accorgiamo, per paura o perché non vogliamo disturbare) che il papà ci aiuti. Lasciamo invece che ci venga incontro, coccolandoci e togliendoci compiti dalle spalle. E stando sempre attente di fare capire quanto siamo grate per queste sue attenzioni, perché anche lui, come noi, è inestimabile per la nuova famiglia!
Giulia Mandrino