Non parliamo di astratte abitudini, astratti modi di vedere la vita o di astratti pensieri che migliorano la giornata. Parliamo di vere e proprie azioni da intraprendere quotidianamente per migliorare l’umore, ridurre lo stress, stimolare gli ormoni della felicità e stare finalmente bene, davvero, concretamente e tangibilmente.
Sono piccoli gesti, piccole abitudini, che tuttavia se fatte ogni giorno e con costanza migliorano davvero la vita: richiedono pochissimo tempo e possono essere spalmate lungo la giornata. Ciò che dobbiamo fare è semplicemente provarci e vedere, in pochissimo tempo, l’effetto benefico che hanno sul nostro corpo e sulla nostra mente!
Non importa quale, l’importante è fare sport: le più energiche si dedicheranno a palestra e corsa, le amanti della natura alla camminata veloce, le più dolci allo yoga. Basta trovare ciò che ci piace (e magari è qualcosa di inaspettato che non avremmo mai pensato, come il judo o la danza - che, sì, si può cominciare anche da adulti!) e dedicare all’attività fisica un’oretta al giorno (o almeno un’oretta ogni due o tre giorni settimanalmente).
L’idratazione è fondamentale per il benessere dell’organismo, e quando il nostro corpo sta bene stiamo meglio mentalmente. L'acqua idrata il corpo, migliora il processo di eliminazione delle tossine, favorisce il trasporto dei nutrienti alle cellule, stimola il metabolismo, migliora la pelle...
Ricco di antiossidanti, il tè è un toccasana, oltre che delizioso. Una tazza fumante accanto al computer mentre lavoriamo o mentre leggiamo il nostro libro in poltrona non solo fa bene al corpo, ma anche all’anima, non credete?
Vitamine, minerali, nutrienti importantissimi: la frutta è lo snack per eccellenza e dovremmo mangiarne 4 porzioni ogni giorno. Portiamo una banana o una mela in borsa, scegliamo i frutti di stagione in modo da variegare il gusto e non annoiarci mai e sfruttiamo la bontà e il potere degli estratti e degli smoothies!
Mangiare regolarmente è una regola imprescindibile dello stare bene: colazione abbondante, due spuntini di frutta lungo la giornata, un bel pranzo e una cena leggera è l’ideale.
La musica ha un potere incredibile: suscita in noi emozioni e sentimenti ed è in grado di modificare l’umore. Creiamo quindi una nostra playlist di canzoni preferite (sentimentali, rock ed energizzanti, che ci mettono il buonumore…) e ascoltiamola ogni volta che possiamo: in macchina, mentre camminiamo, mentre lavoriamo, mentre cuciniamo…
Probabilmente tutti sono a conoscenza del potere favoloso della risata, perché tutti abbiamo sperimentato almeno una volta i benefici del ridere (non vi è mai capitato di svoltare una giornata no solo facendo una bella risata in compagnia, o per un video divertente?). Ridere è un antidepressivo naturale, poiché sprigiona le endorfine, sostanze chimiche che migliorano il nostro umore. E poi fa bene a cuore e polmoni!
Lo stress dei giorni nostri ci porta a dormire male, o addirittura a sacrificare ore di prezioso sonno per fare fronte agli impegni della giornata. Niente di più deleterio: il nostro corpo ha bisogno di sonno (di media 8 ore a notte) e non dobbiamo mai, mai sacrificarlo. Dormiamo bene e viviamo meglio!
Leggere è importantissimo. È piacevolissimo. È fondamentale. C’è chi è amante della lettura e farà meno fatica a seguire questa regola e chi invece reputa questo passatempo come inutile o addirittura faticoso: nulla di più falso. Leggere, quando diventa abitudine, è uno dei piaceri della vita. E, davvero, la migliora. Non solo perché porta in mondi lontani e fa vivere mille vite in una sola, ma perché è un momento di relax personale insostituibile. E lo si può fare ovunque e quando vogliamo: sui mezzi pubblici, in pausa pranzo, nel letto prima di dormire, la sera dopo cena…
La riflessione non è solo qualcosa di filosofico ma è anche molto fisica. Questo perché dedicandoci alla nostra mente (meditando anche solo per dieci minuti alla mattina o alla sera) ci rende sì più consapevoli dei nostri pensieri (che è super benefico) ma anche del nostro corpo, del nostro respiro, del nostro benessere. E toglie moltissimo stress.
Scaricate l’immagine qui sotto e stampatela, per averla sempre con voi e ricordarvi ogni giorno di stare bene!
Giulia Mandrino
Che sia svezzamento naturale, svezzamento classico o autosvezzamento (una scelta che compete i genitori), una regola di base c’è e riguarda il periodo nel quale lo slattamento dovrebbe cominciare.
Nella giungla di pareri nella quale vi imbatterete (perché se ne sentono di tutti i colori) c’è bisogno di trovare però la verità. Il pediatra deve sempre essere la figura di riferimento alla quale chiedere consiglio: sarà lui/lei che vi dirà, in base alla storia clinica del vostro bambino, quando sarà il momento di cominciare a sommare al latte materno o artificiale gli altri alimenti.
Ma in generale tanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità quanto l’Unicef e altri organi preposti all’informazione in ambito di puericultura sono d’accordo: lo svezzamento non dovrebbe cominciare prima dei sei mesi. Ma vediamo in dettaglio come e perché.
“Lo svezzamento dovrebbe cominciare in tempi corretti, ovvero tutti gli infanti dovrebbero cominciare a ricevere alimenti in addizione al latte materno dai sei mesi di vita in poi”: lo si legge a chiare parole sul sito dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che spiega anche i dettagli di uno svezzamento corretto.
“Lo svezzamento dovrebbe essere poi adeguato, ovvero dato ai bambini in quantità, frequenza, consistenza e varietà in modo da coprire i bisogni nutrizionali del bambino che sta crescendo, mantenendo nel frattempo l’allattamento”.
Questo significa che ai nostri bambini, a partire dai sei mesi, dobbiamo cominciare a dare alimenti vari e adeguati, facendo attenzione alla consistenza (che deve essere sicura e eliminare il rischio di soffocamento) e alla varietà dei nutrienti.
L’OMS raccomanda dunque di cominciare con lo svezzamento a sei mesi di vita, in aggiunta all’allattamento, dando ai bambini i nuovi cibi inizialmente 2/3 volte al giorno (tra i 6 e gli 8 mesi), aumentando a 3/4 volte al giorno tra i 9 e gli 11 mesi. Tra i 12 e i 24 mesi i genitori possono poi cominciare ad aggiungere a questi pasti 1 o 2 merende nutrienti al giorno, se necessario e se il bambino ne ha voglia.
Anche l'Unicef e la Commissione Europea sono dello stesso avviso. Il documento che ne parla nello specifico si intitola “Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l’Unione Europea”. I due organi, esattamente come l’OMS, raccomandano lo svezzamento dai sei mesi in poi, specificando anche che è bene seguire le inclinazioni dei bambini:
“Attorno ai sei mesi, la maggioranza dei bambini mostra interesse per altri alimenti (cioè per alimenti solidi) oltre al latte materno. Ammesso che il bambino sia in buona salute, ai genitori si deve consigliare di osservare il comportamento dei figli e di rispondervi in maniera appropriata (cioè di non forzare mai il lattante a mangiare)”.
L’Unicef introduce però anche un altro argomento molto importante, quello della carenza di micronutrienti nei lattanti sotto i sei mesi di età. Perché importante? Perché sono in molti a consigliare ancora un’introduzione di alimenti complementari prima dei 4-6 mesi dei bambini nel caso in cui vi sia una carenza di nutrienti, quando in realtà il miglioramento della dieta materna è ancora la soluzione migliore:
“In situazioni nelle quali la carenza di micronutrienti in lattanti sotto i sei mesi è un problema, il miglioramento della dieta materna durante la gravidanza e l’allattamento, e non la precoce introduzione di alimenti complementari, è l’intervento preventivo più efficace e meno rischioso”.
In generale, naturalmente, ogni bambino è diverso, quindi raccomandiamo sempre il consiglio del proprio pediatra. Ma raccomandiamo anche di fare attenzione ai segnali che ci dicono che effettivamente il bambino è pronto allo svezzamento (lo stare seduto senza aiuto, il non avere già il riflesso di estrusione che gli fa sputare fuori il cucchiaino, mostra interesse per il cibo in tavola…).
Lo svezzamento, poi, dovrà essere vario ed equilibrato: “Pare che i bambini mangino di più quando ricevono una dieta varia, rispetto a quando hanno una dieta limitata e monotona”, spiegano ancora nel documento della Commissione Europea. “È importante che i bambini, per i quali tutti i cibi sono inizialmente sconosciuti, siano esposti ripetutamente a nuovi alimenti per stabilire uno schema di accettazione di cibi salutari”.
Infine, la Commissione ha delle raccomandazioni anche per quanto riguarda il latte materno o artificiale fino ai due anni e oltre. Nel caso del latte materno, se il volume è alto non c’è bisogno di usare altro latte, e si raccomanda di mantenere l’allattamento al seno fino (almeno) ai 24 mesi. Nel caso del latte artificiale, invece, bisogna fare un po’ più di attenzione per non rischiare di limitare l’assunzione degli altri alimenti:
“Il latte deve continuare ad essere parte integrante della dieta durante l’alimentazione complementare e si raccomanda di continuare con l’allattamento al seno fino a due anni ed oltre. Se il volume di latte materno è alto, non c’è motivo di usare altri latti. Nei bambini non allattati al seno un eccessivo consumo di latte artificiale nel primo anno o di latte vaccino in seguito può limitare il consumo e la diversificazione di alimenti complementari, importanti, come già detto, per esporre il bambino a quei nuovi sapori e consistenze che facilitano l’acquisizione di competenze alimentari. Un bambino che beve un litro di latte vaccino o artificiale al giorno soddisfa fino a due terzi dei suoi bisogni energetici e lascia ben poco spazio ed appetito per altri salutari alimenti”.
Giulia Mandrino
Giocare liberamente è una necessità per i nostri bambini. Non è un “più”, non è un “capriccio”, è la loro vita. E anche se la società e la scuola vanno in una direzione diversa, sono moltissimi gli studiosi di psicologia infantile che spingono al ritorno del gioco libero, per una crescita sana e armonica dei nostri bambini.
All’aperto o in casa, il gioco libero è quindi fondamentale, ed è anche molto comodo, ecologico e sano: non servono giocattoli, non servono regole, bastano i bambini e basta ciò che hanno a disposizione in quel momento.
Giocare liberamente significa inventare storie e metterle in atto (“Io ero, io facevo”), travestirsi, costruire con ciò che si ha a disposizione… E i migliori materiali per farlo, come dicevamo, non sono i giocattoli, ma ciò che troviamo in casa e nella natura!
L’acqua è uno degli elementi preferiti dei bambini, che amano sguazzarci e che adorano bagnarsi e spruzzare liquido dappertutto. Bastano una fontanella, delle bacinelle piene e degli utensili vari per far sì che i bambini inventino mondi e giochi e che si divertano con poco!
Con i tessuti si possono creare mantelli, turbanti, tende indiane, casotti, rifugi, cieli stellati… La fantasia non sta mai ferma e dobbiamo lasciare che i bambini si lascino trasportare da essa. Non buttiamo quindi le vecchie lenzuola o le vecchie magliette logore ma teniamole come materiale per il gioco libero. Idem i vestiti vecchi: i bambini amano travestirsi, e il gioco del mettersi nei panni di qualcun altro è fondamentale e importantissimo, proprio come spiegavamo qui.
I vecchi scatoloni non vanno mai buttati se abbiamo bambini in casa! Sono un ottimo materiale da riciclo che permette di inventare spazi e giochi e che si presta a moltissime interpretazioni. Qui il nostro articolo sui 10 giochi da realizzare con gli scatoloni di carta.
In autunno possiamo uscire di casa e trovare moltissimi materiali naturali gratis e interessantissimi! Come i rami spezzati degli alberi, che si trasformano con la fantasia dei bambini in bastoni, scettri, fondamenta di una casetta, zattere, bacchette magiche…
Bastano terra e acqua per creare uno dei materiali più pazzeschi che la natura ha donato agli esseri umani e ai bambini, il fango: senza paura dello sporco e delle macchie dobbiamo lasciare che i bambini si inzuppino le mani, cucinino torte di fango, facciano a palle di fango, costruiscano casette… Proprio come vi spiegavamo qui.
Sempre in autunno, quando non facciamo alcun male agli alberi strappando le foglie, possiamo uscire con i bambini a raccogliere tutte quelle foglie gialle, rosse e arancioni cadute con l’arrivo della stagione fredda. Innanzitutto possiamo rotolarci su quei tessuti colorati e morbidi sotto agli alberi, dopodiché lasciamo che i bambini le raccolgano e inventino cosa farne!
Con gli strumenti da cucina i bambini si sbizzarriscono: si mettono nei panni degli adulti in cucina, inventano storie e ricette, mettono in moto le mani, pasticciano oppure cucinano qualcosa di davvero buono (imparando l’importanza del cibo e apprezzando ciò che si mangia!).
Giulia Mandrino
Lo ribadiremo sempre, lo urleremo a pieni polmoni, lo scriveremo sui muri fino a che tutti non avranno capito fino in fondo: non esistono mamme di serie A e di serie B. Ogni famiglia è diversa, ogni mamma fa le scelte che ritiene più benefiche per i suoi figli, per la sua famiglia e per se stessa.
Ecco perché non importa se si sceglie l’allattamento al seno o quello artificiale, non importa se si sceglie il co-sleeping o se il lettino va subito in cameretta, non è importante se si sceglie l’autosvezzamento o lo svezzamento naturale. E non importa nemmeno se si sceglie di tornare a lavorare o di stare a casa tutto il giorno con i figli facendo la mamma a tempo pieno.
Le critiche ci saranno sempre. L’importante (per noi ma soprattutto per i nostri figli!) è essere felici e serene vivendo secondo le proprie scelte in fatto di maternità.
La gravidanza (soprattutto la prima) porta con sé un sacco di dubbi, un sacco di domande, un sacco di felicità. Tutti ci coccolano, solitamente, viviamo in una bolla. Una bolla che è molto labile e che un pochino si spezza con l’arrivo del nostro bambino, perché attorno a tutta questa felicità è inevitabile sentire anche un po’ di pressione e sentirsi spaesate in un nuovo ruolo che non conosciamo e che anche a livello pratico ci sfida ogni giorno.
Ogni mamma la vive diversamente e c’è chi si sente a proprio agio fin da subito e chi fa fatica a calarsi nella nuova posizione di mamma. Perché ora al centro di tutto c’è il nostro bambino, non più noi, e non più la coppia. E se già facevamo fatica da soli, ora è ancora più stressante.
E non bisogna dimenticare nemmeno le difficoltà aggiuntive di cui certe mamme fanno esperienza, provando depressione, tristezza, stress ed emozioni contrastanti mai provate prima. È normale, siamo vulnerabili, e la maternità è davvero un periodo difficile oltre che meraviglioso. Ha sempre due facce.
Ciò che dobbiamo sempre tenere a mente, tuttavia, è che la nostra salute mentale influenza ora anche il benessere della nostra famiglia. E se non stiamo bene noi stesse, come possiamo trasmettere benessere ai nostri bambini? Non tutte le mamme trovano la serenità nell’occuparsi a tempo pieno dei propri bambini e non possiamo farne una colpa. Anzi: occuparsi di un piccolo essere umano richiede moltissimo sforzo e moltissimo impegno e tutti sanno che non è assolutamente semplice.
Ecco perché dobbiamo trovare la nostra dimensione e il nostro equilibrio, facendo ciò che amiamo, ciò che ci riesce naturale, senza sforzarci ma costruendo una situazione familiare che faccia sentire tutti in armonia. Noi per prime. E, no, fare le mamme a tempo pieno non è l’unica opzione, a questo punto.
Ci sarà quindi la mamma che sentirà il bisogno di tornare al lavoro, chi di cominciare da zero pur avendo fatto fino a quel momento la casalinga, chi deciderà di stare a casa a tempo pieno con i bimbi, chi sceglierà un part-time… Dalle responsabilità non si scappa, ma essere mamma non significa obbligatoriamente stare a casa con i bambini, così come, nel XXI secolo, non significa dover per forza lavorare a tempo pieno a causa delle pressioni del mondo.
L’importante è essere felici, perché la frustrazione porta solo malumori, distanza, litigi e disarmonia in casa e ciò di cui invece hanno bisogno i bambini sono serenità, amore, tranquillità e felicità.
Le critiche ci saranno sempre, dicevamo, purtroppo: le mamme lavoratrici sentiranno la pressione di una parte di società che sussurra loro di non essere abbastanza presenti; le mamme a tempo pieno e casalinghe si sentiranno attaccate dal femminismo che quasi impone loro di uscire di casa (ma, se ancora non ne siete convinti, vi consigliamo questo articolo: "Casalinga e femminista, un connubio possibile").
Dobbiamo semplicemente tapparci le orecchie. Ok, ascoltiamo, ma poi ascoltiamo il nostro cuore e la nostra serenità. Da dove arriva la nostra armonia mentale ed emotiva? Dal lavoro e dal tornare a casa la sera dai nostri bambini e dal nostro partner? Bene, senza alcuna paura torniamo al lavoro. Arriva invece dalla felicità di prendersi cura della nostra famiglia stando a casa? Dedichiamoci a questo!
Giulia Mandrino
Controllare le porzioni non significa solo stare attenti al peso, ma anche e soprattutto puntare sul benessere generale del nostro organismo. Già, perché non vuol dire pesare semplicemente gli alimenti che mettiamo nel piatto per limitare meramente le calorie, ma più in generale significa stare attenti alle quantità di grassi, proteine e carboidrati che ingeriamo, equilibrandole e non eccedendo con le dosi di ciò che fa male al nostro corpo.
Per controllare delle porzioni, tuttavia, non serve molto. Non servono bilance e proporzioni, frazioni e addizioni, come penseremmo. Possiamo infatti affidarci alla vista, utilizzando ciò che abbiamo di fronte a noi in maniera super comoda, ovvero piatti e mani.
Ma vediamo insieme quali sono le quantità ottimali di proteine, carboidrati e grassi da portare in tavola e come fare per non sbagliare.
Le porzioni di nutrienti che dovremmo assumere ogni giorno sono specifiche e importanti (e le ha redatte anche la Società Italiana di Nutrizione Umana, le potete trovare qui). Ogni alimento contiene certi nutrienti che dovremmo assumere in determinate quantità ogni giorno (alcuni in grandi quantità - e cioè i nutrienti benefici - altri limitandone l’assunzione - come ad esempio lo zucchero, il sale e via dicendo).
In particolare, ciò a cui dobbiamo fare attenzione sono le proteine, i grassi e i carboidrati, che compongono ogni alimento che mangiamo. Ognuno di questi elementi deve essere calibrato in base al fabbisogno del nostro corpo. Ma come fare per essere sicuri di non eccedere o, al contrario, di non raggiungere le quantità raccomandate?
Innanzitutto, possiamo affidarci alle etichette del cibo, che riportano sempre (quando non parliamo di cibi freschi) le quantità di nutrienti contenute, con annessa la percentuale giornaliera raccomandata. Ma questo non è sempre facile, anzi. Spesso rischiamo di confonderci e di annegare in un mare di informazioni. Ecco perché è meglio trovare un nostro metodo, magari più “a spanne”, ma comunque efficace e attendibile.
Innanzitutto, possiamo visualizzare il piatto, dividendolo in spicchi più o meno grandi. Ogni spicchio conterrà un determinato cibo in base a quanto bisogno abbiamo. Poco meno della metà del piatto dovrà contenere verdure (crude o cotte), alimento fondamentale per la nostra alimentazione. L’altra metà si suddividerà così: un po’ più della metà da carboidrati e l’altra metà suddivisa tra proteine (uno spicchio più grande) e grassi (una fettina sottile).
Possiamo però affidarci anche alle nostre mani, utilizzandole come metro di misura. Ad ogni pasto lo spazio occupato dalla verdura nel nostro piatto dovrà essere grande quanto una pallina del diametro del nostro palmo (per un totale di circa 80-100 grammi). Le proteine (vegetali o animali, carne, pesce o legumi) dovranno occupare lo spazio del palmo della nostra mano (corrispondente a circa 80-100 grammi). I grassi la punta del pollice, e i carboidrati (circa 80 grammi) occuperanno uno spazio grande quanto il nostro pugno chiuso.
In questo modo non eccederemo con le quantità di cibi che andrebbero limitate (i grassi e i carboidrati, ad esempio), e allo stesso tempo assicureremo al nostro organismo il giusto fabbisogno di alimenti sani e benefici, come le verdure (e la frutta: anche in questo caso per calcolare la porzione inseriamo la frutta tra le mani a coppa, ottenendo una quantità di circa 80 grammi).
E non dimentichiamo quali alimenti fanno parte delle varie categorie:
PROTEINE: il petto di pollo, il manzo magro, il tacchino, le uova, il pesce, i legumi…
CARBOIDRATI: riso e pasta integrale, la quinoa, la frutta, le patate, l'avena…
VERDURA: l’insalata, la lattuga, i broccoli, le carote, gli asparagi, i cavoli, i fagiolini…
GRASSI: l’olio d’oliva, il latte, il formaggio, lo yogurt, il burro di arachidi, l’avocado…
Giulia Mandrino
La pancia che si gonfia praticamente immediatamente è solo un campanello di allarme. Perché dovremmo bere qualcosa che il nostro corpo subito etichetta come dannoso dandoci una sensazione spiacevole e un risultato estetico che nessuno vorrebbe? Sì, stiamo parlando delle bibite gassate.
L’alternativa è semplice: acqua (tanta acqua), tisane, acque aromatizzate, succhi senza zuccheri aggiunti, succhi vivi estratti a casa, centrifugati… Basterà sapere i danni veri che le bibite provocano al nostro organismo per decidere di eliminare questa abitudine dalla nostra alimentazione!
Inutile dirlo: se vogliamo perdere peso o tenere sotto controllo la nostra forma fisica le bibite gassate sono la prima bevanda alla quale dire finalmente addio. Perché? Non solo per il gonfiore che provocano ma anche per il fatto di essere zeppe di zuccheri. Bevendo non sembra di metter su peso, ma bevendo bibite questo accade comunque, perché le calorie sono moltissime (basta leggere le etichette per rendersene conto). Ad esempio, in una sola lattina di cola sono presenti 10 cucchiaini di zucchero. Dieci!
Lo zucchero bianco fa malissimo, come spieghiamo in questo articolo: incrementa il rischio di obesità (anche e soprattutto nei nostri bambini), il rischio di incorrere nel diabete di tipo 2 e il rischio di sviluppare malattie del sistema cardiocircolatorio.
Un’altra malattia molto pericolosa collegata al consumo di bevande gassate e zuccherate è la steatosi epatica non alcolica, una condizione simile alla cirrosi (ma senza il coinvolgimento, come dice il nome, dell’alcol) e collegata al diabete causata dall’accumulo di grassi nel tessuto del fegato.
Oltre agli zuccheri (di cui sono prive se a calorie zero - ma anche in quel caso le bibite sono dannose poiché l’organismo, ingannato dal gusto, produce comunque insulina per contrastare gli zuccheri e in questo modo aumentano il senso di fame e le cellule di grasso), le bibite contengono anche una quantità enorme di coloranti artificiali e aromi potenzialmente cancerogeni.
Questi coloranti, tuttavia, non sono pericolosi solo dal punto di vista dell’organismo, ma anche della testa e delle funzionalità in generale, poiché è ormai risaputo che alcuni di essi, ad esempio, provochino iperattività nei bambini. Attenzione al giallo numero 5 (la tartrazina).
Nemmeno la bellezza resta immune dal consumo di bevande gassate: è ormai risaputo che bere due lattine di bibite frizzanti e zuccherate ogni giorno fa invecchiare più velocemente rispetto al non berle affatto. L’acido fosforico responsabile del sapore di molti drink, infatti, compromette l’assorbimento del calcio da parte del nostro corpo causando scompensi renali, osteoporosi, perdita muscolare e diminuzione della densità ossea.
Per non parlare, infine, dei danni ai denti (l’aumento di carie impenna), dello spreco di denaro, della gastrite, dell’alterazione del gusto che provocano alle nostre papille gustative e del risvolto ecologico: le lattine nelle quali sono contenute sono dannosissime per il nostro ambiente, e purtroppo la raccolta della differenziata è solo la punta dell’iceberg dei rifiuti prodotti e dispersi nell’ambiente dall’uomo. Smettere di bere bibite gassate, dunque, è anche una scelta responsabilissima dal punto di vista green (e non solo dal punto di vista dei rifiuti, ma anche dell’acqua potabile risparmiata non bevendone).
Giulia Mandrino
Che siamo pigri o che ci teniamo a restare in forma; che siamo attenti all’alimentazione o che ciò che abbiamo nel piatto non ci fa paura; che ci sentiamo sostenibili o che non ci curiamo dell’ambiente… Non ci sono scuse: alcuni alimenti sono assolutamente da evitare. Senza se e senza ma, senza appigliarci alle scuse della pigrizia, della bontà o dello “strappo alla regola”.
Di quali alimenti parliamo? Di quelli raffinati, delle bibite gasate, delle merendine confezionate, dei würstel… Ma entriamo nel dettaglio, ragioniamo e proviamo a impegnarci: basta poco per eliminare questi elementi dalle nostre tavole. Basta non comprarli, e vi assicuriamo che dopo un po’ non vi mancheranno affatto!
Ma c’è ancora da dirlo? Che siano di pollo o di maiale, è sempre meglio evitarli. Perché? Semplicemente perché sono una schifezza. I würstel si ottengono utilizzando la carne separata meccanicamente dalle carcasse di pollo, tacchino o maiale, rilavorando le parti di scarto e i resti. Insomma: quello che mai mangeremmo di un animale finisce tutto negli hot dog e nei würstel.
Le carcasse vengono spremute e ciò che rimane diventa l’insaccato che vediamo nei supermercati. Non bastasse, l’università delle Hawaii ha rimarcato un fatto scientifico da non sottovalutare: il consumo di questi cibi aumenterebbe del 67% il rischio di tumore al pancreas, incrementando anche quello di tumore al cervello e di leucemia, a causa dei nitriti di sodio contenuti.
Moltissimi additivi contenuti, scarsa qualità dei componenti (dal momento che sono ottenuti dagli scarti di lavorazione degli altri formaggi), conservanti che aumentano il rischio di cancro, tantissimo sale (3 grammi ogni 100 grammi di prodotto, quando la dose giornaliera consigliata dall’OMS non dovrebbe superare i 5 grammi nel caso degli adulti): i formaggini fusi e le sottilette di formaggio sono davvero deleteri. E certo che un semplice toast per cena è più comodo da preparare aprendo una bustina di formaggino, ma ci sono moltissime alternative altrettanto comode e molto più gustose e sane!
Non lo ripeteremo mai abbastanza: dovremmo tutti dire addio allo zucchero, soprattutto quello raffinato. Il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, la sindrome metabolica, l’invecchiamento precoce, l’osteoporosi, la candida, le cistiti, la dipendenza da dolci: sono solo alcune delle conseguenze del consumo eccessivo di zucchero (che, ormai, troviamo purtroppo dappertutto senza rendercene conto). Per fare fronte a questo problema possiamo evitare di comprarlo, affidandoci ad altri dolcificanti (come la stevia, il fruttosio, il miele…) cercando pian piano di diminuire la dolcezza di ciò che portiamo in tavola ed evitando di comprare cibi confezionati, cucinando noi i nostri piatti e i nostri dolci in modo da sapere sempre cosa arriva nell’organismo nostro e della nostra famiglia.
Qui trovate i 15 motivi per eliminare dalle nostre case lo zucchero bianco e qui la mia diretta esperienza (super positiva!) del togliere lo zucchero dalla mia alimentazione.
Le bibite gassate sono sempre più diffuse (ma ci piace pensare che lo siano anche i succhi fatti in casa e gli estratti!). Ed è pericolosissimo. In primis perché provocano dipendenza, e in secondo luogo per il gas contenuto e per l’eccesso di zuccheri nascosti. Oltre a gonfiare la pancia nell’immediato, abbassano i livelli di potassio nel sangue provocando stanchezza muscolare e problemi cardiaci. In più, fanno ingrassare, sono deleterie per i denti, provocano l’accumulo di grasso attorno agli organi vitali e favoriscono la gastrite. Per non parlare dei coloranti e degli aromi artificiali contenuti, dannosissimi e potenzialmente cancerogeni. Le ragioni per smettere di bere bibite gassate, dunque, sono davvero importanti.
Passare dalla pasta e dal riso bianchi a quelli integrali è semplice: basta dire addio alla farina raffinata! E questo è importantissimo, poiché la raffinazione è un processo chimico che elimina moltissime proprietà della farina, rendendola anche povera di fibre e di elementi nutrizionali molto importanti. E non dimentichiamo che questo processo chimico di raffinazione porta anche a intolleranze e ad allergie importanti, oltre che a squilibri insulinici. Questo perché la farina raffinata e i cereali raffinati incrementano il glucosio nel sangue, che indebolisce l’organismo e che porta al rischio di sviluppare parecchie malattie come il diabete o i tumori. Aumentano inoltre la sensazione della fame, portando così ad un aumento di peso, e sopprimono il glucagone nel sangue, l’ormone responsabile del consumo di grassi e zuccheri.
Un consiglio? Comprare solo farine e riso integrali (come vi consigliamo qui) e provare la gioia di preparare in casa la pasta!
Di lezioni di educazione sessuale ne abbiamo seguiti, a scuola e compagnia bella. Abbiamo spulciato moltissimi siti internet per soddisfare le nostre curiosità più recondite. Eppure, a quanto pare, ci sono ancora un sacco di miscredenze sulla vagina, il nostro organo sessuale. In altre parole: sono ancora moltissime le donne convinte di cose non proprio vere.
Esatto, ci sono ancora certi miti, credenze e convinzioni radicati e diffusi che tuttavia non hanno fondamento. Ma è bene parlarne e sfatare tutti questi concetti errati, in modo da avere più consapevolezza sulla propria salute e sulla propria sessualità.
L’igiene è importantissima. Ma come in tutte le cose ci vuole equilibrio. Soprattutto quando si parla di igiene intima. Già: lavarsi troppo fa male. Strofinare eccessivamente è deleterio. E lavarsi più di una volta al giorno le parti intime è davvero pericoloso.
Perché? Perché come tutto il nostro organismo (soprattutto l’intestino) anche la nostra vagina ha una flora batterica importante che non deve assolutamente venire eliminata con i troppi lavaggi. Se temiamo di incappare in malattie se non ci laviamo (verissimo!) è altrettanto vero che le stesse malattie saranno più probabili se ci laviamo troppo e troppo intensamente, poiché lavaggi frequenti e irruenti eliminano la flora batterica buona e di conseguenza ammazzano le difese immunitarie delle nostre parti intime.
Limitiamoci quindi ad un lavaggio al giorno con un detergente delicato e specifico per la vagina, confidando nel fatto che le nostre parti intime sono abbastanza forti da essere in grado di regolare il proprio pH da sole e in grado di difendersi dagli attacchi esterni.
Falsissimo! Soprattutto esternamente, quindi nella parte della vulva, tutte le vagine sono diverse. C’è chi ha le grandi labbra più sviluppate, chi ha quelle piccole che sporgono, ci sono forme e dimensioni differenti e consistenze diverse. Non abbiate paura, la vostra non è strana! È normale, perché è la tua.
Come dicevamo prima, la nostra vagina ha la capacità di regolare il proprio pH e di bilanciare la flora batterica buona. Lavare con il doccino cercando di entrare il più in profondità possibile è quindi sbagliato: intaccheremmo un habitat già di per sé perfetto (quando in condizioni fisiologiche, naturalmente). Non è necessario entrare, ma, anzi, è sconsigliato.
C’è chi, durante i rapporti sessuali, ha bisogno di lubrificanti, e questo è assolutamente normale (come è normale non averne bisogno: come dicevamo tutte le vagine sono diverse). Ma sono ancora molte le donne che credono che un lubrificante valga l’altro, che siano tutti uguali perché, beh, sono creati per la vagina, no? No. Sono creati per vari tipi di vagine, per vari pH, per varie esigenze. Bisogna quindi provarne di diversi e poi trovare quello che fa per noi.
Ce ne sono all’acqua (i più tollerati ed economici, ma meno efficaci - bisogna applicarli più volte), quelli a base di oli naturali (ma che vanno in contrasto con i preservativi, compromettendone la sicurezza), quelli ai siliconi (efficaci ma meno tollerati)…
No, anche se sembra, potrebbe non essere candida, anche se è la prima cosa alla quale tutte pensano. Le infezioni vaginali sono moltissime e le autodiagnosi sono pericolose. Ecco perché è sempre, sempre necessario consultare il ginecologo senza saltare a conclusioni affrettate!
Certo, gli indumenti intimi sono importantissimi per la salute della vagina, e dovrebbero essere sempre in materiali traspiranti e naturali. Ma non sono solo le mutande ad essere importanti: anche i pantaloni fanno la loro parte. Soprattutto i jeans, i collant e i pantaloni sportivi (quelli per fare yoga, correre, camminare…) spesso influenzano la salute intima, poiché, proprio come delle mutande non traspiranti o in materiali non naturali, non lasciano traspirare e favoriscono la proliferazione di batteri e funghi. Cosa possiamo fare? Cambiarli spesso (soprattutto quando siamo sudate), lavarli bene e assicurarci di avere almeno una protezione in cotone tra la vagina e gli indumenti.
Giulia Mandrino
Tecnologia non è solo noiosa scienza e boriose nozioni. Anzi. La tecnologia ormai fa parte della vita, ma, soprattutto, può essere intesa e studiata come qualcosa di super stimolante. Insegnarla ai bambini fin da piccoli non può che portare benefici, se fatto con lo spirito giusto: gli si dona degli strumenti e delle basi fondamentali per la vita futura, ma soprattutto li si indirizza verso una materia fatta di curiosità, creatività e scienza, che permette di sviluppare capacità di problem solving e abilità di costruzione dei propri progetti.
Insomma: imparare la tecnologia fin da piccoli è un regalo che possiamo fare ai nostri figli. Non piazzandogli in mano tablet e computer, sia chiaro, ma giocando con tutto ciò che sta dietro la superficie, per formare gli innovatori del futuro. Proprio come dicono quelli di “Codemotion Kids”, la scuola di tecnologia per ragazzi presente a Roma e Milano che vuole dare gli strumenti didattici giusti ai nostri bambini per diventare dei veri esperti tech incoraggiando talento, creatività, curiosità e potenzialità personali.
Ormai non bastano più i corsi di informatica che i professori appioppavano alle medie a noi millennials. Ok, siamo parecchio tecnologici, ma i nostri figli sono nativi digitali. E la tecnologia non si ferma: è in costante cambiamento, è in costante rinnovamento, e per comprenderla è necessario partire dalle basi arrivando agli ultimi sviluppi di coding, programmazione e compagnia bella.
Codemotion Kids vuole offrire proprio questo: dei corsi completi, seri, efficaci e interessantissimi per ragazzi che amano la tecnologia, che vogliono sviluppare la propria creatività in maniera concreta, che vogliono fare parte del mondo del futuro.
“In un mondo orientato sempre più verso la dimensione digitale, crediamo che la tecnologia sia un potentissimo strumento per aiutare le persone, dare vita alle idee e fornire soluzioni reali ai problemi. La tecnologia senza le persone, tuttavia, non serve a niente. Codemotion Kids nasce dalla volontà di offrire un percorso didattico completo basato sull’uso cosciente di tecnologie per formare gli innovatori del futuro incoraggiando il talento, la creatività e le potenzialità di ogni studente”: questa la filosofia di Codemotion Kids, che offre ai ragazzi dei corsi annuali STEAM (Science, Technology, Engeneering, Art and Math) pomeridiani su misura in base all’età.
Una scuola di robotica, insomma, un’accademia di coding, prototipazione, elettronica e design, nella quale i ragazzi possono imparare a fare e creare cose che prima era possibile solo immaginare. Attraverso la tecnologia e la creatività (perché anche il pensiero astratto qui è fondamentale), Codemotion offre percorsi educativi divisi in base all’età per apprendere e auto-apprendere le tecnologie.
I corsi vanno da settembre a maggio, con una lezione settimanale da un’ora e quarantacinque minuti, e si basano sul Creative Learning, un metodo d’apprendimento che si fonda sull’invenzione, sulla passione, sulla cooperazione, sui progetti e sul gioco. Attraverso attività ludiche e curiosità, quindi, ragazzi e ragazze potranno appassionarsi alle materie STEAM vedendo in loro un papabile futuro (un futuro che avrà le basi, anche concettuali, proprio qui, dato che i concetti e lo studio rimarranno nel bagaglio dei nostri figli per tutta la durata dei loro studi accademici, come una marcia in più).
A Roma Codemotion Kids si trova nella zona Roma Termini, presso la Luiss Enlabs in via Marsala 29/h, mentre a Milano li troviamo presso Siam 1838, in via Santa Marta 18.
In entrambe le sedi è possibile scegliere tra uno dei tre corsi disponibili. “Pianeta” è pensato per i bambini dagli 8 ai 10 anni e si propone di sviluppare abilità manuali e logiche, comprendere le basi del movimento nello spazio, approcciare i concetti base della programmazione, le abilità multi-sensoriali, la creatività manuale e digitale e di familiarizzare con le basi della Robotica.
“Stella” è per i ragazzi dagli 11 ai 13 anni e qui gli studenti e le studentesse impareranno alcune abilità matematiche per l’uso delle variabili e degli operatori logici, sperimenteranno il debugging e il problem solving, approfondiranno il pensiero computazionale, le abilità geometrico spaziali 2D e 3D e realizzeranno alcuni prototipi con materiali e programmi software.
Infine, ecco “Galassia”, per ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni, con un programma che spazia dalle strutture dei dati e dei database ai sistemi di coordinate 2D e 3D, dall’approfondimento degli algoritmi ai concetti di Decomposizione e Debugging, dal concetto di pattern all’uso dei linguaggi testuali e orientati agli oggetti (Python, Processing), dai prototipi per il mondo IoT allo sviluppo di applicazioni con AppInventor e Java…
I prezzi variano in base alle sedi (qui trovate le informazioni su Milano e qui su Roma). A settembre è possibile anche partecipare ad una Open Week, una settimana nella quale scoprire i corsi e conoscere i docenti. Basta iscriversi gratuitamente qui per gli incontri a Milano che si terranno dal 3 al 19 settembre e qui per Roma, con incontri dal 3 al 17 settembre.
Giulia Mandrino
Se vi interessa approfondire i temi delle STEM per bambini e della tecnologia per ragazzi, questi articoli potrebbero interessarvi:
A cosa servono gli ormoni? A tantissime funzioni del nostro corpo: ci danno energia, ci fanno stare bene emotivamente, regolano il nostro ciclo, ci donano una bella pelle… Gli ormoni (dall’insulina agli estrogeni) vengono prodotti da vari organi (la tiroide, le ghiandole surrenali, l’ipofisi, le ovaie, i testicoli e il pancreas) e viaggiano attraverso il nostro sangue e sono fondamentali per il benessere. Ecco perché nel momento in cui viviamo uno squilibrio ormonale cominciamo a stare male fisicamente e mentalmente.
Il ginecologo e l’endocrinologo sono i professionisti ai quali dobbiamo fare riferimento nel momento in cui vogliamo controllare i nostri ormoni. Tuttavia possiamo cominciare a riequilibrarci già modificando il nostro stile di vita, che influenza moltissimo l’equilibrio dei nostri ormoni.
Al primo posto tra le cause dello squilibrio ormonale sta certamente lo stress. Un’eccessiva secrezione di cortisolo da parte dell’ipofisi non può che portare squilibri ormonali e questi squilibri ormonali portano al malessere: sentiamo di non avere energia, il nostro umore è altalenante (quando non costantemente nero), il ciclo si sballa, la pelle si spegne…
E questi sintomi sono il campanello per altre malattie e squilibri che lo sbilanciamento degli ormoni può causare: la depressione, l’aumento di peso, l’infertilità, l’abbassamento del desiderio sessuale, la stanchezza cronica, l’insonnia, il diabete, la perdita dei capelli…
Il primo passo per riequilibrare gli ormoni femminili, dunque, è rallentare: rallentiamo i ritmi, rilassiamoci, prendiamoci tempo per fare sport (come, ad esempio, la camminata veloce per tre giorni a settimana), andiamo a letto ad orari decenti (mai dopo le 22.30-23). Ecco il primo passo per stare bene.
Lo sport, dicevamo. E in effetti è una delle azioni che più influenzano gli ormoni: fare esercizio fisico in maniera costante regola il metabolismo e riduce lo stress, rafforzando il sistema immunitario e stimolando le endorfine. Cerchiamo, dunque, di dedicarci a questa attività (quella che preferiamo, dalla camminata al pilates, dalla danza al nuoto), con la consapevolezza che è una medicina piacevolissima per il nostro corpo e il nostro equilibrio.
Dopodiché possiamo concederci qualche bella giornata di sole. Spesso uno squilibrio ormonale è dovuto ad una carenza di vitamina D, la vitamina del sole, e in effetti depressione e umore altalenante sono più frequenti in inverno, se ci pensiamo. Ogni giorno dovremmo cercare di esporci ai raggi del sole dai 15 ai 30 minuti, scoprendo braccia e gambe. E se ciò non è possibile, possiamo affidarci a dei buoni integratori o all’olio di fegato di merluzzo.
Anche l’alimentazione ha un ruolo importante nel processo di riequilibrio degli ormoni femminili. Consumiamo cibi il più puliti e naturali possibili, integrali e ricchi di fibre e vitamine, soprattutto C, B, magnesio, enzimi e probiotici. Anche le erbe adattogene aiutano in questo senso: si tratta di integratori alimentari che proteggono l’organismo, stimolano il sistema immunitario e, soprattutto, favoriscono l’equilibrio degli ormoni e combattono lo stress, stabilizzando il cortisolo e gli zuccheri nel sangue.
Infine, non sottovalutiamo l’intestino: una buona salute gastrointestinale è fondamentale per l’equilibrio ormonale poiché una carenza di probiotici nell’intestino aumenta il rischio di squilibrio ormonale. Via libera quindi al consumo di kefir e verdure fermentate, eliminando dalla dieta gli alimenti trasformati o gli oli idrogenati, che fanno male all’intestino e intralciano la produzione degli ormoni.
Giulia Mandrino